INTRODUZIONE
Questo articolo contiene alcune ipotesi sul funzionamento interno di una stella media[1] e di una stella massiccia.
Le ipotesi possono essere formulate da chiunque.[2]
Come è noto, il metodo sperimentale si articola in tre fasi diverse: ipotesi, esperimento, tesi.
Per questa ragione, tutte le ipotesi – comprese quelle esposte in questo articolo – sono destinate a rimanere tali fino a quando la ricerca scientifica non giunge a confermarle o a smentirle.
PRIMA PARTE: STELLA DI MEDIE DIMENSIONI
DESCRIZIONE GENERALE
All’interno del nostro Sole si individuano quattro zone; dal suo centro vi sono:
– una zona di plasma;
– una zona di atomi e particelle sub atomiche;
– una zona di correnti di plasma;
– una ulteriore zona di correnti di plasma meno calda della precedente.
La prima zona ha forma sferica, le altre tre hanno la forma di calotte sferiche complete e sono concentriche tra loro e con la prima zona.[3]
DESCRIZIONE ZONA PER ZONA
Nella seconda zona, dei protoni si scontrano con dei nuclei atomici di vari elementi chimici.
Tra essi, vi sono nuclei di Na14 con la forma di una sfera cava al suo interno.
Quando un protone colpisce uno di questi nuclei di Na14, esso emette radiazione luminosa in forma sferica.
Le collisioni protoni – nucleo di Na14 si susseguono fino a quando il nucleo di Na14 si disgrega.
Questa disgregazione comporta l’emissione di radiazione luminosa e di calore.
I neutroni del nucleo ormai disgregato si dirigono verso la zona più interna del Sole (quella dove c’è il plasma), mentre i protoni rimangono nella seconda zona.
Alcuni protoni rimasti nella seconda zona si disgregano in due quark up e un gluone; altri protoni si scontrano con gli altri nuclei degli elementi chimici lì presenti.
Nella zona più interna del Sole, i neutroni si disgregano in due quark down e un quark up.
Questa disgregazione comporta l’emissione di radiazione luminosa.
In questa zona del Sole si trova del plasma fluido.
La terza zona è contraddistinta da correnti di plasma che vanno dalla superficie di questa zona a contatto con la seconda zona verso la sua superficie a contatto con la quarta zona e da lì tornano indietro facendo un percorso ellittico.
La quarta zona presenta anch’essa delle correnti di plasma come la terza zona con un moto identico.
La superficie esterna della quarta zona è composta da uno strato di protoni.
Le correnti di plasma della quarta zona accumulano elettroni sulla superficie interna dello strato di protoni in parola.
Quando la carica elettrica degli elettroni è sufficiente a neutralizzare i protoni di una determinata zona dello strato in esame, si verificano le espulsioni di massa coronale.[4]
ESPERIMENTO
Per studiare la realtà che ho ora ipotizzato, propongo di effettuare il seguente esperimento.
Si posiziona in prossimità del Sole[5] un satellite artificiale munito di quattro rilevatori.
Ciascun rilevatore è costruito sulla falsa riga dell’esperimento per rilevare le particelle subatomiche in casa[6], con le seguenti differenze:
– l’impiego di materiale adatto al viaggio spaziale dalla Terra al Sole e al rilevamento di particelle emesse da un’espulsione di massa coronale;
– l’uso di un reagente diverso per ciascun rilevatore[7];
– la strumentazione necessaria ad analizzare le particelle messe in evidenza da ciascun rilevatore e inviare i dati sulla Terra.
SECONDA PARTE: STELLA MASSICCIA
DESCRIZIONE GENERALE
Raggio: 10.000 (diecimila) micro parsec.[8]
Alla distanza di 3 micro parsec dal centro della stella, due atomi di He14 si fondono in un atomo di N18.
La fusione genera energia che cade verso il nucleo della stella.
L’atomo di N18 si destabilizza in breve tempo e si disgrega nelle sue particelle sub atomiche che vengono poi espulse dalla stella come vento solare.
Parametri nel descritto punto di fusione della materia: si vedano i dati in nota.[9]
ESPERIMENTO
Per studiare la realtà che ho ora ipotizzato, propongo di effettuare lo stesso esperimento che ho descritto nel paragrafo sulla stella di medie dimensioni con l’aggiunta di un magnetometro scalare[10] per la misurazione del campo magnetico delle particelle catturate dai rilevatori posti nel satellite.
TESI
Se uno o più degli esperimenti che ho poc’anzi proposto – e/o altri esperimenti che verranno effettuati – confermeranno la validità delle ipotesi che ho formulato in questo articolo, sarò felice di avere dato un contributo al progresso della conoscenza.
In caso contrario, sono comunque felice di avere dato il mio contributo alla riflessione e alla ricerca nel campo della fisica delle particelle sub-atomiche.
Vi ringrazio per il vostro tempo e per la vostra attenzione.
NOTE A PIE’ DI PAGINA
[1] Come esempio di stella media ho preso in considerazione la stella del nostro sistema solare: il Sole.
[2] Io svolgo la professione di avvocato e il mio interesse per gli argomenti trattati in questo articolo è puramente personale.
[3] Le temperature sono le seguenti:
– circa 25.000 gradi centigradi all’interno della prima zona;
– circa 22.000 gradi centigradi all’interno della seconda zona;
– circa 15.000 gradi centigradi al confine tra la seconda e la terza zona;
– circa 5.000 gradi centigradi al confine tra la terza e la quarta zona;
– circa 20.000 gradi centigradi sulla superficie esterna della quarta zona.
