Ogni anno vengono pubblicati molti sussidi per aiutare i cristiani a vivere il periodo della quaresima.[1]
Pochi pongono mente al fatto che la prima preghiera comunitaria che viene recitata durante il periodo della quaresima contiene delle indicazioni utili per vivere bene il digiuno quaresimale.
Mi riferisco alla prima preghiera della Liturgia delle ore del primo giorno della quaresima: l’Ufficio delle letture del mercoledì delle ceneri.
In essa, dopo l’invitatorio con il suo salmo, l’inno e tre brani presi dal libro dei salmi, vi sono due letture: un brano preso dal libro del profeta Isaia e un brano preso dalla Lettera ai corinzi di san Clemente I papa.
Condurremo un breve esame a partire dalla prima delle due letture ora dette per verificare se il digiuno quaresimale e di altri periodi dell’anno, come viene praticato oggi e come è disciplinato nel diritto canonico, è conforme a quanto si legge nella Bibbia.
Successivamente, faremo lo stesso partendo da un passo della Bibbia che parla della penitenza.
Concluderemo proponendo le modifiche necessarie per far sì che la disciplina del digiuno e della penitenza contenuta nel diritto canonico sia conforme all’insegnamento della Scrittura.
Come è noto, infatti, il diritto canonico si fonda sulla Scrittura della quale costituisce attuazione dettando regole per disciplinare la vita dei fedeli.
IL DIGIUNO CHE È GRADITO A DIO
Come abbiamo detto poc’anzi, nell’Ufficio delle letture del mercoledì delle ceneri si legge un brano tratto dal libro del profeta Isaia.
Si tratta del capitolo 58, versetti 1-12, “Il digiuno che è gradito a Dio”.[2]
Il testo in esame afferma chiaramente che il digiuno gradito a Dio non è il digiuno dai cibi e dalle bevande, ma il digiuno dall’odio, dall’ingiustizia e dallo sfruttamento, per praticare le opere di carità e la giustizia.
Nel Nuovo testamento Gesù arricchisce l’insegnamento vetero-testamentario sul digiuno con la sua parola e il suo esempio di vita.
Non possiamo dimenticare, infatti, che l’insegnamento di Gesù non si pone in contrapposizione con la Legge e con i profeti, ma ne costituisce il pieno compimento.[3]
Ebbene, in tutto il Nuovo testamento Gesù non impone alcuna pratica di digiuno o di astinenza, ma digiuna o dice che bisogna digiunare in tre occasioni.
In primo luogo, Gesù[4] digiuna per prepararsi alla missione che Dio padre gli assegna, come Mosè[5] ed Elia[6] si sono astenuti dal cibo per prepararsi all’incontro con Dio.
Poi Gesù afferma che i suoi discepoli digiuneranno quando egli sarà loro tolto.[7]
Infine, Gesù dice che il digiuno e la preghiera servono per cacciare dei demoni di una razza particolare.[8]
Non vi può essere esitazione dunque nell’affermare che, secondo la Scrittura:
- il digiuno gradito a Dio non è il digiuno dai cibi e dalle bevande, ma il digiuno dall’odio, dall’ingiustizia e dallo sfruttamento, per praticare le opere di carità e la giustizia;
- nessuna pratica di digiuno o di astinenza viene imposta da Gesù;
- secondo l’insegnamento di Gesù, il cristiano digiuna quando deve prepararsi a intraprendere la missione che Dio gli assegna, nel periodo dalle ore 15.00 del venerdì santo[9] all’aurora della domenica di Pasqua[10] e quando deve cacciare demoni di una razza particolare.
Al contrario, il diritto canonico e gli atti pastorali delle autorità della Chiesa prevedono una pratica generalizzata dell’astinenza dalle carni e del digiuno da compiere durante vari giorni dell’anno.
Il canone 1251 del codice di diritto canonico, infatti, recita:
- “Si osservi l’astinenza dalle carni o da altro cibo, secondo le disposizioni della Conferenza Episcopale, in tutti e singoli i venerdì dell’anno, eccetto che coincidano con un giorno annoverato tra le solennità; l’astinenza e il digiuno, invece, il mercoledì delle Ceneri e il venerdì della Passione e Morte del Signore Nostro Gesù Cristo.”.
Il canone 1252 del medesimo codice, poi, prevede il limite minimo di età a partire dal quale devono essere osservati l’astinenza e il digiuno sanciti nel canone 1251:
- “Alla legge dell’astinenza sono tenuti coloro che hanno compiuto il 14° anno di età; alla legge del digiuno, invece, tutti i maggiorenni fino al 60° anno iniziato. Tuttavia i pastori d’anime e i genitori si adoperino perché anche coloro che non sono tenuti alla legge del digiuno e dell’astinenza a motivo della minore età, siano formati al genuino senso della penitenza.”
Un’opportunità per rendere la pratica del digiuno conforme all’insegnamento contenuto nel passo del libro del profeta Isaia che abbiamo poc’anzi citato è contenuta nelle affermazioni secondo le quali il digiuno dai cibi e dalle bevande può essere sostituito da esercizi di preghiera e opere di carità.
Mi riferisco al canone 1253 del codice di diritto canonico secondo il quale:
- “La Conferenza Episcopale può determinare ulteriormente l’osservanza del digiuno e dell’astinenza, come pure sostituirvi, in tutto o in parte, altre forme di penitenza, soprattutto opere di carità ed esercizi di pietà.”.
Penso altresì alla costituzione apostolica Paenitemini di papa Paolo VI[11] del 17 febbraio 1966 nella quale, anche se viene ribadito il digiuno dai cibi e dalle bevande, si legge che:
- “Perciò la Chiesa, conservando – là dove più opportunamente potrà essere mantenuta – la consuetudine (osservata per tanti seco li con norme canoniche) di esercitare la penitenza anche mediante l’astinenza dalle carni e il digiuno, pensa di convalidare con sue prescrizioni anche gli altri modi di far penitenza, là dove alle Conferenze Episcopali sembrerà opportuno sostituire l’osservanza della astinenza dalla carne e del digiuno con esercizi di preghiera ed opere di carità.”.
