Energia nucleare e Green Deal europeo

L’11 dicembre 2019 la Commissione dell’Unione Europea ha presentato il Green Deal europeo.[1]

Esso consiste in una “tabella di marcia con azioni[2] per stimolare l’uso efficiente delle risorse, grazie al passaggio a un’economia circolare e pulita, arrestare i cambiamenti climatici, mettere fine alla perdita di biodiversità e ridurre l’inquinamento. Esso illustra gli investimenti necessari e gli strumenti di finanziamento disponibili e spiega come garantire una transizione giusta e inclusiva.”.[3]

Il Green Deal europeo riguarda anche il settore dell’energia perché “La produzione e l’utilizzo di energia rappresentano oltre il 75% delle emissioni di gas a effetto serra dell’UE.”.[4]

Il terzo principio fondamentale del Green Deal europeo per la transizione verso un’energia pulita si prefigge, tra l’altro, di “sviluppare un settore energetico basato in larga misura sulle fonti rinnovabili”.[5]

Il 1° gennaio 2022, il Financial Times[6] e l’agenzia di stampa Bloomberg[7] hanno dato notizia del fatto che il giorno precedente la Commissione dell’Unione Europea avrebbe inviato ai Governi dei Paesi membri una proposta mirata a far includere:

  • la generazione di energia elettrica tramite gas fossile come fonte di transizione per giungere all’obiettivo della creazione di un settore energetico europeo basato sulle fonti rinnovabili

e

  • la generazione di energia elettrica tramite fissione nucleare come fonte di energia verde, dunque, già idonea a costituire attuazione dell’obiettivo ora citato.

 

Qui di seguito dimostro che l’inclusione dell’energia nucleare nella tassonomia verde dell’U.E. danneggia gravemente l’Unione Europea.

 

BREVE PREMESSA STORICA 

Iniziamo ricordando la storia recente.

Nella seconda metà del ventesimo secolo, i Paesi europei erano pienamente coinvolti nella guerra fredda.[8]

L’arma nucleare era parte di quel contesto geo-politico.

Ciascun Paese dell’Europa occidentale dovette decidere se dotarsene o no.

A tale riguardo, prendo brevemente in considerazione le vicende di due di essi: la Gran Bretagna e la Francia.

 

La Gran Bretagna decise di acquistare le armi atomiche dagli Stati Uniti d’America.[9]

Per il pragmatismo inglese, le armi nucleari erano uno strumento geo-politico e dunque non aveva alcuna importanza il fatto che esse fossero prodotte in patria o acquistate dall’estero.

 

Non così avvenne in Francia dove il forte sentimento di orgoglio per la propria Nazione non poteva conciliarsi con l’acquisto di armi nucleari da un altro Paese.

Per proporre questo ragionamento geo-politico all’opinione pubblica francese senza andare incontro alle forti obiezioni dei costi molto più alti che questa scelta comportava rispetto all’acquisto da un altro Paese delle armi nucleari già fabbricate, si scelse di accostare la geo-politica alla politica energetica.[10]

Non si decise di costruire solo un ristretto numero di centrali necessarie a produrre il materiale per fabbricare le armi nucleari, ma tutte quelle necessarie a impostare la politica energetica francese sull’energia atomica.

La scelta di vendere all’estero sia una parte dell’energia elettrica così prodotta[11], sia la tecnologia per la costruzione delle centrali nucleari[12], era utile per ammortizzare una parte dei costi della nuova politica energetica nazionale.

 

IL PROBLEMA

Veniamo al presente.

Le centrali nucleari francesi hanno bisogno di una decisa opera di ammodernamento il cui costo ammonta a decine di miliardi di euro.[13]

Affrontare questa spesa con i soldi del bilancio nazionale francese irriterebbe i contribuenti.

La forte spesa da affrontare e le gravissime criticità del settore nucleare civile in Francia, già pubblicamente denunciate nel 2016[14], causerebbero vibranti proteste sociali.

Una facile ricerca su internet dà conto del fatto che “Dall’inizio dei negoziati sulla tassonomia dell’UE, la Francia ha spinto per reintrodurre l’energia nucleare, con grande sgomento della Germania.”.[15]

Il medesimo strumento riporta che “Lanciato nel 2018, il piano d’azione per la finanza sostenibile della Commissione ha lo scopo di incanalare i flussi di capitale verso attività economiche sostenibili. Nell’ambito di questo processo, la Commissione ha presentato nel maggio 2018 una proposta per un quadro normativo per gli investimenti sostenibili, chiamato anche regolamento sulla tassonomia.”.[16]

Ebbene, con tutta la possibile buona fede, è difficile non vedere lo stretto collegamento tra le gravissime criticità del settore nucleare civile in Francia, pubblicamente denunciate nel 2016, e l’azione di lobby della Francia per l’inserimento dell’energia nucleare nella tassonomia verde dell’Unione Europea fin dall’inizio dei relativi negoziati nel 2018.

 

Per abbassare i costi dell’ammodernamento delle centrali nucleari e l’impatto finanziario delle criticità del settore alle quali ho accennato qui sopra, sarebbe oltremodo utile che l’Unione Europea finanziasse l’energia elettrica prodotta con la fissione nucleare.

In questo modo, infatti, verrebbe allargata la platea dei contribuenti che dovrebbero affrontare la spesa: da quelli di una sola Nazione a quelli di tutti gli Stati membri dell’Unione Europea.

 

Il problema di questa soluzione è la completa perdita di credibilità dell’Unione Europea.

L’energia elettrica da fissione nucleare non è verde a causa dei problemi in caso di incidente[17] e delle scorie radioattive[18] che la generazione dell’elettricità dal sole e dal vento non presentano.

La fissione nucleare per produrre energia elettrica, inoltre, non è rinnovabile a causa del fatto che la generazione dell’uranio e del plutonio – al pari del petrolio e del gas – occupa il tempo di intere ere geologiche[19], mentre la fonte solare e la fonte eolica sono generate ogni giorno.

 

Se l’Unione Europea finanziasse il gas e la fissione nucleare come fonti di transizione, rinnovabili e/o verdi, comunicherebbe a tutti che le linee di politica da essa stessa annunciate (“sviluppare un settore energetico basato in larga misura sulle fonti rinnovabili”[20]) possono essere abbandonate in considerazione degli interessi economico e geo-politico a esse contrarie espresse da qualcuno dei suoi Stati membri (ripartire fra tutti i cittadini europei il costo dell’ammodernamento delle sue centrali nucleari e le criticità del proprio settore nucleare civile).

 

Di fronte a questo stato di cose, ogni Stato membro dell’Unione Europea prenderebbe atto del fatto che non sono questi i motivi per i quali ha scelto di entrare nell’Unione Europea.

Nulla di meglio per alimentare le tesi degli euro-scettici di abbandonare l’Unione Europea e l’euro e per dividere gli Stati europei.

 

LE SOLUZIONI 

Sono convinto che nessuno, nelle istituzioni dell’Unione Europea, desidera il verificarsi di queste conseguenze.

Per queste ragioni, propongo che l’Unione Europea:

  • rigetti la proposta di inserire il gas e/o la fissione nucleare come fonti di transizione per la produzione di energia;
  • rigetti la proposta di inserire il gas e/o la fissione nucleare come fonti verdi e/o rinnovabili per la produzione di energia;
  • finanzi la ricerca e la produzione di energia solo dall’idrogeno generato senza l’impiego di combustibili fossili, dalla fusione nucleare dell’idrogeno, dal sole, dal vento, da impianti idroelettrici, dalle biomasse, dalla geotermia, dal movimento ondoso, dall’efficientamento della rete elettrica, dal risparmio energetico.

 

Propongo altresì che gli Stati membri dell’Unione Europea:

  • dimezzino il prelievo fiscale sulla produzione di energia elettrica da fissione nucleare solo per il caso di impiego di combustibile nucleare già usato con il risultato concreto di diminuire la sua radioattività a partire dalla soglia del novanta per cento[21] della radioattività che il combustibile in parola aveva al momento del suo primo impiego per la produzione di energia.

 

 

AGGIORNAMENTI

Il 22 aprile 2022, un articolo pubblicato su internet ha dato conto delle gravi sofferenze economiche e finanziarie che il settore nucleare francese causerebbe alla maggiore azienda produttrice e distributrice di energia in Francia: Électricité de France (EDF).

