Riflessioni sul digiuno e sulla penitenza

Ogni anno vengono pubblicati molti sussidi per aiutare i cristiani a vivere il periodo della quaresima.[1]

Pochi pongono mente al fatto che la prima preghiera comunitaria che viene recitata durante il periodo della quaresima contiene delle indicazioni utili per vivere bene il digiuno quaresimale.

Mi riferisco alla prima preghiera della Liturgia delle ore del primo giorno della quaresima: l’Ufficio delle letture del mercoledì delle ceneri.

In essa, dopo l’invitatorio con il suo salmo, l’inno e tre brani presi dal libro dei salmi, vi sono due letture: un brano preso dal libro del profeta Isaia e un brano preso dalla Lettera ai corinzi di san Clemente I papa.

 

Condurremo un breve esame a partire dalla prima delle due letture ora dette per verificare se il digiuno quaresimale e di altri periodi dell’anno, come viene praticato oggi e come è disciplinato nel diritto canonico, è conforme a quanto si legge nella Bibbia.

Successivamente, faremo lo stesso partendo da un passo della Bibbia che parla della penitenza.

Concluderemo proponendo le modifiche necessarie per far sì che la disciplina del digiuno e della penitenza contenuta nel diritto canonico sia conforme all’insegnamento della Scrittura.

Come è noto, infatti, il diritto canonico si fonda sulla Scrittura della quale costituisce attuazione dettando regole per disciplinare la vita dei fedeli.

 

 

 

IL DIGIUNO CHE È GRADITO A DIO

Come abbiamo detto poc’anzi, nell’Ufficio delle letture del mercoledì delle ceneri si legge un brano tratto dal libro del profeta Isaia.

Si tratta del capitolo 58, versetti 1-12, “Il digiuno che è gradito a Dio”.[2]

Il testo in esame afferma chiaramente che il digiuno gradito a Dio non è il digiuno dai cibi e dalle bevande, ma il digiuno dall’odio, dall’ingiustizia e dallo sfruttamento, per praticare le opere di carità e la giustizia.

 

Nel Nuovo testamento Gesù arricchisce l’insegnamento vetero-testamentario sul digiuno con la sua parola e il suo esempio di vita.

Non possiamo dimenticare, infatti, che l’insegnamento di Gesù non si pone in contrapposizione con la Legge e con i profeti, ma ne costituisce il pieno compimento.[3]

Ebbene, in tutto il Nuovo testamento Gesù non impone alcuna pratica di digiuno o di astinenza, ma digiuna o dice che bisogna digiunare in tre occasioni.

In primo luogo, Gesù[4] digiuna per prepararsi alla missione che Dio padre gli assegna, come Mosè[5] ed Elia[6] si sono astenuti dal cibo per prepararsi all’incontro con Dio.

Poi Gesù afferma che i suoi discepoli digiuneranno quando egli sarà loro tolto.[7]

Infine, Gesù dice che il digiuno e la preghiera servono per cacciare dei demoni di una razza particolare.[8]

Non vi può essere esitazione dunque nell’affermare che, secondo la Scrittura:

  • il digiuno gradito a Dio non è il digiuno dai cibi e dalle bevande, ma il digiuno dall’odio, dall’ingiustizia e dallo sfruttamento, per praticare le opere di carità e la giustizia;
  • nessuna pratica di digiuno o di astinenza viene imposta da Gesù;
  • secondo l’insegnamento di Gesù, il cristiano digiuna quando deve prepararsi a intraprendere la missione che Dio gli assegna, nel periodo dalle ore 15.00 del venerdì santo[9] all’aurora della domenica di Pasqua[10] e quando deve cacciare demoni di una razza particolare.

 

Al contrario, il diritto canonico e gli atti pastorali delle autorità della Chiesa prevedono una pratica generalizzata dell’astinenza dalle carni e del digiuno da compiere durante vari giorni dell’anno.

Il canone 1251 del codice di diritto canonico, infatti, recita:

  • “Si osservi l’astinenza dalle carni o da altro cibo, secondo le disposizioni della Conferenza Episcopale, in tutti e singoli i venerdì dell’anno, eccetto che coincidano con un giorno annoverato tra le solennità; l’astinenza e il digiuno, invece, il mercoledì delle Ceneri e il venerdì della Passione e Morte del Signore Nostro Gesù Cristo.”.

 

Il canone 1252 del medesimo codice, poi, prevede il limite minimo di età a partire dal quale devono essere osservati l’astinenza e il digiuno sanciti nel canone 1251:

  • “Alla legge dell’astinenza sono tenuti coloro che hanno compiuto il 14° anno di età; alla legge del digiuno, invece, tutti i maggiorenni fino al 60° anno iniziato. Tuttavia i pastori d’anime e i genitori si adoperino perché anche coloro che non sono tenuti alla legge del digiuno e dell’astinenza a motivo della minore età, siano formati al genuino senso della penitenza.”

 

Un’opportunità per rendere la pratica del digiuno conforme all’insegnamento contenuto nel passo del libro del profeta Isaia che abbiamo poc’anzi citato è contenuta nelle affermazioni secondo le quali il digiuno dai cibi e dalle bevande può essere sostituito da esercizi di preghiera e opere di carità.

Mi riferisco al canone 1253 del codice di diritto canonico secondo il quale:

  • “La Conferenza Episcopale può determinare ulteriormente l’osservanza del digiuno e dell’astinenza, come pure sostituirvi, in tutto o in parte, altre forme di penitenza, soprattutto opere di carità ed esercizi di pietà.”.

 

Penso altresì alla costituzione apostolica Paenitemini di papa Paolo VI[11] del 17 febbraio 1966 nella quale, anche se viene ribadito il digiuno dai cibi e dalle bevande, si legge che:

  • “Perciò la Chiesa, conservando – là dove più opportunamente potrà essere mantenuta – la consuetudine (osservata per tanti seco li con norme canoniche) di esercitare la penitenza anche mediante l’astinenza dalle carni e il digiuno, pensa di convalidare con sue prescrizioni anche gli altri modi di far penitenza, là dove alle Conferenze Episcopali sembrerà opportuno sostituire l’osservanza della astinenza dalla carne e del digiuno con esercizi di preghiera ed opere di carità.”.

 

Purtroppo, non ho trovato un’identica opportunità nella nota pastorale dell’episcopato italiano Il senso cristiano del digiuno e dell’astinenza pubblicata il 21 ottobre 1994 sul Notiziario della conferenza episcopale italiana.[12]

In quest’ultimo documento, infatti, si afferma più volte che il digiuno e l’astinenza possono essere accompagnati – ma non sostituiti – da esercizi di preghiera e opere di carità.

 

 

 

LA PENITENZA CHE È GRADITA A DIO

Passiamo ora a esaminare la penitenza.

Anche in questo caso, partiamo dalla Scrittura.

Nell’Antico testamento, il libro del profeta Gioele chiarisce qual’è la penitenza gradita a Dio: quella con la quale ci si lacera il cuore e non le vesti.[13]

Anche in questo caso, l’insegnamento di Gesù porta a compimento la Legge e i profeti esplicitando le tre componenti della penitenza – l’elemosina, la preghiera, il digiuno – e chiarendo quale sia il modo di compierle quando si fa penitenza[14]:

  • fare l’elemosina senza vantarsi di quello che si è fatto;
  • pregare individualmente nella propria stanza;[15]
  • digiunare senza darlo a vedere.

 

È bene ricordare che la penitenza non è la contropartita da pagare per poter essere giustificati dalla redenzione operata da Cristo.

La Scrittura, infatti, afferma chiaramente che la giustificazione in parola è gratuita.[16]

Dopo secoli di incomprensioni su questo tema, la Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione, firmata da cattolici e luterani ad Augusta, in Germania, il 31 ottobre 1999, ha riconosciuto che “noi, in quanto peccatori, dobbiamo la nostra vita nuova soltanto alla misericordia di Dio che perdona e che fa nuove tutte le cose,  misericordia  che  noi  possiamo  ricevere  soltanto  come  dono  nella fede, ma che non possiamo meritare mai e in nessun modo”.[17]

A questo punto, il lettore si potrebbe domandare perché la Bibbia parli della penitenza se al contempo afferma che la giustificazione, che è frutto della redenzione operata da Cristo, è gratuita.

In altre parole, a che cosa serve la penitenza?

La Scrittura ci instrada verso la risposta a questa domanda dicendo che il credente:

  • deve trasformarsi rinnovando la sua mente “per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto”[18] e per “rivestire l’uomo nuovo”[19];
  • deve inoltre gettare via le opere delle tenebre per rivestire le armi della luce[20], l’“armatura di Dio”, la “corazza della giustizia”, “lo zelo”, “lo scudo della fede” e “l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, cioè la parola di Dio”[21].

 

Il credente, dunque, si lacera il cuore e compie le altre opere della penitenza delle quali parla la Scrittura al fine di ritornare al Signore suo Dio, come si legge nel libro del profeta Gioele.[22]

In questo modo, egli riscopre ogni giorno l’amore infinito che Dio ha per lui.

Con la consapevolezza di questo amore, il credente potrà compiere con gioia le azioni necessarie per rinnovare la sua mente e rivestire l’uomo nuovo.

La compresenza di questi due profili – giustificazione gratuita frutto della redenzione e costante necessità di rinnovare la mente e rivestire l’uomo nuovo anche tramite la penitenza – è chiaramente esposta nella Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione del 31 ottobre 1999.[23]

Il diritto canonico oggi vigente non esprime affatto la ricchezza di questo insegnamento biblico sulla penitenza.

Infatti, i canoni 1249 e 1250 recitano:

  • “Can. 1249 – Per legge divina, tutti i fedeli sono tenuti a fare penitenza, ciascuno a proprio modo; ma perché tutti siano tra loro uniti da una comune osservanza della penitenza, vengono stabiliti dei giorni penitenziali in cui i fedeli attendano in modo speciale alla preghiera, facciano opere di pietà e di carità, sacrifichino se stessi compiendo più fedelmente i propri doveri e soprattutto osservando il digiuno e l’astinenza a norma dei canoni che seguono.
  • 1250 – Sono giorni e tempi di penitenza nella Chiesa universale, tutti i venerdì dell’anno e il tempo di quaresima.”

 

Lo stesso va detto del codice dei canoni delle chiese orientali che dedica alla penitenza il canone 882 con il seguente testo:

  • 882 – Nei giorni di penitenza i fedeli cristiani hanno l’obbligo di osservare il digiuno o l’astinenza nel modo stabilito dal diritto particolare della propria Chiesa sui iuris.”

 

 

Le difformità che sono state evidenziate tra l’insegnamento contenuto nella Scrittura e il diritto canonico devono essere corrette.

Per i cristiani, infatti, la Bibbia è la parola di Dio.

Come ho già scritto in altri articoli, Dio non è un teologo particolarmente versato al quale possono contrapporsi le affermazioni di altri teologi ugualmente capaci.

Qualsiasi tesi contraria all’insegnamento che la Bibbia offre sul digiuno e sulla penitenza non può avere alcun valore per la vita dei fedeli.

Nessuna affermazione umana, infatti, può stare alla pari, superare o contraddire la parola di Dio.

 

 

LE MODIFICHE DA APPORTARE

I passi biblici citati e le motivazioni esposte in questo articolo rendono necessario apportare le seguenti modifiche al fine di rendere la normativa vigente nella Chiesa conforme alla Scrittura.

 

Codice di diritto canonico, canoni 1249-1251.

I canoni dal 1249 al 1251 sono modificati come segue:

Can. 1249 – §1. Seguendo l’insegnamento dell’Antico testamento, la Chiesa insegna che la penitenza gradita a Dio è quella con la quale il credente si lacera il cuore, non le vesti, al fine di ritornare al Signore suo Dio.[24]

§2. In questo modo, il credente riscopre ogni giorno l’amore infinito che Dio ha per lui. Con la consapevolezza di questo amore, egli potrà compiere con gioia le azioni necessarie per rinnovare la sua mente e rivestire l’uomo nuovo.[25]

 

Can. 1250 §1. Consapevole che Gesù divino maestro non è venuto ad abolire la Legge e i profeti ma a darvi pieno compimento[26], la Chiesa afferma che le tre componenti della penitenza sono l’elemosina, la preghiera e il digiuno.[27]

§2. L’elemosina si pratica senza vantarsi di quello che si è fatto.

§3. La preghiera della penitenza si effettua individualmente nella propria stanza.

§4. Il digiuno si pratica senza darlo a vedere.

 

Can. 1251 – Seguendo l’insegnamento dell’Antico testamento, la Chiesa insegna che il digiuno gradito a Dio non è il digiuno dai cibi e dalle bevande, ma il digiuno dall’odio, dall’ingiustizia e dallo sfruttamento, per praticare le opere di carità e la giustizia.[28]

 

Can. 1252 – Fondandosi sulla parola e sull’esempio di vita del Figlio di Dio fatto uomo, la Chiesa afferma che nessuna pratica di digiuno o di astinenza viene imposta da Gesù, ma che il cristiano digiuna quando deve prepararsi a intraprendere la missione che Dio gli assegna[29], nel periodo dalle ore 15.00 del venerdì santo all’aurora della domenica di Pasqua[30] e quando deve cacciare demoni di una razza particolare[31].

 

Can. 1253 – Ogni disposizione contraria ai canoni 1249, 1250, 1251, 1252 è abrogata.

 

 

Codice dei canoni delle chiese orientali, canone 882.

Il canone 882 del codice dei canoni delle chiese orientali è modificato nel modo seguente:

Can. 882 – §1. Seguendo l’insegnamento dell’Antico testamento, la Chiesa insegna che la penitenza gradita a Dio è quella con la quale il credente si lacera il cuore, non le vesti, al fine di ritornare al Signore suo Dio.[32]

§2. In questo modo, il credente riscopre ogni giorno l’amore infinito che Dio ha per lui. Con la consapevolezza di questo amore, egli potrà compiere con gioia le azioni necessarie per rinnovare la sua mente e rivestire l’uomo nuovo.[33]

 

Can. 882-bis – §1. Consapevole che Gesù divino maestro non è venuto ad abolire la Legge e i profeti ma a darvi pieno compimento[34], la Chiesa afferma che le tre componenti della penitenza sono l’elemosina, la preghiera e il digiuno.[35]

§2. L’elemosina si pratica senza vantarsi di quello che si è fatto.

§3. La preghiera della penitenza si effettua individualmente nella propria stanza.

§4. Il digiuno si pratica senza darlo a vedere.

 

Can. 882-ter – Seguendo l’insegnamento dell’Antico testamento, la Chiesa insegna che il digiuno gradito a Dio non è il digiuno dai cibi e dalle bevande, ma il digiuno dall’odio, dall’ingiustizia e dallo sfruttamento, per praticare le opere di carità e la giustizia.[36]

 

Can. 882-quater – Fondandosi sulla parola e sull’esempio di vita del Figlio di Dio fatto uomo, la Chiesa afferma che nessuna pratica di digiuno o di astinenza viene imposta da Gesù, ma che il cristiano digiuna quando deve prepararsi a intraprendere la missione che Dio gli assegna[37], nel periodo dalle ore 15.00 del venerdì santo all’aurora della domenica di Pasqua[38] e quando deve cacciare demoni di una razza particolare[39].

 

Can. 882-quinquies – Ogni disposizione contraria ai canoni 882, 882-bis, 882-ter, 882-quater è abrogata.

 

 

Vi ringrazio per il vostro tempo e per la vostra attenzione.

 

 

NOTE A PIE’ DI PAGINA

[1] Qui appresso cito alcuni dei molti sussidi pubblicati in occasione della quaresima 2021.

“Messaggio del Santo Padre Francesco per la Quaresima 2021” in:

https://www.vatican.va/content/francesco/it/messages/lent/documents/papa-francesco_20201111_messaggio-quaresima2021.html

 

Monsignor Mario Delpini, arcivescovo di Milano “Celebriamo una Pasqua nuova. Il Mistero della Pasqua del Signore Lettera per il tempo di Quaresima e il Tempo di Pasqua” in:

https://www.chiesadimilano.it/documento/celebriamo-una-pasqua-nuova-il-mistero-della-pasqua-del-signore-368471.html

 

Monsignor Domenico Battaglia, arcivescovo di Napoli “Per raccogliere i dettagli della vita… Messaggio per la Quaresima 2021” in:

https://www.chiesadinapoli.it/wd-doc-ufficiali/per-raccogliere-i-dettagli-della-vita/

 

 

 

[2] Tutti i passi dei testi citati in questo articolo sono presi dalle pagine internet indicate.

 

Se non altrimenti specificato, il sottolineato è mio.

 

Tutte le citazioni della Bibbia in questo articolo sono prese da “La Sacra Bibbia” edizione Conferenza episcopale italiana, in: http://www.vatican.va/archive/ITA0001/_INDEX.HTM

 

Tutte le citazioni del codice di diritto canonico in questo articolo sono prese da “Codex iuris canonici” in: http://www.vatican.va/archive/ITA0276/_INDEX.HTM

 

Tutte le citazioni del codice dei canoni delle chiese orientali presenti in questo articolo sono prese da “Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium” in latino in:

http://www.vatican.va/archive/cdc/index_it.htm

e in italiano in:

https://www.iuscangreg.it/cceo_multilingue.php

 

Tutte le citazioni del Catechismo della chiesa cattolica presenti in questo articolo sono prese da:

http://www.vatican.va/archive/ccc/index_it.htm

 

 

 

Libro del profeta Isaia, capitolo 58, versetti 1-12:

 

“[1] Grida a squarciagola, non aver riguardo;
come una tromba alza la voce;
dichiara al mio popolo i suoi delitti,
alla casa di Giacobbe i suoi peccati.

