INTRODUZIONE
Questo articolo contiene delle ipotesi sul funzionamento del bosone di Higgs.[1]
Le ipotesi possono essere formulate da chiunque.[2]
Come è noto, il metodo sperimentale si articola in tre fasi diverse: ipotesi, esperimento, tesi.
Per questa ragione, tutte le ipotesi – comprese quelle esposte in questo articolo – sono destinate a rimanere tali fino a quando la ricerca scientifica non giunge a confermarle o a smentirle.
IPOTESI
Il bosone di Higgs funziona in modo simile a un regolatore di tensione elettrica.
ESPERIMENTI
Per la verifica sperimentale dell’ipotesi che ho ora formulato, propongo di effettuare i seguenti esperimenti.[3]
Tre misuratori di tensione elettrica vengono posizionati, rispettivamente, all’interno della particella sub-atomica nella quale si trova il bosone di Higgs oggetto di esame, sulla sua struttura esterna e nella sua parte interna.
Tutti gli esperimenti descritti qui di seguito iniziano con la rilevazione della tensione elettrica da parte di tutti e tre i rilevatori di tensione che ho appena elencato.
Esperimento n. 1
Si indirizzi verso la struttura esterna del bosone di Higgs oggetto di esame una variazione della tensione elettrica di ingresso dell’ordine di ±5% rispetto alla tensione elettrica presente, all’inizio di questo esperimento, all’interno della particella subatomica nella quale esso si trova.
A seguito di ciò, il misuratore di tensione elettrica all’interno della particella sub-atomica misurerà una tensione elettrica in uscita dalla struttura esterna del bosone di Higgs oggetto di esame che risulterà stabilizzata entro un valore minore di ±5%.
Esperimento n. 2
La regolazione di tensione elettrica all’interno del bosone di Higgs avviene tramite il seguente meccanismo automatico di tipo chimico.
La sua struttura esterna si comporta come un conduttore posto tra due corpi: la parte interna della particella sub-atomica nella quale esso si trova e la parte interna del medesimo bosone.
I composti chimici presenti nella parte interna del bosone di Higgs si destabilizzano a seguito della variazione in aumento o in diminuzione oltre una certa misura della tensione elettrica che entra in essa.
La destabilizzazione chimica ora descritta dà avvio alla regolazione della tensione elettrica.
Per verificare questa ipotesi si indirizzino verso la parte esterna del bosone di Higgs molteplici variazioni in diminuzione della tensione elettrica a partire da ±5% rispetto al valore di essa presente, all’inizio dell’esperimento, all’interno della particella subatomica.
Proseguendo in questo modo, si arriverà a trovare la variazione di tensione elettrica al di sotto della quale la regolazione della tensione elettrica non avviene.
Questo poiché il meccanismo automatico di tipo chimico che ho descritto non si attiva.
Esperimento n. 3
La variazione di tensione elettrica – al di sotto della quale la regolazione della tensione elettrica non avviene – non ha un valore fisso.
Il suo valore, infatti, varia a seconda del grado di conducibilità elettrica presente nella parte interna del bosone di Higgs.
Per verificare questa ipotesi, si effettui il seguente esperimento articolato in due parti.
Prima parte.
Si immettano nella parte interna del bosone di Higgs oggetto di esame delle molecole di un materiale isolante.[4]
Si faccia in modo che esse si diffondano uniformemente all’interno del volume della parte interna.
A seguito di ciò, si ripetano le operazioni che ho descritto nell’esperimento numero 2 che precede.
Il valore della variazione di tensione elettrica al di sotto della quale la regolazione della tensione elettrica da parte del bosone di Higgs non avviene risulterà essere più basso di quello misurato al termine dell’esperimento numero 2 che precede.
Seconda parte.
Dopo di che, si immetta nella parte interna del bosone di Higgs oggetto di esame una sostanza chimica in grado di interagire con le molecole del materiale isolante precedentemente in essa inserite e di formare uno o più composti non isolanti.[5]
La variazione di tensione elettrica al di sotto della quale la regolazione della tensione elettrica da parte del bosone di Higgs non avviene tornerà nuovamente a un valore più alto rispetto a quello misurato al termine della prima parte di questo esperimento.[6]
TESI
Se uno o più degli esperimenti che ho poc’anzi proposto – e/o altri esperimenti che verranno effettuati – confermeranno la validità delle ipotesi che ho formulato in questo articolo, sarò felice di avere dato un contributo al progresso della conoscenza.
In caso contrario, sono comunque felice di avere dato il mio contributo alla riflessione e alla ricerca nel campo della fisica delle particelle sub-atomiche.
Vi ringrazio per il vostro tempo e per la vostra attenzione.
NOTE A PIE’ DI PAGINA
[1] Nell’articolo “Ipotesi sulla funzione e sulla struttura del bosone di Higgs” – pubblicato il 28 agosto 2017 all’indirizzo https://giorgiocannella.com/index.php/2017/08/28/funzione-e-struttura-del-bosone-higgs/ – ho formulato delle ipotesi sulla funzione (vale a dire, a che cosa serve) e sulla struttura (vale a dire, come è fatto) del bosone di Higgs. In questo articolo formulo delle ipotesi su come funziona il bosone di Higgs.
[2] Io svolgo la professione di avvocato e il mio interesse per gli argomenti trattati in questo articolo è puramente personale.
[3] Tutte le operazioni che sono descritte nel paragrafo “Esperimenti” devono essere effettuate senza indurre, al contempo, una variazione nella frequenza e nella intensità delle vibrazioni presenti nella particella subatomica all’interno della quale si trova il bosone di Higgs oggetto di esame.
[4] Ad esempio, delle molecole di un materiale plastico.
[5] L’aumento della conducibilità elettrica che si ottiene è direttamente proporzionale all’ottenimento di materiali semi-conduttori, conduttori o super-conduttori all’esito della descritta reazione chimica.
[6] La diminuzione di questo valore è inversamente proporzionale al grado di conducibilità elettrica presente nella parte interna del bosone di Higgs oggetto di esame.
Le citazioni sono state verificate alla data di pubblicazione di questo articolo sul sito www.giorgiocannella.com
Questo articolo è stato pubblicato sul sito www.giorgiocannella.com il 22 febbraio 2018 alle ore 06.04.