Riflessioni sul giubileo

Da quando sono nato nel 1975, si sono svolti quattro anni santi giubilari e nei prossimi anni fino al 2034 ne sono previsti altri due.[1]

 

In questo articolo condurremo un breve esame della Scrittura per comprendere se l’anno giubilare, come viene praticato oggi, è conforme a quanto si legge nella Bibbia.

Successivamente, esamineremo la Bolla di indizione del primo giubileo svoltosi a Roma nel 1300.

Scopriremo poi che la celebrazione del giubileo in modo conforme alla Scrittura genera benefici incalcolabili.

Concluderemo proponendo le norme che è opportuno inserire nel diritto canonico per far sì che, d’ora in poi, l’anno giubilare sia vissuto in modo conforme all’insegnamento della Scrittura.

Come è noto, infatti, il diritto canonico si fonda sulla Scrittura della quale costituisce attuazione dettando regole per disciplinare la vita dei fedeli.

 

 

IL GIUBILEO NELLA SCRITTURA

Iniziamo dall’Antico testamento.

Nel libro del levitico, il capitolo 25 tratta del giubileo.[2]

Il testo in esame afferma che gli israeliti sono individui liberi perché il Signore li ha liberati dalla condizione di schiavitù in Egitto (“Io sono il Signore vostro Dio, che vi ho fatto uscire dal paese d’Egitto, per darvi il paese di Cànaan” Levitico 25, 38).

Nella terra che il Signore assegna loro (“Quando entrerete nel Paese che io vi do” Levitico 25, 2), gli israeliti sono servitori del Signore (“Poiché essi sono miei servi, che io ho fatto uscire dal paese d’Egitto” Levitico 25, 42; il concetto è ribadito in Levitico 25, 55).

Inoltre, essi si trovano in quella terra “come forestieri e inquilini” presso il Signore il quale rimane l’unico proprietario della terra che egli assegna a ciascuno di loro (“perché la terra è mia e voi siete presso di me come forestieri e inquilini” Levitico 25, 23).

Dunque, poiché la libertà, la terra e la casa sono doni che Dio fa al popolo ebraico e i doni di Dio sono irrevocabili[3], al fine di evitare che coloro ai quali li assegna perdano i suoi doni in eterno, Dio istituisce l’anno giubilare ogni cinquant’anni (“Dichiarerete santo il cinquantesimo anno e proclamerete la liberazione nel paese per tutti i suoi abitanti. Sarà per voi un giubileo; ognuno di voi tornerà nella sua proprietà e nella sua famiglia” Levitico 25, 10; “In quest’anno del giubileo, ciascuno tornerà in possesso del suo” Levitico 25, 13; Levitico 25, 54 “Se non è riscattato in alcuno di quei modi, se ne andrà libero l’anno del giubileo: lui con i suoi figli.”).

Riassumendo, il testo in esame istituisce un giubileo di natura materiale, economica, che riguarda la restituzione della libertà agli individui caduti in schiavitù e la restituzione della terra e della casa agli originari assegnatari.

 

Nel Nuovo testamento, Gesù riprende l’insegnamento vetero-testamentario sul giubileo.

Non possiamo dimenticare, infatti, che l’insegnamento di Gesù non si pone in contrapposizione con la Legge e con i profeti, ma ne costituisce il pieno compimento.[4]

Il vangelo espone che Gesù, tornato a Nazareth ed entrato di sabato in sinagoga, si alzò per leggere.

Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia e dopo avere letto il passo di Isaia capitolo 61, versetti 1-2a, disse: “Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi”.[5]

Sebbene il vangelo riporti il passo di Isaia letto da Gesù in una forma non identica rispetto al medesimo passo presente nel libro del profeta Isaia[6], il contenuto salvifico dei due brani biblici è lo stesso.

Gesù è colui che è stato inviato “per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore”.

 

Per capire quale lieto messaggio Gesù ha portato ai poveri, proseguiamo nella lettura del vangelo secondo Luca: è Gesù stesso che dice: “Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio.”.[7]

 

Per comprendere chi siano i prigionieri che Gesù è venuto a liberare, leggiamo la lettera ai romani e ci accorgiamo che i fedeli erano prigionieri del peccato ma, con la vita nuova in Cristo risorto, sono morti al peccato “per servire nel regime nuovo dello Spirito”.[8]

 

Per sapere a quali ciechi Gesù fa riferimento, leggiamo il vangelo secondo Matteo.

Qui troviamo che, ai discepoli che gli comunicano che i farisei si sono scandalizzati nell’udire le sue parole, Gesù risponde: “Ogni pianta che non è stata piantata dal mio Padre celeste sarà sradicata. Lasciateli! Sono ciechi e guide di ciechi. E quando un cieco guida un altro cieco, tutti e due cadranno in un fosso!”.[9]

Per comprendere, poi, quale vista Gesù è venuto a proclamare ai questi ciechi, continuiamo a leggere lo stesso vangelo.

Dal versetto 13 al versetto 36 del capitolo 23, Gesù definisce ciechi per ben cinque volte gli scribi e i farisei che applicano in modo letterale la Legge ebraica, persino oltre quanto in essa è prescritto, ma senza l’adesione del loro cuore a Dio e senza compiere le opere di giustizia, di compassione e di fede.[10] 

Per quanto riguarda gli oppressi e la libertà che Gesù dona loro, leggiamo il libro del profeta Isaia.

Esso ci dice che “L’imbroglione – iniqui sono i suoi imbrogli – macchina scelleratezze per rovinare gli oppressi con parole menzognere, anche quando il povero può provare il suo diritto.”[11], al contrario il Messia “ prenderà decisioni eque per gli oppressi del paese”.[12]

 

Per quanto riguarda infine l’espressione “e predicare un anno di grazia del Signore” (vangelo secondo Luca capitolo 4, versetto 19), i commentatori la riconducono alle parole “a promulgare l’anno di misericordia del Signore” (libro del profeta Isaia capitolo 61, versetto 2a) e affermano che in questo modo Gesù afferma chiaramente la sua natura messianica.[13]

 

Dunque, al giubileo materiale ed economico del quale parla il libro del levitico, Gesù aggiunge il giubileo della liberazione e della grazia.

Non può esservi dubbio alcuno, quindi, nell’affermare che, secondo la Scrittura, l’anno giubilare ha al contempo due valenze:

  • una valenza materiale ed economica che riguarda la restituzione della libertà agli individui caduti in schiavitù e la restituzione della terra e della casa agli originari assegnatari;
  • e una valenza di grazia e di liberazione consistente nell’annunziare ai poveri un lieto messaggio, proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista, rimettere in libertà gli oppressi e predicare un anno di grazia del Signore.

 

 

IL GIUBILEO COME VIENE VISSUTO OGGI

Al contrario, l’anno giubilare che viviamo oggi è un periodo di tempo durante il quale il papa concede l’indulgenza plenaria ai fedeli che si recano a Roma, o nelle chiese giubilari della loro diocesi di appartenenza, e compiono delle particolari pratiche religiose.

Questo trae origine dalla tesi secondo la quale il peccato avrebbe due conseguenze: la colpa per l’azione o per l’omissione compiuta e la pena da subire per espiare agli occhi di Dio la colpa per i peccati commessi.

Con la riconciliazione-confessione verrebbe perdonata la colpa per i peccati commessi, ma rimarrebbe la pena da espiare al cospetto di Dio, in questa vita terrena o nella vita dopo la morte.

Durante l’anno giubilare, il fedele che compie le pratiche religiose prescritte otterrebbe la cancellazione della pena in parola.

La chiesa potrebbe concedere questa cancellazione della pena – chiamata indulgenza – attingendo al patrimonio dei meriti di Cristo e dei santi.

L’indulgenza sarebbe plenaria o parziale a seconda che essa copra la pena da espiare davanti a Dio per tutti i peccati commessi fino al momento della concessione della medesima indulgenza, oppure solo una parte della pena in parola.

Dispiace dover constatare che queste affermazioni non sono conformi alla Scrittura.