[2] Mi ricercano ogni giorno,
bramano di conoscere le mie vie,
come un popolo che pratichi la giustizia
e non abbia abbandonato il diritto del suo Dio;
mi chiedono giudizi giusti,
bramano la vicinanza di Dio:

[3] “Perché digiunare, se tu non lo vedi,
mortificarci, se tu non lo sai?”.
Ecco, nel giorno del vostro digiuno curate i vostri affari,
angariate tutti i vostri operai.

[4] Ecco, voi digiunate fra litigi e alterchi
e colpendo con pugni iniqui.
Non digiunate più come fate oggi,
così da fare udire in alto il vostro chiasso.

[5] È forse come questo il digiuno che bramo,
il giorno in cui l’uomo si mortifica?

Piegare come un giunco il proprio capo,
usare sacco e cenere per letto,
forse questo vorresti chiamare digiuno
e giorno gradito al Signore?

[6] Non è piuttosto questo il digiuno che voglio:
sciogliere le catene inique,
togliere i legami del giogo,
rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo?

[7] Non consiste forse nel dividere il pane con l’affamato,
nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto,
nel vestire uno che vedi nudo,
senza distogliere gli occhi da quelli della tua carne?

[8] Allora la tua luce sorgerà come l’aurora,
la tua ferita si rimarginerà presto.
Davanti a te camminerà la tua giustizia,
la gloria del Signore ti seguirà.

[9] Allora lo invocherai e il Signore ti risponderà;
implorerai aiuto ed egli dirà: “Eccomi!”.
Se toglierai di mezzo a te l’oppressione,
il puntare il dito e il parlare empio,

[10] se offrirai il pane all’affamato,
se sazierai chi è digiuno,
allora brillerà fra le tenebre la tua luce,
la tua tenebra sarà come il meriggio.

[11] Ti guiderà sempre il Signore,
ti sazierà in terreni aridi,
rinvigorirà le tue ossa;
sarai come un giardino irrigato
e come una sorgente
le cui acque non inaridiscono.

[12] La tua gente riedificherà le antiche rovine,
ricostruirai le fondamenta di epoche lontane.
Ti chiameranno riparatore di brecce,
restauratore di case in rovina per abitarvi.”

 

 

 

[3] Vangelo secondo Matteo, capitolo 5, versetto 17:

 

“[17] Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento.”

 

 

 

Vangelo secondo Matteo, capitolo 3, versetti 13-15:

 

“[13] In quel tempo Gesù dalla Galilea andò al Giordano da Giovanni per farsi battezzare da lui.

[14] Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: “Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?”.

[15] Ma Gesù gli disse: “Lascia fare per ora, poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia“. Allora Giovanni acconsentì.”

 

 

 

Lettera ai romani, capitolo 3, versetti 27-31:

 

“[27] Dove sta dunque il vanto? Esso è stato escluso! Da quale legge? Da quella delle opere? No, ma dalla legge della fede.

[28] Noi riteniamo infatti che l’uomo è giustificato per la fede indipendentemente dalle opere della legge.

[29] Forse Dio è Dio soltanto dei Giudei? Non lo è anche dei pagani? Certo, anche dei pagani!

[30] Poiché non c’è che un solo Dio, il quale giustificherà per la fede i circoncisi, e per mezzo della fede anche i non circoncisi.

[31] Togliamo dunque ogni valore alla legge mediante la fede? Nient’affatto, anzi confermiamo la legge.”

 

 

 

[4] Il digiuno di Gesù

Vangelo secondo Marco, capitolo 1, versetti 9-13:

 

“[9] In quei giorni Gesù venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni.

[10] E, uscendo dall’acqua, vide aprirsi i cieli e lo Spirito discendere su di lui come una colomba.

[11] E si sentì una voce dal cielo: “Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto”.

[12] Subito dopo lo Spirito lo sospinse nel deserto

[13] e vi rimase quaranta giorni, tentato da satana; stava con le fiere e gli angeli lo servivano.”

 

 

 

Vangelo secondo Matteo, capitolo 4, versetti 1-11:

 

“[1] Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per esser tentato dal diavolo.

[2] E dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, ebbe fame.

[3] Il tentatore allora gli si accostò e gli disse: “Se sei Figlio di Dio, dì che questi sassi diventino pane”.

[4] Ma egli rispose: “Sta scritto:
Non di solo pane vivrà l’uomo,
ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”.

[5] Allora il diavolo lo condusse con sé nella città santa, lo depose sul pinnacolo del tempio

[6] e gli disse: “Se sei Figlio di Dio, gettati giù, poiché sta scritto:
Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo,
ed essi ti sorreggeranno con le loro mani,
perché non abbia a urtare contro un sasso il tuo piede”.
[7] Gesù gli rispose: “Sta scritto anche:
Non tentare il Signore Dio tuo”.

[8] Di nuovo il diavolo lo condusse con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo con la loro gloria e gli disse:
[9] “Tutte queste cose io ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai”.

[10] Ma Gesù gli rispose: “Vattene, satana! Sta scritto:
Adora il Signore Dio tuo
e a lui solo rendi culto”.

[11] Allora il diavolo lo lasciò ed ecco angeli gli si accostarono e lo servivano.”

 

 

Vangelo secondo Luca, capitolo 4, versetti 1-13:

 

“[1] Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano e fu condotto dallo Spirito nel deserto

[2] dove, per quaranta giorni, fu tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni; ma quando furono terminati ebbe fame.

[3] Allora il diavolo gli disse: “Se tu sei Figlio di Dio, dì a questa pietra che diventi pane”.

[4] Gesù gli rispose: “Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo”.

[5] Il diavolo lo condusse in alto e, mostrandogli in un istante tutti i regni della terra, gli disse:

[6] “Ti darò tutta questa potenza e la gloria di questi regni, perché è stata messa nelle mie mani e io la do a chi voglio.

[7] Se ti prostri dinanzi a me tutto sarà tuo”.

[8] Gesù gli rispose: “Sta scritto: Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai, lui solo adorerai”.

[9] Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul pinnacolo del tempio e gli disse: “Se tu sei Figlio di Dio, buttati giù;

[10] sta scritto infatti:
Ai suoi angeli darà ordine per te,
perché essi ti custodiscano;

[11] e anche:
essi ti sosterranno con le mani,
perché il tuo piede non inciampi in una pietra”.

[12] Gesù gli rispose: “È stato detto: Non tenterai il Signore Dio tuo”.

[13] Dopo aver esaurito ogni specie di tentazione, il diavolo si allontanò da lui per ritornare al tempo fissato.”

 

 

 

 

[5] Il digiuno di Mosè

Libro dell’esodo, capitolo 34, versetto 27-35:

 

“[27] Il Signore disse a Mosè: “Scrivi queste parole, perché sulla base di queste parole io ho stabilito un’alleanza con te e con Israele”.

[28] Mosè rimase con il Signore quaranta giorni e quaranta notti senza mangiar pane e senza bere acqua. Il Signore scrisse sulle tavole le parole dell’alleanza, le dieci parole.

[29] Quando Mosè scese dal monte Sinai – le due tavole della Testimonianza si trovavano nelle mani di Mosè mentre egli scendeva dal monte – non sapeva che la pelle del suo viso era diventata raggiante, poiché aveva conversato con lui.

[30] Ma Aronne e tutti gli Israeliti, vedendo che la pelle del suo viso era raggiante, ebbero timore di avvicinarsi a lui.

[31] Mosè allora li chiamò e Aronne, con tutti i capi della comunità, andò da lui. Mosè parlò a loro.

[32] Si avvicinarono dopo di loro tutti gli Israeliti ed egli ingiunse loro ciò che il Signore gli aveva ordinato sul monte Sinai.

[33] Quando Mosè ebbe finito di parlare a loro, si pose un velo sul viso.

[34] Quando entrava davanti al Signore per parlare con lui, Mosè si toglieva il velo, fin quando fosse uscito. Una volta uscito, riferiva agli Israeliti ciò che gli era stato ordinato.

[35] Gli Israeliti, guardando in faccia Mosè, vedevano che la pelle del suo viso era raggiante. Poi egli si rimetteva il velo sul viso, fin quando fosse di nuovo entrato a parlare con lui.”

 

 

 

[6] Il digiuno di Elia

Primo libro dei re, capitolo 19, versetti 1-10:

 

“[1] Acab riferì a Gezabele ciò che Elia aveva fatto e che aveva ucciso di spada tutti i profeti.

[2] Gezabele inviò un messaggero a Elia per dirgli: “Gli dei mi facciano questo e anche di peggio, se domani a quest’ora non avrò reso te come uno di quelli”.

[3] Elia, impaurito, si alzò e se ne andò per salvarsi. Giunse a Bersabea di Giuda. Là fece sostare il suo ragazzo.

[4] Egli si inoltrò nel deserto una giornata di cammino e andò a sedersi sotto un ginepro. Desideroso di morire, disse: “Ora basta, Signore! Prendi la mia vita, perché io non sono migliore dei miei padri”.

[5] Si coricò e si addormentò sotto il ginepro. Allora, ecco un angelo lo toccò e gli disse: “Alzati e mangia!”.

[6] Egli guardò e vide vicino alla sua testa una focaccia cotta su pietre roventi e un orcio d’acqua. Mangiò e bevve, quindi tornò a coricarsi.

[7] Venne di nuovo l’angelo del Signore, lo toccò e gli disse: “Su mangia, perché è troppo lungo per te il cammino”.

[8] Si alzò, mangiò e bevve. Con la forza datagli da quel cibo, camminò per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l’Oreb.

[9] Ivi entrò in una caverna per passarvi la notte, quand’ecco il Signore gli disse: “Che fai qui, Elia?”.

[10] Egli rispose: “Sono pieno di zelo per il Signore degli eserciti, poiché gli Israeliti hanno abbandonato la tua alleanza, hanno demolito i tuoi altari, hanno ucciso di spada i tuoi profeti. Sono rimasto solo ed essi tentano di togliermi la vita”.”

 

 

 

[7] Il digiuno dei discepoli di Gesù

Vangelo secondo Marco, capitolo 2, versetti 18-20:

 

“[18] Ora i discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Si recarono allora da Gesù e gli dissero: “Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?”.

[19] Gesù disse loro: “Possono forse digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare.

[20] Ma verranno i giorni in cui sarà loro tolto lo sposo e allora digiuneranno.”

 

 

 

[8] Il digiuno necessario per cacciare dei demoni di una razza particolare

Vangelo secondo Matteo, capitolo 17, versetti 14-21:

 

“[14] Appena ritornati presso la folla, si avvicinò a Gesù un uomo

[15] che, gettatosi in ginocchio, gli disse: “Signore, abbi pietà di mio figlio. Egli è epilettico e soffre molto; cade spesso nel fuoco e spesso anche nell’acqua;

[16] l’ho già portato dai tuoi discepoli, ma non hanno potuto guarirlo”.

[17] E Gesù rispose: “O generazione incredula e perversa! Fino a quando starò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatemelo qui”.

[18] E Gesù gli parlò minacciosamente, e il demonio uscì da lui e da quel momento il ragazzo fu guarito.

[19] Allora i discepoli, accostatisi a Gesù in disparte, gli chiesero: “Perché noi non abbiamo potuto scacciarlo?“.

[20] Ed egli rispose: “Per la vostra poca fede. In verità vi dico: se avrete fede pari a un granellino di senapa, potrete dire a questo monte: spostati da qui a là, ed esso si sposterà, e niente vi sarà impossibile.

[21] Questa razza di demòni non si scaccia se non con la preghiera e il digiuno]”.”

 

 

 

[9] L’ora della morte di Gesù in croce: le tre del pomeriggio.

Vangelo secondo Marco, capitolo 15, versetti 33-37:

 

“[33] Venuto mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio.

[34] Alle tre Gesù gridò con voce forte: Eloì, Eloì, lemà sabactàni?, che significa: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?

[35] Alcuni dei presenti, udito ciò, dicevano: “Ecco, chiama Elia!”.

[36] Uno corse a inzuppare di aceto una spugna e, postala su una canna, gli dava da bere, dicendo: “Aspettate, vediamo se viene Elia a toglierlo dalla croce”.

[37] Ma Gesù, dando un forte grido, spirò.”

 

 

Vangelo secondo Matteo, capitolo 27, versetti 45-50:

 

“[45] Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio si fece buio su tutta la terra.

[46] Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: “Elì, Elì, lemà sabactàni?”, che significa: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”.

[47] Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: “Costui chiama Elia”.

[48] E subito uno di loro corse a prendere una spugna e, imbevutala di aceto, la fissò su una canna e così gli dava da bere.

[49] Gli altri dicevano: “Lascia, vediamo se viene Elia a salvarlo!”.

[50] E Gesù, emesso un alto grido, spirò.”

 

 

Vangelo secondo Luca, capitolo 23, versetti 44-46:

 

“[44] Era verso mezzogiorno, quando il sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio.

[45] Il velo del tempio si squarciò nel mezzo.

[46] Gesù, gridando a gran voce, disse: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito”. Detto questo spirò.”

 

 

 

[10] Il momento della risurrezione di Gesù: l’aurora del primo giorno dopo il sabato.

Vangelo secondo Marco, capitolo 16, versetti 1-8:

 

“[1] Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria di Giacomo e Salome comprarono oli aromatici per andare a imbalsamare Gesù.

[2] Di buon mattino, il primo giorno dopo il sabato, vennero al sepolcro al levar del sole.

[3] Esse dicevano tra loro: “Chi ci rotolerà via il masso dall’ingresso del sepolcro?”.

[4] Ma, guardando, videro che il masso era già stato rotolato via, benché fosse molto grande.

[5] Entrando nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d’una veste bianca, ed ebbero paura.

[6] Ma egli disse loro: “Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l’avevano deposto.

[7] Ora andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro che egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto”.

[8] Ed esse, uscite, fuggirono via dal sepolcro perché erano piene di timore e di spavento. E non dissero niente a nessuno, perché avevano paura.”

 

 

Vangelo secondo Matteo, capitolo 28, versetti 1-8:

 

“[1] Passato il sabato, all’alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l’altra Maria andarono a visitare il sepolcro.

[2] Ed ecco che vi fu un gran terremoto: un angelo del Signore, sceso dal cielo, si accostò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa.

[3] Il suo aspetto era come la folgore e il suo vestito bianco come la neve.

[4] Per lo spavento che ebbero di lui le guardie tremarono tramortite.

[5] Ma l’angelo disse alle donne: “Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso.

[6] Non è qui. È risorto, come aveva detto; venite a vedere il luogo dove era deposto.

[7] Presto, andate a dire ai suoi discepoli: È risuscitato dai morti, e ora vi precede in Galilea; là lo vedrete. Ecco, io ve l’ho detto”.

[8] Abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annunzio ai suoi discepoli.”

 

 

Vangelo secondo Luca, capitolo 24, versetti 1-10:

 

“[1] Il primo giorno dopo il sabato, di buon mattino, si recarono alla tomba, portando con sé gli aromi che avevano preparato.

[2] Trovarono la pietra rotolata via dal sepolcro;

[3] ma, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù.

[4] Mentre erano ancora incerte, ecco due uomini apparire vicino a loro in vesti sfolgoranti.

[5] Essendosi le donne impaurite e avendo chinato il volto a terra, essi dissero loro: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo?

[6] Non è qui, è risuscitato. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea,

[7] dicendo che bisognava che il Figlio dell’uomo fosse consegnato in mano ai peccatori, che fosse crocifisso e risuscitasse il terzo giorno”.

[8] Ed esse si ricordarono delle sue parole.

[9] E, tornate dal sepolcro, annunziarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri.

[10] Erano Maria di Màgdala, Giovanna e Maria di Giacomo. Anche le altre che erano insieme lo raccontarono agli apostoli.”

 

 

Vangelo secondo Giovanni, capitolo 20, versetti 1-2:

 

“[1] Nel giorno dopo il sabato, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand’era ancora buio, e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro.

[2] Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: “Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!”.”

 

 

 

[11] Costituzione apostolica Paenitemini di papa Paolo VI del 17 febbraio 1966, in:

https://www.vatican.va/content/paul-vi/it/apost_constitutions/documents/hf_p-vi_apc_19660217_paenitemini.html

 

 

 

[12] Nota pastorale dell’episcopato italiano Il senso cristiano del digiuno e dell’astinenza, pubblicata il 21 ottobre 1994 sul Notiziario della conferenza episcopale italiana, in:

http://banchedati.chiesacattolica.it/documenti/2012/10/00015968_il_senso_cristiano_del_digiuno_e_dell_ast.html

 

 

 

[13] La penitenza gradita a Dio

Libro del profeta Gioele, capitolo 2, versetto 13:

 

“[13] Laceratevi il cuore e non le vesti,
ritornate al Signore vostro Dio,
perchè egli è misericordioso e benigno,
tardo all’ira e ricco di benevolenza
e si impietosisce riguardo alla sventura.”