Purtroppo, non ho trovato un’identica opportunità nella nota pastorale dell’episcopato italiano Il senso cristiano del digiuno e dell’astinenza pubblicata il 21 ottobre 1994 sul Notiziario della conferenza episcopale italiana.[12]
In quest’ultimo documento, infatti, si afferma più volte che il digiuno e l’astinenza possono essere accompagnati – ma non sostituiti – da esercizi di preghiera e opere di carità.
LA PENITENZA CHE È GRADITA A DIO
Passiamo ora a esaminare la penitenza.
Anche in questo caso, partiamo dalla Scrittura.
Nell’Antico testamento, il libro del profeta Gioele chiarisce qual’è la penitenza gradita a Dio: quella con la quale ci si lacera il cuore e non le vesti.[13]
Anche in questo caso, l’insegnamento di Gesù porta a compimento la Legge e i profeti esplicitando le tre componenti della penitenza – l’elemosina, la preghiera, il digiuno – e chiarendo quale sia il modo di compierle quando si fa penitenza[14]:
- fare l’elemosina senza vantarsi di quello che si è fatto;
- pregare individualmente nella propria stanza;[15]
- digiunare senza darlo a vedere.
È bene ricordare che la penitenza non è la contropartita da pagare per poter essere giustificati dalla redenzione operata da Cristo.
La Scrittura, infatti, afferma chiaramente che la giustificazione in parola è gratuita.[16]
Dopo secoli di incomprensioni su questo tema, la Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione, firmata da cattolici e luterani ad Augusta, in Germania, il 31 ottobre 1999, ha riconosciuto che “noi, in quanto peccatori, dobbiamo la nostra vita nuova soltanto alla misericordia di Dio che perdona e che fa nuove tutte le cose, misericordia che noi possiamo ricevere soltanto come dono nella fede, ma che non possiamo meritare mai e in nessun modo”.[17]
A questo punto, il lettore si potrebbe domandare perché la Bibbia parli della penitenza se al contempo afferma che la giustificazione, che è frutto della redenzione operata da Cristo, è gratuita.
In altre parole, a che cosa serve la penitenza?
La Scrittura ci instrada verso la risposta a questa domanda dicendo che il credente:
- deve trasformarsi rinnovando la sua mente “per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto”[18] e per “rivestire l’uomo nuovo”[19];
- deve inoltre gettare via le opere delle tenebre per rivestire le armi della luce[20], l’“armatura di Dio”, la “corazza della giustizia”, “lo zelo”, “lo scudo della fede” e “l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, cioè la parola di Dio”[21].
Il credente, dunque, si lacera il cuore e compie le altre opere della penitenza delle quali parla la Scrittura al fine di ritornare al Signore suo Dio, come si legge nel libro del profeta Gioele.[22]
In questo modo, egli riscopre ogni giorno l’amore infinito che Dio ha per lui.
Con la consapevolezza di questo amore, il credente potrà compiere con gioia le azioni necessarie per rinnovare la sua mente e rivestire l’uomo nuovo.
La compresenza di questi due profili – giustificazione gratuita frutto della redenzione e costante necessità di rinnovare la mente e rivestire l’uomo nuovo anche tramite la penitenza – è chiaramente esposta nella Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione del 31 ottobre 1999.[23]
Il diritto canonico oggi vigente non esprime affatto la ricchezza di questo insegnamento biblico sulla penitenza.
Infatti, i canoni 1249 e 1250 recitano:
- “Can. 1249 – Per legge divina, tutti i fedeli sono tenuti a fare penitenza, ciascuno a proprio modo; ma perché tutti siano tra loro uniti da una comune osservanza della penitenza, vengono stabiliti dei giorni penitenziali in cui i fedeli attendano in modo speciale alla preghiera, facciano opere di pietà e di carità, sacrifichino se stessi compiendo più fedelmente i propri doveri e soprattutto osservando il digiuno e l’astinenza a norma dei canoni che seguono.
- 1250 – Sono giorni e tempi di penitenza nella Chiesa universale, tutti i venerdì dell’anno e il tempo di quaresima.”
Lo stesso va detto del codice dei canoni delle chiese orientali che dedica alla penitenza il canone 882 con il seguente testo:
- “ 882 – Nei giorni di penitenza i fedeli cristiani hanno l’obbligo di osservare il digiuno o l’astinenza nel modo stabilito dal diritto particolare della propria Chiesa sui iuris.”
Le difformità che sono state evidenziate tra l’insegnamento contenuto nella Scrittura e il diritto canonico devono essere corrette.
Per i cristiani, infatti, la Bibbia è la parola di Dio.
Come ho già scritto in altri articoli, Dio non è un teologo particolarmente versato al quale possono contrapporsi le affermazioni di altri teologi ugualmente capaci.
Qualsiasi tesi contraria all’insegnamento che la Bibbia offre sul digiuno e sulla penitenza non può avere alcun valore per la vita dei fedeli.
Nessuna affermazione umana, infatti, può stare alla pari, superare o contraddire la parola di Dio.
LE MODIFICHE DA APPORTARE
I passi biblici citati e le motivazioni esposte in questo articolo rendono necessario apportare le seguenti modifiche al fine di rendere la normativa vigente nella Chiesa conforme alla Scrittura.
Codice di diritto canonico, canoni 1249-1251.