 

Infatti, i passi biblici che abbiamo esaminato nel paragrafo precedente non recano traccia di un anno giubilare finalizzato a condonare la pena da espiare agli occhi di Dio per i peccati commessi dopo che, tramite la riconciliazione-confessione, il fedele ha ottenuto il perdono della colpa per quei medesimi peccati.

Come abbiamo letto poc’anzi, la parola di Dio ha istituito l’anno giubilare con delle connotazioni del tutto diverse da questa.

Inoltre, dire che Dio perdona la colpa ma il penitente deve comunque espiare agli occhi di Dio la pena per i peccati commessi significa affermare che, a seguito della riconciliazione-confessione, l’atteggiamento di Dio nei confronti del penitente sarebbe questo: <<Io ti perdono, ma tu me la devi pagare lo stesso.>>.

È la Scrittura a smentire questo assunto.

Nell’Antico testamento, infatti, leggiamo che il perdono che Dio concede per i peccati non distingue tra la colpa perdonata e la pena ancora da espiare innanzi alla sua giustizia: “come dista l’oriente dall’occidente, così allontana da noi le nostre colpe.”[14] (salmo 103, versetto 12).

Nel Nuovo testamento, Gesù porta a compimento l’insegnamento vetero testamentario[15] e insegna che riconciliarsi con la persona offesa dopo il male commesso nei suoi confronti è necessario per poter continuare a rendere culto a Dio: “Se dunque presenti la tua offerta sull’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare e va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono.” (vangelo secondo Matteo, capitolo 5, versetti 23-24).

 

È necessario ora soffermarsi sulla differenza che c’è tra la presunta pena da espiare al cospetto di Dio, la quale rimarrebbe anche dopo il perdono da parte sua del peccato, e la reintegrazione dell’ordine violato.

Mentre la prima non esiste (salmo 103, versetto 12), la seconda è necessaria sia per restaurare il rapporto con gli altri, che è stato leso dal male commesso con il peccato, sia per proseguire nel culto da rendere a Dio (libro del levitico capitolo 5, versetti 20-26: sacrificio di riparazione per le colpe commesse contro il prossimo; libro dei numeri, capitolo 5, versetti 5-8: risarcimento del danno per le colpe commesse contro il prossimo; vangelo secondo Matteo capitolo 5, versetti 23-24: riconciliarsi con il fratello dopo la colpa commessa contro di lui).

Chi è veramente pentito del male commesso, infatti, non vede l’ora di restaurare il rapporto con gli altri per poter rientrare nella comunione di amore con questi ultimi e con Dio.

Poiché il peccato non ha unicamente conseguenze morali, ma anche materiali, la restaurazione della comunione con gli altri esige altresì l’assunzione della responsabilità legale per il male commesso, la restituzione del mal tolto e il risarcimento dei danni causati.

Al contrario, chi non desidera restaurare il rapporto con gli altri, leso dal male commesso, non è pentito e dunque il perdono non può operare in lui il reingresso nella comunione di amore con Dio e con gli altri rimanendo quindi senza alcun effetto, anche se fosse concesso.

 

Alla luce di questo inequivocabile insegnamento della Scrittura, viene da chiedersi su che cosa si fondi la configurazione dell’anno giubilare come un periodo utile per ottenere le indulgenze.

 

 

LA BOLLA DI INDIZIONE DEL PRIMO GIUBILEO A ROMA NEL 1300

Il primo anno giubilare svoltosi a Roma fu istituito da papa Bonifacio VIII con la Bolla Antiquorum habet del febbraio del 1300.[16]

Essa afferma che “C’è adesione degna di fede da parte di vecchi che a coloro, i quali accedono all’onoranda Basilica del principe degli Apostoli di Roma, sono concesse grandi missioni ed indulgenze dei peccati.”.

Per quanto riguarda la testimonianza di persone anziane della quale parla la Bolla in esame, una ricerca su internet dà conto del fatto che:

  • “memorie del cardinale Jacopo Caetani degli Stefaneschi nel documento De centesimo sive Jubileo anno liber parlano di un vecchio di 108 anni che, interrogato da Bonifacio, asserì che 100 anni prima, il 1º gennaio 1200, all’età di soli 7 anni, assieme al padre si sarebbe recato innanzi a Innocenzo III per ricevere l’“Indulgenza dei Cent’Anni”. Nonostante la testimonianza di questo centenario esista, non abbiamo fonti coeve a Innocenzo o più antiche che testimonino di quest’usanza (per la quale Innocenzo è l’unico papa menzionato), né di altre indulgenze simili.”.[17]

 

In breve, la Bolla in parola fonda la concessione delle indulgenze – e di conseguenza l’indizione del primo anno giubilare svoltosi a Roma nel 1300 – sul ricordo di una persona ultra-centenaria di avere beneficiato delle indulgenze durante la propria infanzia.

Se consideriamo che, al contrario, la Bibbia afferma che, quando Dio perdona, egli allontana da sé le nostre colpe “come dista l’oriente dall’occidente” (salmo 103, versetto 12) – e dunque, dopo la confessione-riconciliazione, non esiste alcuna pena da rimettere tramite le indulgenze – il contenuto della Bolla Antiquorum habet appare sorprendente.

Infatti, non solo essa ritiene preferibile la testimonianza di una persona anziana rispetto all’affermazione a essa contraria contenuta nella Bibbia (salmo 103, versetto 12), ma altresì usa questa testimonianza per fondare la pratica di vivere l’anno giubilare al fine di ottenere le indulgenze e dunque per un fine diverso da quelli esposti nei passi dell’Antico e del Nuovo testamento che abbiamo esaminato nel primo paragrafo di questo articolo.

 

Chi scrive non ignora la tesi secondo la quale l’indizione dell’anno del 1300 sarebbe stata dettata da motivazioni di tipo politico – affermare il potere temporale del papa – e di tipo economico consistenti nei guadagni ottenuti a seguito del massiccio afflusso di pellegrini che si recarono a Roma per l’evento in parola.[18]

Tuttavia, se questa affermazione fosse vera, essa renderebbe la vicenda ancora più grave.

Infatti, in quest’ultimo caso, la scelta di andare contro la parola di Dio non sarebbe stata colposa, ovvero frutto di un grave errore scritturistico, ma dolosa perché volutamente preordinata a ottenere potere e denaro.

 

Per completezza, va detto che le medesime considerazioni ora esposte sulle indulgenze durante l’anno giubilare che si svolge a Roma valgono per ogni altro evento nel quale si possono ottenere le indulgenze, a prescindere dalla sua durata e dal momento in cui è stato indetto.

A titolo di esempio, posso citare l’anno giacobeo istituito da papa Callisto II nel 1122 che viene celebrato a partire dal 1126 e i molteplici eventi di Perdonanza istituiti nel corso dei secoli.

Contrariamente a quanto accade oggi, durante tutti questi eventi ogni fedele dovrebbe credere fermamente di ottenere il perdono dei peccati da Dio tramite la confessione-riconciliazione all’esito della quale – lo si ripete ancora una volta – Dio allontana da sé le nostre colpe “come dista l’oriente dall’occidente” (salmo 103, versetto 12), senza che ai suoi occhi residui alcuna pena da condonare tramite le indulgenze.

 

 

IL GIUBILEO COME DOVREBBE ESSERE CELEBRATO OGGI

Ora che abbiamo capito che, agli occhi di Dio, non esiste la pena da espiare come conseguenza della colpa per il peccato commesso ma unicamente la necessità di riconciliarsi con la persona offesa (salmo 103, versetto 12 e vangelo secondo Matteo, capitolo 5, versetti 23-24), non facciamo fatica a comprendere che non ha motivo di esistere la remissione di questa pena, vale a dire le indulgenze.

Di conseguenza, l’anno giubilare come viene celebrato oggi va abbandonato per tornare all’anno giubilare da celebrare secondo quanto afferma la parola di Dio.

Infatti, i gravi errori scritturistici e le motivazioni di essi – che, come abbiamo compreso, sono stati alla base della scelta di indire gli anni santi giubilari e gli altri eventi simili poc’anzi citati – non permettono ai credenti di vivere l’evento del giubileo come insegna la Bibbia.