 

 

 

[14] L’insegnamento di Gesù sulle tre componenti della penitenza: l’elemosina, la preghiera, il digiuno.

Vangelo secondo Matteo, capitolo 6, versetti 1-18:

 

“[1] Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli.

[2] Quando dunque fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa.

[3] Quando invece tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra,

[4] perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.

[5] Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa.

[6] Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.

[7] Pregando poi, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole.

[8] Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate.

[9] Voi dunque pregate così:
Padre nostro che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome;

[10] venga il tuo regno;
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.

[11] Dacci oggi il nostro pane quotidiano,

[12] e rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo ai nostri debitori,

[13] e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male.
[14] Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi;

[15] ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe.

[16] E quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti, che si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa.

[17] Tu invece, quando digiuni, profumati la testa e lavati il volto,

[18] perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo tuo Padre che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.”

 

 

 

[15] Si tenga presente che qui si sta parlando della preghiera durante la penitenza e non della preghiera della comunità dei credenti.

 

 

 

[16] Lettera ai romani, capitolo 3, versetti 19-26:

“[19] Ora, noi sappiamo che tutto ciò che dice la legge lo dice per quelli che sono sotto la legge, perché sia chiusa ogni bocca e tutto il mondo sia riconosciuto colpevole di fronte a Dio.

[20] Infatti in virtù delle opere della legge nessun uomo sarà giustificato davanti a lui, perché per mezzo della legge si ha solo la conoscenza del peccato.

[21] Ora invece, indipendentemente dalla legge, si è manifestata la giustizia di Dio, testimoniata dalla legge e dai profeti;

[22] giustizia di Dio per mezzo della fede in Gesù Cristo, per tutti quelli che credono. E non c’è distinzione:

[23] tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio,

[24] ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, in virtù della redenzione realizzata da Cristo Gesù.

[25] Dio lo ha prestabilito a servire come strumento di espiazione per mezzo della fede, nel suo sangue, al fine di manifestare la sua giustizia, dopo la tolleranza usata verso i peccati passati,

[26] nel tempo della divina pazienza. Egli manifesta la sua giustizia nel tempo presente, per essere giusto e giustificare chi ha fede in Gesù.”

 

 

 

[17] Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione, 31 ottobre 1999, paragrafi 15-17 e 38-39:

 

“15. Insieme  crediamo  che  la  giustificazione  è  opera  di  Dio  uno  e  trino. 

Il Padre ha inviato il Figlio nel mondo per la salvezza dei peccatori.

L’incarnazione, la morte e la resurrezione di Cristo sono il fondamento

e  il  presupposto  della  giustificazione.  Pertanto,  la  giustificazione  si-

gnifica che Cristo stesso è la nostra giustizia, alla quale partecipiamo,

secondo la volontà del Padre, per mezzo dello Spirito Santo. Insieme

confessiamo che non in base ai nostri meriti, ma soltanto per mezzo

della grazia, e nella fede nell’opera salvifica di Cristo, noi siamo accettati

da Dio e riceviamo lo Spirito Santo, il quale rinnova i nostri cuori, ci

abilita e ci chiama a compiere le buone opere.11 ”

 

Nota presente nel testo citato

 

“11 Cfr. Tutti sotto uno stesso Cristo, n. 14, EO 1/1405ss.”

 

 

“16. Tutti gli uomini sono chiamati da Dio alla salvezza in Cristo. Soltanto

per  mezzo  di  lui  noi  siamo  giustificati  dal  momento  che  riceviamo 

questa salvezza nella fede. La fede stessa è anch’essa dono di Dio

per mezzo dello Spirito Santo che agisce, per il tramite della Parola

e dei Sacramenti, nella comunità dei credenti, guidandoli verso quel

rinnovamento della vita che Dio porta a compimento nella vita eterna.

 

17. Condividiamo anche la convinzione che il messaggio della giustificazione

ci orienta in modo particolare verso il centro stesso della testimonianza

che il Nuovo Testamento dà dell’azione salvifica di Dio in Cristo : essa

ci dice che noi, in quanto peccatori, dobbiamo la nostra vita nuova

soltanto alla misericordia di Dio che perdona e che fa nuove tutte le

cose,  misericordia  che  noi  possiamo  ricevere  soltanto  come  dono 

nella fede, ma che non possiamo meritare mai e in nessun modo.”

 

in:

http://www.christianunity.va/content/unitacristiani/it/dialoghi/sezione-occidentale/luterani/dialogo/documenti-di-dialogo/1999-dichiarazione-congiunta-sulla-dottrina-della-giustificazion/20th-anniversary-edition.html

 

 

 

[18] Lettera ai romani, capitolo 12, versetti 1-2:

 

“[1] Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale.

[2] Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto.”

 

 

 

[19] Lettera agli efesini, capitolo 4, versetti 17-32:

 

“[17] Vi dico dunque e vi scongiuro nel Signore: non comportatevi più come i pagani nella vanità della loro mente,

[18] accecati nei loro pensieri, estranei alla vita di Dio a causa dell’ignoranza che è in loro, e per la durezza del loro cuore.

[19] Diventati così insensibili, si sono abbandonati alla dissolutezza, commettendo ogni sorta di impurità con avidità insaziabile.

[20] Ma voi non così avete imparato a conoscere Cristo,

[21] se proprio gli avete dato ascolto e in lui siete stati istruiti, secondo la verità che è in Gesù,

[22] per la quale dovete deporre l’uomo vecchio con la condotta di prima, l’uomo che si corrompe dietro le passioni ingannatrici

[23] e dovete rinnovarvi nello spirito della vostra mente

[24] e rivestire l’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera.

[25] Perciò, bando alla menzogna: dite ciascuno la verità al proprio prossimo; perché siamo membra gli uni degli altri.

[26] Nell’ira, non peccate; non tramonti il sole sopra la vostra ira,

[27] e non date occasione al diavolo.

[28] Chi è avvezzo a rubare non rubi più, anzi si dia da fare lavorando onestamente con le proprie mani, per farne parte a chi si trova in necessità.

[29] Nessuna parola cattiva esca più dalla vostra bocca; ma piuttosto, parole buone che possano servire per la necessaria edificazione, giovando a quelli che ascoltano.

[30] E non vogliate rattristare lo Spirito Santo di Dio, col quale foste segnati per il giorno della redenzione.

[31] Scompaia da voi ogni asprezza, sdegno, ira, clamore e maldicenza con ogni sorta di malignità.

[32] Siate invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo.”

 

 

 

[20] Lettera ai romani, capitolo 13, versetti 12-14:

 

“[12] La notte è avanzata, il giorno è vicino. Gettiamo via perciò le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce.

[13] Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a gozzoviglie e ubriachezze, non fra impurità e licenze, non in contese e gelosie.

[14] Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo e non seguite la carne nei suoi desideri.”

 

 

 

[21] Lettera agli efesini, capitolo 6, versetti 10-17:

 

“[10] Per il resto, attingete forza nel Signore e nel vigore della sua potenza.

[11] Rivestitevi dell’armatura di Dio, per poter resistere alle insidie del diavolo.

[12] La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti.

[13] Prendete perciò l’armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno malvagio e restare in piedi dopo aver superato tutte le prove.

[14] State dunque ben fermi, cinti i fianchi con la verità, rivestiti con la corazza della giustizia,

[15] e avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagare il vangelo della pace.

[16] Tenete sempre in mano lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno;

[17] prendete anche l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, cioè la parola di Dio.”

 

 

 

[22] Si veda il testo citato nella nota 13.

 

 

 

[23] Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione, 31 ottobre 1999, paragrafi 28. 38-39:

 

“28. Insieme confessiamo che nel battesimo lo Spirito Santo unisce l’uomo

a Cristo, lo giustifica e effettivamente lo rinnova. E tuttavia il giustificato,

durante tutta la sua vita, non può mai fare a meno della grazia incon-

dizionatamente giustificante di Dio. Inoltre l’uomo non è svincolato dal

dominio che esercita su di lui il peccato e che lo stringe nelle sue spire

(cfr. Rm 6, 12-14), né egli può esimersi dal combattimento di tutta una

vita contro l’opposizione a Dio che proviene dalla concupiscenza egoistica

del vecchio Adamo (cfr. Gal 5, 16 ; Rm 7, 7.10). Anche il giustificato deve

chiedere ogni giorno perdono a Dio, così come si fa nel Padre nostro

(Mt 6, 12 ; 1 Gv 1, 9) ; egli è continuamente chiamato alla conversione

e alla penitenza e continuamente gli viene concesso il perdono.

 

 

38. Secondo la concezione cattolica, le buone opere, compiute per mezzo

della grazia e dell’azione dello Spirito Santo, contribuiscono ad una cre-

scita nella grazia, di modo che la giustizia ricevuta da Dio è preservata

e la comunione con Cristo approfondita. Quando i cattolici affermano

il «carattere meritorio» delle buone opere, essi intendono con ciò che,

secondo la testimonianza biblica, a queste opere è promesso un salario

in cielo. La loro intenzione è di sottolineare la responsabilità dell’uomo

nei confronti delle sue azioni, senza contestare con ciò il carattere di

dono delle buone opere, e tanto meno negare che la giustificazione

stessa resta un dono immeritato della grazia.

 

39. Anche nei luterani si riscontra il concetto di una preservazione della grazia

e  di  una  crescita  nella  grazia  e  nella  fede.  Anzi,  essi  sottolineano  che 

la giustizia in quanto accettazione da parte di Dio e partecipazione alla

giustizia di Cristo, è sempre perfetta. Al tempo stesso affermano che i suoi

effetti possono crescere nella vita cristiana. Considerando le buone opere

del cristiano come «frutti» e «segni» della giustificazione e non «meriti»

che gli sono propri, essi comprendono, allo stesso modo, conformemente

al Nuovo Testamento, la vita eterna come «salario» immeritato nel senso

del compimento della promessa di Dio ai credenti (cfr. Fonti del cap. 4.7).”

 

in:

http://www.christianunity.va/content/unitacristiani/it/dialoghi/sezione-occidentale/luterani/dialogo/documenti-di-dialogo/1999-dichiarazione-congiunta-sulla-dottrina-della-giustificazion/20th-anniversary-edition.html

 

 

 

[24] Libro del profeta Gioele, capitolo 2, versetto 13.

 

 

 

[25] Lettera ai romani, capitolo 12, versetti 1-2.

Lettera agli efesini, capitolo 4, versetti 17-32.

Lettera ai romani, capitolo 13, versetti 12-14.

Lettera agli efesini, capitolo 6, versetti 10-17.

 

 

 

[26] Vangelo secondo Matteo, capitolo 3, versetti 13-15; capitolo 5, versetto 17.

Lettera ai romani, capitolo 3, versetti 27-31.

 

 

 

[27] Vangelo secondo Matteo, capitolo 6, versetti 1-18.

 

 

 

[28] Libro del profeta Isaia, capitolo 58, versetti 1-12.

 

 

 

[29] Il digiuno di Gesù

Vangelo secondo Marco, capitolo 1, versetti 9-13.

Vangelo secondo Matteo, capitolo 4, versetti 1-11.

Vangelo secondo Luca, capitolo 4, versetti 1-13.

 

Il digiuno di Mosè

Libro dell’esodo, capitolo 34, versetto 27-35.

 

Il digiuno di Elia

Primo libro dei re, capitolo 19, versetti 1-10.

 

 

 

[30] Vangelo secondo Marco, capitolo 2, versetti 18-20.

Vangelo secondo Marco, capitolo 15, versetti 33-37.

Vangelo secondo Matteo, capitolo 27, versetti 45-50.

Vangelo secondo Luca, capitolo 23, versetti 44-46.

Vangelo secondo Marco, capitolo 16, versetti 1-8.

Vangelo secondo Matteo, capitolo 28, versetti 1-8.

Vangelo secondo Luca, capitolo 24, versetti 1-10.

Vangelo secondo Giovanni, capitolo 20, versetti 1-2.

 

 

 

[31] Vangelo secondo Matteo, capitolo 17, versetti 14-21.

 

 

 

[32] Libro del profeta Gioele, capitolo 2, versetto 13.

 

 

 

[33] Lettera ai romani, capitolo 12, versetti 1-2.

Lettera agli efesini, capitolo 4, versetti 17-32.

Lettera ai romani, capitolo 13, versetti 12-14.

Lettera agli efesini, capitolo 6, versetti 10-17.

 

 

 

[34] Vangelo secondo Matteo, capitolo 3, versetti 13-15; capitolo 5, versetto 17.

Lettera ai romani, capitolo 3, versetti 27-31.

 

 

 

[35] Vangelo secondo Matteo, capitolo 6, versetti 1-18.

 

 

 

[36] Libro del profeta Isaia, capitolo 58, versetti 1-12.

 

 

 

[37] Il digiuno di Gesù

Vangelo secondo Marco, capitolo 1, versetti 9-13.

Vangelo secondo Matteo, capitolo 4, versetti 1-11.

Vangelo secondo Luca, capitolo 4, versetti 1-13.

 

Il digiuno di Mosè

Libro dell’esodo, capitolo 34, versetto 27-35.

 

Il digiuno di Elia

Primo libro dei re, capitolo 19, versetti 1-10.

 

 

 

[38] Vangelo secondo Marco, capitolo 2, versetti 18-20.

Vangelo secondo Marco, capitolo 15, versetti 33-37.

Vangelo secondo Matteo, capitolo 27, versetti 45-50.

Vangelo secondo Luca, capitolo 23, versetti 44-46.

Vangelo secondo Marco, capitolo 16, versetti 1-8.

Vangelo secondo Matteo, capitolo 28, versetti 1-8.

Vangelo secondo Luca, capitolo 24, versetti 1-10.

Vangelo secondo Giovanni, capitolo 20, versetti 1-2.

 

 

 

[39] Vangelo secondo Matteo, capitolo 17, versetti 14-21.

 

 

Le citazioni sono state verificate alla data di pubblicazione di questo articolo sul sito https://giorgiocannella.com/

 

Riflessioni sul matrimonio

Il diritto canonico afferma che il matrimonio è un sacramento e che i battezzati che desiderano sposarsi devono farlo con il matrimonio sacramento.[1]

La teologia sacramentaria, alla luce del testo biblico, ci dice quali sono i tre elementi che devono essere presenti nella struttura di un sacramento.

Lo scopo di questo articolo è verificare la presenza di questi tre elementi nella struttura del matrimonio.

La mancanza anche di uno solo di essi comporterà che il matrimonio non potrà più essere qualificato come sacramento.

Di conseguenza, sarà necessario modificare il diritto canonico al fine di renderlo conforme a quanto si legge nella Bibbia.

Come è noto, infatti, il diritto canonico si fonda sulla Scrittura della quale costituisce attuazione dettando regole per disciplinare la vita dei fedeli.

 

 

 

I TRE ELEMENTI

I tre elementi necessari per poter affermare l’esistenza di un sacramento sono: l’epiclesi, la sporgenza teologica, un solido appiglio nella Bibbia.

 

L’EPICLESI

L’epiclesi è l’invocazione dello Spirito Santo perché operi il sacramento.

Essa è indispensabile perché il sacramento si realizzi.

L’epiclesi è presente nella liturgia del battesimo dei bambini[2] e degli adulti[3], nella liturgia della confermazione (cresima)[4], nella liturgia della penitenza (confessione)[5], nella liturgia dell’eucaristia[6], nella liturgia dell’ordinazione[7] e nella liturgia dell’unzione degli infermi[8].

 

L’epiclesi è assente nella liturgia del matrimonio.

Questo è molto grave.

Le parole della liturgia, infatti, non sono un’apparenza senza valore.

Le parole della liturgia sono il veicolo attraverso il quale si realizza la realtà del sacramento.[9]

La mancanza dell’epiclesi nella liturgia del matrimonio impedisce a quest’ultimo di realizzarsi come sacramento.

Questo è ancor più sorprendente se si considera che il Catechismo della chiesa cattolica parla espressamente dell’epiclesi nel matrimonio.[10]

 

 

La benedizione degli sposi.

Una tesi afferma che, nella liturgia del matrimonio, l’epiclesi sarebbe presente nella benedizione degli sposi.

Ebbene, la benedizione degli sposi[11] non ha alcunché a che vedere con l’epiclesi.

La benedizione, infatti, consiste nel bene dire, cioè dire bene dell’operato di qualcuno.[12]

Poiché solo Dio giudica l’animo umano, la benedizione la può dare soltanto Dio.

Questo è il motivo per il quale tutte le benedizioni pronunciate dal celebrante hanno i verbi al congiuntivo, ad esempio: “Vi benedica Dio onnipotente”.

Si tratta del congiuntivo esortativo: il celebrante esorta Dio a benedire qualcuno.

Se Dio vuole, benedice, se non vuole, non benedice.

Tutto questo, lo ripetiamo, non ha alcunché a che vedere con l’epiclesi.

L’epiclesi, come abbiamo detto, è l’invocazione dello Spirito Santo perché operi il sacramento, non è un’esortazione a Dio perché dica bene dell’operato di qualcuno.