I canoni dal 1249 al 1251 sono modificati come segue:
Can. 1249 – §1. Seguendo l’insegnamento dell’Antico testamento, la Chiesa insegna che la penitenza gradita a Dio è quella con la quale il credente si lacera il cuore, non le vesti, al fine di ritornare al Signore suo Dio.[24]
§2. In questo modo, il credente riscopre ogni giorno l’amore infinito che Dio ha per lui. Con la consapevolezza di questo amore, egli potrà compiere con gioia le azioni necessarie per rinnovare la sua mente e rivestire l’uomo nuovo.[25]
Can. 1250 §1. Consapevole che Gesù divino maestro non è venuto ad abolire la Legge e i profeti ma a darvi pieno compimento[26], la Chiesa afferma che le tre componenti della penitenza sono l’elemosina, la preghiera e il digiuno.[27]
§2. L’elemosina si pratica senza vantarsi di quello che si è fatto.
§3. La preghiera della penitenza si effettua individualmente nella propria stanza.
§4. Il digiuno si pratica senza darlo a vedere.
Can. 1251 – Seguendo l’insegnamento dell’Antico testamento, la Chiesa insegna che il digiuno gradito a Dio non è il digiuno dai cibi e dalle bevande, ma il digiuno dall’odio, dall’ingiustizia e dallo sfruttamento, per praticare le opere di carità e la giustizia.[28]
Can. 1252 – Fondandosi sulla parola e sull’esempio di vita del Figlio di Dio fatto uomo, la Chiesa afferma che nessuna pratica di digiuno o di astinenza viene imposta da Gesù, ma che il cristiano digiuna quando deve prepararsi a intraprendere la missione che Dio gli assegna[29], nel periodo dalle ore 15.00 del venerdì santo all’aurora della domenica di Pasqua[30] e quando deve cacciare demoni di una razza particolare[31].
Can. 1253 – Ogni disposizione contraria ai canoni 1249, 1250, 1251, 1252 è abrogata.
Codice dei canoni delle chiese orientali, canone 882.
Il canone 882 del codice dei canoni delle chiese orientali è modificato nel modo seguente:
Can. 882 – §1. Seguendo l’insegnamento dell’Antico testamento, la Chiesa insegna che la penitenza gradita a Dio è quella con la quale il credente si lacera il cuore, non le vesti, al fine di ritornare al Signore suo Dio.[32]
§2. In questo modo, il credente riscopre ogni giorno l’amore infinito che Dio ha per lui. Con la consapevolezza di questo amore, egli potrà compiere con gioia le azioni necessarie per rinnovare la sua mente e rivestire l’uomo nuovo.[33]
Can. 882-bis – §1. Consapevole che Gesù divino maestro non è venuto ad abolire la Legge e i profeti ma a darvi pieno compimento[34], la Chiesa afferma che le tre componenti della penitenza sono l’elemosina, la preghiera e il digiuno.[35]
§2. L’elemosina si pratica senza vantarsi di quello che si è fatto.
§3. La preghiera della penitenza si effettua individualmente nella propria stanza.
§4. Il digiuno si pratica senza darlo a vedere.
Can. 882-ter – Seguendo l’insegnamento dell’Antico testamento, la Chiesa insegna che il digiuno gradito a Dio non è il digiuno dai cibi e dalle bevande, ma il digiuno dall’odio, dall’ingiustizia e dallo sfruttamento, per praticare le opere di carità e la giustizia.[36]
Can. 882-quater – Fondandosi sulla parola e sull’esempio di vita del Figlio di Dio fatto uomo, la Chiesa afferma che nessuna pratica di digiuno o di astinenza viene imposta da Gesù, ma che il cristiano digiuna quando deve prepararsi a intraprendere la missione che Dio gli assegna[37], nel periodo dalle ore 15.00 del venerdì santo all’aurora della domenica di Pasqua[38] e quando deve cacciare demoni di una razza particolare[39].
Can. 882-quinquies – Ogni disposizione contraria ai canoni 882, 882-bis, 882-ter, 882-quater è abrogata.
Vi ringrazio per il vostro tempo e per la vostra attenzione.
NOTE A PIE’ DI PAGINA
[1] Qui appresso cito alcuni dei molti sussidi pubblicati in occasione della quaresima 2021.
“Messaggio del Santo Padre Francesco per la Quaresima 2021” in:
Monsignor Mario Delpini, arcivescovo di Milano “Celebriamo una Pasqua nuova. Il Mistero della Pasqua del Signore Lettera per il tempo di Quaresima e il Tempo di Pasqua” in:
Monsignor Domenico Battaglia, arcivescovo di Napoli “Per raccogliere i dettagli della vita… Messaggio per la Quaresima 2021” in:
https://www.chiesadinapoli.it/wd-doc-ufficiali/per-raccogliere-i-dettagli-della-vita/
[2] Tutti i passi dei testi citati in questo articolo sono presi dalle pagine internet indicate.
Se non altrimenti specificato, il sottolineato è mio.
Tutte le citazioni della Bibbia in questo articolo sono prese da “La Sacra Bibbia” edizione Conferenza episcopale italiana, in: http://www.vatican.va/archive/ITA0001/_INDEX.HTM
Tutte le citazioni del codice di diritto canonico in questo articolo sono prese da “Codex iuris canonici” in: http://www.vatican.va/archive/ITA0276/_INDEX.HTM
Tutte le citazioni del codice dei canoni delle chiese orientali presenti in questo articolo sono prese da “Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium” in latino in:
http://www.vatican.va/archive/cdc/index_it.htm
e in italiano in:
https://www.iuscangreg.it/cceo_multilingue.php
Tutte le citazioni del Catechismo della chiesa cattolica presenti in questo articolo sono prese da:
http://www.vatican.va/archive/ccc/index_it.htm
Libro del profeta Isaia, capitolo 58, versetti 1-12:
“[1] Grida a squarciagola, non aver riguardo;
come una tromba alza la voce;
dichiara al mio popolo i suoi delitti,
alla casa di Giacobbe i suoi peccati.
[2] Mi ricercano ogni giorno,
bramano di conoscere le mie vie,
come un popolo che pratichi la giustizia
e non abbia abbandonato il diritto del suo Dio;
mi chiedono giudizi giusti,
bramano la vicinanza di Dio:
[3] “Perché digiunare, se tu non lo vedi,
mortificarci, se tu non lo sai?”.