 

Vivere il giubileo per ottenere le indulgenze è del tutto diverso dal vivere il giubileo per attuare le sue due valenze delle quali parla la Scrittura – materiale ed economica, da una parte, di grazia e di liberazione, dall’altra parte – delle quali abbiamo scritto nel primo paragrafo di questo articolo.

L’attuazione della valenza materiale ed economica del giubileo consiste nel compiere le scelte sociali e legali che l’Antico testamento espone nel venticinquesimo capitolo del libro del levitico.

L’attuazione della valenza di grazia e di liberazione dell’anno giubilare richiede un deciso impegno della pastorale per produrre, sia nei pastori di anime sia nel popolo di Dio, i cambiamenti dei quali parla Gesù Cristo nella sinagoga di Nazareth e che la parola di Dio esplicita nei passi che abbiamo riportato nel primo paragrafo di questo articolo.[19]

 

Se quest’ultima valenza non incontra obiezioni di fondo, più contestata appare l’attuazione della valenza materiale ed economica dell’anno giubilare perché si ritiene che essa contrasti con il diritto di proprietà e con la certezza delle transazioni commerciali.

Inoltre, va tenuto presente che il capitolo 25 del libro del levitico fonda la restituzione della terra e della casa sul fatto che Dio stesso dona questi beni al popolo ebraico quando lo fa entrare nella terra promessa.

Altri popoli hanno delle vicende costitutive diverse da questa.

Di conseguenza, il tentativo di attuare anche per questi ultimi la restituzione della terra e della casa della quale parla il libro del levitico incontrerebbe, tra gli altri, l’ostacolo del momento storico da scegliere come situazione base a partire dalla quale reintegrare la proprietà della terra e della casa a ogni anno giubilare.

 

In considerazione di queste difficoltà, è necessario pensare a delle modalità nuove attraverso le quali vivere l’insegnamento sempre attuale che ci offre la Scrittura quando parla della valenza materiale ed economica del giubileo.

 

Per vivere l’insegnamento in parola nei Paesi in via di sviluppo, penso cha sia utile dare attuazione alle proposte contenute nell’articolo “Cooperazione internazionale e geo-politica” che ho pubblicato nel 2019.[20]

In esso ho descritto un percorso chiaro con obiettivi certi per fare in modo che le persone che vivono in questi Paesi possano far crescere il proprio patrimonio di conoscenze e innovazioni, senza regalare loro del know-how sensibile per gli equilibri geo-politici.

Attuare questo percorso conduce al risultato di restituire la casa e la terra a interi popoli i quali, ancora oggi, non ne sono pienamente titolari, nemmeno all’interno del loro Paese.

Esattamente quello che l’Antico testamento afferma che va fatto, ogni cinquant’anni, all’interno del popolo ebraico.

I benefici derivanti dall’attuazione di questo percorso sono incalcolabili.

Milioni di individui che divengono titolari della loro casa e della loro terra sono non soltanto nuovi consumatori di beni e servizi, ma altresì soggetti ideatori e produttori di innovazioni e benessere per se stessi e per gli altri.

 

Il fine di restituire la casa e la terra non può essere disgiunto dall’ulteriore fine di restituire la libertà agli individui.

Questo obiettivo va attuato sia nei Paesi in via di sviluppo, sia nei Paesi sviluppati.

L’agire finalizzato a tale scopo può attingere senza esitazioni dall’insegnamento contenuto nella lettera enciclica Caritas in veritate del 29 giugno 2009.

I paragrafi dal 21 al 32, dal 42 al 51, dal 55 al 67 e dal 71 al 76 del documento in parola contengono proposte concrete necessarie a realizzare lo sviluppo umano integrale e liberante.

Ogni individuo sceglierà una di queste proposte e procederà a concretizzarla durante l’anno giubilare, da solo e/o nelle formazioni sociali dove svolge la sua esistenza.

Anche in questo caso, i benefici che deriveranno da questa scelta sono incalcolabili.

Infatti, lo sviluppo umano integrale delineato dalla Caritas in veritate non è solo più giusto, ma anche fonte di maggiore ricchezza per tutti.

 

 

Le difformità che sono state qui esposte e dimostrate tra l’insegnamento contenuto nella Scrittura e il modo odierno di celebrare l’anno giubilare devono essere corrette.

Come è noto, per i cristiani la Bibbia è la parola di Dio.

Dio non è un teologo particolarmente versato al quale possono contrapporsi le affermazioni di altri teologi ugualmente capaci.

Qualsiasi tesi contraria all’insegnamento che la Bibbia offre sull’anno giubilare non può avere alcun valore per la vita dei fedeli.

Nessuna affermazione umana, infatti, può stare alla pari, superare o contraddire la parola di Dio.

Per queste ragioni, è necessario tornare all’insegnamento della Bibbia e vivere l’anno giubilare secondo le due valenze che essa gli conferisce.

 

 

LE MODIFICHE DA APPORTARE

I passi biblici citati e le motivazioni esposte in questo articolo rendono necessario apportare le seguenti aggiunte alla normativa vigente nella Chiesa.

 

Codice di diritto canonico

Nel libro IV “La funzione di santificare della Chiesa”, parte III “I luoghi e i tempi sacri”, dopo il titolo II “I tempi sacri”, è aggiunto il titolo III “L’anno giubilare” con i seguenti canoni.

 

Codice dei canoni delle chiese orientali

Nel titolo XVI “Il culto divino e specialmente i sacramenti”, capitolo VIII “I sacramentali, i luoghi e i tempi sacri, il culto dei santi, il voto e il giuramento”, dopo l’Art. III “I giorni di festa e di penitenza”, è aggiunto l’Art. III-bis “L’anno giubilare” con i seguenti canoni.

 

Canone 1253-bis del codice di diritto canonico

Canone 883-bis del codice dei canoni delle chiese orientali

§1. Assieme alla Bibbia, la Chiesa afferma che, quando Dio perdona, egli allontana da sé le nostre colpe “come dista l’oriente dall’occidente”[21] e di conseguenza, dopo la confessione-riconciliazione, non esiste alcuna pena agli occhi di Dio da rimettere tramite le indulgenze.

§2. Queste ultime, quindi, sono in contrasto con la Scrittura e dunque ogni provvedimento, da chiunque emanato e di qualsiasi tipo esso sia, che istituisca, accordi, disciplini in qualsiasi modo indulgenze di qualunque genere e durata va considerato come se non ci fosse (“tamquam non esset”).

 

Canone 1253-ter del codice di diritto canonico

Canone 883-ter del codice dei canoni delle chiese orientali

§1. Conformemente all’insegnamento biblico, la Chiesa ribadisce la differenza che c’è tra la presunta pena da espiare al cospetto di Dio, la quale rimarrebbe anche dopo il perdono da parte sua del peccato, e la reintegrazione dell’ordine violato.

§2. Mentre la prima non esiste[22], la seconda è necessaria sia per restaurare il rapporto con gli altri, che è stato leso dal male commesso con il peccato, sia per proseguire nel culto da rendere a Dio.[23]

§3. Chi è veramente pentito del male commesso, infatti, non vede l’ora di restaurare il rapporto con gli altri per poter rientrare nella comunione di amore con questi ultimi e con Dio.

§4. Poiché il peccato non ha unicamente conseguenze morali, ma anche materiali, la restaurazione della comunione con gli altri esige altresì l’assunzione della responsabilità legale per il male commesso, la restituzione del mal tolto e il risarcimento dei danni causati.

§5. Al contrario, chi non desidera restaurare il rapporto con gli altri, leso dal male commesso, non è pentito e dunque il perdono non può operare in lui il reingresso nella comunione di amore con Dio e con gli altri rimanendo quindi senza alcun effetto, anche se fosse concesso.

 

Canone 1253-quater del codice di diritto canonico

Canone 883-quater del codice dei canoni delle chiese orientali

§1. Ammaestrata dalla parola del Signore, la Chiesa afferma che l’anno giubilare ha al contempo due valenze:

una valenza materiale ed economica che riguarda la restituzione della libertà agli individui caduti in schiavitù e la restituzione della terra e della casa agli originari assegnatari;[24]

e una valenza di grazia e di liberazione consistente nell’annunziare ai poveri un lieto messaggio, proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista, rimettere in libertà gli oppressi e predicare un anno di grazia del Signore.[25]

§2. Consapevole di questo insegnamento, la Chiesa universale celebra un anno giubilare ogni cinquanta anni: all’inizio di ogni secolo e al cinquantesimo anno di ogni secolo.