 

 

La preghiera eucaristica I

Per completezza, va sottolineato che l’epiclesi è assente anche nel Messale romano, preghiera eucaristica I.

In quest’ultima, infatti, le parole:

“Santifica, o Dio, questa offerta

con la potenza della tua benedizione,

e degnati di accettarla a nostro favore,

in sacrificio spirituale e perfetto,

perché diventi per noi il corpo e il sangue

del tuo amatissimo Figlio,

il Signore nostro Gesù Cristo.”

non costituiscono un’invocazione diretta a Dio perché operi il sacramento dell’eucaristia, ma sono una richiesta a Dio di santificare delle offerte con la sua benedizione.

Se si trattasse di un’epiclesi, sarebbero state usate delle parole come queste: “manda il tuo Spirito a santificare queste offerte”.

Si vedano a questo proposito tutte le altre preghiere eucaristiche citate nella nota 6.

La benedizione invece – come abbiamo detto poc’anzi – esorta Dio a dire bene dell’operato di qualcuno.

Non si tratta di una sottigliezza linguistica.

Come abbiamo affermato, nella liturgia, le parole sono il veicolo attraverso il quale si realizza la realtà del sacramento.

Inoltre, il pane e il vino menzionati nella preghiera eucaristica I non hanno un agire come gli individui senzienti e dunque non ha senso chiedere a Dio di dire bene del loro operato.

Dunque, la mancanza dell’epiclesi rende la preghiera eucaristica I inidonea a realizzare il sacramento dell’eucaristia.

 

In conclusione, nel Messale romano, preghiera eucaristica I, le parole:

“Santifica, o Dio, questa offerta

con la potenza della tua benedizione,

e degnati di accettarla a nostro favore,

in sacrificio spirituale e perfetto,

perché diventi per noi il corpo e il sangue

del tuo amatissimo Figlio,

il Signore nostro Gesù Cristo.”

 

vanno modificate come segue:

 

Manda, o Dio, il tuo Santo Spirito su questa offerta

e degnati di accettarla a nostro favore,

in sacrificio spirituale e perfetto,

perché diventi per noi il corpo e il sangue

del tuo amatissimo Figlio,

il Signore nostro Gesù Cristo.

 

 

 

Il rito del matrimonio tra una parte cattolica e una parte catecumena o non cristiana

Per accertare la presenza dell’epiclesi nella liturgia del matrimonio, ho letto il testo Rito del matrimonio approvato dalla Conferenza episcopale italiana il 4 ottobre 2004.

Mi sono accorto che il terzo capitolo di questo libro è dedicato al rito del matrimonio tra una parte cattolica e una parte catecumena o non cristiana.

Anche in quest’ultimo rito – come negli altri due presenti nel testo[13] – vi sono riferimenti e domande relative a Cristo, alla Chiesa di Cristo, al ministro della Chiesa, alla volontà degli sposi di accogliere i figli che Dio vorrà donargli e a educarli secondo la legge di Cristo e della sua Chiesa.[14]

Tutte cose incompatibili con la presenza di una parte non cristiana nella celebrazione del matrimonio.

Infatti, delle due una.

O la parte non cristiana non crede alle affermazioni del rito e non risponde affermativamente alle domande poste dal celebrante, e dunque il matrimonio non viene celebrato.[15]

Oppure, la parte non cristiana dice di credere alle affermazioni contenute nel rito e risponde di sì alle domande fatte dal celebrante, ma solo a parole (o, come si dice, per fare scena), e dunque il matrimonio è invalido perché il consenso è solo apparente.[16]

 

Per quanto riguarda la parte catecumena, la sua presenza nel rito del matrimonio non ha alcun senso.

Come è noto, il catecumeno è colui che si prepara a ricevere il battesimo.[17]

Il matrimonio, il sacerdozio ministeriale, la vita religiosa, la vita monastica sono modi di vivere il proprio battesimo.

Come può un catecumeno celebrare validamente il matrimonio se non ha ancora ricevuto il battesimo?

Il numero 22 delle Premesse generali al Rito del matrimonio si accorge della contraddizione di ammettere al matrimonio una parte catecumena, ma, invece di proibire in questo caso di celebrare il matrimonio, rinvia alle “norme della Chiesa per questi casi”.[18]

Chi scrive si domanda come possa una norma della Chiesa ritenere valido il matrimonio di una parte catecumena, se il matrimonio cristiano è uno dei modi di vivere il proprio battesimo.

 

In effetti, i canoni 1086, 1125 e 1126 del codice di diritto canonico e i canoni 803 e 814 del codice dei canoni delle chiese orientali prevedono la possibilità di ottenere la dispensa dalla invalidità del matrimonio celebrato tra due parti di cui una non battezzata.[19]

Questo in attuazione della regola per la quale il matrimonio gode del favore del diritto.[20]

Questo caso di dispensa spinge a pensare che anche il diritto canonico – come la teologia sacramentaria le cui argomentazioni stiamo esaminando (epiclesi, sporgenza teologica, Scrittura) – dubiti del fatto che il matrimonio cristiano sia un sacramento.

Infatti, quale altra motivazione può avere la dispensa dalla invalidità del matrimonio celebrato tra due parti di cui una non battezzata se il diritto canonico afferma che il battesimo è “la porta dei sacramenti” (canone 849 del codice di diritto canonico[21]), che “Chi non ha ricevuto il battesimo non può essere ammesso validamente agli altri sacramenti” (canone 842 del codice di diritto canonico[22]) e infine che “Solamente col battesimo realmente ricevuto l’uomo diventa capace di tutti gli altri sacramenti” (canone 675, paragrafo 2, del codice dei canoni delle chiese orientali)?

Inoltre, in quale altro modo – se non pensando appunto che anche il diritto canonico dubita che il matrimonio sia un sacramento – si può spiegare il fatto che la dispensa dalla invalidità è prevista dal diritto canonico per il matrimonio contratto da una parte non battezzata, mentre essa non è prevista per il caso di sacerdozio ministeriale conferito a chi non è battezzato?

 

Il fatto che sia previsto il rito del matrimonio tra una parte battezzata e una parte catecumena, poi, è ancora più incomprensibile se si legge il numero 18 delle Premesse generali al Rito del matrimonio che esorta i futuri sposi a ricevere la cresima, a confessarsi e a comunicarsi prima di ricevere il matrimonio.[23]

Chi scrive non riesce a comprendere come possa accostarsi alla cresima, alla confessione e alla comunione una persona catecumena che non ha ancora ricevuto il battesimo.

 

Non possono esserci dubbi, quindi, sul fatto che il matrimonio cristiano eventualmente celebrato di una parte catecumena è invalido per mancanza di un previo e valido battesimo.

 

 

In conclusione, nel testo Rito del matrimonio approvato dalla Conferenza Episcopale Italiana nel 2004, il capitolo III “Rito del matrimonio tra una parte cattolica e una parte catecumena o non cristiana” va integralmente abrogato.

Tutte le norme liturgiche, in qualsiasi atto o raccolta si trovino, che consentono e/o disciplinano il “Rito del matrimonio tra una parte cattolica e una parte catecumena o non cristiana” vanno integralmente abrogate.

 

Inoltre, nel canone 1058 del codice di diritto canonico e nel canone 778 del codice dei canoni delle chiese orientali, dopo il primo paragrafo, va inserita questa abrogazione e vanno aggiunte altresì le seguenti previsioni.

Tutte le norme canoniche, in qualsiasi atto o raccolta si trovino, che consentono, disciplinano in qualsiasi modo, sanano, dispensano dalla invalidità il “Rito del matrimonio tra una parte cattolica e una parte catecumena o non cristiana” sono integralmente abrogate.

I matrimoni già contratti secondo il “Rito del matrimonio tra una parte cattolica e una parte catecumena o non cristiana”, previo valido conferimento del battesimo alla parte catecumena o non cristiana, sono soggetti alla convalida semplice di cui al canone 1158, paragrafo 1, del codice di diritto canonico[24] o di cui al canone 845, paragrafo 1, del codice dei canoni delle chiese orientali.[25]

 

 

 

LA SPORGENZA TEOLOGICA

La sporgenza teologica consiste nell’iniziativa che Dio assume di donare la grazia all’uomo.

Senza la sporgenza teologica non può esistere un sacramento.

Questo perché i sacramenti sono il segno tangibile della grazia di Dio per la santificazione dell’uomo.[26]

La grazia è un dono gratuito e immeritato che Dio fa all’uomo.

Nessun uomo può assumere l’iniziativa di donare la grazia a se stesso, ad altri o per realizzare un sacramento.

Per questo è necessario che sia Dio a prendere l’iniziativa e donare la grazia all’uomo.

 

Se questo è chiaro, non si comprende come si possa affermare che gli sposi sono i ministri della grazia di Cristo i quali si conferiscono mutualmente il sacramento del matrimonio (Catechismo della chiesa cattolica, numero 1623[27]).

Per giustificare questa affermazione, alcuni citano la Lettera agli efesini, capitolo 5, versetti 21-33.

Ebbene, in nessun punto del passo ora citato della Lettera agli efesini si afferma che gli sposi sarebbero i ministri della grazia di Cristo i quali si conferiscono mutualmente il sacramento del matrimonio.[28]

Se, come abbiamo compreso, è necessario che Dio prenda l’iniziativa e doni la grazia all’uomo, il ministro di ogni sacramento è Gesù Cristo il quale prende l’iniziativa – ecco la sporgenza teologica – e, operando nel sacerdote celebrante, dona la grazia sacramentale.

Sappiamo infatti che il sacerdote è tale perché è unito a Gesù Cristo, unico ed eterno sacerdote.[29]

L’uomo può chiedere a Dio nella preghiera di fargli avere un sacramento, ma, se Dio non prende l’iniziativa di donare la sua grazia, l’uomo non riceve la grazia sacramentale.

Quanto abbiamo detto ora sul fatto che è necessario che sia Dio a prendere l’iniziativa e donare la grazia è valido anche per tutti gli altri casi diversi dai sacramenti nei quali Dio dona una grazia all’uomo (ad esempio, la conversione del cuore a Dio, l’intelligenza delle Scritture, etc.).

 

In conclusione, nel matrimonio cristiano gli sposi ricevono la grazia, non sono i ministri della grazia.

Inoltre, è Dio che conferisce a ciascuno dei due sposi la grazia di vivere il matrimonio, non sono gli sposi che si conferiscono mutualmente il matrimonio.

Se questo non accade, oppure se uno o entrambi gli sposi rifiutano la grazia di Dio, il matrimonio cristiano non viene a esistenza.[30]

 

Per questi motivi, le parole “Secondo la tradizione latina, sono gli sposi, come ministri della grazia di Cristo, a conferirsi mutuamente il sacramento del Matrimonio esprimendo davanti alla Chiesa il loro consenso.” contenute nel numero 1623 del Catechismo della chiesa cattolica devono essere abrogate.

 

 

 

LA SCRITTURA

Poiché i sacramenti sono il segno tangibile della grazia di Dio per la santificazione dell’uomo, solo Dio istituisce i sacramenti perché nessuno può costringerlo a donare la sua grazia.

La Chiesa disciplina i sacramenti, non istituisce i sacramenti.[31]

Per poter affermare che il matrimonio è un sacramento, bisogna poter dimostrare cha sia stato istituito da Dio.

Per fare questo, è necessario individuare un solido appiglio nella parola di Dio.

L’appiglio in parola non può consistere semplicemente nel fatto che nella Bibbia ci sono dei passi che parlano del matrimonio, ma in un passo della Scrittura nel quale il matrimonio viene istituito come sacramento.

A titolo di esempio, nella Bibbia si parla dell’elemosina, ma essa non è un sacramento perché non viene descritta come un segno tangibile della grazia di Dio per la santificazione dell’uomo.[32]

 

Ebbene, tra i passi della Bibbia che parlano del matrimonio[33], non ne ho trovato alcuno che lo istituisca come sacramento.

Nella Bibbia, infatti, si parla del matrimonio per descrivere i suoi scopi e la condotta da tenere in esso, i casi di matrimonio misto tra israeliti e non israeliti, i motivi di ripudio.

Nulla di più!

 

In conclusione, la mancanza dell’epiclesi, della sporgenza teologica e di un solido appiglio nella Scrittura non permette di includere il matrimonio tra i sacramenti.

Il canone 1055 del codice di diritto canonico e il canone 776 del codice dei canoni delle chiese orientali – che abbiamo citato nella nota 1 all’inizio di questo articolo – vanno dunque modificati inserendo l’affermazione che Gesù Cristo non ha istituito il matrimonio come sacramento.

Questo al fine di rendere le norme in parola conformi alla Scrittura.

Questa modifica dovrà essere accompagnata dall’abrogazione di ogni norma contraria.

 

 

 

L’OBBLIGO DEL MATRIMONIO SACRAMENTO PER I BATTEZZATI

Il canone 1055 del codice di diritto canonico e il canone 776 del codice dei canoni delle chiese orientali prevedono l’obbligo per i battezzati di sposarsi solo con il matrimonio sacramento.

Questo a causa della qualifica di sacramento attribuita al matrimonio cristiano.

Il ragionamento alla base dell’obbligo in parola è questo: poiché il battesimo è un sacramento, l’unico modo con il quale due battezzati possono vivere il loro battesimo nella vita coniugale è il sacramento del matrimonio.

Caduta la qualifica di sacramento del matrimonio per i motivi che abbiamo visto fin ora, l’obbligo in esame non ha più motivo di esistere.

 

Va detto che la Bibbia prevede anche il MATRIMONIO NATURALE.

Infatti, nel libro della genesi, capitolo 1, dopo la creazione dell’uomo e della donna, si legge che “Dio li benedisse e disse loro: “Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra” e poco oltre aggiunge che “Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona.”.[34]

Nel capitolo 2 del libro della genesi, dopo la creazione della donna da una costola dell’uomo, si legge: “Per questo l’uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne.”.[35]

Bisogna ricordare che il matrimonio naturale istituito dai passi ora citati della genesi non ha alcunché a che vedere con la condizione umana decaduta a causa del peccato originale.

Entrambi i passi citati contenenti l’istituzione del matrimonio naturale, infatti, sono precedenti alla narrazione del peccato originale contenuta nel capitolo 3 del libro della genesi.

Inoltre, il secondo dei due passi in cui viene istituito il matrimonio naturale è citato da Gesù Cristo in una sua discussione con i farisei.[36]

In questa discussione, Gesù parte dal testo del libro della genesi e arricchisce l’istituto del matrimonio naturale con il suo insegnamento.

Per questo motivo, il matrimonio descritto nel Nuovo Testamento è l’ampliamento del matrimonio naturale istituito nel libro della genesi con il fine di giungere a un’unione più intima degli sposi con Dio.

Non possiamo dimenticare, infatti, le parole con le quali Gesù afferma che il suo insegnamento non si pone in contrapposizione con la Legge e con i profeti, ma ne costituisce il pieno compimento.[37]

 

Essere consapevoli del fatto che il matrimonio del quale la Bibbia parla è di due tipi permette di offrire ai cristiani la possibilità di scegliere tra i due.

Di conseguenza, sarà possibile offrire ai credenti due cammini di formazione diversi, ciascuno dei quali pensato per vivere al meglio il matrimonio che i futuri sposi desiderano.

Il secondo di questi due cammini – quello pensato per il matrimonio secondo il Nuovo Testamento – seguirà le orme di Gesù: partirà dal matrimonio naturale per descrivere ai futuri sposi la bellezza di una più intima comunione con Dio.

 

In conclusione, l’abolizione dell’obbligo del matrimonio sacramento per i battezzati, oltre a rendere le relative norme del diritto canonico conformi alla Scrittura, consentirà ai futuri sposi di poter scegliere liberamente il matrimonio al quale si sentono chiamati e ai pastori di anime di offrire loro una formazione completa per entrambe le tipologie di matrimonio.

 

 

 

IL VALORE DEL MATRIMONIO CRISTIANO

Considerato quindi che il matrimonio cristiano non è un sacramento perché manca l’epiclesi, manca la sporgenza teologica e manca un solido appiglio nella Scrittura, dobbiamo chiederci qual è il valore del matrimonio cristiano.

Il matrimonio cristiano consiste in una richiesta a Dio di dare ai due sposi la sua benedizione.

Il Rito del matrimonio approvato dalla Conferenza episcopale italiana nel 2004 contiene già questa richiesta nella parte intitolata “Riti di conclusione”.

Della benedizione degli sposi abbiamo parlato in precedenza citando, nella nota 11, le varie formule di questa benedizione.

Nel matrimonio naturale, gli sposi chiedono a Dio la sua benedizione per intraprendere il loro cammino matrimoniale secondo i primi due capitoli del libro della genesi.

Nel matrimonio secondo il Nuovo Testamento, gli sposi chiedono a Dio la sua benedizione per intraprendere il loro cammino matrimoniale seguendo l’insegnamento matrimoniale del Nuovo Testamento.

La vita coniugale degli sposi che scelgono il matrimonio descritto nei primi due capitoli del libro della genesi è disciplinata unicamente dalla legge dello Stato.

La vita coniugale degli sposi che scelgono il matrimonio secondo il Nuovo Testamento è disciplinata dalle norme del diritto canonico che contengono l’esplicazione dell’insegnamento matrimoniale contenuto nel Nuovo Testamento e – se gli sposi scelgono il matrimonio concordatario o se celebrano in un momento diverso anche il matrimonio civile – anche dalla legge dello Stato.