L’articolo in parola ha anche adombrato la possibilità di una completa nazionalizzazione della compagnia in parola, già di proprietà dello Stato francese per l’80%.[22]

 

Il 20 maggio 2022, un altro articolo ha dato conto delle consistenti pressioni che le compagnie russe attive nel settore dell’energia – Gazprom, Lukoil e Rosatom – avrebbero esercitato su vari esponenti dell’Unione Europea per fare in modo che il gas e il nucleare venissero inclusi nella tassonomia verde di quest’ultima.

Lo stesso articolo ha messo in luce la correlazione d’intenti che esiste tra le compagnie russe ora citate e il settore dell’energia in Francia e ha anche messo in guardia sulle conseguenze geopolitiche che l’azione di lobbying delle aziende russe in parola avrà sull’Unione Europea, sui suoi Paesi membri e sul conflitto in Ucraina in corso.[23]

 

Il 14 giugno 2022, in una riunione congiunta della Commissione per i problemi economici e monetari e della Commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare, i deputati del Parlamento Europeo – con 76 voti favorevoli, 62 contrari e 4 astenuti – hanno approvato un’obiezione alla proposta della Commissione Europea di includere l’energia nucleare e il gas nell’elenco delle attività economiche sostenibili dal punto di vista ambientale incluse nella cosiddetta tassonomia verde dell’Unione Europea.

I parlamentari europei riconoscono il ruolo del nucleare e del gas fossile nel garantire un approvvigionamento energetico stabile durante la transizione verso un’economia sostenibile. Tuttavia, ritengono che gli standard di controllo tecnico proposti dalla Commissione Europea, nel suo regolamento delegato, a sostegno della loro inclusione non rispettino i criteri per le attività economiche ecosostenibili di cui all’articolo 3 del Regolamento europeo sulla tassonomia.

Inoltre, la risoluzione approvata dai parlamentari europei chiede che eventuali atti delegati nuovi o modificati siano soggetti alla consultazione pubblica e a delle valutazioni d’impatto, in quanto potrebbero avere impatti economici, ambientali e sociali significativi.[24]

 

Il 6 luglio 2022 il Parlamento dell’Unione Europea, riunito in seduta plenaria, ha respinto la risoluzione che chiedeva di eliminare gas e nucleare dalla tassonomia delle attività economiche sostenibili.[25]

 

Nel mese di febbraio 2023 è stata data la notizia che la Francia starebbe facendo pressione sulla Commissione dell’Unione Europea perché quest’ultima inserisca la fissione nucleare nella proposta di direttiva sulle energie rinnovabili denominata “Renewable Energy Directive – RED III”.

La fissione nucleare verrebbe inserita nella direttiva in parola come procedimento idoneo ad alimentare l’elettrolisi dalla quale ricavare idrogeno a basse emissioni di CO2.

A tale riguardo è agevole argomentare che i benefici (la bassa emissione di CO2 nella produzione di idrogeno) sono abbondantemente surclassati dai costi e dai danni per gli individui e per l’ambiente.

Senza pretesa di esaustività, ricordo:

  • l’uso di una fonte non rinnovabile come combustibile in piena violazione dei quattro requisiti stabiliti dall’art. 3 del Regolamento UE 2020/852 sulle attività sostenibili per l’ambiente,
  • il permanere della dipendenza energetica dell’Unione Europea dalle forniture di combustibile nucleare proveniente da paesi non U.E.,
  • il problema delle scorie radioattive che la proposta di inserire la fissione nucleare nella direttiva RED III sulle energie rinnovabili non prende in esame,
  • i costi esorbitanti e mai sotto controllo e i tempi di costruzione delle centrali a fissione nucleare totalmente incompatibili con l’azione climatica della quale il pianeta Terra ha bisogno.[26]

 

Di sommo interesse risulta la metodologia usata dalla Commissione dell’Unione Europea per aprire la strada alla proposta di inclusione della fissione nucleare nella direttiva europea RED III sulle energie rinnovabili.

Il 20 maggio 2022 la Commissione dell’Unione Europea aveva pubblicato la bozza di Regolamento delegato “che integra la direttiva (UE) 2018/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio stabilendo una metodologia dell’Unione che stabilisce norme dettagliate per la produzione di carburanti per autotrazione liquidi e gassosi rinnovabili di origine non biologica”.[27]

Il 10 febbraio 2023 la Commissione ha ripubblicato la medesima bozza con una aggiunta all’articolo 4, comma 2, lettera b, con la quale si includono anche i processi a bassissima emissione di CO2.[28]

Un assist perfetto per poter successivamente includere la fissione nucleare nella proposta di direttiva sulle energie rinnovabili!

Nelle note il lettore trova il testo dell’articolo 4 originale e quello successivamente modificato, nonché le due versioni integrali della bozza di Regolamento delegato entrambe in formato pdf.

 

 

Il 4 aprile 2023 Mariya Gabriel Commissario europeo per l’innovazione la ricerca la cultura l’educazione e la gioventù e i rappresentanti dell’industria nucleare europea hanno firmato a Bruxelles la Dichiarazione UE 2030 per i reattori piccoli e modulari (SMR – Small Modular Reactors).[29]

L’“Allegato Memorandum esplicativo sulla Dichiarazione” afferma che essi sono i reattori con una potenza massima di 300 Megawatt elettrici (MWe).

Per quanto concerne le altre loro caratteristiche, l’Allegato ora citato afferma:

  • “si prevede che… saranno più economici e più facili da costruire e far funzionare”
  • “Si prevede che gli SMR offrano un design modulare più semplice, più standardizzato e più sicuro”.

Queste affermazioni fanno pensare a un tipo di reattore nucleare ancora in fase progettuale.

Ciò non ostante, la Dichiarazione UE 2030 in esame contiene l’impegno dei firmatari a procedere con lo svolgimento di attività di formazione di lavoratori qualificati e divulgazione di conoscenze tramite dei seminari che verranno organizzati dalle parti interessate.[30]

Vengono stanziati 27 milioni di euro:

  • 15 milioni di euro “per sostenere la dimostrazione della sicurezza dei reattori piccoli e modulari (SMR) europei ad acqua leggera”
  • e 12 milioni di euro “di cofinanziamento a ricercatori e industria per lavorare insieme sulla sicurezza dei reattori modulari avanzati (AMR) con gli Stati membri interessati”.[31]

Inoltre, la Dichiarazione in parola afferma che i reattori piccoli e modulari (SMR) sono finalizzati a integrare “la maggiore penetrazione delle [energie] rinnovabili”[32] e a contribuire alla “decarbonizzazione di settori [nei quali le emissioni inquinanti sono] difficili da abbattere”.[33]

Sebbene quanto scritto fin ora nella Dichiarazione dia l’impressione voler stanziare dei finanziamenti europei per una tecnologia nucleare di futura costruzione, al termine dell’“Allegato Memorandum esplicativo sulla Dichiarazione” si legge che un rapporto della Presidenza francese del Consiglio dell’Unione Europea afferma che:

  • “la metà della forza lavoro UE attiva nel ciclo vitale dell’energia nucleare …raggiungerà presto l’età pensionabile”
  • e che “è urgente trasferire il know-how e le competenze alla prossima generazione di scienziati, ingegneri e tecnici”.[34]

A questi fini, vengono stanziati 16 milioni di euro:

  • Euratom ENEN2Plus – European Nuclear Competence Area from 2022 to 2025 (7 milioni di EURO)
  • ed Euratom OFFERR project – European Facility in Nuclear Research (9 milioni di EURO).[35]

 

La contraddizione di accostare un finanziamento per una tecnologia nucleare di futura costruzione (Small Modular Reactors – reattori piccoli e modulari) al finanziamento della formazione di nuovo personale addetto all’attuale ciclo della produzione di energia da fissione nucleare e l’infelice tempismo di firmare la Dichiarazione UE 2030 per i reattori piccoli e modulari mentre sono molto forti le critiche per la inclusione dell’energia prodotta dalla fissione nucleare nella tassonomia verde dell’Unione Europea sono due elementi che portano al fondato sospetto che, tra gli obiettivi della Dichiarazione UE 2030 per i reattori piccoli e modulari, vi sia quello di far pagare a tutti i contribuenti europei le spese per il ricambio generazionale del personale addetto alle centrali a fissione nucleare che sono presenti solo in alcuni Paesi membri.

Nella nota 29 il lettore trova il testo originale della Dichiarazione UE 2030 per i reattori piccoli e modulari in formato pdf.

 

 

I motivi di possibile impugnazione dinanzi alla Corte di giustizia dell’U.E.

Emergono fin da ora diversi possibili motivi di impugnazione dinanzi alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea.