[4] https://it.wikipedia.org/wiki/Espulsione_di_massa_coronale
https://en.wikipedia.org/wiki/Coronal_mass_ejection
[5] La distanza dal Sole è pari a due volte l’altezza massima che aveva l’arco formato dall’ultima espulsione di massa coronale avvenuta.
La posizione è quella sulla perpendicolare della zona dove si registra una progressiva neutralizzazione della carica positiva dei protoni della superficie esterna della quarta zona.
L’espulsione di massa coronale potrà imprimere al satellite un moto.
Per evitare che esso divenga spazzatura spaziale, si può posizionare il satellite in modo che venga spinto verso uno dei pianeti del sistema solare.
In questo modo, una volta trasmessi a Terra i dati delle analisi effettuate, il satellite si disintegrerebbe all’impatto con l’atmosfera e con la superficie del pianeta.
Per non lasciare spazzatura spaziale sulla superficie del pianeta interessato, i frammenti del satellite verranno recuperati da una sonda o da astronauti quando la civiltà umana raggiungerà un grado di avanzamento tecnologico sufficiente a recarsi sul luogo dell’impatto.
Equipaggiare il satellite con un dispositivo di auto-distruzione significherebbe produrre molti frammenti che vagherebbero nello spazio come spazzatura.
[6] “How to Reveal Subatomic Particles at Home”, on:
https://www.youtube.com/watch?v=wN_DMMQEhfQ
[7] Ipotesi di reagente per il quark up: le sue antiparticelle (ū) che hanno carica elettrica e numero barionico eguali ed opposti: rispettivamente –2⁄3e e –1⁄3(https://it.wikipedia.org/wiki/Quark_up) racchiuse da un diaframma che ne impedisca il contatto e la conseguente annichilazione con i quark up che proverranno dalla espulsione di massa coronale.
Ipotesi di reagente per il gluone: poiché l’antiparticella del gluone è se stesso (https://it.wikipedia.org/wiki/Particella_(fisica)#Particelle_elementari) e il gluone è soggetto al fenomeno del confinamento (https://it.wikipedia.org/wiki/Gluone#Composizione_dei_gluoni), si possono confinare i singoli tipi di gluone base oggi conosciuti e circondare ognuno di essi con un diaframma che ne impedisca il contatto e la conseguente annichilazione con i gluoni dello stesso tipo che proverranno dalla espulsione di massa coronale.
Ipotesi di reagente per il protone: le sue antiparticelle gli antiprotoni con massa e spin uguali e carica elettrica opposta (https://it.wikipedia.org/wiki/Antiprotone) racchiuse da un diaframma che ne impedisca il contatto e la conseguente annichilazione con i protoni che proverranno dalla espulsione di massa coronale.
Per il plasma penso a diversi strumenti di analisi. A questo proposito ci sono diversi progetti già attivi: Solar Wind Plasma Analyser http://sci.esa.int/solar-orbiter/51217-instruments/ , Solar Plasma Detector https://www.jpl.nasa.gov/news/news.php?feature=6060 .
Nota bene.
Poiché nella ricerca scientifica si cerca quello che ancora non si conosce, è possibile che i reagenti ora descritti non funzionino non perché siano stati concepiti, progettati e costruiti male, ma perché le particelle espulse durante l’espulsione di massa coronale potrebbero avere caratteristiche e/o proprietà in tutto o in parte diverse da quelle che oggi conosciamo.
In questo caso, la missione spaziale di osservazione della espulsione di massa coronale può essere ripetuta con dei reagenti diversi e più performanti.
[8] Un parsec = 3,261563777 anni luce (https://it.wikipedia.org/wiki/Parsec).
Un anno luce = 9.460.730.472.581 km. (https://it.wikipedia.org/wiki/Anno_luce)
Un parsec quindi è pari a 3.0856776e+13 km.
Un micro parsec è un milionesimo di parsec, quindi pari a 30.856.775,8133 km.
10.000 micro parsec sono pari a 308.567.758.133 km.
Cito come paragone la stella supergigante rossa Mu Cephei (https://it.wikipedia.org/wiki/Mu_Cephei).
Il suo raggio medio è 1420 R⊙ .
R⊙ è il simbolo del raggio del nostro Sole pari a 6,960 x 108 metri (https://it.wikipedia.org/wiki/Raggio_solare), vale a dire 6.960.000.000 metri, ovvero 6.960.000 km.
Il raggio medio di Mu Cephei è pari quindi a 6.960.000 km x 1420 = 9.883.200.000 km.
[9] Temperatura: circa due milioni di gradi centigradi.
Pressione: circa un milione di tonnellate per centimetro quadrato.
Fluidità: 10.000 MA (dove 1 MA è la fluidità presente nel punto di fusione della materia nel Sole).
Densità: 0,00015 Q (dove 1 Q è la densità necessaria perché la materia collassi in un buco nero).
DRW: 0,0001 DTW (dove DRW è la velocità di rotazione della stella misurata nel punto di fusione della materia del quale stiamo parlando, mentre 1 DTW è la velocità di rotazione di un buco nero di massa equivalente a quella della stella massiccia della quale stiamo parlando).
Nel nucleo: plasma.
[10] I magnetometri scalari misurano il modulo del campo magnetico.
Cfr. https://it.wikipedia.org/wiki/Magnetometro
Le citazioni sono state verificate alla data di pubblicazione di questo articolo sul sito www.giorgiocannella.com