§3. L’attuazione della valenza di grazia e di liberazione dell’anno giubilare si realizza con un deciso impegno della pastorale per produrre, sia nei pastori di anime sia nel popolo di Dio, i cambiamenti dei quali parla Gesù Cristo nella sinagoga di Nazareth[26] e che la parola di Dio non manca di esplicitare.[27]

§4. L’attuazione della restituzione della casa e della terra durante l’anno giubilare si compie dando ai Paesi in via di sviluppo la possibilità di compiere un percorso chiaro con obiettivi certi per fare in modo che le persone che vivono in questi Paesi possano far crescere il proprio patrimonio di conoscenze e innovazioni, senza regalare loro del know-how sensibile per gli equilibri geo-politici.

§5. L’attuazione della restituzione della libertà durante l’anno giubilare si compie attingendo all’insegnamento contenuto nella lettera enciclica Caritas in veritate del 29 giugno 2009.

§6. Poiché i paragrafi dal 21 al 32, dal 42 al 51, dal 55 al 67 e dal 71 al 76 del documento in parola contengono proposte concrete necessarie a realizzare lo sviluppo umano integrale e liberante, ogni individuo scelga una di queste proposte e proceda a concretizzarla durante l’anno giubilare, da solo e/o nelle formazioni sociali dove svolge la sua esistenza.

 

 

Vi ringrazio per il vostro tempo e per la vostra attenzione.

 

 

NOTE A PIE’ DI PAGINA

[1] Anni santi giubilari svoltisi dal 1975 al 2021.

Giubileo ordinario del 1975 indetto da papa Paolo VI.

Giubileo straordinario del 1983 – 1984 indetto da papa Giovanni Paolo II per il 1950º anniversario della Redenzione.

Giubileo ordinario del 2000 indetto da papa Giovanni Paolo II.

Giubileo straordinario del 2015 – 2016 indetto da papa Francesco per il 50º anniversario della conclusione del concilio Vaticano II.

 

Anni santi giubilari in programma dal 2021 al 2034

Giubileo ordinario del 2025.

Giubileo straordinario del 2033 – 2034 per il 2000º anniversario della Redenzione.

 

Si vedano:

https://it.wikipedia.org/wiki/Giubileo_universale_della_Chiesa_cattolica

e

https://www.giubileo-2025.it/

 

 

 

[2] Tutti i passi dei testi citati in questo articolo sono presi dalle pagine internet indicate.

 

Se non altrimenti specificato, il sottolineato è mio.

 

Tutte le citazioni della Bibbia in questo articolo sono prese da “La Sacra Bibbia” edizione Conferenza episcopale italiana, in: http://www.vatican.va/archive/ITA0001/_INDEX.HTM

 

Tutte le citazioni del codice di diritto canonico in questo articolo sono prese da “Codex iuris canonici” in: http://www.vatican.va/archive/ITA0276/_INDEX.HTM

 

Tutte le citazioni del codice dei canoni delle chiese orientali presenti in questo articolo sono prese da “Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium” in latino in:

http://www.vatican.va/archive/cdc/index_it.htm

e in italiano in:

https://www.iuscangreg.it/cceo_multilingue.php

 

Tutte le citazioni del Catechismo della chiesa cattolica presenti in questo articolo sono prese da:

http://www.vatican.va/archive/ccc/index_it.htm

 

 

Libro del levitico, capitolo 25, versetti 1 – 55:

 

“[1] Il Signore disse ancora a Mosè sul monte Sinai:

[2] “Parla agli Israeliti e riferisci loro: Quando entrerete nel paese che io vi dò, la terra dovrà avere il suo sabato consacrato al Signore.

[3] Per sei anni seminerai il tuo campo e poterai la tua vigna e ne raccoglierai i frutti;

[4] ma il settimo anno sarà come sabato, un riposo assoluto per la terra, un sabato in onore del Signore; non seminerai il tuo campo e non poterai la tua vigna.

[5] Non mieterai quello che nascerà spontaneamente dal seme caduto nella tua mietitura precedente e non vendemmierai l’uva della vigna che non avrai potata; sarà un anno di completo riposo per la terra.

[6] Ciò che la terra produrrà durante il suo riposo servirà di nutrimento a te, al tuo schiavo, alla tua schiava, al tuo bracciante e al forestiero che è presso di te;

[7] anche al tuo bestiame e agli animali che sono nel tuo paese servirà di nutrimento quanto essa produrrà.

[8] Conterai anche sette settimane di anni, cioè sette volte sette anni; queste sette settimane di anni faranno un periodo di quarantanove anni.

[9] Al decimo giorno del settimo mese, farai squillare la tromba dell’acclamazione; nel giorno dell’espiazione farete squillare la tromba per tutto il paese.

[10] Dichiarerete santo il cinquantesimo anno e proclamerete la liberazione nel paese per tutti i suoi abitanti. Sarà per voi un giubileo; ognuno di voi tornerà nella sua proprietà e nella sua famiglia.

[11] Il cinquantesimo anno sarà per voi un giubileo; non farete né semina, né mietitura di quanto i campi produrranno da sé, né farete la vendemmia delle vigne non potate.

[12] Poiché è il giubileo; esso vi sarà sacro; potrete però mangiare il prodotto che daranno i campi.

[13] In quest’anno del giubileo, ciascuno tornerà in possesso del suo.

[14] Quando vendete qualche cosa al vostro prossimo o quando acquistate qualche cosa dal vostro prossimo, nessuno faccia torto al fratello.

[15] Regolerai l’acquisto che farai dal tuo prossimo in base al numero degli anni trascorsi dopo l’ultimo giubileo: egli venderà a te in base agli anni di rendita.

[16] Quanti più anni resteranno, tanto più aumenterai il prezzo; quanto minore sarà il tempo, tanto più ribasserai il prezzo; perché egli ti vende la somma dei raccolti.

[17] Nessuno di voi danneggi il fratello, ma temete il vostro Dio, poiché io sono il Signore vostro Dio.
[18] Metterete in pratica le mie leggi e osserverete le mie prescrizioni, le adempirete e abiterete il paese tranquilli.

[19] La terra produrrà frutti, voi ne mangerete a sazietà e vi abiterete tranquilli.

[20] Se dite: Che mangeremo il settimo anno, se non semineremo e non raccoglieremo i nostri prodotti?,

[21] io disporrò in vostro favore un raccolto abbondante per il sesto anno ed esso vi darà frutti per tre anni.

[22] L’ottavo anno seminerete e consumerete il vecchio raccolto fino al nono anno; mangerete il raccolto vecchio finché venga il nuovo.

[23] Le terre non si potranno vendere per sempre, perché la terra è mia e voi siete presso di me come forestieri e inquilini.

[24] Perciò, in tutto il paese che avrete in possesso, concederete il diritto di riscatto per quanto riguarda il suolo.

[25] Se il tuo fratello, divenuto povero, vende una parte della sua proprietà, colui che ha il diritto di riscatto, cioè il suo parente più stretto, verrà e riscatterà ciò che il fratello ha venduto.

[26] Se uno non ha chi possa fare il riscatto, ma giunge a procurarsi da sé la somma necessaria al riscatto,

[27] conterà le annate passate dopo la vendita, restituirà al compratore il valore degli anni che ancora rimangono e rientrerà così in possesso del suo patrimonio.

[28] Ma se non trova da sé la somma sufficiente a rimborsarlo, ciò che ha venduto rimarrà in mano al compratore fino all’anno del giubileo; al giubileo il compratore uscirà e l’altro rientrerà in possesso del suo patrimonio.

[29] Se uno vende una casa abitabile in una città recinta di mura, ha diritto al riscatto fino allo scadere dell’anno dalla vendita; il suo diritto di riscatto durerà un anno intero.

[30] Ma se quella casa, posta in una città recinta di mura, non è riscattata prima dello scadere di un intero anno, rimarrà sempre proprietà del compratore e dei suoi discendenti; il compratore non sarà tenuto a uscire al giubileo.