È utile ricordare che, per essere incluse nella tassonomia delle attività sostenibili per l’ambiente, le attività economiche devono soddisfare tutti i quattro requisiti stabiliti dall’art. 3 del Regolamento UE 2020/852.[36] 

Sia la fissione nucleare sia il gas, come fonti di produzione di energia, non soddisfano tutti e quattro questi criteri.

Inoltre, come abbiamo detto all’inizio di questo articolo, la Commissione dell’Unione Europea ha trasmesso la bozza da essa predisposta dell’atto delegato agli Stati membri il 31 dicembre 2021.

Questo è avvenuto senza avere prima consultato il Parlamento europeo.

Quest’ultimo è co-legislatore assieme alla Commissione e doveva essere previamente consultato per esprimere il suo parere e le sue osservazioni sulla bozza in parola.

Infine, come abbiamo detto poc’anzi, il 14 giugno 2022 due Commissioni del Parlamento europeo – quella per i problemi economici e monetari e quella per l’ambiente – avevano richiesto alla Commissione dell’Unione Europea di sottoporre l’atto delegato a una consultazione pubblica e di far eseguire una seria valutazione d’impatto degli effetti dell’atto stesso.

La Commissione ha ignorato tale richiesta.[37]

A questi motivi, già messi in luce dai commentatori, se ne possono aggiungere altri.

Innanzitutto, la violazione delle risoluzioni dell’Unione Europea in materia di politica estera e di sicurezza comune (PESCO) e di coesione economica, sociale e territoriale tra i suoi Stati membri, le Regioni e le città.

È conforme alla PESCO la decisione di finanziare con fondi europei la dipendenza energetica dell’Unione Europea da Paesi non U.E. fornitori di gas?

È conforme alla citata politica di coesione la decisione di finanziare con fondi europei – dunque di tutti gli Stati membri dell’Unione Europea – la ristrutturazione di decine di centrali nucleari di un suo importante Paese membro: la Francia?

Questa ristrutturazione a spese di tutti i Paesi membri dell’Unione Europea è conforme alla PESCO alla luce delle pressioni esercitate sulla Commissione dell’Unione europea da parte delle aziende russe del settore dell’energia – Gazprom, Lukoil e Rosatom – e delle quali la stampa e le associazioni ambientaliste hanno già dato conto?[38]

Le violazioni delle citate politiche dell’Unione Europea che le domande scritte qui sopra manifestano in modo chiaro possono forse essere ignorate in un momento storico nel quale l’Unione Europea è impegnata a far sentire in tutto il mondo la sua voce contro l’uso della forza nelle relazioni internazionali da parte della Russia nei confronti dell’Ucraina?

A prescindere da chi abbia ragione e da chi abbia torto nel conflitto in Ucraina, se domani cessassero le ostilità, le violazioni delle politiche europee qui sopra messe in luce dovrebbero essere ignorate?

Come è stato scritto in questo articolo, la risposta a queste domande incide, tra l’altro, sulla credibilità dell’Unione Europea.

 

Vi ringrazio per il vostro tempo e per la vostra attenzione.

 

 

NOTE A PIE’ DI PAGINA

[1] La cronologia degli eventi del Green Deal europeo è pubblicata su

“Un Green Deal europeo

Puntare a essere il primo continente a impatto climatico zero”, in:

https://ec.europa.eu/info/strategy/priorities-2019-2024/european-green-deal_it

 

“Il Green Deal europeo: domande e risposte”, in italiano:

https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/it/QANDA_19_6690

 

“The European Green Deal: Questions & Answers”, in inglese:

https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/en/QANDA_19_6690

 

 

[2] La tabella di marcia del Green Deal europeo è pubblicata su

“Allegato della comunicazione sul Green Deal europeo

Tabella di marcia – Azioni chiave”, in:

EUR-Lex – 52019DC0640 – IT – EUR-Lex (europa.eu)

 

La tabella di marcia è disponibile anche in inglese su

“Annex to the Communication on the European Green Deal

Roadmap – Key actions”, in:

EUR-Lex – 52019DC0640 – EN – EUR-Lex (europa.eu)

 

 

[3] Cito da “Il Green Deal europeo illustra le strategie per fare dell’Europa il primo continente al mondo a impatto climatico zero entro il 2050, dando impulso all’economia, migliorando la salute e la qualità della vita delle persone e tutelando la natura e senza che nessuno sia escluso da questo processo”

Comunicato stampa, 11 dicembre 2019, Bruxelles, in:

https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/it/ip_19_6691

 

 

[4] Cito da “L’energia e il Green Deal”, in:

https://ec.europa.eu/info/strategy/priorities-2019-2024/european-green-deal/energy-and-green-deal_it

 

La citazione è disponibile anche in inglese su

“Energy and the Green Deal”, in:

https://ec.europa.eu/info/strategy/priorities-2019-2024/european-green-deal/energy-and-green-deal_en

 

 

[5] “Il Green Deal europeo si concentra su 3 principi fondamentali per la transizione verso l’energia pulita, che contribuiranno a ridurre le emissioni di gas a effetto serra e a migliorare la qualità della vita dei nostri cittadini:

 

  1. garantire un approvvigionamento energetico dell’UE sicuro e a prezzi accessibili
  2. sviluppare un mercato dell’energia pienamente integrato, interconnesso e digitalizzato
  3. dare la priorità all’efficienza energetica, migliorare il rendimento energetico dei nostri edifici e sviluppare un settore energetico basato in larga misura sulle fonti rinnovabili.”

(il sottolineato è mio)

 

Cito da “L’energia e il Green Deal”, in:

https://ec.europa.eu/info/strategy/priorities-2019-2024/european-green-deal/energy-and-green-deal_it

 

 

“The European Green Deal focuses on 3 key principles for the clean energy transition, which will help reduce greenhouse gas emissions and enhance the quality of life of our citizens:

 

  1. ensuring a secure and affordable EU energy supply
  2. developing a fully integrated, interconnected and digitalised EU energy market
  3. prioritising energy efficiency, improving the energy performance of our buildings and developing a power sector based largely on renewable sources

(underlined is mine)

 

Cito da “Energy and the Green Deal”, in:

https://ec.europa.eu/info/strategy/priorities-2019-2024/european-green-deal/energy-and-green-deal_en

 

 

[6] “Brussels proposes green label for nuclear and natural gas

European Commission paves way for investments despite concerns over toxic waste and methane emissions”, in:

https://www.ft.com/content/7872a05f-9e38-4740-9b1b-4efc69ca316c

 

 

[7] “Europe Seeks Green Label for Certain Gas and Nuclear Projects

European Commission is designing sustainable investment rules

 Draft EU taxonomy proposal sparks criticism from the Greens”, in:

https://www.bloomberg.com/news/articles/2022-01-01/europe-seeks-green-label-for-certain-gas-and-nuclear-projects?srnd=premium-europe

 

 

[8] “È anche, però, il periodo della guerra fredda, destinata a dividere il continente per oltre 40 anni.” Cito da “Storia dell’Unione europea 1945-1959”, in:

https://european-union.europa.eu/principles-countries-history/history-eu/1945-59_it

 

 

“This period, however, also sees the emergence of a Cold War that divides the continent for more than 40 years.”

Cito da “History of the European Union 1945-59”, in:

https://european-union.europa.eu/principles-countries-history/history-eu/1945-59_en

 

 

[9]The US also supplied the Royal Air Force and British Army of the Rhine with nuclear weapons under Project E in the form of aerial bombs, missiles, depth charges and artillery shells until 1992. Nuclear-capable American aircraft have been based in the UK since 1949, but the last US nuclear weapons were withdrawn in 2006.

 

In 1982, the Polaris Sales Agreement was amended to allow the UK to purchase Trident II missiles. Since 1998, when the UK decommissioned its tactical WE.177 bombs, the Trident has been the only operational nuclear weapons system in British service. The delivery system consists of four Vanguard-class submarines based at HMNB Clyde in Scotland. Each submarine is armed with up to sixteen Trident II missiles, each carrying warheads in up to eight multiple independently targetable re-entry vehicles (MIRVs). With at least one submarine always on patrol, the Vanguards perform a strategic deterrence role and also have a sub-strategic capability.”