Ecco, nel giorno del vostro digiuno curate i vostri affari,
angariate tutti i vostri operai.
[4] Ecco, voi digiunate fra litigi e alterchi
e colpendo con pugni iniqui.
Non digiunate più come fate oggi,
così da fare udire in alto il vostro chiasso.
[5] È forse come questo il digiuno che bramo,
il giorno in cui l’uomo si mortifica?
Piegare come un giunco il proprio capo,
usare sacco e cenere per letto,
forse questo vorresti chiamare digiuno
e giorno gradito al Signore?
[6] Non è piuttosto questo il digiuno che voglio:
sciogliere le catene inique,
togliere i legami del giogo,
rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo?
[7] Non consiste forse nel dividere il pane con l’affamato,
nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto,
nel vestire uno che vedi nudo,
senza distogliere gli occhi da quelli della tua carne?
[8] Allora la tua luce sorgerà come l’aurora,
la tua ferita si rimarginerà presto.
Davanti a te camminerà la tua giustizia,
la gloria del Signore ti seguirà.
[9] Allora lo invocherai e il Signore ti risponderà;
implorerai aiuto ed egli dirà: “Eccomi!”.
Se toglierai di mezzo a te l’oppressione,
il puntare il dito e il parlare empio,
[10] se offrirai il pane all’affamato,
se sazierai chi è digiuno,
allora brillerà fra le tenebre la tua luce,
la tua tenebra sarà come il meriggio.
[11] Ti guiderà sempre il Signore,
ti sazierà in terreni aridi,
rinvigorirà le tue ossa;
sarai come un giardino irrigato
e come una sorgente
le cui acque non inaridiscono.
[12] La tua gente riedificherà le antiche rovine,
ricostruirai le fondamenta di epoche lontane.
Ti chiameranno riparatore di brecce,
restauratore di case in rovina per abitarvi.”
[3] Vangelo secondo Matteo, capitolo 5, versetto 17:
“[17] Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento.”
Vangelo secondo Matteo, capitolo 3, versetti 13-15:
“[13] In quel tempo Gesù dalla Galilea andò al Giordano da Giovanni per farsi battezzare da lui.
[14] Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: “Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?”.
[15] Ma Gesù gli disse: “Lascia fare per ora, poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia“. Allora Giovanni acconsentì.”
Lettera ai romani, capitolo 3, versetti 27-31:
“[27] Dove sta dunque il vanto? Esso è stato escluso! Da quale legge? Da quella delle opere? No, ma dalla legge della fede.
[28] Noi riteniamo infatti che l’uomo è giustificato per la fede indipendentemente dalle opere della legge.
[29] Forse Dio è Dio soltanto dei Giudei? Non lo è anche dei pagani? Certo, anche dei pagani!
[30] Poiché non c’è che un solo Dio, il quale giustificherà per la fede i circoncisi, e per mezzo della fede anche i non circoncisi.
[31] Togliamo dunque ogni valore alla legge mediante la fede? Nient’affatto, anzi confermiamo la legge.”
[4] Il digiuno di Gesù
Vangelo secondo Marco, capitolo 1, versetti 9-13:
“[9] In quei giorni Gesù venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni.
[10] E, uscendo dall’acqua, vide aprirsi i cieli e lo Spirito discendere su di lui come una colomba.
[11] E si sentì una voce dal cielo: “Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto”.
[12] Subito dopo lo Spirito lo sospinse nel deserto
[13] e vi rimase quaranta giorni, tentato da satana; stava con le fiere e gli angeli lo servivano.”
Vangelo secondo Matteo, capitolo 4, versetti 1-11:
“[1] Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per esser tentato dal diavolo.
[2] E dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, ebbe fame.
[3] Il tentatore allora gli si accostò e gli disse: “Se sei Figlio di Dio, dì che questi sassi diventino pane”.
[4] Ma egli rispose: “Sta scritto:
Non di solo pane vivrà l’uomo,
ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”.
[5] Allora il diavolo lo condusse con sé nella città santa, lo depose sul pinnacolo del tempio
[6] e gli disse: “Se sei Figlio di Dio, gettati giù, poiché sta scritto:
Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo,
ed essi ti sorreggeranno con le loro mani,
perché non abbia a urtare contro un sasso il tuo piede”.
[7] Gesù gli rispose: “Sta scritto anche:
Non tentare il Signore Dio tuo”.
[8] Di nuovo il diavolo lo condusse con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo con la loro gloria e gli disse:
[9] “Tutte queste cose io ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai”.
[10] Ma Gesù gli rispose: “Vattene, satana! Sta scritto:
Adora il Signore Dio tuo
e a lui solo rendi culto”.
[11] Allora il diavolo lo lasciò ed ecco angeli gli si accostarono e lo servivano.”
Vangelo secondo Luca, capitolo 4, versetti 1-13:
“[1] Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano e fu condotto dallo Spirito nel deserto
[2] dove, per quaranta giorni, fu tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni; ma quando furono terminati ebbe fame.
[3] Allora il diavolo gli disse: “Se tu sei Figlio di Dio, dì a questa pietra che diventi pane”.
[4] Gesù gli rispose: “Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo”.
[5] Il diavolo lo condusse in alto e, mostrandogli in un istante tutti i regni della terra, gli disse:
[6] “Ti darò tutta questa potenza e la gloria di questi regni, perché è stata messa nelle mie mani e io la do a chi voglio.
[7] Se ti prostri dinanzi a me tutto sarà tuo”.
[8] Gesù gli rispose: “Sta scritto: Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai, lui solo adorerai”.
[9] Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul pinnacolo del tempio e gli disse: “Se tu sei Figlio di Dio, buttati giù;
[10] sta scritto infatti:
Ai suoi angeli darà ordine per te,
perché essi ti custodiscano;
[11] e anche:
essi ti sosterranno con le mani,
perché il tuo piede non inciampi in una pietra”.