[31] Però le case dei villaggi non attorniati da mura vanno considerate come parte dei fondi campestri; potranno essere riscattate e al giubileo il compratore dovrà uscire.

[32] Quanto alle città dei leviti e alle case che essi vi possederanno, i leviti avranno il diritto perenne di riscatto.

[33] Se chi riscatta è un levita, in occasione del giubileo il compratore uscirà dalla casa comprata nella città levitica, perché le case delle città levitiche sono loro proprietà, in mezzo agli Israeliti.

[34] Neppure campi situati nei dintorni delle città levitiche si potranno vendere, perché sono loro proprietà perenne.

[35] Se il tuo fratello che è presso di te cade in miseria ed è privo di mezzi, aiutalo, come un forestiero e inquilino, perché possa vivere presso di te.

[36] Non prendere da lui interessi, né utili; ma temi il tuo Dio e fà vivere il tuo fratello presso di te.

[37] Non gli presterai il denaro a interesse, né gli darai il vitto a usura.

[38] Io sono il Signore vostro Dio, che vi ho fatto uscire dal paese d’Egitto, per darvi il paese di Cànaan, per essere il vostro Dio.

[39] Se il tuo fratello che è presso di te cade in miseria e si vende a te, non farlo lavorare come schiavo;

[40] sia presso di te come un bracciante, come un inquilino. Ti servirà fino all’anno del giubileo;

[41] allora se ne andrà da te insieme con i suoi figli, tornerà nella sua famiglia e rientrerà nella proprietà dei suoi padri.

[42] Poiché essi sono miei servi, che io ho fatto uscire dal paese d’Egitto; non debbono essere venduti come si vendono gli schiavi.

[43] Non lo tratterai con asprezza, ma temerai il tuo Dio.
[44] Quanto allo schiavo e alla schiava, che avrai in proprietà, potrete prenderli dalle nazioni che vi circondano; da queste potrete comprare lo schiavo e la schiava.

[45] Potrete anche comprarne tra i figli degli stranieri, stabiliti presso di voi e tra le loro famiglie che sono presso di voi, tra i loro figli nati nel vostro paese; saranno vostra proprietà.

[46] Li potrete lasciare in eredità ai vostri figli dopo di voi, come loro proprietà; vi potrete servire sempre di loro come di schiavi; ma quanto ai vostri fratelli, gli Israeliti, ognuno nei riguardi dell’altro, non lo tratterai con asprezza.

[47] Se un forestiero stabilito presso di te diventa ricco e il tuo fratello si grava di debiti con lui e si vende al forestiero stabilito presso di te o a qualcuno della sua famiglia,

[48] dopo che si è venduto, ha il diritto di riscatto; lo potrà riscattare uno dei suoi fratelli

[49] o suo zio o il figlio di suo zio; lo potrà riscattare uno dei parenti dello stesso suo sangue o, se ha i mezzi di farlo, potrà riscattarsi da sé.

[50] Farà il calcolo con il suo compratore, dall’anno che gli si è venduto all’anno del giubileo; il prezzo da pagare sarà in proporzione del numero degli anni, valutando le sue giornate come quelle di un bracciante.

[51] Se vi sono ancora molti anni per arrivare al giubileo, pagherà il riscatto in ragione di questi anni e in proporzione del prezzo per il quale fu comprato;

[52] se rimangono pochi anni per arrivare al giubileo, farà il calcolo con il suo compratore e pagherà il prezzo del suo riscatto in ragione di quegli anni.

[53] Resterà presso di lui come un bracciante preso a servizio anno per anno; il padrone non dovrà trattarlo con asprezza sotto i suoi occhi.

[54] Se non è riscattato in alcuno di quei modi, se ne andrà libero l’anno del giubileo: lui con i suoi figli.

[55] Poiché gli Israeliti sono miei servi; miei servi, che ho fatto uscire dal paese d’Egitto. Io sono il Signore vostro Dio”.”

 

 

 

[3] Lettera ai Romani, capitolo 11, versetti 25-32:

 

“[25] Non voglio infatti che ignoriate, fratelli, questo mistero, perché non siate presuntuosi: l’indurimento di una parte di Israele è in atto fino a che saranno entrate tutte le genti.

[26] Allora tutto Israele sarà salvato come sta scritto:
Da Sion uscirà il liberatore,
egli toglierà le empietà da Giacobbe.

[27] Sarà questa la mia alleanza con loro
quando distruggerò i loro peccati.

[28] Quanto al vangelo, essi sono nemici, per vostro vantaggio; ma quanto alla elezione, sono amati, a causa dei padri,

[29] perché i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili!

[30] Come voi un tempo siete stati disobbedienti a Dio e ora avete ottenuto misericordia per la loro disobbedienza,

[31] così anch’essi ora sono diventati disobbedienti in vista della misericordia usata verso di voi, perché anch’essi ottengano misericordia.

[32] Dio infatti ha rinchiuso tutti nella disobbedienza, per usare a tutti misericordia!”

 

 

 

[4] Vangelo secondo Matteo, capitolo 5, versetto 17:

 

“[17] Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento.”

 

 

 

Vangelo secondo Matteo, capitolo 3, versetti 13-15:

 

“[13] In quel tempo Gesù dalla Galilea andò al Giordano da Giovanni per farsi battezzare da lui.

[14] Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: “Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?”.

[15] Ma Gesù gli disse: “Lascia fare per ora, poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia“. Allora Giovanni acconsentì.”

 

 

 

Lettera ai romani, capitolo 3, versetti 27-31:

 

“[27] Dove sta dunque il vanto? Esso è stato escluso! Da quale legge? Da quella delle opere? No, ma dalla legge della fede.

[28] Noi riteniamo infatti che l’uomo è giustificato per la fede indipendentemente dalle opere della legge.

[29] Forse Dio è Dio soltanto dei Giudei? Non lo è anche dei pagani? Certo, anche dei pagani!

[30] Poiché non c’è che un solo Dio, il quale giustificherà per la fede i circoncisi, e per mezzo della fede anche i non circoncisi.

[31] Togliamo dunque ogni valore alla legge mediante la fede? Nient’affatto, anzi confermiamo la legge.”

 

 

 

[5] Vangelo secondo Luca, capitolo 4, versetti 14-21:

“[14] Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito Santo e la sua fama si diffuse in tutta la regione.

[15] Insegnava nelle loro sinagoghe e tutti ne facevano grandi lodi.

[16] Si recò a Nazaret, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere.

[17] Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era scritto:

[18] Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione,
e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto
messaggio,
per proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
per rimettere in libertà gli oppressi
,

[19] e predicare un anno di grazia del Signore.

[20] Poi arrotolò il volume, lo consegnò all’inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui.

[21] Allora cominciò a dire: “Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi“.”

 

 

 

[6] Confronto libro del profeta Isaia – vangelo secondo Luca

 

Libro del profeta Isaia, capitolo 61, versetti 1-2a:

“[1] Lo spirito del Signore Dio è su di me
perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione;
mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai miseri,
a fasciare le piaghe dei cuori spezzati,
a proclamare la libertà degli schiavi,
la scarcerazione dei prigionieri,

[2] a promulgare l’anno di misericordia del Signore,”

 

 

Vangelo secondo Luca, capitolo 4, versetti 18-19:

 

“[18] Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione,
e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto
messaggio,
per proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
per rimettere in libertà gli oppressi,

[19] e predicare un anno di grazia del Signore.”

 

 

 

[7] Vangelo secondo Luca, capitolo 6, versetti 17-20:

 

“[17] Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone,

[18] che erano venuti per ascoltarlo ed esser guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti immondi, venivano guariti.

[19] Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che sanava tutti.

[20] Alzati gli occhi verso i suoi discepoli, Gesù diceva:
Beati voi poveri,
perché vostro è il regno di Dio
.”

 

 

 

[8] Lettera ai romani, capitolo 7, versetti 1-6:

 

“[1] O forse ignorate, fratelli – parlo a gente esperta di legge – che la legge ha potere sull’uomo solo per il tempo in cui egli vive?