 

 

 

IL NUMERO 1623 DEL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA

Oltre a quanto abbiamo detto nel paragrafo sulla sporgenza teologica, il numero 1623 del Catechismo della chiesa cattolica afferma anche che:

“Nelle tradizioni delle Chiese Orientali, i sacerdoti – Vescovi o presbiteri – sono testimoni del reciproco consenso scambiato tra gli sposi, 275 ma anche la loro benedizione è necessaria per la validità del sacramento. 276 ”.

La nota numero 275 di questo testo cita il canone 817 del codice dei canoni delle chiese orientali.[38]

Questo canone dà la definizione del consenso tra gli sposi, ma non afferma che il ruolo del sacerdote nel matrimonio consisterebbe nell’essere testimone dello scambio dei consensi.

Nel matrimonio, i testimoni del consenso sono i testimoni degli sposi, non il sacerdote!

 

Per questi motivi, le parole “sono testimoni del reciproco consenso scambiato tra gli sposi” contenute nel numero 1623 del Catechismo della chiesa cattolica devono essere abrogate.

 

Dopo queste abrogazioni, del numero 1623 del Catechismo della chiesa cattolica è rimasto il seguente testo:

“Nelle tradizioni delle Chiese Orientali, la benedizione dei sacerdoti – Vescovi o presbiteri – è necessaria per la validità del matrimonio. 275  276

 

 

(275) Nota abrogata.

(276) Cf CCEO canone 828.”[39]

 

Poiché il matrimonio cristiano non può essere qualificato come sacramento (manca l’epiclesi, manca la sporgenza teologica, manca un solido appiglio nella Scrittura), il testo che rimane del numero 1623 del Catechismo della chiesa cattolica va abrogato del tutto.

Innanzi tutto perché, come abbiamo detto, la benedizione la dà Dio e non il sacerdote.

In secondo luogo perché – poiché il matrimonio cristiano ha il valore di una richiesta a Dio di benedire i due sposi – il testo che rimane del numero 1623 del Catechismo della chiesa cattolica sarebbe una tautologia con il seguente testo:

“Nelle tradizioni delle Chiese Orientali, la richiesta fatta dal sacerdote a Dio di benedire i due sposi è necessaria per la validità della richiesta fatta dal sacerdote a Dio di benedire i due sposi.”

Il testo del numero 1623 del Catechismo della chiesa cattolica va dunque abrogato del tutto.

 

 

 

LE MODIFICHE DA APPORTARE

I passi biblici citati e le motivazioni esposte in questo articolo rendono necessario apportare le seguenti modifiche al fine di rendere la normativa vigente nella Chiesa conforme alla Scrittura.

 

Il canone 1055 del codice di diritto canonico è modificato nel modo seguente:

Can. 1055 – §1. Il patto matrimoniale con cui l’uomo e la donna stabiliscono tra loro la comunità di tutta la vita, per sua natura ordinata al bene dei coniugi e alla procreazione e educazione della prole, non è stato elevato da Cristo Signore alla dignità di sacramento.

§2. Tra i battezzati può sussistere un valido contratto matrimoniale che sia conforme al matrimonio descritto nell’Antico Testamento nei primi due capitoli del libro della genesi, oppure conforme al matrimonio descritto nel Nuovo Testamento.

§3. La vita coniugale degli sposi che scelgono il matrimonio secondo i primi due capitoli del libro della genesi è disciplinata unicamente dalla legge dello Stato.

§4. La vita coniugale degli sposi che scelgono il matrimonio descritto nel Nuovo Testamento è disciplinata dalle norme del diritto canonico che contengono l’esplicazione dell’insegnamento matrimoniale contenuto nel Nuovo Testamento e – se gli sposi scelgono il matrimonio concordatario o se celebrano in un momento diverso anche il matrimonio civile – anche dalla legge dello Stato.

§5. Ogni norma contraria a questo canone è abrogata.

 

Il canone 776 del codice dei canoni delle chiese orientali è modificato nel modo seguente:

Can. 776 – §1. Il patto matrimoniale con cui l’uomo e la donna stabiliscono tra loro la comunità di tutta la vita, per sua natura ordinata al bene dei coniugi e alla procreazione e educazione della prole, non è stato elevato da Cristo Signore alla dignità di sacramento.

§2. Tra i battezzati può sussistere un valido contratto matrimoniale che sia conforme al matrimonio descritto nell’Antico Testamento nei primi due capitoli del libro della genesi, oppure conforme al matrimonio descritto nel Nuovo Testamento.

§3. La vita coniugale degli sposi che scelgono il matrimonio secondo i primi due capitoli del libro della genesi è disciplinata unicamente dalla legge dello Stato.

§4. La vita coniugale degli sposi che scelgono il matrimonio descritto nel Nuovo Testamento è disciplinata dalle norme del diritto canonico che contengono l’esplicazione dell’insegnamento matrimoniale contenuto nel Nuovo Testamento e – se gli sposi scelgono il matrimonio concordatario o se celebrano in un momento diverso anche il matrimonio civile – anche dalla legge dello Stato.

§5. Ogni norma contraria a questo canone è abrogata.

 

 

 

Il canone 1059 del codice di diritto canonico[40] è abrogato e sostituito dai nuovi paragrafi 3 e 4 del canone 1055 del medesimo codice che sono stati poc’anzi formulati.

 

Nel canone 780 del codice dei canoni delle chiese orientali:[41]

  • il paragrafo 1 è abrogato e sostituito dai nuovi paragrafi 3 e 4 del canone 776 del medesimo codice che sono stati poc’anzi formulati;
  • nel paragrafo 2 le parole “, salvo restando il diritto divino,” sono sostituite dalle parole “, fermo restando l’insegnamento sul matrimonio contenuto nel Nuovo Testamento,”. Il testo del Nuovo Testamento sul matrimonio infatti non presenta un articolato normativo come quello degli atti aventi forza di legge emanati dal Parlamento.

Il nuovo testo del canone 780 del codice dei canoni delle chiese orientali risultante da queste modifiche è dunque il seguente:

Can. 780 – §1. [Paragrafo abrogato]

§2. Il matrimonio tra una parte cattolica e una parte battezzata acattolica, fermo restando l’insegnamento sul matrimonio contenuto nel Nuovo Testamento, è regolato anche:

1° dal diritto proprio della Chiesa o della comunità ecclesiale alla quale la parte acattolica appartiene, se questa comunità ha un proprio diritto matrimoniale;

 2° dal diritto al quale è tenuta la parte acattolica, se la comunità ecclesiale alla quale appartiene è priva di un diritto matrimoniale proprio.

 

 

 

Nel testo Rito del matrimonio approvato dalla Conferenza episcopale italiana nel 2004, il capitolo III “Rito del matrimonio tra una parte cattolica e una parte catecumena o non cristiana” è integralmente abrogato.

Tutte le norme liturgiche, in qualsiasi atto o raccolta si trovino, che consentono e/o disciplinano il “Rito del matrimonio tra una parte cattolica e una parte catecumena o non cristiana” sono integralmente abrogate.

 

 

Nel canone 1058 del codice di diritto canonico[42], dopo il primo paragrafo sono aggiunti i parafi seguenti:

§2. Il rito del matrimonio tra una parte cattolica e una parte catecumena o non cristiana è abrogato.

§3. Tutte le norme canoniche, in qualsiasi atto o raccolta si trovino, che consentono, disciplinano in qualsiasi modo, sanano, dispensano dalla invalidità il rito del matrimonio tra una parte cattolica e una parte catecumena o non cristiana sono abrogate.

§4. I matrimoni già contratti secondo il rito del matrimonio tra una parte cattolica e una parte catecumena o non cristiana, previo valido conferimento del battesimo alla parte catecumena o non cristiana, sono soggetti alla convalida semplice di cui al canone 1158, paragrafo 1.

 

 

Nel canone 778 del codice dei canoni delle chiese orientali[43], dopo il primo paragrafo sono aggiunti i parafi seguenti:

§2. Il rito del matrimonio tra una parte cattolica e una parte catecumena o non cristiana è abrogato.

§3. Tutte le norme canoniche, in qualsiasi atto o raccolta si trovino, che consentono, disciplinano in qualsiasi modo, sanano, dispensano dalla invalidità il rito del matrimonio tra una parte cattolica e una parte catecumena o non cristiana sono abrogate.

§4. I matrimoni già contratti secondo il rito del matrimonio tra una parte cattolica e una parte catecumena o non cristiana, previo valido conferimento del battesimo alla parte catecumena o non cristiana, sono soggetti alla convalida semplice di cui al canone 845, paragrafo 1.

 

 

 

Nel Catechismo della chiesa cattolica, il numero 1623 è abrogato.

 

 

 

Al fine di includere l’epiclesi nella preghiera eucaristica I del Messale romano, le parole:

“Santifica, o Dio, questa offerta

con la potenza della tua benedizione,

e degnati di accettarla a nostro favore,

in sacrificio spirituale e perfetto,

perché diventi per noi il corpo e il sangue

del tuo amatissimo Figlio,

il Signore nostro Gesù Cristo.”

 

sono modificate nel modo seguente:

 

Manda, o Dio, il tuo Santo Spirito su questa offerta

e degnati di accettarla a nostro favore,

in sacrificio spirituale e perfetto,

perché diventi per noi il corpo e il sangue

del tuo amatissimo Figlio,

il Signore nostro Gesù Cristo.

 

 

Vi ringrazio per il vostro tempo e per la vostra attenzione.

 

 

NOTE A PIE’ DI PAGINA

[1] Tutti i passi dei testi citati in questo articolo sono presi dalle pagine internet indicate.

 

Se non altrimenti specificato, il sottolineato è mio.

 

Tutte le citazioni della Bibbia in questo articolo sono prese da “La Sacra Bibbia” edizione Conferenza episcopale italiana, in: http://www.vatican.va/archive/ITA0001/_INDEX.HTM

 

Tutte le citazioni del codice di diritto canonico in questo articolo sono prese da “Codex iuris canonici” in: http://www.vatican.va/archive/ITA0276/_INDEX.HTM

 

Tutte le citazioni del codice dei canoni delle chiese orientali presenti in questo articolo sono prese da “Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium” in latino in:

http://www.vatican.va/archive/cdc/index_it.htm

e in italiano in:

https://www.iuscangreg.it/cceo_multilingue.php

 

Tutte le citazioni del Catechismo della chiesa cattolica presenti in questo articolo sono prese da:

http://www.vatican.va/archive/ccc/index_it.htm

 

 

Canone 1055 del codice di diritto canonico:

 

“Can. 1055 – §1. Il patto matrimoniale con cui l’uomo e la donna stabiliscono tra loro la comunità di tutta la vita, per sua natura ordinata al bene dei coniugi e alla procreazione e educazione della prole, tra i battezzati è stato elevato da Cristo Signore alla dignità di sacramento.

§2. Pertanto tra i battezzati non può sussistere un valido contratto matrimoniale, che non sia per ciò stesso sacramento.”

 

 

Canone 776 del codice dei canoni delle chiese orientali:

 

Can. 776 – § 1. Matrimoniale foedus a Creatore conditum eiusque legibus instructum, quo vir et mulier irrevocabili consensu personali totius vitae consortium inter se constituunt, indole sua naturali ad bonum coniugum ac ad filiorum generationem et educationem ordinatur.

§2. Ex Christi institutione matrimonium validum inter baptizatos eo ipso est sacramentum, quo coniuges ad imaginem indefectibilis unionis Christi cum Ecclesia a Deo uniuntur gratiaque sacramentali veluti consecrantur et roborantur.

§3. Essentiales matrimonii proprietates sunt unitas et indissolubilitas, quae in matrimonio inter baptizatos specialem obtinent firmitatem ratione sacramenti.”

 

Il canone 776 in italiano:

 

Can. 776 – § 1. Il patto matrimoniale, fondato dal Creatore e strutturato di sue leggi, mediante il quale l’uomo e la donna stabiliscono tra loro, con irrevocabile consenso personale, il consorzio dell’intera vita, per sua indole naturale è ordinato al bene dei coniugi e alla generazione ed educazione dei figli.

§2. Per istituzione di Cristo il matrimonio valido tra battezzati è, per il fatto stesso, un sacramento con il quale i coniugi sono uniti da Dio a immagine dell’unione indefettibile di Cristo con la Chiesa e sono quasi consacrati e irrobustiti dalla grazia sacramentale.

§3. Le proprietà essenziali del matrimonio sono l’unità e l’indissolubilità che, nel matrimonio tra battezzati, conseguono una speciale stabilità in ragione del sacramento.”

 

 

[2] L’EPICLESI NEL BATTESIMO DEI BAMBINI

 

Conferenza episcopale italiana,

Rito del battesimo dei bambini,

Libreria Editrice Vaticana, 1985, ristampa 1995, in:

https://liturgico.chiesacattolica.it/wp-content/uploads/sites/8/2017/05/31/Rito-del-battesimo-dei-bambini-light.pdf

 

Capitolo I – Rito per il battesimo di più bambini

 

Liturgia del sacramento

Preghiera e invocazione sull’acqua

Formula da usarsi solo fuori del tempo pasquale

Numero 60, pagina 58:

 

“Celebrante: E ora, Padre, guarda con amore la tua Chiesa: fa’ scaturire per lei la sorgente del Battesimo, infondi in quest’acqua, per opera dello Spirito Santo, la grazia del tuo unico Figlio; affinché, con il sacramento del Battesimo, l’uomo, fatto a tua immagine, sia lavato dalla macchia del peccato, e dall’acqua e dallo Spirito Santo rinasca come nuova creatura.

Con la mano destra tocca l’acqua e prosegue:

Discenda in quest’acqua la potenza dello Spirito Santo: perché coloro che in essa riceveranno il Battesimo, siano sepolti con Cristo nella morte e con lui risorgano alla vita immortale.

Per Cristo nostro Signore.

Assemblea: Amen.”

 

 

Altre formule a scelta per il tempo pasquale e gli altri tempi dell’anno

1^ formula

Numero 62, pagina 60:

 

“Celebrante: Vieni con la tua potenza, o Padre, e santifica quest’acqua, perché in essa gli uomini, lavati dal peccato, rinascano alla vita nuova di figli.

Assemblea: Ti preghiamo, Signore!

Celebrante: Santifica quest’acqua, perché i battezzati nella morte e risurrezione di Cristo siano conformi all’immagine del tuo Figlio.

Assemblea: Ti preghiamo, Signore!

Il celebrante, con la mano destra tocca l’acqua, e prosegue:

Celebrante: Santifica quest’acqua, perché i tuoi eletti, rigenerati dallo Spirito Santo, entrino a far parte del tuo popolo.

Assemblea: Ti preghiamo, Signore!

Celebrante: Per il mistero di quest’acqua santificata dal tuo Spirito, fa’ rinascere a vita nuova questi bambini, che tu chiami al Battesimo nella fede della Chiesa, perché abbiano la vita eterna.

Per Cristo nostro Signore.

Assemblea: Amen.”

 

 

 

Capitolo II – Rito per il battesimo di un solo bambino

 

Liturgia del sacramento

Preghiera e invocazione sull’acqua

Formula da usarsi solo fuori del tempo pasquale

Numero 108, pagina 96:

“Celebrante: E ora, Padre, guarda con amore la tua Chiesa: fa’ scaturire per lei la sorgente del Battesimo, infondi in quest’acqua, per opera dello Spirito Santo, la grazia del tuo unico Figlio; affinché, con il sacramento del Battesimo, l’uomo, fatto a tua immagine, sia lavato dalla macchia del peccato, e dall’acqua e dallo Spirito Santo rinasca come nuova creatura.

Con la mano destra tocca l’acqua e prosegue:

Discenda in quest’acqua la potenza dello Spirito Santo: perché coloro che in essa riceveranno il Battesimo, siano sepolti con Cristo nella morte e con lui risorgano alla vita immortale.

Per Cristo nostro Signore.

Assemblea: Amen.”

 

 

Altre formule a scelta per il tempo pasquale e gli altri tempi dell’anno

1^ formula

Numero 110, pagina 98:

“Celebrante: Vieni con la tua potenza, o Padre, e santifica quest’acqua, perché in essa gli uomini, lavati dal peccato, rinascano alla vita nuova di figli.

Assemblea: Ti preghiamo, Signore!

Celebrante: Santifica quest’acqua, perché i battezzati nella morte e risurrezione di Cristo siano conformi all’immagine del tuo Figlio.

Assemblea: Ti preghiamo, Signore!

Il celebrante, con la mano destra tocca l’acqua, e prosegue:

Celebrante: Santifica quest’acqua, perché il tuo eletto, rigenerato dallo Spirito Santo, entri a far parte del tuo popolo.

Assemblea: Ti preghiamo, Signore!

Celebrante: Per il mistero di quest’acqua santificata dal tuo Spirito, fa’ rinascere a vita nuova questo bambino, che tu chiami al Battesimo nella fede della Chiesa, perché abbia la vita eterna.

Per Cristo nostro Signore.

Assemblea: Amen.”