[12] Gesù gli rispose: “È stato detto: Non tenterai il Signore Dio tuo”.
[13] Dopo aver esaurito ogni specie di tentazione, il diavolo si allontanò da lui per ritornare al tempo fissato.”
[5] Il digiuno di Mosè
Libro dell’esodo, capitolo 34, versetto 27-35:
“[27] Il Signore disse a Mosè: “Scrivi queste parole, perché sulla base di queste parole io ho stabilito un’alleanza con te e con Israele”.
[28] Mosè rimase con il Signore quaranta giorni e quaranta notti senza mangiar pane e senza bere acqua. Il Signore scrisse sulle tavole le parole dell’alleanza, le dieci parole.
[29] Quando Mosè scese dal monte Sinai – le due tavole della Testimonianza si trovavano nelle mani di Mosè mentre egli scendeva dal monte – non sapeva che la pelle del suo viso era diventata raggiante, poiché aveva conversato con lui.
[30] Ma Aronne e tutti gli Israeliti, vedendo che la pelle del suo viso era raggiante, ebbero timore di avvicinarsi a lui.
[31] Mosè allora li chiamò e Aronne, con tutti i capi della comunità, andò da lui. Mosè parlò a loro.
[32] Si avvicinarono dopo di loro tutti gli Israeliti ed egli ingiunse loro ciò che il Signore gli aveva ordinato sul monte Sinai.
[33] Quando Mosè ebbe finito di parlare a loro, si pose un velo sul viso.
[34] Quando entrava davanti al Signore per parlare con lui, Mosè si toglieva il velo, fin quando fosse uscito. Una volta uscito, riferiva agli Israeliti ciò che gli era stato ordinato.
[35] Gli Israeliti, guardando in faccia Mosè, vedevano che la pelle del suo viso era raggiante. Poi egli si rimetteva il velo sul viso, fin quando fosse di nuovo entrato a parlare con lui.”
[6] Il digiuno di Elia
Primo libro dei re, capitolo 19, versetti 1-10:
“[1] Acab riferì a Gezabele ciò che Elia aveva fatto e che aveva ucciso di spada tutti i profeti.
[2] Gezabele inviò un messaggero a Elia per dirgli: “Gli dei mi facciano questo e anche di peggio, se domani a quest’ora non avrò reso te come uno di quelli”.
[3] Elia, impaurito, si alzò e se ne andò per salvarsi. Giunse a Bersabea di Giuda. Là fece sostare il suo ragazzo.
[4] Egli si inoltrò nel deserto una giornata di cammino e andò a sedersi sotto un ginepro. Desideroso di morire, disse: “Ora basta, Signore! Prendi la mia vita, perché io non sono migliore dei miei padri”.
[5] Si coricò e si addormentò sotto il ginepro. Allora, ecco un angelo lo toccò e gli disse: “Alzati e mangia!”.
[6] Egli guardò e vide vicino alla sua testa una focaccia cotta su pietre roventi e un orcio d’acqua. Mangiò e bevve, quindi tornò a coricarsi.
[7] Venne di nuovo l’angelo del Signore, lo toccò e gli disse: “Su mangia, perché è troppo lungo per te il cammino”.
[8] Si alzò, mangiò e bevve. Con la forza datagli da quel cibo, camminò per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l’Oreb.
[9] Ivi entrò in una caverna per passarvi la notte, quand’ecco il Signore gli disse: “Che fai qui, Elia?”.
[10] Egli rispose: “Sono pieno di zelo per il Signore degli eserciti, poiché gli Israeliti hanno abbandonato la tua alleanza, hanno demolito i tuoi altari, hanno ucciso di spada i tuoi profeti. Sono rimasto solo ed essi tentano di togliermi la vita”.”
[7] Il digiuno dei discepoli di Gesù
Vangelo secondo Marco, capitolo 2, versetti 18-20:
“[18] Ora i discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Si recarono allora da Gesù e gli dissero: “Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?”.
[19] Gesù disse loro: “Possono forse digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare.
[20] Ma verranno i giorni in cui sarà loro tolto lo sposo e allora digiuneranno.”
[8] Il digiuno necessario per cacciare dei demoni di una razza particolare
Vangelo secondo Matteo, capitolo 17, versetti 14-21:
“[14] Appena ritornati presso la folla, si avvicinò a Gesù un uomo
[15] che, gettatosi in ginocchio, gli disse: “Signore, abbi pietà di mio figlio. Egli è epilettico e soffre molto; cade spesso nel fuoco e spesso anche nell’acqua;
[16] l’ho già portato dai tuoi discepoli, ma non hanno potuto guarirlo”.
[17] E Gesù rispose: “O generazione incredula e perversa! Fino a quando starò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatemelo qui”.
[18] E Gesù gli parlò minacciosamente, e il demonio uscì da lui e da quel momento il ragazzo fu guarito.
[19] Allora i discepoli, accostatisi a Gesù in disparte, gli chiesero: “Perché noi non abbiamo potuto scacciarlo?“.
[20] Ed egli rispose: “Per la vostra poca fede. In verità vi dico: se avrete fede pari a un granellino di senapa, potrete dire a questo monte: spostati da qui a là, ed esso si sposterà, e niente vi sarà impossibile.
[21] Questa razza di demòni non si scaccia se non con la preghiera e il digiuno]”.”
[9] L’ora della morte di Gesù in croce: le tre del pomeriggio.
Vangelo secondo Marco, capitolo 15, versetti 33-37:
“[33] Venuto mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio.
[34] Alle tre Gesù gridò con voce forte: Eloì, Eloì, lemà sabactàni?, che significa: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?
[35] Alcuni dei presenti, udito ciò, dicevano: “Ecco, chiama Elia!”.