(il sottolineato è mio)

 

Cito da “Nuclear weapons of the United Kingdom”, in:

https://en.wikipedia.org/wiki/Nuclear_weapons_of_the_United_Kingdom

 

 

[10] DATE ed EVENTI del programma nucleare MILITARE francese

 

“However, in the 1950s a civilian nuclear research program was started, a byproduct of which would be plutonium. In 1956 a secret Committee for the Military Applications of Atomic Energy was formed and a development program for delivery vehicles was started. The intervention of the United States in the Suez Crisis that year is credited with convincing France that it needed to accelerate its own nuclear weapons program to remain a global power.[16] As part their military alliance during the Suez Crisis in 1956 the French agreed to secretly build the Dimona nuclear reactor in Israel and soon after agreed to construct a reprocessing plant for the extraction of plutonium at the site. In 1957, soon after Suez and the resulting diplomatic tension with both the Soviet Union and the United States, French president René Coty decided on the creation of the C.S.E.M. in the then French Sahara, a new nuclear testing facility replacing the CIEES.[17]

 

In 1957 Euratom was created, and under cover of the peaceful use of nuclear power the French signed deals with Germany and Italy to work together on nuclear weapons development.[18] The Chancellor of Germany Konrad Adenauer told his cabinet that he “wanted to achieve, through EURATOM, as quickly as possible, the chance of producing our own nuclear weapons”.[19] The idea was short-lived. In 1958 de Gaulle became President and Germany and Italy were excluded.[citation needed]

 

With the return of Charles de Gaulle to the presidency of France in the midst of the May 1958 crisis, the final decisions to build an atomic bomb were taken, and a successful test took place in 1960 with Israeli scientists as observers at the tests and unlimited access to the scientific data.[20] Following tests de Gaulle moved quickly to distance the French program from involvement with that of Israel.[21] Since then France has developed and maintained its own nuclear deterrent, one intended to defend France even if the United States refused to risk its own cities by assisting Western Europe in a nuclear war.[22]

 

The United States began providing technical assistance to the French program in the early 1970s through the 1980s. The aid was secret, unlike the relationship with the British nuclear program. The Nixon administration, unlike previous presidencies, did not oppose its allies’ possession of atomic weapons and believed that the Soviets would find having multiple nuclear-armed Western opponents more difficult. Because the Atomic Energy Act of 1946 prohibited sharing information on nuclear weapon design, a method known as “negative guidance” or “Twenty Questions” was used; French scientists described to their U.S. counterparts their research, and were told whether they were correct. Areas in which the French received help included MIRV, radiation hardening, missile design, intelligence on Soviet anti-missile defences, and advanced computer technology. Because the French program attracted “the best brains” of the nation, the U.S. benefited from French research as well. The relationship also improved the two nations’ military ties; despite its departure from NATO’s command structure in 1966, France developed two separate nuclear targeting plans, one “national” for the Force de Frappe’s role as a solely French deterrent, and one coordinated with NATO.[22]”

(il sottolineato è mio)

 

Cito da “France and weapons of mass destruction”, in:

https://en.wikipedia.org/wiki/France_and_weapons_of_mass_destruction   

 

 

 

DATE ed EVENTI del programma nucleare CIVILE francese

 

France’s decision to launch a large nuclear program dates back to 1973 and the events in the Middle East that they refer to as the “oil shock.” The quadrupling of the price of oil by OPEC nations was indeed a shock for France because at that time most of its electricity came from oil burning plants. France had and still has very few natural energy resources. It has no oil, no gas and her coal resources are very poor and virtually exhausted.

Ironically, the French nuclear program is based on American technology. After experimenting with their own gas-cooled reactors in the 1960s, the French gave up and purchased American Pressurized Water Reactors designed by Westinghouse. Sticking to just one design meant the 56 plants were much cheaper to build than in the US. Moreover, management of safety issues was much easier: the lessons from any incident at one plant could be quickly learned by managers of the other 55 plants. The “return of experience” says Mandil is much greater in a standardized system than in a free for all, with many different designs managed by many different utilities as we have in America.” (il sottolineato è mio)

 

Cito da Jon Palfreman, “Why the French Like Nuclear Energy”, in:

https://www.pbs.org/wgbh/pages/frontline/shows/reaction/readings/french.html

 

 

[11] “Over the last decade France has exported up to 70 TWh net each year. In 2018 exports were principally to Italy, Spain, the UK, Germany, Switzerland and Luxembourg.”

 

Cito da World Nuclear Association, “Nuclear Power in France”, articolo aggiornato a gennaio 2021, in:

https://www.world-nuclear.org/information-library/country-profiles/countries-a-f/france.aspx

 

 

[12] “Reactors and especially fuel products and services have been a significant export.”

 

Cito da World Nuclear Association, “Nuclear Power in France”, articolo aggiornato a gennaio 2021, in:

https://www.world-nuclear.org/information-library/country-profiles/countries-a-f/france.aspx

 

 

[13]In February 2014 EDF gave parliament a breakdown of its €55 billion grand carénage reactor life extension program, mostly to be completed by 2025. This includes spending €15 billion replacing heavy components within its fleet of 58 nuclear units, €10 billion on post-Fukushima modifications and €10 billion to boost safety against external events. It pointed out that there are only two parts of a nuclear reactor that cannot be replaced, the reactor pressure vessel and the reactor containment building. The rest of the components have a normal lifespan of 25-35 years and require renovation or replacement. ASN said it would evaluate life extensions on the basis of Generation III criteria regardless of when particular reactors were built. In 2017 EdF’s grand carénage cost estimate to 2025 was reduced to €48 billion, including both maintenance and upgrading, but in October 2020 it was increased to €49.4 billion.

 

In March 2015 the ASN said that there were no generic elements to prevent the twenty 1300 MWe units operating safely to 40 years. It considers the actions planned or already taken by EDF to assess the condition of the reactors and control ageing issues up to their fourth inspection are adequate. However, it said these assessments do not take into account any evaluations of the fitness of the units’ reactor pressure vessels for operation beyond 30 years, nor the results of tests carried out during the reactors’ third ten-yearly inspections, from April 2015 to 2024.

 

In February 2016 the Court of Audit estimated that EdF’s Grand carenage reactor life extension program to 2030, and including €25 billion operating costs, would come to about €100 billion. It said: “Despite uncertainties identified to date, estimated at approximately €13.3 billion, the effects of this program on the production cost of nuclear electricity are limited.” It also noted that the effect of France’s 2015 energy transition law requiring a reduction of nuclear output would likely be much greater, though “no economic evaluation of the potential consequences have been conducted before the publication of the law,” and this was needed.”

(il sottolineato è mio)

 

Cito da World Nuclear Association, “Nuclear Power in France”, articolo aggiornato a gennaio 2021, in:

https://www.world-nuclear.org/information-library/country-profiles/countries-a-f/france.aspx

 

 

[14] “3. The market missing from the French model

 

The sequence of events and public statements following the resignation of EDF’s Chief Financial Officer demonstrated the French government’s strong commitment to the Hinkley Point project.  To facilitate the project’s financing, French taxpayers are required to support EDF twice: the government will inject equity capital into EDF, and not take dividends for a few years.

 

This decision is aligned with the industrial policy followed by the successive French governments for nearly 400 years, which involves creating “national champions”.[12]  A fascinating example is the company “Manufacture royale de glaces de miroirs”, a precursor of Saint Gobain created by Colbert in 1655, under conditions which would now shock competition authorities: creation of a Royal monopoly accompanied by subsidies, allocation of this monopoly to a financier, the Orléans tax collector, and protection of the monopoly against competition and innovation for several decades.[13]

 

The “national champions” which have featured prominently in the politicians’ speeches since the liberation in 1945 are the more recent examples of this industrial policy.  This consistency is remarkable and deserves to be recognised.  Contrary to popular belief, French governments are very consistent.  Revolutions, wars and regime changes have not altered their determination in this matter.  Unfortunately this economic policy is counter-productive.  Since the start of the 18th century, economists have disputed its “intellectual” foundations, and history has since demonstrated its futility.[14]

 

The Areva fiasco is perhaps the most shocking failure of a “national champion”.  The merger of prosperous companies in the early 2000s to create Areva produced a nuclear giant, which political leaders were proud of for a decade.  Now they are trying to protect Areva from bankruptcy, costing the taxpayer around €10 billion.

 

What caused this fiasco?  The immediate cause was the contract to supply an EPR in Finland, which is comparable to Hinkley Point in England: the company agreed to provide megawatthours at a fixed price.  However the Hinkley Point contract is considerably more generous.

 

There is another, deeper cause: the government exercised political and not economic oversight over the company, which lead to a lack of effective control by the shareholders.

 

The French government controlled (and still controls) Areva as a political project, to portray a certain image of France, while it was an industrial company competing with foreign firms in a globalized industry.  For example, the government allowed Areva to take full responsibility for the design, development, and delivery of the EPR in Finland, when nothing in its previous experience suggested it was even remotely qualified for this challenging task.