 

 

 

Capitolo III – Rito per il battesimo dei bambini in pericolo di morte

 

Preghiera dei fedeli

Numero 129, pagina 117:

“La preghiera dei fedeli termina con questa orazione:

Dio, Padre del nostro Signore Gesù Cristo, origine della vita e dell’amore, che a conforto di questi genitori e a salvezza del loro bambino manifesti il tuo disegno di amore donando nel Battesimo una vita immortale, ascolta la nostra supplica: non permettere che questo bambino rimanga in potere del male, ma nella tua bontà accoglilo nel regno del tuo Figlio.

In quest’acqua battesimale, per la potenza dello Spirito Santo, N. – questo è il nome che gli diamo – sia partecipe del mistero della morte e risurrezione di Cristo; diventi tuo figlio adottivo, tuo erede con Cristo, e, nella Chiesa, goda della comunione di vita con te e con il Figlio tuo e con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.

  1. Amen.”

 

 

 

Capitolo IV – Rito per portare in chiesa un bambino già battezzato

 

Questo rito è “per il bambino che ha riacquistato la salute” (numero 139, pagina 126).

In questo rito non c’è bisogno dell’epiclesi perché il bambino è già stato battezzato.

 

 

 

Capitolo V – Battesimo durante la veglia pasquale e la messa domenicale

 

1 – Battesimo durante la veglia pasquale

Celebrazione del sacramento

numero 167, pagina 145:

“Dopo la benedizione dell’acqua secondo i riti e le modalità della Veglia pasquale, si celebra il sacramento.”

 

Ecco la preghiera di benedizione dell’acqua durante la veglia pasquale:

 

“O Dio, per mezzo dei segni sacramentali, tu operi con invisibile potenza le meraviglie della salvezza; e in molti modi, attraverso i tempi, hai preparato l’acqua, tua creatura, ad essere segno del Battesimo.

Fin dalle origini il tuo Spirito si librava sulle acque, perché contenessero in germe la forza di santificare (Genesi, 1,2); e anche nel diluvio (Genesi, 7-9) hai prefigurato il Battesimo, perché, oggi come allora, l’acqua segnasse la fine del peccato e l’inizio della vita nuova.

Tu hai liberato dalla schiavitù i figli di Abramo, facendoli passare illesi attraverso il Mar Rosso (Esodo, 14), perché fossero immagine del futuro popolo dei battezzati.

Infine, nella pienezza dei tempi, il tuo Figlio, battezzato da Giovanni nell’acqua del Giordano (Luca 3, 21-22), fu consacrato dallo Spirito Santo; innalzato sulla croce, egli versò dal suo fianco sangue e acqua (Giovanni 19,31-34), e dopo la sua risurrezione comandò ai discepoli: «Andate, annunziate il Vangelo a tutti i popoli, e battezzateli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo»(Matteo, 28,19).

Ora, Padre, guarda con amore la tua Chiesa e fa’ scaturire per lei la sorgente del Battesimo.

Infondi in quest’acqua, per opera dello Spirito Santo, la grazia del tuo unico Figlio, perché con il sacramento del Battesimo l’uomo, fatto a tua immagine, sia lavato dalla macchia del peccato, e dall’acqua e dallo Spirito Santo rinasca come nuova creatura.

(immerge il cero nell’acqua)

Discenda, Padre in quest’acqua, per opera del tuo Figlio, la potenza dello Spirito Santo.

Tutti coloro che in essa riceveranno il Battesimo, sepolti insieme con Cristo nella morte con lui risorgano alla vita immortale.

Per Cristo nostro Signore.”

 

 

 

2 – Battesimo durante la messa domenicale

Celebrazione del sacramento,

numero 171, pagina 147:

“Tutto si svolge regolarmente come previsto nel rito, dalla benedizione dell’acqua prima del Battesimo ai vari riti post-battesimali (nn. 60-74, o nn. 108-121)”.

 

Si vedano dunque i numeri 60, 62, 108, 110 citati più sopra in questa nota a proposito dei capitoli I e II.

 

 

 

[3] L’EPICLESI NEL BATTESIMO DEGLI ADULTI

 

Conferenza episcopale italiana,

Rito dell’iniziazione cristiana degli adulti, in: http://www.liturgia.maranatha.it/Iniziazione/introdpage.htm

Rito dell’iniziazione,

 

1 – Rito del catecumenato secondo i vari gradi,

Terzo grado,

Celebrazione dei sacramenti dell’iniziazione,

Celebrazione del battesimo,

Benedizione dell’acqua,

numeri 215-216, in:

http://www.liturgia.maranatha.it/Iniziazione/b1/3page.htm

 

215. Quindi il celebrante, rivolto verso il fonte, dice questa preghiera di benedizione:

O Dio, per mezzo dei segni sacramentali,
tu operi con invisibile potenza
le meraviglie della salvezza;
e in molti modi, attraverso i tempi,
hai preparato l’acqua, tua creatura,
ad essere segno del Battesimo.

Fin dalle origini il tuo Spirito si librava sulle acque
perché contenessero in germe
la forza di santificare;
e anche nel diluvio hai prefigurato il Battesimo,
perché, oggi come allora,
l’acqua segnasse la fine del peccato
e l’inizio della vita nuova.

Tu hai liberato dalla schiavitù i figli di Abramo,
facendoli passare illesi attraverso il Mar Rosso,
perché fossero immagine
del futuro popolo dei battezzati.

Infine, nella pienezza dei tempi,
il tuo Figlio, battezzato da Giovanni
nell’acqua del Giordano,
fu consacrato dallo Spirito Santo;
innalzato sulla croce,
egli versò dal suo fianco sangue e acqua,
e dopo la sua risurrezione comandò ai discepoli:
«Andate, annunziate il Vangelo a tutti i popoli,
e battezzateli nel nome del Padre
e del Figlio e dello Spirito Santo».

Ora, Padre,
guarda con amore la tua Chiesa
e fa’ scaturire per lei la sorgente del Battesimo.
Infondi in quest’acqua,
per opera dello Spirito Santo,
la grazia del tuo unico Figlio,
perché con il sacramento del Battesimo
l’uomo, fatto a tua immagine,
sia lavato dalla macchia del peccato,
e dall’acqua e dallo Spirito Santo
rinasca come nuova creatura
.

Il celebrante tocca l’acqua con la mano destra e prosegue:

Discenda, Padre, in quest’acqua,
per opera del tuo Figlio,
la potenza dello Spirito Santo,
perché tutti coloro
che in essa riceveranno il Battesimo,
sepolti insieme con Cristo nella morte,
con lui risorgano alla vita immortale.
Per Cristo nostro Signore
.

R. Amen.

Altre formule a scelta al n. 382.

216. Nel Tempo di Pasqua, se si usa l’acqua battesimale benedetta nella Veglia pasquale, perché non manchi al Battesimo il tema dell’azione di grazie e della supplica, si fa la benedizione e l’invocazione di Dio sull’acqua con le formule che si trovano al n. 382, con attenzione alle variazioni del testo alla fine delle stesse formule.”

 

 

 

2 – Rito più semplice dell’iniziazione di un adulto,

Celebrazione del battesimo,

Benedizione dell’acqua,

numero 258, in:

http://www.liturgia.maranatha.it/Iniziazione/b2/1page.htm

 

258. Quindi il celebrante, rivolto verso il fonte, dice questa preghiera di benedizione:

O Dio, per mezzo dei segni sacramentali,
tu operi con invisibile potenza
le meraviglie della salvezza;
e in molti modi, attraverso i tempi,
hai preparato l’acqua, tua creatura,
ad essere segno del Battesimo.

Fin dalle origini il tuo Spirito si librava sulle acque
perché contenessero in germe
la forza di santificare;
e anche nel diluvio hai prefigurato il Battesimo,
perché, oggi come allora,
l’acqua segnasse la fine del peccato
e l’inizio della vita nuova.

Tu hai liberato dalla schiavitù i figli di Abramo,
facendoli passare illesi attraverso il Mar Rosso,
perché fossero immagine
del futuro popolo dei battezzati.

Infine, nella pienezza dei tempi,
il tuo Figlio, battezzato da Giovanni
nell’acqua del Giordano,
fu consacrato dallo Spirito Santo;
innalzato sulla croce,
egli versò dal suo fianco sangue e acqua,
e dopo la sua risurrezione comandò ai discepoli:
«Andate, annunziate il Vangelo a tutti i popoli,
e battezzateli nel nome del Padre
e del Figlio e dello Spirito Santo».

Ora, Padre,
guarda con amore la tua Chiesa
e fa’ scaturire per lei la sorgente del Battesimo
.

Infondi in quest’acqua,
per opera dello Spirito Santo,
la grazia del tuo unico Figlio,
perché con il sacramento del Battesimo
l’uomo, fatto a tua immagine,
sia lavato dalla macchia del peccato,
e dall’acqua e dallo Spirito Santo
rinasca come nuova creatura
.

Il celebrante tocca l’acqua con la mano destra e continua:

Discenda, Padre, in quest’acqua,
per opera del tuo Figlio,
la potenza dello Spirito Santo,
perché tutti coloro
che in essa riceveranno il Battesimo,
sepolti insieme con Cristo nella morte,
con lui risorgano alla vita immortale.
Per Cristo nostro Signore
.

R. Amen.

Altre formule a scelta al n. 382.

Nel Tempo di Pasqua, se si usa l’acqua battesimale benedetta nella Veglia pasquale, perché non manchi al Battesimo il tema dell’azione di grazie e della supplica, si fa la benedizione e l’invocazione di Dio sull’acqua con le formule che si trovano al n. 382, con attenzione alle variazioni del testo alla fine delle stesse formule.”

 

 

 

6 – Testi vari per la celebrazione dell’iniziazione cristiana degli adulti,

per la celebrazione dei sacramenti dell’iniziazione,

per la benedizione dell’acqua,

numero 382, in:

http://www.liturgia.maranatha.it/Iniziazione/b6/1page.htm

 

382. Ai nn. 215, 216, 258, 349 (già inserite): altre formule di benedizione dell’acqua.

Celebrante:
Benedetto sei tu, Dio, Padre onnipotente: hai creato l’acqua che purifica e dà vita.

Tutti:
Benedetto nei secoli il Signore.

Celebrante:
Benedetto sei tu, Dio, unico Figlio, Gesù Cristo:
hai versato dal tuo fianco acqua e sangue,
perché dalla tua morte e risurrezione
nascesse la Chiesa.

Tutti:
Benedetto nei secoli il Signore.

Celebrante:
Benedetto sei tu, Dio, Spirito Santo:
hai consacrato il Cristo
nel battesimo del Giordano,
perché noi tutti fossimo in te battezzati.

Tutti:
Benedetto nei secoli il Signore.

Quando si usa l’acqua battesimale già benedetta, si omettono le seguenti invocazioni comprese fra due tratti di linea:
(___ … ___).
_________________

Celebrante:
Vieni con la tua potenza, o Padre,
e santifica quest’acqua,
perché in essa gli uomini, lavati dal peccato,
rinascano alla vita nuova di figli
.

Tutti:
Santifica quest’acqua, Signore.

Celebrante:
Santifica quest’acqua,
perché i battezzati nella morte
e risurrezione di Cristo
siano conformi all’immagine del tuo Figlio.

Tutti:
Santifica quest’acqua, Signore.

Il celebrante, con la mano destra tocca l’acqua, e prosegue:

Celebrante:
Santifica quest’acqua,
perché i tuoi eletti, rigenerati dallo Spirito Santo,
entrino a far parte del tuo popolo.

Tutti:
Santifica quest’acqua, Signore.

Celebrante:
Per il mistero di quest’acqua
santificata dal tuo Spirito,
fa’ rinascere a vita nuova i tuoi eletti [N. e N.] ,
che chiami al Battesimo nella fede della Chiesa,
perché abbiano la vita eterna
.

Per Cristo nostro Signore.

Tutti: Amen.”

 

 

 

[4] L’EPICLESI NELLA CONFERMAZIONE (CRESIMA)

 

Conferenza episcopale italiana,

Rito della confermazione, in:

http://www.liturgia.maranatha.it/Confermazione/introdpage.htm

 

1 – Rito della confermazione durante la messa,

liturgia del sacramento,

imposizione delle mani,

numeri 28-29, in:

http://www.liturgia.maranatha.it/Confermazione/b1/3page.htm

 

28. Il vescovo (e, accanto a lui, i sacerdoti che lo aiutano), in piedi, a mani giunte e rivolto al popolo dice:

Vescovo:

Fratelli carissimi, preghiamo Dio onnipotente
per questi suoi figli
:

egli che nel suo amore li ha rigenerati alla vita eterna mediante il Battesimo,
e li ha chiamati a far parte della sua famiglia,
effonda ora lo Spirito Santo,
che li confermi con la ricchezza dei suoi doni,
e con l’unzione crismale
li renda pienamente conformi a Cristo, suo unico Figlio
.

E tutti pregano per qualche tempo in silenzio.

29. Quindi il vescovo (e con lui i sacerdoti che lo aiutano) impone le sue mani su tutti i cresimandi.

Vescovo:

Dio onnipotente,
Padre del Signore nostro Gesù Cristo,
che hai rigenerato questi tuoi figli
dall’acqua e dallo Spirito Santo
liberandoli dal peccato,
infondi in loro
il tuo santo Spirito Paràclito:
spirito di sapienza e di intelletto,
spirito di consiglio e di fortezza,
spirito di scienza e di pietà,
e riempiti dello spirito del tuo santo timore
.

Per Cristo nostro Signore.

Assemblea: Amen.”

 

 

 

2 – Rito della confermazione senza la messa,

liturgia del sacramento,

imposizione delle mani,

numeri 50-51, in:

http://www.liturgia.maranatha.it/Confermazione/b2/4page.htm

 

50. Il vescovo (e, accanto a lui, i sacerdoti che lo aiutano), in piedi, a mani giunte e rivolto al popolo dice:

Vescovo:

Fratelli carissimi, preghiamo Dio onnipotente
per questi suoi figli
:

egli che nel suo amore li ha rigenerati alla vita eterna
mediante il Battesimo,
e li ha chiamati a far parte della. sua famiglia,
effonda ora lo Spirito Santo,
che li confermi con la ricchezza dei suoi doni,
e con l’unzione crismale
li renda pienamente conformi a Cristo, suo unico Figlio
.

E tutti pregano per qualche tempo in silenzio.

51. Quindi il vescovo (e con lui i sacerdoti che lo aiutano) impone le sue mani su tutti i cresimandi.

Vescovo:

Dio onnipotente,
Padre del Signore nostro Gesù Cristo,
che hai rigenerato questi tuoi figli
dall’acqua e dallo Spirito Santo
liberandoli dal peccato,
infondi in loro
il tuo santo Spirito Paràc1ito:
spirito di sapienza e di intelletto,
spirito di consiglio e di fortezza,
spirito di scienza e di pietà,
e riempili dello spirito del tuo santo timore
.

Per Cristo nostro Signore.

Assemblea: Amen.”

 

 

 

3 – Rito della confermazione di un malato in pericolo di morte,

numeri 62-63, in:

http://www.liturgia.maranatha.it/Confermazione/b3/1page.htm

 

62. In caso di urgenza, il ministro della Confermazione impone la mano sul malato, dicendo:

O Dio onnipotente,
Padre del Signore nostro Gesù Cristo,
che hai rigenerato questo tuo figlio
dall’acqua e dallo Spirito Santo
liberandolo dal peccato,
infondi in lui
il tuo santo Spirito Paràclito:
spirito di sapienza e di intelletto,
spirito di consiglio e di fortezza,
spirito di scienza e di pietà,
e riempilo dello spirito del tuo santo timore.
Per Cristo nostro Signore
.

R. Amen.

 

  1. Quindi, intinta nel Crisma l’estremità del pollice della mano destra, traccia con il pollice stesso un segno di croce sulla fronte del cresimando, dicendo:

    N., ricevi il sigillo dello Spirito Santo
    che ti è dato in dono.

    E il cresimato, se lo può, risponde:

    Amen.

    Nei singoli casi, e tenute presenti le circostanze, si possono aggiungere altri elementi della preparazione e della conclusione.”

 

 

 

[5] L’EPICLESI NELLA PENITENZA (CONFESSIONE)

 

Conferenza episcopale italiana,

Rito della penitenza, in:

http://www.liturgia.maranatha.it/Penitenza/introdpage.htm

 

Rito della penitenza,

1 – Rito per la riconciliazione di singoli penitenti,

numero 42, in:

http://www.liturgia.maranatha.it/Penitenza/b1/1page.htm

 

42. Quindi il penitente e, secondo l’opportunità anche il sacerdote, si fa il segno della croce, dicendo:

Nel nome del Padre e del Figlio
e dello Spirito Santo. Amen.

Il sacerdote invita il penitente alla fiducia in Dio, con queste parole o altre simili:

4a formula
La grazia dello Spirito Santo illumini il tuo cuore,
perché tu possa confessare con fiducia
i tuoi peccati
e riconoscere la misericordia di Dio
.

R. Amen.”

 

 

 

2 – Rito per la riconciliazione di più penitenti con la confessione e l’assoluzione individuale,

rito della riconciliazione,

riti iniziali,

orazione,

numero 50, in:

http://www.liturgia.maranatha.it/Penitenza/b2/1page.htm

 

50. Il sacerdote invita tutti alla preghiera con queste parole o con altre simili:

Fratelli, Dio ci chiama ancora una volta alla conversione : preghiamo per ottenere la grazia di una vita nuova in Cristo Signore.