[36] Uno corse a inzuppare di aceto una spugna e, postala su una canna, gli dava da bere, dicendo: “Aspettate, vediamo se viene Elia a toglierlo dalla croce”.
[37] Ma Gesù, dando un forte grido, spirò.”
Vangelo secondo Matteo, capitolo 27, versetti 45-50:
“[45] Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio si fece buio su tutta la terra.
[46] Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: “Elì, Elì, lemà sabactàni?”, che significa: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”.
[47] Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: “Costui chiama Elia”.
[48] E subito uno di loro corse a prendere una spugna e, imbevutala di aceto, la fissò su una canna e così gli dava da bere.
[49] Gli altri dicevano: “Lascia, vediamo se viene Elia a salvarlo!”.
[50] E Gesù, emesso un alto grido, spirò.”
Vangelo secondo Luca, capitolo 23, versetti 44-46:
“[44] Era verso mezzogiorno, quando il sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio.
[45] Il velo del tempio si squarciò nel mezzo.
[46] Gesù, gridando a gran voce, disse: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito”. Detto questo spirò.”
[10] Il momento della risurrezione di Gesù: l’aurora del primo giorno dopo il sabato.
Vangelo secondo Marco, capitolo 16, versetti 1-8:
“[1] Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria di Giacomo e Salome comprarono oli aromatici per andare a imbalsamare Gesù.
[2] Di buon mattino, il primo giorno dopo il sabato, vennero al sepolcro al levar del sole.
[3] Esse dicevano tra loro: “Chi ci rotolerà via il masso dall’ingresso del sepolcro?”.
[4] Ma, guardando, videro che il masso era già stato rotolato via, benché fosse molto grande.
[5] Entrando nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d’una veste bianca, ed ebbero paura.
[6] Ma egli disse loro: “Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l’avevano deposto.
[7] Ora andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro che egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto”.
[8] Ed esse, uscite, fuggirono via dal sepolcro perché erano piene di timore e di spavento. E non dissero niente a nessuno, perché avevano paura.”
Vangelo secondo Matteo, capitolo 28, versetti 1-8:
“[1] Passato il sabato, all’alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l’altra Maria andarono a visitare il sepolcro.
[2] Ed ecco che vi fu un gran terremoto: un angelo del Signore, sceso dal cielo, si accostò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa.
[3] Il suo aspetto era come la folgore e il suo vestito bianco come la neve.
[4] Per lo spavento che ebbero di lui le guardie tremarono tramortite.
[5] Ma l’angelo disse alle donne: “Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso.
[6] Non è qui. È risorto, come aveva detto; venite a vedere il luogo dove era deposto.
[7] Presto, andate a dire ai suoi discepoli: È risuscitato dai morti, e ora vi precede in Galilea; là lo vedrete. Ecco, io ve l’ho detto”.
[8] Abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annunzio ai suoi discepoli.”
Vangelo secondo Luca, capitolo 24, versetti 1-10:
“[1] Il primo giorno dopo il sabato, di buon mattino, si recarono alla tomba, portando con sé gli aromi che avevano preparato.
[2] Trovarono la pietra rotolata via dal sepolcro;
[3] ma, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù.
[4] Mentre erano ancora incerte, ecco due uomini apparire vicino a loro in vesti sfolgoranti.
[5] Essendosi le donne impaurite e avendo chinato il volto a terra, essi dissero loro: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo?
[6] Non è qui, è risuscitato. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea,
[7] dicendo che bisognava che il Figlio dell’uomo fosse consegnato in mano ai peccatori, che fosse crocifisso e risuscitasse il terzo giorno”.
[8] Ed esse si ricordarono delle sue parole.
[9] E, tornate dal sepolcro, annunziarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri.
[10] Erano Maria di Màgdala, Giovanna e Maria di Giacomo. Anche le altre che erano insieme lo raccontarono agli apostoli.”
Vangelo secondo Giovanni, capitolo 20, versetti 1-2:
“[1] Nel giorno dopo il sabato, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand’era ancora buio, e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro.
[2] Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: “Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!”.”
[11] Costituzione apostolica Paenitemini di papa Paolo VI del 17 febbraio 1966, in:
[12] Nota pastorale dell’episcopato italiano Il senso cristiano del digiuno e dell’astinenza, pubblicata il 21 ottobre 1994 sul Notiziario della conferenza episcopale italiana, in:
[13] La penitenza gradita a Dio
Libro del profeta Gioele, capitolo 2, versetto 13:
“[13] Laceratevi il cuore e non le vesti,
ritornate al Signore vostro Dio,
perchè egli è misericordioso e benigno,
tardo all’ira e ricco di benevolenza
e si impietosisce riguardo alla sventura.”
[14] L’insegnamento di Gesù sulle tre componenti della penitenza: l’elemosina, la preghiera, il digiuno.
Vangelo secondo Matteo, capitolo 6, versetti 1-18:
“[1] Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli.
[2] Quando dunque fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa.
[3] Quando invece tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra,
[4] perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
[5] Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa.
[6] Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
[7] Pregando poi, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole.
[8] Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate.
[9] Voi dunque pregate così:
Padre nostro che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome;
[10] venga il tuo regno;
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.
[11] Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
[12] e rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo ai nostri debitori,
[13] e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male.
[14] Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi;
[15] ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe.
[16] E quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti, che si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa.
[17] Tu invece, quando digiuni, profumati la testa e lavati il volto,
[18] perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo tuo Padre che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.”
[15] Si tenga presente che qui si sta parlando della preghiera durante la penitenza e non della preghiera della comunità dei credenti.
[16] Lettera ai romani, capitolo 3, versetti 19-26:
“[19] Ora, noi sappiamo che tutto ciò che dice la legge lo dice per quelli che sono sotto la legge, perché sia chiusa ogni bocca e tutto il mondo sia riconosciuto colpevole di fronte a Dio.