[2] La donna sposata, infatti, è legata dalla legge al marito finché egli vive; ma se il marito muore, è libera dalla legge che la lega al marito.

[3] Essa sarà dunque chiamata adultera se, mentre vive il marito, passa a un altro uomo, ma se il marito muore, essa è libera dalla legge e non è più adultera se passa a un altro uomo.

[4] Alla stessa maniera, fratelli miei, anche voi, mediante il corpo di Cristo, siete stati messi a morte quanto alla legge, per appartenere ad un altro, cioè a colui che fu risuscitato dai morti, affinché noi portiamo frutti per Dio.

[5] Quando infatti eravamo nella carne, le passioni peccaminose, stimolate dalla legge, si scatenavano nelle nostre membra al fine di portare frutti per la morte.

[6] Ora però siamo stati liberati dalla legge, essendo morti a ciò che ci teneva prigionieri, per servire nel regime nuovo dello Spirito e non nel regime vecchio della lettera.”

 

 

 

[9] Vangelo secondo Matteo, capitolo 15, versetti 1-14:

 

“[1] In quel tempo vennero a Gesù da Gerusalemme alcuni farisei e alcuni scribi e gli dissero:

[2] “Perché i tuoi discepoli trasgrediscono la tradizione degli antichi? Poiché non si lavano le mani quando prendono cibo!”.

[3] Ed egli rispose loro: “Perché voi trasgredite il comandamento di Dio in nome della vostra tradizione?

[4] Dio ha detto:
Onora il padre e la madre
e inoltre:
Chi maledice il padre e la madre sia messo a morte.

[5] Invece voi asserite: Chiunque dice al padre o alla madre: Ciò con cui ti dovrei aiutare è offerto a Dio,

[6] non è più tenuto a onorare suo padre o sua madre. Così avete annullato la parola di Dio in nome della vostra tradizione.

[7] Ipocriti! Bene ha profetato di voi Isaia, dicendo:

[8] Questo popolo mi onora con le labbra
ma il suo cuore è lontano da me.

[9] Invano essi mi rendono culto,
insegnando dottrine che sono precetti di uomini”.

[10] Poi riunita la folla disse: “Ascoltate e intendete!

[11] Non quello che entra nella bocca rende impuro l’uomo, ma quello che esce dalla bocca rende impuro l’uomo!”.

[12] Allora i discepoli gli si accostarono per dirgli: “Sai che i farisei si sono scandalizzati nel sentire queste parole?”.

[13] Ed egli rispose: “Ogni pianta che non è stata piantata dal mio Padre celeste sarà sradicata.

[14] Lasciateli! Sono ciechi e guide di ciechi. E quando un cieco guida un altro cieco, tutti e due cadranno in un fosso!“.”

 

 

 

[10] Vangelo secondo Matteo, capitolo 23, versetti 13-36:

 

“[13] Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti agli uomini; perché così voi non vi entrate, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrarci

[14] ].

[15] Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo proselito e, ottenutolo, lo rendete figlio della Geenna il doppio di voi.

[16] Guai a voi, guide cieche, che dite: Se si giura per il tempio non vale, ma se si giura per l’oro del tempio si è obbligati.

[17] Stolti e ciechi: che cosa è più grande, l’oro o il tempio che rende sacro l’oro?

[18] E dite ancora: Se si giura per l’altare non vale, ma se si giura per l’offerta che vi sta sopra, si resta obbligati.

[19] Ciechi! Che cosa è più grande, l’offerta o l’altare che rende sacra l’offerta?

[20] Ebbene, chi giura per l’altare, giura per l’altare e per quanto vi sta sopra;

[21] e chi giura per il tempio, giura per il tempio e per Colui che l’abita.

[22] E chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui che vi è assiso.

[23] Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima della menta, dell’anèto e del cumìno, e trasgredite le prescrizioni più gravi della legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste cose bisognava praticare, senza omettere quelle.

[24] Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello!

[25] Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l’esterno del bicchiere e del piatto mentre all’interno sono pieni di rapina e d’intemperanza.

[26] Fariseo cieco, pulisci prima l’interno del bicchiere, perché anche l’esterno diventi netto!

[27] Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che rassomigliate a sepolcri imbiancati: essi all’esterno son belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume.

[28] Così anche voi apparite giusti all’esterno davanti agli uomini, ma dentro siete pieni d’ipocrisia e d’iniquità.

[29] Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che innalzate i sepolcri ai profeti e adornate le tombe dei giusti,

[30] e dite: Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non ci saremmo associati a loro per versare il sangue dei profeti;

[31] e così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli degli uccisori dei profeti.

[32] Ebbene, colmate la misura dei vostri padri!

[33] Serpenti, razza di vipere, come potrete scampare dalla condanna della Geenna?

[34] Perciò ecco, io vi mando profeti, sapienti e scribi; di questi alcuni ne ucciderete e crocifiggerete, altri ne flagellerete nelle vostre sinagoghe e li perseguiterete di città in città;
[35] perché ricada su di voi tutto il sangue innocente versato sopra la terra, dal sangue del giusto Abele fino al sangue di Zaccaria, figlio di Barachìa, che avete ucciso tra il santuario e l’altare.

[36] In verità vi dico: tutte queste cose ricadranno su questa generazione.”

 

 

 

[11] Libro del profeta Isaia, capitolo 32, versetti 1-8:

 

“[1] Ecco, un re regnerà secondo giustizia
e i principi governeranno secondo il diritto.

[2] Ognuno sarà come un riparo contro il vento
e uno schermo dall’acquazzone,
come canali d’acqua in una steppa,
come l’ombra di una grande roccia su arida terra.

[3] Non si chiuderanno più gli occhi di chi vede
e gli orecchi di chi sente staranno attenti.

[4] Gli animi volubili si applicheranno a comprendere
e la lingua dei balbuzienti parlerà
spedita e con chiarezza.

[5] L’abietto non sarà chiamato più nobile
né l’imbroglione sarà detto gentiluomo,

[6] poiché l’abietto fa discorsi abietti
e il suo cuore trama iniquità,
per commettere empietà
e affermare errori intorno al Signore,
per lasciare vuoto lo stomaco dell’affamato
e far mancare la bevanda all’assetato.

[7] L’imbroglione – iniqui sono i suoi imbrogli –
macchina scelleratezze
per rovinare gli oppressi con parole menzognere,
anche quando il povero può provare il suo diritto
.

[8] Il nobile invece si propone cose nobili
e agisce sempre con nobiltà.”

 

 

 

[12] Libro del profeta Isaia, capitolo 11, versetti 1-5:

 

“[1] Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse,
un virgulto germoglierà dalle sue radici.

[2] Su di lui si poserà lo spirito del Signore,
spirito di sapienza e di intelligenza,
spirito di consiglio e di fortezza,
spirito di conoscenza e di timore del Signore.

[3] Si compiacerà del timore del Signore.
Non giudicherà secondo le apparenze
e non prenderà decisioni per sentito dire;

[4] ma giudicherà con giustizia i miseri
e prenderà decisioni eque per gli oppressi del paese.
La sua parola sarà una verga che percuoterà il violento;
con il soffio delle sue labbra ucciderà l’empio.

[5] Fascia dei suoi lombi sarà la giustizia,
cintura dei suoi fianchi la fedeltà.”

 

 

 

[13] “Luca, invece, racconta che Gesù «si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era scritto: Lo Spirito del Signore è sopra di me…!»(Lc 4,16-18; Is 61,1). In modo molto significativo, l’ultima espressione isaiana letta da Gesù recita: «predicare un anno di grazia del Signore»(Lc 4,19; Is 61,2), e subito dopo, il messaggio di Gesù consiste nel dichiarare che proprio “questa Scrittura” era adempiuta in quel giorno. L’espressione di Is 61,2 tradotta “anno di grazia” si rifà chiaramente alla legislazione del Libro del Levitico sull’anno giubilare (Lev 25,10-13). Era quindi un anno giubilare che Gesù proclamava a Nazaret.