E tutti si raccolgono per qualche tempo in silenziosa preghiera.

Quindi il sacerdote dice la seguente orazione:

Oppure:

Manda su di noi, Signore, il tuo Santo Spirito,
che purifichi con la penitenza i nostri cuori
e ci trasformi in sacrificio a te gradito;
nella gioia di una vita nuova
loderemo sempre il tuo nome
santo e misericordioso.
Per Cristo nostro Signore
.

R. Amen.”

 

 

 

3 – Rito per la riconciliazione di più penitenti con la confessione e l’assoluzione generale,

numero 60, in:

http://www.liturgia.maranatha.it/Penitenza/b3/1page.htm

 

60. Per la riconciliazione dei penitenti con la confessione e l’assoluzione collettiva nei casi stabiliti dal diritto, tutto si svolge come sopra nella celebrazione della riconciliazione per più penitenti con la confessione e l’assoluzione individuale, fatte solo le seguenti varianti.”

 

Rito abbreviato,

numero 64, in:

http://www.liturgia.maranatha.it/Penitenza/b3/2page.htm

 

64. In caso di urgenza, il Rito per la riconciliazione di più penitenti, con la confessione e l’assoluzione generale, si può opportunamente abbreviare.
Premessa, secondo l’opportunità, una breve lettura biblica, dopo il solito avvertimento (n. 60) e l’imposizione della soddisfazione, si invitano i penitenti alla confessione generale (per es. il Confesso a Dio), e il sacerdote impartisce l’assoluzione con l’invocazione indicata al n. 62.”

 

 

 

[6] L’EPICLESI NELLA EUCARISTIA

 

Conferenza episcopale italiana,

Messale romano,

traduzione in lingua italiana della seconda edizione tipica latina del 1975 realizzata, arricchita e approvata dalla Conferenza episcopale italiana del 1983, in:

https://www.maranatha.it/MessaleRomano/coverpage.htm

 

(al momento in cui scrivo, la Conferenza episcopale italiana non ha ancora pubblicato in italiano la terza edizione tipica del Messale romano promulgato in latino il 20 aprile 2000 da Giovanni Paolo II)

 

Rito della messa, in:

https://www.maranatha.it/RitoMessa/messapage.htm

 

 

 

Preghiera eucaristica I

 

Nella preghiera eucaristica I l’epiclesi non c’è.

Si veda la spiegazione più oltre nel testo dell’articolo.

 

 

 

Preghiera eucaristica II:

 

Padre veramente santo,

fonte di ogni santità,

santifica questi doni con l’effusione del tuo Spirito
perché diventino per noi il corpo

e + il sangue di Gesù Cristo nostro Signore.
Egli, offrendosi liberamente alla sua passione,

prese il pane e rese grazie,
lo spezzo, lo diede ai suoi discepoli, e disse:

PRENDETE, E MANGIATENE TUTTI:

QUESTO É IL MIO CORPO

OFFERTO IN SACRIFICIO PER VOI.

Dopo la cena, allo stesso modo, prese il calice e rese grazie, lo diede ai suoi discepoli, e disse:

PRENDETE, E BEVETENE TUTTI:

QUESTO É IL CALICE DEL MIO SANGUE
PER LA NUOVA ED ETERNA ALLEANZA,
VERSATO PER VOI E PER TUTTI

IN REMISSIONE DEI PECCATI.
FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME.”

 

 

 

Preghiera eucaristica III:

 

“Padre veramente santo,

a te la lode da ogni creatura.

Per mezzo di Gesù Cristo,

tuo Figlio e nostro Signore,

nella potenza dello Spirito Santo

fai vivere e santifichi l’universo,

e continui a radunare intorno a te un popolo,

che da un confine all’altro della terra

offra al tuo nome il sacrificio perfetto.
   

Ora ti preghiamo umilmente:

manda il tuo Spirito a santificare i doni che ti offriamo,

perché diventino il corpo e + il sangue di Gesù Cristo,

tuo Figlio e nostro Signore,

che ci ha comandato di celebrare questi misteri.
   

Nella notte in cui fu tradito,

egli prese il pane, ti rese grazie con la preghiera di benedizione,

lo spezzo, lo diede ai suoi discepoli, e disse:

PRENDETE, E MANGIATENE TUTTI:

QUESTO É IL MIO CORPO

OFFERTO IN SACRIFICIO PER VOI.

Dopo cena, allo stesso modo, prese il calice,

ti rese grazie con la preghiera di benedizione,

lo diede ai suoi discepoli, e disse:

PRENDETE E BEVETENE TUTTI:

QUESTO É IL CALICE DEL MIO SANGUE

PER LA NUOVA ED ETERNA ALLEANZA,

VERSATO PER VOI E PER TUTTI

IN REMISSIONE DEI PECCATI.

FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME.”

 

 

 

Preghiera eucaristica IV:

 

“Il Signore sia con voi.

E con il tuo spirito.

   

In alto i nostri cuori.

Sono rivolti al Signore.

   

Rendiamo grazie al Signore, nostro Dio.

È cosa buona e giusta.

   

E’ veramente giusto renderti grazie,

è bello cantare la tua gloria,

Padre santo, unico Dio vivo e vero:

prima del tempo e in eterno tu sei,

nel tuo regno di luce infinita.

   

Tu solo sei buono e fonte della vita,

e hai dato origine all’universo,

per effondere il tuo amore su tutte le creature

e allietarle con gli splendori della tua luce.

   

Schiere innumerevoli di angeli

stanno davanti a te per servirti,

contemplano la gloria del tuo volto,

e giorno e notte cantano la tua lode.

Insieme con loro anche noi,

fatti voce di ogni creatura, esultanti cantiamo:

   

Santo, Santo, Santo il Signore Dio dell’universo.

I cieli e la terra sono pieni della tua gloria.

Osanna nell’alto dei cieli.

Benedetto colui che viene nel nome del Signore.

Osanna nell’alto dei cieli.

   

Noi ti lodiamo, Padre santo, per la tua grandezza:

tu hai fatto ogni cosa con sapienza e amore.

   

A tua immagine hai formato l’uomo,

alle sue mani operose hai affidato l’universo

perché nell’obbedienza a te, suo creatore,

esercitasse il dominio su tutto il creato.

E quando, per la sua disobbedienza,

l’uomo perse la tua amicizia,

tu non l’hai abbandonato in potere della morte,

ma nella tua misericordia a tutti sei venuto incontro,

perché coloro che ti cercano ti possano trovare.

   

Molte volte hai offerto agli uomini la tua alleanza,

e per mezzo dei profeti

hai insegnato a sperare nella salvezza.

Padre santo,

hai tanto amato il mondo da mandare a noi,

nella pienezza dei tempi,

il tuo unico Figlio come salvatore.

Egli si è fatto uomo per opera dello Spirito Santo

ed è nato dalla Vergine Maria;

ha condiviso in tutto, eccetto il peccato,

la nostra condizione umana.

Ai poveri annunziò il vangelo di salvezza,

la libertà ai prigionieri,

agli afflitti la gioia.

   

Per attuare il tuo disegno di redenzione

si consegnò volontariamente alla morte,

e risorgendo distrusse la morte e rinnovò la vita.

   

E perché non viviamo più per noi stessi

ma per lui che è morto e risorto per noi,

ha mandato, o Padre, lo Spirito Santo,

primo dono ai credenti,

a perfezionare la sua opera nel mondo

e compiere ogni santificazione.

   

Ora ti preghiamo, Padre:

lo Spirito Santo santifichi questi doni

perché diventino il corpo e + il sangue

di Gesù Cristo, nostro Signore,

nella celebrazione di questo grande mistero,

che ci ha lasciato in segno di eterna alleanza.

   

E gli, venuta l’ora d’essere glorificato da te, Padre santo,

avendo amato i suoi che erano nel mondo,

li amò sino alla fine; e mentre cenava con loro,

prese il pane e rese grazie, lo spezzò,

lo diede ai suoi discepoli, e disse:

   

Prendete, e mangiatene tutti:

questo è il mio Corpo

offerto in sacrificio per voi.

   

Allo stesso modo,

prese il calice del vino e rese grazie,

lo diede ai suoi discepoli, e disse:

   

Prendete, e bevetene tutti:

questo è il calice del mio Sangue

per la nuova ed eterna alleanza,

versato per voi e per tutti

in remissione dei peccati.

Fate questo in memoria di me.”

 

 

 

Preghiera eucaristica V/a

 

“E’ veramente giusto renderti grazie, Padre santo, 

creatore del mondo e fonte della vita.     

Tu non ci lasci soli nel cammino,  

ma sei vivo e operante in mezzo a noi.  

Con il tuo braccio potente guidasti 

l’assemblea errante nel deserto; 

oggi accompagni la tua Chiesa, 

pellegrina nel mondo, 

con la luce e la forza del tuo Spirito, 

per mezzo del Cristo, tuo Figlio e nostro Signore, 

ci guidi, nei sentieri del tempo, 

alla gioia perfetta del tuo regno. 

 

Per questi immensi doni, 

uniti agli angeli e ai santi, 

cantiamo senza fine l’inno della tua gloria: 

 

Santo, Santo, Santo.

 

Ti glorifichiamo, Padre santo: 

tu ci sostieni sempre nel nostro cammino 

soprattutto in quest’ora in cui il Cristo, tuo Figlio, 

ci raduna per la santa cena. 

Egli, come ai discepoli di Emmaus, 

ci svela il senso delle Scritture e spezza il pane per noi.

 

Ti preghiamo, Padre onnipotente, 

manda il tuo Spirito su questo pane e su questo vino, 

perché il tuo Figlio sia presente in mezzo a noi 

con il suo corpo e il suo sangue

 

La vigilia della sua passione, 

mentre cenava con loro, 

prese il pane e rese grazie, 

lo spezzò, lo diede ai suoi discepoli, e disse:

 

Prendete, e mangiatene tutti: 

questo è il mio Corpo 

offerto in sacrificio per voi.

 

Allo stesso modo, prese il calice del vino 

e rese grazie con la preghiera di benedizione, 

lo diede ai suoi discepoli, e disse:

 

Prendete, e bevetene tutti: 

questo è il calice del mio Sangue 

per la nuova ed eterna alleanza, 

versato per voi e per tutti 

in remissione dei peccati.  

Fate questo in memoria di me.”

 

 

 

Preghiera eucaristica V/b

 

“E’ veramente giusto renderti grazie, 

Dio grande e misericordioso, 

che hai creato il mondo 

e lo custodisci con immenso amore.  

 

Tu vegli come Padre su tutte le creature 

e riunisci in una sola famiglia 

gli uomini creati per la gloria del tuo nome, 

redenti dalla croce del tuo Figlio, 

segnati dal sigillo dello Spirito. 

 

Il Cristo, tua Parola vivente, 

è la via che ci guida a te, 

la verità che ci fa liberi, 

la vita che ci riempie di gioia. 

 

Per mezzo di lui innalziamo a te l’inno di grazie 

per questi doni della tua benevolenza 

e con l’assemblea degli angeli e dei santi 

proclamiamo la tua lode: 

 

Santo, Santo, Santo…

 

Ti glorifichiamo, Padre santo: 

tu ci sostieni sempre nel nostro cammino 

soprattutto in quest’ora in cui il Cristo, tuo Figlio, 

ci raduna per la santa cena. 

Egli, come ai discepoli di Emmaus, 

ci svela il senso delle Scritture e spezza il pane per noi.

 

Ti preghiamo, Padre onnipotente, 

manda il tuo Spirito su questo pane e su questo vino, 

perché il tuo Figlio sia presente in mezzo a noi 

con il suo corpo e il suo sangue

 

La vigilia della sua passione, 

mentre cenava con loro, 

prese il pane e rese grazie, 

lo spezzò, lo diede ai suoi discepoli, e disse:

 

Prendete, e mangiatene tutti: 

questo è il mio Corpo 

offerto in sacrificio per voi.

 

Allo stesso modo, prese il calice del vino 

e rese grazie con la preghiera di benedizione, 

lo diede ai suoi discepoli, e disse:

 

Prendete, e bevetene tutti: 

questo è il calice del mio Sangue 

per la nuova ed eterna alleanza, 

versato per voi e per tutti 

in remissione dei peccati.  

Fate questo in memoria di me.”

 

 

 

Preghiera eucaristica V/c

 

“E’ veramente giusto renderti grazie, 

Padre misericordioso: 

tu ci hai donato il tuo Figlio, Gesù Cristo, 

nostro fratello e redentore.  

 

In lui ci hai manifestato il tuo amore
per i piccoli e i poveri,
per gli ammalati e gli esclusi.
Mai egli si chiuse
alle necessità e alle sofferenze dei fratelli.
Con la vita e la parola
annunziò al mondo che tu sei Padre
e hai cura di tutti i tuoi figli.

 

Per questi segni della tua benevolenza 

noi ti lodiamo e ti benediciamo,
e uniti agli angeli e ai santi
cantiamo l’inno della tua gloria: 

 

Santo, Santo, Santo…

 

Ti glorifichiamo, Padre santo: 

tu ci sostieni sempre nel nostro cammino 

soprattutto in quest’ora in cui il Cristo, tuo Figlio, 

ci raduna per la santa cena. 

Egli, come ai discepoli di Emmaus, 

ci svela il senso delle Scritture e spezza il pane per noi.

 

Ti preghiamo, Padre onnipotente, 

manda il tuo Spirito su questo pane e su questo vino, 

perché il tuo Figlio sia presente in mezzo a noi 

con il suo corpo e il suo sangue

 

La vigilia della sua passione, 

mentre cenava con loro, 

prese il pane e rese grazie, 

lo spezzò, lo diede ai suoi discepoli, e disse:

 

Prendete, e mangiatene tutti: 

questo è il mio Corpo 

offerto in sacrificio per voi.

 

Allo stesso modo, prese il calice del vino 

e rese grazie con la preghiera di benedizione, 

lo diede ai suoi discepoli, e disse:

 

Prendete, e bevetene tutti: 

questo è il calice del mio Sangue 

per la nuova ed eterna alleanza, 

versato per voi e per tutti 

in remissione dei peccati.  

Fate questo in memoria di me.”

 

 

 

Preghiera eucaristica V/d:

 

“E’ veramente giusto renderti grazie, 

e innalzare a te,
Signore, Padre buono,
l’inno di benedizione e di lode.  

 

Per mezzo del tuo Figlio,
splendore d’eterna gloria, fatto uomo per noi,
hai raccolto tutte le genti nell’unità della Chiesa.
Con la forza del tuo Spirito
continui a radunare in una sola famiglia i popoli della terra,
e offri a tutti gli uomini
la beata speranza del tuo regno.
Così la Chiesa risplende
come segno della tua fedeltà all’alleanza
promessa e attuata in Gesù Cristo, nostro Signore.

 

Per questo mistero di salvezza
ti lodino i cieli ed esulta la terra
e la Chiesa unanime canta la tua gloria: 

 

Santo, Santo, Santo…

 

Ti glorifichiamo, Padre santo: 

tu ci sostieni sempre nel nostro cammino 

soprattutto in quest’ora in cui il Cristo, tuo Figlio, 

ci raduna per la santa cena. 

Egli, come ai discepoli di Emmaus, 

ci svela il senso delle Scritture e spezza il pane per noi.

  

Ti preghiamo, Padre onnipotente, 

manda il tuo Spirito su questo pane e su questo vino, 

perché il tuo Figlio sia presente in mezzo a noi 

con il suo corpo e il suo sangue

 

La vigilia della sua passione, 

mentre cenava con loro, 

prese il pane e rese grazie, 

lo spezzò, lo diede ai suoi discepoli, e disse:

 

Prendete, e mangiatene tutti: 

questo è il mio Corpo 

offerto in sacrificio per voi.

 

Allo stesso modo, prese il calice del vino 

e rese grazie con la preghiera di benedizione, 

lo diede ai suoi discepoli, e disse:

 

Prendete, e bevetene tutti: 

questo è il calice del mio Sangue 

per la nuova ed eterna alleanza, 

versato per voi e per tutti 

in remissione dei peccati.  

Fate questo in memoria di me.”

 

 

 

Preghiera eucaristica della riconciliazione I:

 

“È veramente giusto renderti grazie,

Padre santo, Dio di bontà infinita.
 

Tu continui a chiamare i peccatori a rinnovarsi nel tuo Spirito

e manifesti la tua onnipotenza

soprattutto nella grazia del perdono.

Molte volte gli uomini hanno infranto la tua alleanza,

e tu invece di abbandonarli hai stretto con loro un vincolo nuovo

per mezzo di Gesù, tuo Figlio e nostro redentore:

un vincolo così saldo che nulla potrà mai spezzare.

Anche a noi offri un tempo di riconciliazione e di pace,

perché affidandoci unicamente alla tua misericordia

ritroviamo la via del ritorno a te,

e aprendoci all’azione dello Spirito Santo viviamo in Cristo la vita nuova,

nella lode perenne del tuo nome e nel servizio dei fratelli.
 