[20] Infatti in virtù delle opere della legge nessun uomo sarà giustificato davanti a lui, perché per mezzo della legge si ha solo la conoscenza del peccato.
[21] Ora invece, indipendentemente dalla legge, si è manifestata la giustizia di Dio, testimoniata dalla legge e dai profeti;
[22] giustizia di Dio per mezzo della fede in Gesù Cristo, per tutti quelli che credono. E non c’è distinzione:
[23] tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio,
[24] ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, in virtù della redenzione realizzata da Cristo Gesù.
[25] Dio lo ha prestabilito a servire come strumento di espiazione per mezzo della fede, nel suo sangue, al fine di manifestare la sua giustizia, dopo la tolleranza usata verso i peccati passati,
[26] nel tempo della divina pazienza. Egli manifesta la sua giustizia nel tempo presente, per essere giusto e giustificare chi ha fede in Gesù.”
[17] Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione, 31 ottobre 1999, paragrafi 15-17 e 38-39:
“15. Insieme crediamo che la giustificazione è opera di Dio uno e trino.
Il Padre ha inviato il Figlio nel mondo per la salvezza dei peccatori.
L’incarnazione, la morte e la resurrezione di Cristo sono il fondamento
e il presupposto della giustificazione. Pertanto, la giustificazione si-
gnifica che Cristo stesso è la nostra giustizia, alla quale partecipiamo,
secondo la volontà del Padre, per mezzo dello Spirito Santo. Insieme
confessiamo che non in base ai nostri meriti, ma soltanto per mezzo
della grazia, e nella fede nell’opera salvifica di Cristo, noi siamo accettati
da Dio e riceviamo lo Spirito Santo, il quale rinnova i nostri cuori, ci
abilita e ci chiama a compiere le buone opere.11 ”
Nota presente nel testo citato
“11 Cfr. Tutti sotto uno stesso Cristo, n. 14, EO 1/1405ss.”
“16. Tutti gli uomini sono chiamati da Dio alla salvezza in Cristo. Soltanto
per mezzo di lui noi siamo giustificati dal momento che riceviamo
questa salvezza nella fede. La fede stessa è anch’essa dono di Dio
per mezzo dello Spirito Santo che agisce, per il tramite della Parola
e dei Sacramenti, nella comunità dei credenti, guidandoli verso quel
rinnovamento della vita che Dio porta a compimento nella vita eterna.
17. Condividiamo anche la convinzione che il messaggio della giustificazione
ci orienta in modo particolare verso il centro stesso della testimonianza
che il Nuovo Testamento dà dell’azione salvifica di Dio in Cristo : essa
ci dice che noi, in quanto peccatori, dobbiamo la nostra vita nuova
soltanto alla misericordia di Dio che perdona e che fa nuove tutte le
cose, misericordia che noi possiamo ricevere soltanto come dono
nella fede, ma che non possiamo meritare mai e in nessun modo.”
in:
[18] Lettera ai romani, capitolo 12, versetti 1-2:
“[1] Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale.
[2] Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto.”
[19] Lettera agli efesini, capitolo 4, versetti 17-32:
“[17] Vi dico dunque e vi scongiuro nel Signore: non comportatevi più come i pagani nella vanità della loro mente,
[18] accecati nei loro pensieri, estranei alla vita di Dio a causa dell’ignoranza che è in loro, e per la durezza del loro cuore.
[19] Diventati così insensibili, si sono abbandonati alla dissolutezza, commettendo ogni sorta di impurità con avidità insaziabile.
[20] Ma voi non così avete imparato a conoscere Cristo,
[21] se proprio gli avete dato ascolto e in lui siete stati istruiti, secondo la verità che è in Gesù,
[22] per la quale dovete deporre l’uomo vecchio con la condotta di prima, l’uomo che si corrompe dietro le passioni ingannatrici
[23] e dovete rinnovarvi nello spirito della vostra mente
[24] e rivestire l’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera.
[25] Perciò, bando alla menzogna: dite ciascuno la verità al proprio prossimo; perché siamo membra gli uni degli altri.
[26] Nell’ira, non peccate; non tramonti il sole sopra la vostra ira,
[27] e non date occasione al diavolo.
[28] Chi è avvezzo a rubare non rubi più, anzi si dia da fare lavorando onestamente con le proprie mani, per farne parte a chi si trova in necessità.
[29] Nessuna parola cattiva esca più dalla vostra bocca; ma piuttosto, parole buone che possano servire per la necessaria edificazione, giovando a quelli che ascoltano.
[30] E non vogliate rattristare lo Spirito Santo di Dio, col quale foste segnati per il giorno della redenzione.
[31] Scompaia da voi ogni asprezza, sdegno, ira, clamore e maldicenza con ogni sorta di malignità.
[32] Siate invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo.”
[20] Lettera ai romani, capitolo 13, versetti 12-14:
“[12] La notte è avanzata, il giorno è vicino. Gettiamo via perciò le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce.
[13] Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a gozzoviglie e ubriachezze, non fra impurità e licenze, non in contese e gelosie.
[14] Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo e non seguite la carne nei suoi desideri.”
[21] Lettera agli efesini, capitolo 6, versetti 10-17:
“[10] Per il resto, attingete forza nel Signore e nel vigore della sua potenza.
[11] Rivestitevi dell’armatura di Dio, per poter resistere alle insidie del diavolo.
[12] La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti.
[13] Prendete perciò l’armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno malvagio e restare in piedi dopo aver superato tutte le prove.
[14] State dunque ben fermi, cinti i fianchi con la verità, rivestiti con la corazza della giustizia,
[15] e avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagare il vangelo della pace.
[16] Tenete sempre in mano lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno;
[17] prendete anche l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, cioè la parola di Dio.”
[22] Si veda il testo citato nella nota 13.