È chiaro quindi che l’intenzione di Luca non è stata quella di dare precisazioni cronologiche. Qual’é stata allora? È stata – i commentatori sono concordi nel riconoscerlo – quella di conferire all’episodio un valore programmatico. Gesù a Nazaret definisce la propria missione messianica e la definisce come il compimento di una profezia che annunziava la predicazione di un anno giubilare. Tutto il ministero di Gesù va quindi capito in questa prospettiva.”

 

Albert Vanhoye, L’anno giubilare nel vangelo di Luca, in:

https://www.vatican.va/jubilee_2000/magazine/documents/ju_mag_01031997_p-22_it.html

 

 

[14] La traduzione che preferisco è quella di David Maria Turoldo tratta da:

Gianfranco Ravasi, David Maria Turoldo (a cura di), “I Salmi”, Milano, 1987.

Salmo 103, versetto 12:

“Quanto dista oriente da ovest, tanto getta lontano da sé tutti i nostri misfatti e rivolte”.

 

 

 

[15] Si veda la nota numero 4.

 

 

 

[16] Papa Bonifacio VIII, Bolla Antiquorum habet

Il documento è consultabile su internet in varie lingue:

 

 

– testo latino con data 23 febbraio 1300, da Bullarium Romanum, volume 4, pagine 156-157, in: https://www.icar.beniculturali.it/biblio/pdf/bolTau/tomo_04/03_T04_123_180.pdf

Papa Bonifacio VIII Bolla Antiquorum habet

 

– testo latino non integrale con data 22 febbraio 1300, da Denzinger, Heinrich Joseph Dominicus (et. al.) Enchiridion symbolorum, definitionum et declarationum de rebus fidei et morum, in: http://patristica.net/denzinger/enchiridion-symbolorum.html paragrafo 868 467

 

868 467 Antiquorum habet fida relatio, quod accedentibus ad honorabilem basilicam principis Apostolorum de Urbe concessae sunt magnae remissiones et indulgentiae peccatorum. Nos igitur … huiusmodi remissiones et indulgentias omnes et singulas ratas et gratas habentes, ipsas auctoritate Apostolica confirmamus et approbamus … Nos de omnipotentis Dei misericordia et eorundem Apostolorum eius meritis et auctoritate confisi, de fratrum Nostrorum consilio et Apostolicae plenitudine potestatis omnibus … ad basilicas ipsas accedentibus reverenter, vere paenitentibus et confessis . . . in huiusmodi praesenti et quolibet centesimo secuturo annis non solum plenam et largiorem, immo plenissimam omnium suorum concedemus et concedimus veniam peccatorum …”

 

 

– testo in inglese non integrale con data 22 febbraio 1300, da Denzinger, Heinrich Joseph Dominicus (et. al.) Enchiridion symbolorum, definitionum et declarationum de rebus fidei et morum, in: http://patristica.net/denzinger/ paragrafo 467

 

“BONIFACE VIII 1294-1303

Indulgences *

[From the jubilee Bull “Antiquorum habet” Feb. 22, 1300]

467 A faithful report of the ancients holds that to those approaching the honorable Basilica of the Prince of the Apostles are granted great remissions of sins and indulgences. We….. confirm and by apostolic authority approve all such remissions and indulgences, holding them all and individually valid and pleasing . . . .”

 

 

– testo in francese non integrale con data 22 febbraio 1300, in: http://catho.org/9.php?d=bwk#c4g numero 868

 

868
Une relation digne de foi des anciens rapporte qu’à ceux qui se rendaient à la vénérable basilique des princes des apôtres de la Ville, étaient accordées de grandes rémissions et indulgences des péchés.
Nous donc… qui considérons toutes et chacune de ces rémissions et de ces indulgences comme légitimes et bienvenues, nous les confirmons et les approuvons en vertu de l’autorité apostolique…
Confiants en la miséricorde de Dieu tout-puissant et dans les mérites et l’autorité de ces mêmes apôtres, sur le conseil de nos frères et en vertu de la plénitude du pouvoir apostolique, à tous ceux qui… se rendent avec respect dans ces basiliques, qui ont vraiment fait pénitence et se sont confessés,… dans la présente année et dans chaque centième année qui suivra, nous concéderons et nous concédons un pardon non seulement large et plénier, mais le plus plénier, de tous leurs péchés.”

 

 

– testo in italiano con data 22 febbraio 1300, in: http://www.totustuustools.net/denzinger/b8antiqu.htm

 

22 febbraio 1300

 

Bonifacio Vescovo, servo dei servi di Dio, per la certezza dei presenti e la memoria dei futuri.

 

C’è adesione degna di fede da parte di vecchi che a coloro, i quali accedono all’onoranda Basilica del principe degli Apostoli di Roma, sono concesse grandi missioni ed indulgenze dei peccati.

 

Noi dunque, che secondo i doveri del nostro ufficio, ricerchiamo e procuriamo con viva soddisfazione il vantaggio dei singoli, ritenendo certe e da rispettarsi tutte queste indulgenze, queste stesse con 1’autorita apostolica confermiamo, approviamo, ed anche rinnoviamo con il patrocinio di questa scrittura. E pertanto, poiché‚ i Beatissimi apostoli Pietro e Paolo più sono onorati tanto devotamente le loro Basiliche saranno affollate dai fedeli e affinché‚ gli stessi si sentano sempre più rinfrancati con un’elargizione di doni spirituali, per questo, noi accordiamo, affidandoci alla misericordia di Dio Onnipotente ed ai meriti ed alla autorità dei medesimi Apostoli, col consiglio dei nostri fratelli e nella pienezza del potere apostolico, a tutti quelli che nel presente anno mille e trecento, cominciato da poco con la festa della Natività di nostro Signore Gesù Cristo, ed in qualunque altro centesimo anno seguente accederanno alle suddette Basiliche con riverenza e veramente pentiti e confessati, ed a quelli che veramente si pentiranno in questo presente centesimo anno ed in qualunque anno centesimo avvenire, non solo pieno ed assai largo, ma anzi assai pienissimo perdono dei loro peccati.

 

Stabiliamo che coloro i quali vogliano essere fatti partecipi di simile indulgenza da Noi concessa accedano alle suddette Basiliche, se saranno romani almeno per trenta giorni continui od intercalati ed almeno una volta al giorno; se poi saranno pellegrini o forestieri facciano allo stesso modo per quindici giorni. Ciascuno tanto più meriti e tanto più efficacemente consegna 1’indulgenza se le stesse Basiliche più ampiamente e devotamente frequenterà. A nessun uomo giammai sia lecito in firmare questo pubblico atto della conferma, approvazione, innovazione, concessione e costituzione nostra, né‚ gli sia lecito con temerario ordine contraddirvi. Se poi alcun avrà avuto la presunzione di ciò, sappia che incorrerà nello sdegno di Dio Onnipotente e dei Beati Pietro e Paolo Apostoli.

 

Dato in Roma, presso san Pietro il 22 febbraio, anno sesto del Nostro Pontificato.

 

 

 

[17] Cito da: https://it.wikipedia.org/wiki/Giubileo_universale_della_Chiesa_cattolica

 

 

 

[18] Paolo Farinella, Storia del Giubileo pubblicata a puntate sulla rivista Missioni Consolata da ottobre 2015 a dicembre 2016, capitolo 8 Il Giubileo snaturato, paragrafo L’invenzione del giubileo, pagine 46-47, in:

https://www.rivistamissioniconsolata.it/wp/wp-content/uploads/2017/01/Paolo-Farinella-Storia-del-Giubileo.pdf

 

“Il vero inventore del Giubileo nella storia della Chiesa fu Bonifacio VIII, anche se in un primo momento fu riluttante fino al punto di tentare di abolire le concessioni date dai predecessori Onorio a Francesco e Celestino V alla cattedrale di Collemaggio (L’Aquila), ma senza riuscirci. Egli si dovette rassegnare all’uso ormai invalso e, da fine politico, lo trasformò in strumento prezioso per affermare il suo potere sia sul piano interno della Chiesa, sia su quello prettamente politico internazionale.