 

This confusion between the economic and political aspects is very worrying for the taxpayer.  Our objective here is not to question the legitimacy of political decisions.  Since the first cities emerged in the Fertile Crescent, and perhaps before, humans were organised politically.  Our objective is to clearly distinguish political decisions, for example the fight against climate change, from the economic tools and methods used to reach these objectives.  In the case of Areva the tools to be used are a sound capital allocation rules, and a rigorous investment approval process.  These extremely ordinary management techniques are taught in every business school and used by thousands of industrial companies.  Non applying them Areva is costing the French taxpayer around €10 billion, and the French economy thousands of qualified jobs.  Despite the efforts of the “French Nuclear Platform“, whose mission is to develop consistent positions against major issues in the French nuclear sector, and to prepare appropriate decisions, this fiasco is a serious blow to the entire sector.[15]

 

The French government has favoured politics over economics when running its nuclear industryBy doing so, as with the British government, it has compromised the viability of the sector.”

(il sottolineato è mio)

 

Cito da FSR – Florence School of Regulation, “Financing French nuclear power in France and overseas”, 29 luglio 2016, in:

https://fsr.eui.eu/nuclear-power-france-overseas/

 

 

[15] “Since the beginning of the negotiations on the EU’s taxonomy, France has been pushing to reintroduce nuclear power, much to Germany’s dismay.”

 

Cito da Cécile Barbière, “Paris, Berlin divided over nuclear’s recognition as green energy”, traduzione di Daniel Eck, in:

https://www.euractiv.com/section/energy-environment/news/france-and-germany-divided-over-nuclears-inclusion-in-eus-green-investment-label/

 

 

[16] “Launched in 2018, the Commission’s sustainable finance action plan is meant to channel capital flows towards sustainable economic activities. As part of this process, the Commission issued in May 2018 a proposal for a regulatory framework for sustainable investment, also called the Taxonomy Regulation.”

(il sottolineato è mio)

 

Cito da “Green investments: EU progresses towards an EU-wide taxonomy”, 05 luglio 2019, in:

https://www.ferma.eu/green-investments-eu-progresses-towards-an-eu-wide-taxonomy/

 

 

[17] “17 October 1969   Saint-Laurent, France 50 kg of uranium in one of the reactors at the Saint-Laurent Nuclear Power Plant began to melt, an event classified at ‘level 4’ on the International Nuclear Event Scale (INES).[82] As of March 2011, this remains the most serious civil nuclear power accident in France.

12 September 2011    Marcoule, France       One person was killed and four injured, one seriously, in a blast at the Marcoule Nuclear Site. The explosion took place in a furnace used to melt metallic waste and did not represent a nuclear accident.” (il sottolineato è mio)

 

Cito da “Nuclear power in France”, in:

https://en.wikipedia.org/wiki/Nuclear_power_in_France

 

 

“Worldwide, many nuclear accidents and serious incidents have occurred before and since the Chernobyl disaster in 1986. Two thirds of these mishaps occurred in the US.[1] The French Atomic Energy Commission (CEA) has concluded that technical innovation cannot eliminate the risk of human errors in nuclear plant operation.

At least 57 accidents and severe incidents have occurred since the Chernobyl disaster, and over 56 severe incidents have occurred in the USA. Relatively few accidents have involved fatalities.[6]

 

Note that not all ratings are final as Cancer and Uncounted/Hidden results may have/will occur.”

(underlined is mine)

 

Cito da “List of nuclear power accidents by country”, in:

https://en.wikipedia.org/wiki/List_of_nuclear_power_accidents_by_country

 

 

Si veda anche “Lists of nuclear disasters and radioactive incidents”, in:

https://en.wikipedia.org/wiki/Lists_of_nuclear_disasters_and_radioactive_incidents

 

 

[18] Nuclear waste is an enormously difficult political problem which to date no country has solved. It is, in a sense, the Achilles heel of the nuclear industry. Could this issue strike down France’s uniquely successful nuclear program? France’s politicians and technocrats are in no doubt. If France is unable to solve this issue, says Mandil, then “I do not see how we can continue our nuclear program.””

(il sottolineato è mio)

 

Cito da Jon Palfreman, “Why the French Like Nuclear Energy”, in:

https://www.pbs.org/wgbh/pages/frontline/shows/reaction/readings/french.html

 

 

[19] “So, we know that the Earth’s uranium was produced through one or more of these processes, and that this material was inherited by the solar system of which the Earth is a part.

We can estimate how long ago this synthesis of uranium occurred, given:

The present day abundances of U-235 and U-238 in the various ‘shells’ forming our planet.

A knowledge of the half-lives of these isotopes.

The age of the Earth (ca. 4.55 billion years) – known from various radiometric ‘clocks’, including those of the uranium-to-lead decay chains.

We can calculate the abundances of U-235 and U-238 at the time the Earth was formed. Knowing further that the production ratio of U-235 to U-238 in a supernova is about 1.65, we can calculate that if all of the uranium now in the solar system were made in a single supernova, this event must have occurred some 6.5 billion years ago.

This ‘single stage’ is, however, an oversimplification. In fact, multiple supernovae from over 6 billion to about 200 million years ago were involved.

It is likely that the process or processes which transferred uranium from the mantle to the continental crust are complex and multi-step. However, for at least the past 2 billion years they have involved:

  • Formation of oceanic crust and lithosphere through melting of the mantle at mid-ocean ridges.
  • Migration of this oceanic lithosphere laterally to a site of plate consumption (this is marked at the surface by a deep-sea trench).
  • Production of fluids and magmas from the downgoing (subducted) lithospheric plate and overriding mantle ‘wedge’ in these subduction zones.
  • Transfer of these fluids/melts to the surface in zones of ‘island arcs’ (such as the Pacific’s Ring of Fire).
  • Production of continental crust from these island arc protoliths, through remelting, granite formation and intra-crustal recycling.

Since 2.5 billion years ago, ore deposits of uranium have been formed primarily where reduction of uranium-bearing fluids was achieved, for example by bacteria or through contact with graphitic shales.”

(underlined is mine)

 

Cito da World Nuclear Association, “The Cosmic Origins of Uranium”, articolo aggiornato ad aprile 2021, in:

https://world-nuclear.org/information-library/nuclear-fuel-cycle/uranium-resources/the-cosmic-origins-of-uranium.aspx

 

 

[20] Si veda il terzo principio fondamentale del Green Deal europeo citato nella nota 5.

 

 

[21] “More than 90% of its potential energy still remains in the fuel, even after five years of operation in a reactor.”

 

Cito da United States of America, Department of Energy, Office of Nuclear Energy, “5 Fast Facts about Spent Nuclear Fuel”, 30 marzo 2020, in:

https://www.energy.gov/ne/articles/5-fast-facts-about-spent-nuclear-fuel

 

 

[22]Il parco di reattori nucleari francesi ha comunque un grosso limite: l’età media superiore a 34 anni.

Non deve quindi stupire come nel tempo la produzione di elettricità da questi impianti stia diminuendo sensibilmente. Se nel 2005 era pari a 429 TWh all’anno, nel 2021 non ha superato i 360 TWh e le previsioni di EDF per il 2022 attualmente oscillano attorno ai 310 TWh (-28% rispetto al massimo).

Sono infatti sempre di più i problemi tecnici che richiedono di mettere in manutenzione straordinaria gli impianti nucleari esistenti, a volte per mesi. A inizio aprile 27 reattori su 56 erano fermi.

 

 

La situazione di crisi ha anche numerose altre importanti conseguenze. Da una parte il regolatore del mercato elettrico francese ha chiesto a tutti i cittadini e le imprese di diminuire i consumi di energia. «Dobbiamo risparmiare gas ed elettricità fin da subito, altrimenti il prossimo inverno la situazione potrebbe essere davvero grave», ha detto Jean-François Carenco, presidente della Commission de régulation de l’énergie, organismo regolatore transalpino.

 

Dall’altra il gigante energetico Edf, appesantito dai debiti, si prepara a una colossale ristrutturazione che dovrebbe prevedere la cessione di tutte le attività nel campo delle rinnovabili per potersi concentrare solo sul nucleare e finanziare sei nuovi reattori EPR.

Ma poiché le sofferenze economiche e finanziarie vengono proprio dal nucleare, questa mossa sarà probabilmente realizzata solo dopo la completa nazionalizzazione di EDF. Al momento proprietà dello Stato per l’80% delle quote. Al momento gli interessati smentiscono, ma le Borse sono già in fibrillazione.”