[23] Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione, 31 ottobre 1999, paragrafi 28. 38-39:
“28. Insieme confessiamo che nel battesimo lo Spirito Santo unisce l’uomo
a Cristo, lo giustifica e effettivamente lo rinnova. E tuttavia il giustificato,
durante tutta la sua vita, non può mai fare a meno della grazia incon-
dizionatamente giustificante di Dio. Inoltre l’uomo non è svincolato dal
dominio che esercita su di lui il peccato e che lo stringe nelle sue spire
(cfr. Rm 6, 12-14), né egli può esimersi dal combattimento di tutta una
vita contro l’opposizione a Dio che proviene dalla concupiscenza egoistica
del vecchio Adamo (cfr. Gal 5, 16 ; Rm 7, 7.10). Anche il giustificato deve
chiedere ogni giorno perdono a Dio, così come si fa nel Padre nostro
(Mt 6, 12 ; 1 Gv 1, 9) ; egli è continuamente chiamato alla conversione
e alla penitenza e continuamente gli viene concesso il perdono.
…
38. Secondo la concezione cattolica, le buone opere, compiute per mezzo
della grazia e dell’azione dello Spirito Santo, contribuiscono ad una cre-
scita nella grazia, di modo che la giustizia ricevuta da Dio è preservata
e la comunione con Cristo approfondita. Quando i cattolici affermano
il «carattere meritorio» delle buone opere, essi intendono con ciò che,
secondo la testimonianza biblica, a queste opere è promesso un salario
in cielo. La loro intenzione è di sottolineare la responsabilità dell’uomo
nei confronti delle sue azioni, senza contestare con ciò il carattere di
dono delle buone opere, e tanto meno negare che la giustificazione
stessa resta un dono immeritato della grazia.
39. Anche nei luterani si riscontra il concetto di una preservazione della grazia
e di una crescita nella grazia e nella fede. Anzi, essi sottolineano che
la giustizia in quanto accettazione da parte di Dio e partecipazione alla
giustizia di Cristo, è sempre perfetta. Al tempo stesso affermano che i suoi
effetti possono crescere nella vita cristiana. Considerando le buone opere
del cristiano come «frutti» e «segni» della giustificazione e non «meriti»
che gli sono propri, essi comprendono, allo stesso modo, conformemente
al Nuovo Testamento, la vita eterna come «salario» immeritato nel senso
del compimento della promessa di Dio ai credenti (cfr. Fonti del cap. 4.7).”
in:
[24] Libro del profeta Gioele, capitolo 2, versetto 13.
[25] Lettera ai romani, capitolo 12, versetti 1-2.
Lettera agli efesini, capitolo 4, versetti 17-32.
Lettera ai romani, capitolo 13, versetti 12-14.
Lettera agli efesini, capitolo 6, versetti 10-17.
[26] Vangelo secondo Matteo, capitolo 3, versetti 13-15; capitolo 5, versetto 17.
Lettera ai romani, capitolo 3, versetti 27-31.
[27] Vangelo secondo Matteo, capitolo 6, versetti 1-18.
[28] Libro del profeta Isaia, capitolo 58, versetti 1-12.
[29] Il digiuno di Gesù
Vangelo secondo Marco, capitolo 1, versetti 9-13.
Vangelo secondo Matteo, capitolo 4, versetti 1-11.
Vangelo secondo Luca, capitolo 4, versetti 1-13.
Il digiuno di Mosè
Libro dell’esodo, capitolo 34, versetto 27-35.
Il digiuno di Elia
Primo libro dei re, capitolo 19, versetti 1-10.
[30] Vangelo secondo Marco, capitolo 2, versetti 18-20.
Vangelo secondo Marco, capitolo 15, versetti 33-37.
Vangelo secondo Matteo, capitolo 27, versetti 45-50.
Vangelo secondo Luca, capitolo 23, versetti 44-46.
Vangelo secondo Marco, capitolo 16, versetti 1-8.
Vangelo secondo Matteo, capitolo 28, versetti 1-8.
Vangelo secondo Luca, capitolo 24, versetti 1-10.
Vangelo secondo Giovanni, capitolo 20, versetti 1-2.
[31] Vangelo secondo Matteo, capitolo 17, versetti 14-21.
[32] Libro del profeta Gioele, capitolo 2, versetto 13.
[33] Lettera ai romani, capitolo 12, versetti 1-2.
Lettera agli efesini, capitolo 4, versetti 17-32.
Lettera ai romani, capitolo 13, versetti 12-14.
Lettera agli efesini, capitolo 6, versetti 10-17.
[34] Vangelo secondo Matteo, capitolo 3, versetti 13-15; capitolo 5, versetto 17.
Lettera ai romani, capitolo 3, versetti 27-31.
[35] Vangelo secondo Matteo, capitolo 6, versetti 1-18.
[36] Libro del profeta Isaia, capitolo 58, versetti 1-12.
[37] Il digiuno di Gesù
Vangelo secondo Marco, capitolo 1, versetti 9-13.
Vangelo secondo Matteo, capitolo 4, versetti 1-11.
Vangelo secondo Luca, capitolo 4, versetti 1-13.
Il digiuno di Mosè
Libro dell’esodo, capitolo 34, versetto 27-35.
Il digiuno di Elia
Primo libro dei re, capitolo 19, versetti 1-10.
[38] Vangelo secondo Marco, capitolo 2, versetti 18-20.
Vangelo secondo Marco, capitolo 15, versetti 33-37.
Vangelo secondo Matteo, capitolo 27, versetti 45-50.
Vangelo secondo Luca, capitolo 23, versetti 44-46.
Vangelo secondo Marco, capitolo 16, versetti 1-8.
Vangelo secondo Matteo, capitolo 28, versetti 1-8.
Vangelo secondo Luca, capitolo 24, versetti 1-10.
Vangelo secondo Giovanni, capitolo 20, versetti 1-2.
[39] Vangelo secondo Matteo, capitolo 17, versetti 14-21.
Le citazioni sono state verificate alla data di pubblicazione di questo articolo sul sito https://giorgiocannella.com/