 

Eletto il 24 dicembre 1294 e insediatosi il 23 gennaio del 1295 emanò subito una bolla pontificia con cui concesse l’indulgenza plenaria ai crociati che partivano, ai francescani che andavano in missione presso i Tartari, e a chiunque si fosse armato per combattere i Siciliani di Carlo d’Angiò e la famiglia dei Colonna che osavano mettere in discussione la legittimità della sua elezione. In cambio, si poteva commutare l’indulgenza con 300 libbre di tornesi (moneta d’argento, ufficiale nella Francia di Filippo IV il Bello e nella Sicilia dei d’Angiò).

 

Con la pubblicazione della bolla «Unam Sanctam», il papa affermò in modo solenne la superiorità del suo potere su quello di qualsiasi principe e imperatore in base al principio che lo spirituale è superiore al materiale. Uno degli strumenti usati a questo scopo, fu appunto il giubileo del 1300.

 

Avendo visto che il popolo romano, al compimento del secolo, spontaneamente si ammassava in san Pietro e nelle altre basiliche perché convinto che nell’anno «centesimo» (il 1300) vi fosse automaticamente la remissione dei peccati, Bonifacio VIII il 16 febbraio 1300 (quasi due mesi dopo l’inizio del nuovo secolo) indisse un giubileo con valore retroattivo, a partire dal 25 dicembre del 1299 ed esteso fino alla Pasqua successiva. La remissione fu concessa a tutti coloro che, pur avendone avuta l’intenzione, non erano potuti arrivare a Roma o erano morti lungo il viaggio. Per dare più importanza al documento, fece modificare la data d’indizione, portandola al 22 febbraio, ricorrenza della memoria della «Cattedra di san Pietro», sottolineando così l’autorità papale assoluta e indiscussa.

 

Per l’occasione il papa fece organizzare una processione che attraversò Roma con una fila interminabile di preti, vescovi e cardinali che lo precedevano. Il papa, assiso su un cavallo bianco, le cui briglie erano tenute da due chierici. Davanti a loro, due palafrenieri portavano su cuscino rosso, una spada e una tiara bipartita, simboli dell’unione del potere temporale e di quello spirituale. In questo modo il papa intendeva dire al mondo e specialmente a Filippo IV di Francia chi era il capo indiscusso. Il successo del Giubileo fu così grande che lo stesso Bonifacio VIII stabilì che ogni cento anni se ne celebrasse uno.

 

La questione delle indulgenze fu affrontata dal punto di vista teologico, attraverso una ricerca storica, arrivando alla conclusione che esse sono fondate sui meriti di Gesù Cristo, morto e risorto; questo tesoro prezioso, affidato all’amministrazione della Chiesa, è concesso dal papa, la massima autorità in terra. Vedremo nell’ultima puntata come papa Francesco ribalta questa concezione, non solo non parlando mai d’indulgenze nel senso tradizionale del termine, ma sempre di «indulgenza di Dio», mai di «Giubileo», ma di «Anno della Misericordia», concetti apparentemente simili, ma profondamente differenti dal punto di vista teologico.

 

Se Bonifacio VIII, quando, spinto dalla pietà popolare, si rese conto della forza del Giubileo, se ne servi come strumento politico nella geografia mondiale del potere del suo tempo, papa Francesco oggi afferma solo il primato di Dio e la sua natura di «Padre a perdere» che non si dà pace finché anche uno solo dei suoi figli resta fuori dal suo affetto e dal suo amore. Non si tratta di riscuotere «buoni» per la salvezza a buon mercato, ma favorire l’incontro con Dio attraverso l’unica via possibile che è la persona fisica di Gesù, venuto non solo a «fare l’esegeta del Padre» (Gv 1,18), ma anche a «cercare ciò che era perduto» (Lc 19,10) perché «questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno» (Gv 6,39).”

 

 

Federica D’Alfonso, Cinque curiosità storiche sul Giubileo, in:

https://www.fanpage.it/cultura/cinque-curiosita-storiche-sul-giubileo/

 

“Il primo Anno Santo fu indetto nel 1300 da Bonifacio VIII, il papa che viene inserito da Dante nel girone infernale dei simoniaci: in effetti, la tradizione storica vuole che motivazioni non del tutto spirituali, ma economiche, siano state la motivazione del primo Giubileo della storia. Nello spirito popolare del tempo l’anno 1300 venne vissuto come un’epoca di passaggio, e numerosi frati predicavano una rivoluzione spirituale che sarebbe avvenuta proprio il primo giorno dell’anno: numerosi pellegrini si riversarono così nella Basilica di San Pietro nella speranza di ottenere un’indulgenza straordinaria, e Bonifacio VIII, sfruttando lo spontaneo moto popolare, decise di stabilire l’Anno Santo, per confermare il proprio potere temporale e riaffermare l’autorità spirituale della Chiesa.”

 

 

Papa Bonifacio VIII, paragrafo 2.6 L’istituzione del Giubileo, in:

https://it.wikipedia.org/wiki/Papa_Bonifacio_VIII

 

“Il Giubileo ebbe un grande successo e l’afflusso di pellegrini a Roma fu enorme (il Villani parla di 300.000 pellegrini[37]). A parte la diffusa e sentita necessità di “indulgenza” in quel periodo (anche la partecipazione alle crociate offriva questo stesso beneficio), l’arrivo dei pellegrini a Roma da tutto il mondo, oltre a significare un notevole apporto di denaro, esaltava la magnificenza della Città Eterna e consolidava il primato e il prestigio del pontefice[39].

 

Secondo molti storici, il Giubileo rappresentò per il papa «una breve ma felice parentesi di pace»[40], che gli permise, tra l’altro, di rimpinguare le finanze pontificie. Il papa però non ricevette l’omaggio dei sovrani d’Europa e questo fu per lui motivo di grande delusione. Le assenze dei regnanti volevano in qualche modo significare che la sua aspirazione di riunire nelle sue mani sia il potere spirituale che quello temporale era probabilmente soltanto un’illusione.”

 

Note del testo ora citato

 

“37 C. Rendina, I papi, p. 510.

38 Claudio Rendina, La vita segreta dei Papi, Mondadori, Cap 17: “L’invenzione dell’Anno

     Santo”, p. 87.

39 Del grande afflusso di pellegrini parla anche Dante Alighieri:

     «Deh peregrini, che pensosi andate, / forse di cosa che non v’è presente, / venite voi da

     sì lontana gente, / com’a la vista voi ne dimostrate»

 

     (Dante Alighieri, Vita Nuova, XL, 24)

    

     «…/come i Roman per l’essercito molto, / l’anno del giubileo, su per lo ponte / hanno

     a passar la gente modo colto, / che dall’un lato tutti hanno la fronte / verso ‘l castello e

     vanno a Santo Pietro; / dall’altra sponda vanno verso il monte.»

 

     (DanteAlighieri, Divina commedia, Inferno, Canto XVIII, 28-33)

 

40 Vedi E. Duprè Thesèider, Bonifacio VIII, op. cit.”

 

 

[19] Si vedano i passi citati nella nota 5 e nelle note dalla 7 alla 12.

 

 

 

[20] https://giorgiocannella.com/index.php/2019/07/10/cooperazione-internazionale-geo-politica/

 

 

[21] Salmo 103, versetto 12.

 

 

[22] Salmo 103, versetto 12.

 

 

[23] Libro del levitico capitolo 5, versetti 20-26.

Libro dei numeri, capitolo 5, versetti 5-8.

Vangelo secondo Matteo capitolo 5, versetti 23-24.

 

 

[24] Libro del levitico, capitolo 25, versetti 1-55.

 

 

[25] Libro del profeta Isaia, capitolo 61, versetti 1-2a.

Vangelo secondo Luca, capitolo 4, versetti 14-21.

 

 

[26] Vangelo secondo Luca, capitolo 4, versetti 14-21.

 

 

[27] Vangelo secondo Luca, capitolo 6, versetto 20.

Lettera ai romani, capitolo 7, versetti 4-6.

Vangelo secondo Matteo, capitolo 15, versetti 1-14.

Vangelo secondo Matteo, capitolo 23, versetti 13-36.

Libro del profeta Isaia, capitolo 32, versetto 7.

Libro del profeta Isaia, capitolo 11, versetto 4.

 

Le citazioni sono state verificate alla data di pubblicazione di questo articolo sul sito https://giorgiocannella.com/