(il sottolineato è mio)

 

Cito da Gianluca Ruggieri, Rinnovabili, perché la Francia è l’unico Paese ad aver mancato gli obiettivi europei   Reattori fermi, riaperture di centrali a carbone, obiettivi mancati sulle rinnovabili. La zoppicante strategia energetica della Francia, 22 aprile 2022, in:

https://valori.it/rinnovabili-francia-nucleare-carbone/

 

 

[23] “Un rapporto di Greenpeace svela in che modo i colossi russi dell’energia Gazprom, Lukoil e Rosatom siano riusciti ad esercitare enormi pressioni su Bruxelles a tale scopo.

 

L’intensa attività di lobbying ha, d’altra parte, obiettivi finanziari ma anche politici. L’introduzione di gas e nucleare nella tassonomia fa comodo, infatti, soprattutto alla Russia. E concede a Vladimir Putin un potere negoziale molto più elevato nei confronti dell’Ue. Oltre a fornire introiti che potranno essere utilizzati per proseguire la guerra in Ucraina.

 

«La tassonomia con gas e nucleare rafforzerebbe il potere di Putin»

 

«Quest’ultima pone in evidenza le conseguenze drammatiche che provocherebbe l’inclusione di gas e nucleare nella tassonomia – ha commentato Pauline Boyer, responsabile della campagna transizione energetica presso Greenpeace Francia -. Oltre a rappresentare una catastrofe per il clima e l’ecologia, e a togliere fondi necessari per accelerare la transizione, l’atto delegato della Commissione rafforzerebbe di fatto il potere geopolitico di Putin e la dipendenza europea dall’energia russa nei decenni a venire».

 

Il rapporto rivela in particolare che i rappresentanti delle tre aziende russe hanno incontrato commissari e funzionari europei sia direttamente, sia attraverso controllate estere o gruppi di pressione. E lo hanno fatto in almeno 18 occasioni, da quando la Commissione di Bruxelles ha pubblicato il suo piano d’azione sulla finanza sostenibile (nel marzo del 2018). Un incontro ogni due mesi in media.

 

I 18 incontri dei lobbisti russi con commissari e funzionari europei

 

«La Russia potrebbe guadagnare – spiega Greenpeace – 4 miliardi di euro in più all’anno con nuovi progetti legati al gas e finanziati grazie alla tassonomia europea. Di qui al 2030, il totale arriverà a 32 miliardi di euro». Inoltre, «l’inclusione dell’energia nucleare nella lista permetterà a Rosatom, società pubblica russa che presenta stretti legami commerciali con l’industria atomica europea, in particolare francese, di beneficiare di una quota importante di investimenti. Valutati in 500 miliardi di euro»

Basti pensare, d’altra parte, che la Russia fornisce attualmente il 45% del gas e il 20% dell’uranio utilizzati in Europa. E garantisce la manutenzione tecnica di 18 centrali nucleari di fabbricazione russa, oltre ad importare grandi quantità di rifiuti radioattivi sul proprio territorio.

Sarà un caso se, ad oggi, le importazioni di gas fossile, di turbine a gas, di uranio e di servizi legati al nucleare siano stati esclusi dalle sanzioni economiche che Bruxelles ha imposto alla Russia?”

(il sottolineato è mio)

 

Cito da Andrea Barolini, Che gas e nucleare per l’Ue siano sostenibili l’ha deciso la Russia?   Un rapporto di Greenpeace svela l’intensa attività di lobbying di Gazprom, Lukoil e Rosatom per far includere gas e nucleare nella tassonomia, 20 maggio 2022, in:

https://valori.it/gas-nucleare-lobby-russia-putin-tassonomia/

 

COLLEGAMENTI presenti nel testo ora citato

 

Il rapporto di Green Peace

 

Greenpeace European Unit, ‘Russian doll’ gas and nuclear lobbying threatens EU energy independence – new research, 17 maggio 2022, in:

https://www.greenpeace.org/eu-unit/issues/climate-energy/46227/russian-doll-gas-nuclear-lobbying-taxonomy-eu/

 

 

L’articolo con il commento di Pauline Boyer, responsabile della campagna transizione energetica presso Greenpeace Francia

 

RAPPORT : l’inclusion du gaz fossile et du nucléaire dans la taxonomie européenne va renforcer notre dépendance à la Russie, 17 maggio 2022, in:

https://www.greenpeace.fr/espace-presse/rapport-linclusion-du-gaz-fossile-et-du-nucleaire-dans-la-taxonomie-europeenne-va-renforcer-notre-dependance-a-la-russie/

 

 

[24] Si veda News European Parliament, Taxonomy: MEPs object to Commission’s plan to include gas and nuclear activities, 14 giugno 2022, in:

https://www.europarl.europa.eu/news/en/press-room/20220613IPR32812/taxonomy-meps-object-to-commission-s-plan-to-include-gas-and-nuclear-activities

 

La bozza di risoluzione approvata nella riunione congiunta del 14 giugno 2022 dalla Commissione per i problemi economici e monetari e dalla Commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare

 

Parlamento Europeo, Draft motion for a Resolution 2022/2594(DEA), 14 giugno 2022, in:

https://www.europarl.europa.eu/meetdocs/2014_2019/plmrep/COMMITTEES/CJ36/RD/2022/06-14/1257367EN.pdf

 

 

[25] Si veda:

https://www.eunews.it/2022/07/06/parlamento-europeo-gas-nucleare-tassonomia/

 

 

[26] Si vedano

AGEEI Agenzia di stampa sull’energia e le infrastrutture, Ecco le nuove norme della Commissione Ue per l’idrogeno rinnovabile: per produrlo c’è anche il nucleare, 13 febbraio 2023, in:

https://ageei.eu/la-commissione-stabilisce-norme-per-lidrogeno-rinnovabile/

 

Matteo Paolini, Rinnovabili, per l’Ue l’idrogeno sarà “verde” anche con il nucleare La Commissione UE ha presentato nuovi criteri per considerare “verde” l’idrogeno, impiego di elettricità rinnovabile o con una bassissima intensità di emissioni, 15 febbraio 2023, in:

https://quifinanza.it/green/rinnovabili-per-lue-lidrogeno-sara-verde-anche-con-il-nucleare/692487/

 

Maurizio Bongioanni, Il nucleare nella nuova direttiva europea sulle rinnovabili: la proposta della Francia La Francia chiede che si riconosca il nucleare come fonte a basse emissioni di CO2, per includerlo nella direttiva sulle rinnovabili. Ecco come, 28 febbraio 2023, in:

https://valori.it/nucleare-direttiva-rinnovabili/

 

Sulla proposta di direttiva Renewable Energy Directive – RED III si veda

EEB – European Environmental Bureau, EEB Policy Brief on RED III: Taking the Paris Agreement Compatible (PAC) energy scenario to the next level, February 28th 2022, in:

https://eeb.org/library/eeb-policy-brief-on-the-renewable-energy-directive-red-iii/

 

 

[27]

Testo pdf /pdf text 

PI_COM_Ares(2022)3836651_EN_TXT

Cito da / I quote from:

https://eur-lex.europa.eu/legal-content/EN/ALL/?uri=PI_COM:Ares(2022)3836651

 

“Document Ares(2022)3836651

COMMISSION DELEGATED REGULATION (EU) …/… supplementing Directive (EU) 2018/2001 of the European Parliament and of the Council by establishing a Union methodology setting out detailed rules for the production of renewable liquid and gaseous transport fuels of non-biological origi

Date of document: 20/05/2022

Miscellaneous information

Author: European Commission, Directorate-General for Energy

Form: Draft delegated regulation

Additional information: Please be aware that this draft act does not constitute the final position of the Commission”

(bold is mine)

 

Article 4

Rules for counting electricity taken from the grid as fully renewable

 

1.Fuel producers may count electricity taken from the grid as fully renewable if the installation producing the renewable liquid and gaseous transport fuel of non-biological origin is located in a bidding zone where the average proportion of renewable electricity exceeded 90% in the previous calendar year and the production of renewable liquid and gaseous transport fuel of non-biological origin does not exceed a maximum number of hours set in relation to the proportion of renewable electricity in the bidding zone. This maximum number of hours shall be derived by multiplying the total number of hours in each calendar year by the share of renewable electricity reported for the bidding zone where the renewable hydrogen is produced.

 

2.Fuel producers may also count electricity taken from the grid as fully renewable if they have concluded one or more renewables power purchase agreements with economic operators producing renewable electricity in one or more installations generating renewable electricity for an amount that is at least equivalent to the amount of electricity that is claimed as fully renewable and the electricity claimed is effectively produced in this or these installations, provided that the following criteria are met:

 

(a)the installation generating renewable electricity came into operation not earlier than 36 months before the installation producing the renewable liquid and gaseous transport fuel of non-biological origin.

Where an installation generating renewable electricity complied with the requirements set out in the first subparagraph under a renewables power purchase agreement with a fuel producer that has ended, it shall be considered to have come into operation at the same time as the installation producing the renewable liquid and gaseous transport fuel of non-biological origin under a new renewables power purchase agreement.

Where additional production capacity is added to an existing installation producing renewable liquid and gaseous transport fuel of non-biological origin, the added capacity shall be considered to have come into operation at the same time as the initial installation, provided that the capacity is added at the same site and the addition takes place no later than 36 months after the initial installation came into operation;

 

(b)the installation generating renewable electricity has not received support in the form of operating aid or investment aid, excluding support received by installations before the repowering referred to in Article 2(6) and support that does not constitute net support, such as support that is fully repaid;

 

(c)the renewable liquid and gaseous transport fuel of non-biological origin is produced:

 

(i) during the same one-hour period as the renewable electricity produced under the renewables power purchase agreement; or

 

(ii) from renewable electricity from a storage asset that is located behind the same network connection point as the electrolyser and that has been charged during the same one-hour period in which the electricity under the renewables power purchase agreement has been produced, or;

 

(iii) during a one-hour period where the clearing price of electricity resulting from single day-ahead market coupling in the bidding zone, as defined in Article 39 (2)(a) of Regulation (EU) 2015/1222, is lower or equal to 20€ per MWh or lower than 0,36 times the price of an allowance to emit one tonne of carbon dioxide equivalent during a specified period for the purpose of meeting the requirements of Directive 2003/87/EC.

 

(d)at least one of the following conditions as regards the location of the electrolyser is fulfilled:

 

(a)the installation generating renewable electricity under the renewables power purchase agreement is located, or was located at the time when it came into operation, in the same bidding zone as the electrolyser; or

 

(b)the installation generating renewable electricity is located in a neighbouring bidding zone and electricity prices in the relevant time period on the day-ahead market referred to in point (c) in the neighbouring bidding zone is equal or higher than in the bidding zone where the renewable liquid and gaseous transport fuel of non-biological origin is produced; or

 

(c)the installation generating renewable electricity under the renewables power purchase agreement is located in an offshore bidding zone adjacent to the bidding zone where the electrolyser is located.  

 

3.By derogation from Article 4(2), for the purpose of producing or using renewable liquid and gaseous transport fuel of non-biological origin in installations or parts of installations used for research, testing and demonstration, only the criteria under Article 4(2)(a),(c) and (d) need to be met.

 

4.Electricity taken from the grid that is used to produce renewable liquid and gaseous transport fuel of non-biological origin may also be counted as fully renewable if the fuel producer demonstrates that the electricity used to produce renewable liquid and gaseous transport fuel of non-biological origin is consumed during an imbalance settlement during which it can be demonstrated, based on evidence from the national transmission system operator, that power-generating facilities using renewable energy sources were downward redispatched as per Article 13 of Regulation (EU) 2019/943 and the electricity consumed for the production of renewable liquid and gaseous transport fuel of non-biological origin is reducing the need for redispatching by a corresponding amount.

 

5.Without prejudice to Articles 14 and 15 of Regulation (EU) 2019/943, Member States may introduce additional criteria concerning the location of electrolysers and the installation producing renewable electricity to the criteria set out in paragraph 2, point (d), in order to ensure compatibility of capacity additions with the national planning of the hydrogen and electricity grid. Any additional criteria shall have no negative impact on the functioning of the internal electricity market.”

(underlined is mine)

 

 

[28]

Testo pdf / pdf text

C_2023_1087_1_EN_ACT_part1_v8

Cito da / I quote from:

https://energy.ec.europa.eu/system/files/2023-02/C_2023_1087_1_EN_ACT_part1_v8.pdf

 

“Brussels, 10.2.2023

C(2023) 1087 final

COMMISSION DELEGATED REGULATION (EU) …/…

of 10.2.2023

supplementing Directive (EU) 2018/2001 of the European Parliament and of the Council by establishing a Union methodology setting out detailed rules for the production of renewable liquid and gaseous transport fuels of non-biological origin”

(bold is mine)

 

“Article 4

General rules for counting electricity taken from the grid as fully renewable

 

1. Fuel producers may count electricity taken from the grid as fully renewable if the installation producing the renewable liquid and gaseous transport fuel of nonbiological origin is located in a bidding zone where the average proportion of renewable electricity exceeded 90% in the previous calendar year and the production of renewable liquid and gaseous transport fuel of non-biological origin does not exceed a maximum number of hours set in relation to the proportion of renewable electricity in the bidding zone. EN 8 EN This maximum number of hours shall be calculated by multiplying the total number of hours in each calendar year by the share of renewable electricity reported for the bidding zone where the renewable liquid and gaseous transport fuel of non-biological origin is produced. The average share of renewable electricity shall be determined by dividing the gross final consumption of electricity from renewable sources in the bidding zone calculated by analogy to the rules set out in Article 7(2) of Directive (EU) 2018/2001 by the gross electricity production from all energy sources as defined in Annex B to Regulation (EC) 1099/2008, except from water previously pumped uphill, plus imports minus exports of electricity to the bidding zone. Once the average share of renewable electricity exceeds 90% in a calendar year, it shall be continued to be considered to be higher than 90% for the subsequent five calendar years.

 

2. Where the conditions set out under paragraph 1 are not met, fuel producers may count electricity taken from the grid as fully renewable if the installation producing the renewable liquid and gaseous transport fuel of non-biological origin is located in a bidding zone where the emission intensity of electricity is lower than 18 gCO2eq/MJ, provided that the following criteria are met:

 

(a) the fuel producers have concluded directly, or via intermediaries, one or more renewables power purchase agreements with economic operators producing renewable electricity in one or more installations generating renewable electricity for an amount that is at least equivalent to the amount of electricity that is claimed as fully renewable and the electricity claimed is effectively produced in this or these installations;

 

(b) the conditions on temporal and geographical correlation in accordance with Articles 6 and 7 are met; The emission intensity of electricity shall be determined following the approach for calculating the average carbon intensity of grid electricity in the methodology for determining the greenhouse gas emissions savings from renewable liquid and gaseous transport fuels of non-biological origin and from recycled carbon fuels set out in the delegated act adopted pursuant to Article 28(5) of Directive (EU) 2018/2001 based on latest available data. Once the emission intensity of electricity is lower than 18 gCO2eq/MJ in a calendar year, the average emission intensity of electricity shall be continued to be considered to be lower than 18 gCO2eq/MJ for the subsequent five calendar years.

 

3. Electricity taken from the grid that is used to produce renewable liquid and gaseous transport fuel of non-biological origin may also be counted as fully renewable if the electricity used to produce renewable liquid and gaseous transport fuel of nonbiological origin is consumed during an imbalance settlement period during which the fuel producer can demonstrate, based on evidence from the national transmission system operator, that:

 

(a) power-generating installations using renewable energy sources were redispatched downwards in accordance with Article 13 of Regulation (EU) 2019/943;

 

(b) the electricity consumed for the production of renewable liquid and gaseous transport fuel of non-biological origin reduced the need for redispatching by a corresponding amount.

 

4. Where the conditions in paragraphs 1, 2 and 3 are not met, fuel producers may count electricity taken from the grid as fully renewable if it complies with the conditions on EN 9 EN additionality, temporal correlation and geographic correlation in accordance with Articles 5, 6 and 7.”

(undelined is mine)

 

 

[29] Declaration on EU SMR 2030

The role of Research, Innovation, Education and Training

in the safety of Small Modular Reactors (SMRs) in the European Union

 

Testo pdf /pdf text

ec_rtd_eu-smr-declaration-2030

Cito da / I quote from:

https://research-and-innovation.ec.europa.eu/system/files/2023-04/ec_rtd_eu-smr-declaration-2030.pdf

 

Signatories:

Firmatari:

“Mariya Gabriel, Commissioner for Innovation, Research, Culture, Education and Youth

For nucleareurope European association of nuclear industry, Yves Desbazeille Director General

For SNETP Sustainable Nuclear Energy Technology Platform, Bernard Salha President

For ENS European Nuclear Society, Leon Cizelj President

For ENEN European Nuclear Education Network, Csilla Pesznyák President”

 

 

[30] Inglese

Declaration on EU SMR 2030, point 10:

 

“We acknowledge the possible socio-economic impact arising from the deployment of SMRs in terms of EU highly qualified jobs and high added-value companies created. We are committed to exploring new ways to address them through meaningful actions, including a series of stakeholder workshops as part of Euratom’s socio-economic actions and in line with the expected stakeholders’ views on the European SMR pre-Partnership activities.”

 

Italiano

Dichiarazione europea 2030 sui reattori Piccoli e Modulari, punto 10:

 

“Riconosciamo il possibile impatto socioeconomico derivante dall’impiego di SMR [Small Modular Reactors – reattori piccoli e modulari] in termini di creazione di posti di lavoro altamente qualificati nell’UE e di società ad alto valore aggiunto. Ci impegniamo a esplorare nuovi modi per affrontarli attraverso azioni significative, tra cui una serie di seminari delle parti interessate nell’ambito delle azioni socioeconomiche dell’Euratom e in linea con le opinioni attese delle parti interessate sulle attività pre-partenariato dell’EU SMR [progetto europeo dei reattori piccoli e modulari].

 

 

[31] Inglese

Declaration on EU SMR 2030, point 6:

 

“Building on past Euratom research programmes, the Commission is launching the first Innovation Action of EUR 15 million through the Euratom Work Programme 2023-2025 to support the demonstration of safety of European Light Water SMRs. In addition, this Work Programme will earmark EUR 12 million of co-funding to researchers and industry to work together on the safety of Advanced Modular Reactors (AMRs) with interested Member States. In collaboration with the Joint Research Centre (JRC), the Euratom community is opening-up EU research infrastructures and supporting access to unique nuclear research infrastructures in Europe.”

 

Italiano

Dichiarazione europea 2030 sui reattori Piccoli e Modulari, punto 6:

 

“Basandosi sui precedenti programmi di ricerca Euratom, la Commissione sta lanciando la prima Azione per l’innovazione di 15 milioni di EURO attraverso il programma di lavoro Euratom 2023-2025 per sostenere la dimostrazione della sicurezza degli SMR [Small Modular Reactors – reattori piccoli e modulari] europei ad acqua leggera.

Inoltre, questo programma di lavoro destinerà 12 milioni di EURO di cofinanziamento a ricercatori e industria per lavorare insieme sulla sicurezza dei reattori modulari avanzati (AMR) con gli Stati membri interessati.

In collaborazione con il Centro comune di ricerca (JRC), la comunità Euratom sta aprendo le infrastrutture di ricerca dell’UE e sostenendo l’accesso a infrastrutture di ricerca nucleare uniche in Europa.”

 

 

[32] Inglese

Declaration on EU SMR 2030, point 3:

 

“For those Member States that choose to include nuclear in their energy mix, we see the deployment of SMRs as complementing existing assets. It is also an opportunity to further improve nuclear safety (through SMRs’ inherent safety features) and increase the stability of the grid, complementing the higher penetration of renewables. SMRs could further guarantee baseload electricity production and meeting demand from the grid to better to make up for the intermittency of renewables. The EU SMR development would allow to face a strong international industrial competition in the sector (cf. USA, UK, Russia, Japan and Korea).”

 

Italiano

Dichiarazione europea 2030 sui reattori Piccoli e Modulari, punto 3:

 

“Per quegli Stati membri che scelgono di includere il nucleare nel loro mix energetico, vediamo il

dispiegamento di SMR [Small Modular Reactors – reattori piccoli e modulari] come integrazione delle risorse esistenti. È anche un’opportunità per migliorare ulteriormente la sicurezza nucleare (attraverso le caratteristiche di sicurezza intrinseche degli SMR) e aumentare la stabilità della rete, integrando la maggiore penetrazione delle rinnovabili. Gli SMR potrebbero garantire ulteriormente

la produzione di base di energia elettrica e soddisfare la domanda dalla rete per meglio compensare l’intermittenza delle rinnovabili. Lo sviluppo dell’UE SMR [progetto europeo SMR Small Modular Reactors – reattori piccoli e modulari] consentirebbe di affrontare una forte concorrenza industriale internazionale nel settore (cfr. USA, UK, Russia, Giappone e Corea).”

 

 

[33] Inglese

Declaration on EU SMR 2030, point 4:

 

“We recognise that nuclear, and particularly SMRs, can play an important role beyond electricity production in, for example, decarbonising hard-to-abate sectors. The Euratom community has committed research funding to these fields where different design solutions could offer wider application beyond electricity. This includes applications such as cogeneration for energy-intensive industries, district heating and desalination and in support of hydrogen production to decarbonise the industrial, residential and transport sectors. Several Member States and the private sector (cf. BE, DK, EE, FI, FR, IT, PL, NL, RO, SE) are committing significant funds to research, development and innovation on SMRs. The revamped SET-Plan (action 10) should optimise EU coordination on SMRs.”

 

Italiano

Dichiarazione europea 2030 sui reattori Piccoli e Modulari, punto 4:

 

“Riconosciamo che il nucleare, e in particolare gli SMR [Small Modular Reactors – reattori piccoli e modulari], possono svolgere un ruolo importante al di là della produzione di elettricità, ad esempio, nella decarbonizzazione di settori [nei quali le emissioni inquinanti sono] difficili da abbattere. La comunità Euratom ha impegnato finanziamenti per la ricerca in questi campi dove diverse soluzioni progettuali potrebbero presentare un’applicazione più ampia dell’elettricità. Ciò include applicazioni come la cogenerazione per le industrie ad alta intensità energetica, il teleriscaldamento e la desalinizzazione e il supporto della produzione di idrogeno per decarbonizzare i settori industriale, residenziale e dei trasporti. Diversi Stati membri e il settore privato (cfr. BE, DK, EE, FI, FR, IT, PL, NL, RO, SE) stanno impegnando fondi significativi per la ricerca, lo sviluppo e l’innovazione sugli SMR. Il rinnovato piano-SET (azione 10) dovrebbe ottimizzare il coordinamento dell’UE sugli SMR.”

 

 

[34] Inglese

ANNEX – Explanatory memorandum of the Declaration

 

“Half of the EU’s workforce involved in the lifecycle of nuclear energy (e.g. mining, design, regulation, construction, operation, decommissioning and waste management of nuclear facilities) will soon reach retirement age [nota]1. It is therefore a matter of urgency that the know-how and competences are transferred to the next generation of scientists, engineers and technicians.”

 

Footnote in the text just quoted

 

“1 Report from the French Presidency of the Council, ‘For a European dynamic in nuclear skills’, 9799/22 RECH 326 ATO 38, June 2022 – https://data.consilium.europa.eu/doc/document/ST-9799-2022-INIT/fr/pdf

 

Italiano

ALLEGATO – Memorandum esplicativo della Dichiarazione

 

“La metà della forza lavoro dell’UE coinvolta nel ciclo di vita dell’energia nucleare (ad esempio estrazione, progettazione, regolamentazione, costruzione, gestione, disattivazione e gestione dei rifiuti degli impianti nucleari) raggiungerà presto l’età pensionabile. È quindi urgente trasferire il know-how e le competenze alla prossima generazione di scienziati, ingegneri e tecnici.”

 

Nota presente nel testo ora citato

 

“1 Relazione della Presidenza francese del Consiglio, “For a European dynamic in nuclear skills”, 9799/22 RECH 326 ATO 38, giugno 2022 – https://data.consilium.europa.eu/doc/document/ST-9799-2022-INIT/fr/pdf

 

[35] Si vedano le note a pie’ di pagina numeri 2 e 3 nell’ ALLEGATO – Memorandum esplicativo della Dichiarazione.

 

 

[36] I quattro requisiti stabiliti dall’art. 3 del Regolamento UE 2020/852 sono i seguenti:

1) le attività economiche devono contribuire in modo sostanziale a uno o più degli obiettivi ambientali stabiliti all’art. 9 dello stesso Regolamento;

2) non devono arrecare danni significativi a quegli stessi obiettivi;

3) devono essere realizzate in conformità con le minime garanzie di salvaguardia ambientale stabilite all’art. 18 del Regolamento in parola;

4) devono essere conformi ai criteri tecnici di monitoraggio stabiliti dal Regolamento ora citato. 

 

[37] Si veda:

https://valori.it/tassonomia-dalla-sinistra-alla-destra-estrema-come-hanno-votato-gli-eurodeputati/

 

[38] Si veda la nota numero 23 che precede.

 

 

Le citazioni sono state verificate alla data di pubblicazione di questo articolo sul sito https://giorgiocannella.com/