Per questo mistero della tua benevolenza,

nello stupore e nella gioia della salvezza ritrovata,

ci uniamo all’immenso coro degli angeli e dei santi

per cantare la tua gloria:
 

Santo, Santo, Santo…

 

Padre veramente santo,

fin dall’origine del mondo

tu ci fai partecipi del tuo disegno di amore,

per renderci santi come tu sei santo.

 

Guarda il popolo riunito intorno a te

e manda il tuo Spirito,

perché i doni che ti offriamo

diventino il corpo + e il sangue

del tuo amatissimo Figlio, Gesù Cristo,

nel quale anche noi siamo tuoi figli.


Eravamo morti a causa del peccato

e incapaci di accostarci a te,

ma tu ci hai dato

la prova suprema della tua misericordia,

quando il tuo Figlio, il solo giusto,

si è consegnato nelle nostre mani

e si è lasciato inchiodare sulla croce.

Prima di stendere le braccia fra il cielo e la terra,

in segno di perenne alleanza,

egli volle celebrare la Pasqua con i suoi discepoli.
 

Mentre cenava, prese il pane

e rese grazie con la preghiera di benedizione,

lo spezzò, lo diede loro, e disse:

 

Prendete, e mangiatene tutti: 

questo è il mio Corpo 

offerto in sacrificio per voi.

 

Dopo la cena, allo stesso modo,

sapendo che avrebbe riconciliato tutto in sé

nel sangue sparso sulla croce,

prese il calice del vino e di nuovo rese grazie,

lo diede ai suoi discepoli, e disse:

 

Prendete, e bevetene tutti: 

questo è il calice del mio Sangue 

per la nuova ed eterna alleanza, 

versato per voi e per tutti 

in remissione dei peccati. 

Fate questo in memoria di me.”

 

 

 

Preghiera eucaristica della riconciliazione II:

 

“È veramente giusto ringraziarti e glorificarti,

Dio onnipotente ed eterno,

per la mirabile opera della redenzione

in Cristo nostro salvatore.
 

Riconosciamo il tuo amore di Padre

quando pieghi la durezza dell’uomo,

e in un mondo lacerato da lotte e discordie

lo rendi disponibile alla riconciliazione.

Con la forza dello Spirito tu agisci nell’intimo dei cuori,

perché i nemici si aprano al dialogo,

gli avversari si stringano la mano

e i popoli si incontrino nella concordia.

Per tuo dono, o Padre,

la ricerca sincera della pace estingue le contese,

l’amore vince l’odio

e la vendetta è disarmata dal perdono.
 

E noi, uniti agli angeli, cantori della tua gloria,

innalziamo con gioia l’inno di benedizione e di lode:

 

Santo, Santo, Santo…

 

Noi ti benediciamo, Dio onnipotente,

Signore del cielo e della terra,

per Gesù Cristo tuo Figlio venuto nel tuo nome:

egli è la mano che tendi ai peccatori,

la parola che ci salva,
la via che ci guida alla pace.
 

Tutti ci siamo allontanati da te,

ma tu stesso, o Dio nostro Padre,

ti sei fatto vicino ad ogni uomo;

con il sacrificio del tuo Cristo,

consegnato alla morte per noi,
ci riconduci al tuo amore,

perché anche noi ci doniamo ai nostri fratelli.

 

Per questo mistero di riconciliazione

ti preghiamo di santificare

con l’effusione dello Spirito Santo

questi doni che la Chiesa ti offre,

obbediente al comando + del tuo Figlio.

 

Egli, venuta l’ora di dare la vita

per la nostra liberazione,

mentre cenava, prese il pane nelle sue mani,

ti rese grazie con la preghiera di benedizione,

lo spezzò, lo diede ai suoi discepoli, e disse:
 
Prendete, e mangiatene tutti: 

questo è il mio Corpo 

offerto in sacrificio per voi.

 

Allo stesso modo, in quell’ultima sera,

egli prese il calice

magnificando la tua misericordia,

lo diede ai suoi discepoli e disse:

 

Prendete, e bevetene tutti: 

questo è il calice del mio Sangue 

per la nuova ed eterna alleanza, 

versato per voi e per tutti 

in remissione dei peccati. 

Fate questo in memoria di me.”

 

 

 

[7] L’EPICLESI NELLA ORDINAZIONE

 

Conferenza episcopale italiana,

Rito dell’Ordinazione del vescovo dei presbiteri e dei diaconi,

edizione italiana,

25 novembre 1979, in:

https://www.chiesacattolica.it/documenti-segreteria/edizione-italiana-del-rito-dellordinazione-del-vescovo-dei-presbiteri-e-dei-diaconi/

l’allegato dal quale cito è raggiungibile dalla pagina ora citata ed è disponibile in:

https://www.chiesacattolica.it/wp-content/uploads/sites/31/2017/02/Rito_Ordianazione_vescovo_presbiteri_e_diaconi.pdf

 

“Formule essenziali nella versione italiana

 

Le seguenti formule essenziali nella versione italiana delle preghiere di ordinazione sono state approvate dal Santo Padre Giovanni Paolo II. L’approvazione è stata comunicata alla Sacra Congregazione dei Sacramenti e Culto Divino con lettera della Segreteria di Stato del 6 febbraio 1979, n. 9120.

 

PER L’ORDINAZIONE DEI DIACONI:

 

Ti supplichiamo, o Signore, effondi in loro lo Spirito Santo, che li fortifichi con i sette doni della tua grazia, perché compiano fedelmente l’opera del ministero.

 

PER L’ORDINAZIONE DEI PRESBITERI:

 

Dona, Padre onnipotente, a questi tuoi figli la dignità del presbiterato. Rinnova in loro l’effusione del tuo Spirito di santità; adempiano fedelmente, o Signore, il ministero del grado sacerdotale da te ricevuto e con il loro esempio guidino tutti a un’integra condotta di vita.

 

PER L’ORDINAZIONE DEL VESCOVO:

 

Effondi ora sopra questo eletto la potenza che viene da te, o Padre, il tuo Spirito che regge e guida: tu lo hai dato al tuo diletto Figlio Gesù Cristo ed egli lo ha trasmesso ai santi apostoli che nelle diverse parti della terra hanno fondato la Chiesa come tuo santuario a gloria e lode perenne del tuo nome.”

 

 

 

Conferenza episcopale italiana,

Ordinazione del vescovo, dei presbiteri e dei diaconi,

seconda edizione italiana,

16 aprile 1992, in:

https://www.chiesacattolica.it/wp-content/uploads/sites/31/2017/02/Ordinazione_Vescovo_presbiteri_diaconi.pdf

le formule che cito qui appresso sono tratte da ordinazioni diaconali, presbiterali ed episcopali realmente avvenute.

 

Ordinazione diaconale,

conferita nella chiesa del sacro cuore di Gesù in Serrone – La Forma,

il 22 febbraio 2015,

il cui libretto per la liturgia è disponibile in:

http://www.diocesipalestrina.it/sito/images/uffici/ufficio-liturgico/celebrazioni_vescovo_2015/2.Febbraio_OrdinazioneDiaconale_22-II.compressed.pdf

pagina 10:

“Ora, o Padre, ascolta la nostra preghiera:

guarda con bontà questo tuo figlio

che noi consacriamo come diacono

perché serva al tuo altare nella santa Chiesa.

Ti supplichiamo, o Signore,

effondi in lui lo Spirito Santo,

che lo fortifichi con i sette doni della tua grazia,

perché compia fedelmente l’opera del ministero.”

 

Ordinazione presbiterale,

conferita nella basilica vaticana,

il 21 aprile 2013,

il cui libretto per la liturgia è disponibile in:

http://www.vatican.va/news_services/liturgy/libretti/2013/20130421-libretto-ordinazione-presbiterale.pdf

pagina 28:

Dona, Padre Onnipotente,

a questi tuoi figli

la dignità del presbiterato.

Rinnova in loro l’effusione

del tuo Spirito di santità;

adempiano fedelmente, o Signore,

il ministero del secondo grado sacerdotale

da te ricevuto

e con il loro esempio guidino

tutti a un’integra condotta di vita.”

 

Ordinazione episcopale,

conferita nella basilica vaticana,

il 04 ottobre 2019,

il cui libretto per la liturgia è disponibile in:

http://www.vatican.va/news_services/liturgy/libretti/2019/20191004-libretto-ordinazione-episcopale.pdf

pagina 30:

Effondi sopra questi eletti

la potenza che viene da te, o Padre,

il tuo Spirito che regge e guida:

tu lo hai dato al tuo diletto Figlio Gesù Cristo

ed egli lo ha trasmesso ai santi Apostoli

che nelle diverse parti della terra

hanno fondato la Chiesa come tuo santuario

a gloria e lode perenne del tuo nome.”

 

 

 

[8] L’EPICLESI NELLA UNZIONE DEGLI INFERMI

 

Conferenza episcopale italiana,

Sacramento dell’unzione e cura pastorale degli infermi,

23 maggio 1974, in:

http://www.liturgia.maranatha.it/Unzione/introdpage.htm

 

Sacramento dell’unzione e cura pastorale degli infermi

Introduzione,

numero 21, in:

http://www.liturgia.maranatha.it/Unzione/p1/1page.htm

 

21. L’olio per l’Unzione degli infermi deve essere appositamente benedetto dal vescovo o da un sacerdote che a norma di diritto o per concessione particolare della Sede Apostolica ne abbia la debita facoltà.
Oltre al vescovo, può ipso iure benedire l’olio per l’Unzione degli infermi:

a) il sacerdote che a norma di diritto viene equiparato al vescovo diocesano;

b) in caso di vera necessità, qualsiasi sacerdote 14.

La benedizione dell’olio degli infermi vien fatta normalmente dal vescovo al giovedì della Settimana santa 15.

 

Note

 

13 Cfr. Orda benedicendi Oleum catechumenorum et infirmorum et conficiendi Chrisma. Praen. n. 3. Typis Polyglottis Vaticanis, 1970.
14 Cfr. Ivi, Praen. n. 8.
l5 Cfr. Ivi, Praen. n. 9.”

 

 

Benedizione dell’olio da parte di un sacerdote

 

2 – Rito dell’unzione degli infermi

Rito ordinario,

benedizione dell’olio,

numero 77/bis, in:

http://www.liturgia.maranatha.it/Unzione/b2/1page.htm

 

“Benedizione dell’olio

77 bis. Quando il sacerdote, secondo le prescrizioni del n. 21, deve benedire l’olio durante il rito, lo fa a questo punto dicendo una delle seguenti orazioni e omettendo il precedente rendimento di grazie.

Preghiamo.

O Dio, Padre di ogni consolazione,
che per mezzo del tuo Figlio
hai voluto recare sollievo alle sofferenze degli infermi,
ascolta la preghiera della nostra fede:

manda dal cielo il tuo Spirito Santo Paràclito
su quest’olio che ci viene dal frutto dell’olivo
per nutrimento e sollievo del nostro corpo
;

effondi la tua santa  X  benedizione,
perché quanti riceveranno l’unzione di quest’olio
ottengano conforto nel corpo, nell’anima e nello spirito,
e siano liberi da ogni dolore,
da ogni debolezza, da ogni sofferenza.
Sia un olio santo da te benedetto per noi,
nel nome del nostro Signore Gesù Cristo,
che vive e regna con te per tutti i secoli dei secoli.

R. Amen.”

 

 

Benedizione dell’olio da parte del vescovo nella messa del giovedì santo

 

Messa del crisma,

Benedizione dell’olio degli infermi, in:

https://www.maranatha.it/Feriale/quares/06GIOpage.htm

 

Prima di concludere la preghiera eucaristica, il vescovo compie la
BENEDIZIONE DELL’OLIO DEGLI INFERMI

O Dio, Padre di consolazione, che per mezzo del tuo Figlio hai voluto recare sollievo alle sofferenze degli infermi, ascolta la preghiera della nostra fede: manda dal cielo il tuo Spirito Santo Paraclito su quest’olio, frutto dell’olivo, nutrimento e sollievo del nostro corpo; effondi la tua santa  benedizione perché quanti riceveranno l’unzione ottengano conforto nel corpo, nell’anima e nello spirito, e siano liberati da ogni malattia, angoscia e dolore. Questo dono della tua creazione diventi olio santo da te benedetto per noi, nel nome del nostro Signore Gesù Cristo [che vive e regna con te per tutti i secoli dei secoli].   [Tutti: Amen].

 

Deus, tutius consolationis Pater, qui per Filium tuum infirmantium languoribus medei evoluisti, orationi fidei adesto propitius: emette, quæesumus Spiritum tuum Sanctum Paraclitum de cælis in hanc pinguedinem olei, quam de iridi ligno producete digniatus es ad refectionem corporis, ut tua sancta + benedictione sit omni, qui hoc unguento perungitur, tutamen corporis, animæ ac spiritus, ad evacuandos omnes dolores, omnes infirmitates, omnemque ægritudinem. Sit oleum tuum sanctum, Domine, nobis a te benedictum in nomine Domini nostri Iesu Christi. [Qui vivit et regnat in sæcula sæculorum]. [R/. Amen]
 

Poi la messa prosegue come al solito.

 

 

 

[9] LA LITURGIA

Codice di diritto canonico,

canone 834:

 

“Can. 834 – §1. La Chiesa adempie la funzione di santificare in modo peculiare mediante la sacra liturgia, che è ritenuta come l’esercizio della funzione sacerdotale di Gesù Cristo, nel quale per mezzo di segni sensibili viene significata e realizzata, in modo proprio a ciascuno, la santificazione degli uomini e viene esercitato dal Corpo mistico di Gesù Cristo, cioè dal Capo e dalle membra, il culto di Dio pubblico integrale.

§2. Tale culto allora si realizza quando viene offerto in nome della Chiesa da persone legittimamente incaricate e mediante atti approvati dall’autorità della Chiesa.”

 

 

 

[10] Catechismo della chiesa cattolica,

numero 1624:

 

1624 Le diverse liturgie sono ricche di preghiere di benedizione e di epiclesi che chiedono a Dio la sua grazia e la benedizione sulla nuova coppia, specialmente sulla sposa. Nell’epiclesi di questo sacramento gli sposi ricevono lo Spirito Santo come comunione di amore di Cristo e della Chiesa. 277 È lui il sigillo della loro alleanza, la sorgente sempre offerta del loro amore, la forza in cui si rinnoverà la loro fedeltà.”

 

Note presenti nel testo ora citato

 

“(277) Cf Ef 5,32.”

 

 

 

[11] LA MANCANZA DELL’EPICLESI NEL MATRIMONIO

 

Conferenza episcopale italiana,

Rito del matrimonio,

versione italiana dell’Ordo celebrandi matrimonium,

4 ottobre 2004, in:

http://www.liturgia.maranatha.it/Matrimonio/coverpage.htm

 

1 – Rito del matrimonio nella celebrazione eucaristica

Riti di conclusione,

Numero 92, in:

http://www.liturgia.maranatha.it/Matrimonio/r1/5page.htm

 

“92. Il sacerdote benedice gli sposi e il popolo dicendo:
 
 
PRIMA FORMULA

Dio, eterno Padre,
vi conservi uniti nel reciproco amore;
la pace di Cristo abiti in voi
e rimanga sempre nella vostra casa.
R. Amen.

Abbiate benedizione nei figli,
conforto dagli amici, vera pace con tutti.
R. Amen.

Siate nel mondo testimoni dell’amore di Dio
perché i poveri e i sofferenti,
che avranno sperimentato la vostra carità,
vi accolgano grati un giorno nella casa del Padre.
R. Amen.

E su voi tutti,
che avete partecipato a questa liturgia nuziale,
scenda la benedizione di Dio onnipotente,
Padre e Figlio + e Spirito Santo.
R. Amen.
 
 
SECONDA FORMULA
 
Dio, Padre onnipotente, vi comunichi la sua gioia
e vi benedica con il dono dei figli.
R. Amen.
 
L’unigenito Figlio di Dio vi sia vicino e vi assista
nell’ora della serenità e nell’ora della prova.
R. Amen.
 
Lo Spirito Santo di Dio
effonda sempre il suo amore nei vostri cuori.
R. Amen.
 
E su voi tutti,
che avete partecipato a questa liturgia nuziale,
scenda la benedizione di Dio onnipotente,
Padre e Figlio + e Spirito Santo.
R. Amen.
  
 
TERZA FORMULA
  
Il Signore Gesù,
che santificò le nozze di Cana,
benedica voi, i vostri parenti e i vostri amici.
R. Amen.
 
Cristo, che ha amato la sua Chiesa sino alla fine,
effonda continuamente nei vostri cuori
il suo stesso amore.
R. Amen.
 
Il Signore conceda a voi,
che testimoniate la fede nella sua risurrezione,
di attendere nella gioia che si compia la beata speranza.
R. Amen.
 
E su voi tutti,
che avete partecipato a questa liturgia nuziale,
scenda la benedizione di Dio onnipotente,
Padre e Figlio + e Spirito Santo.
R. Amen.”

 

 

 

2 – Rito del matrimonio nella celebrazione della parola,

Riti di conclusione,

numero 144, in:

http://www.liturgia.maranatha.it/Matrimonio/r2/4page.htm

 

“144. Il sacerdote (o il diacono) benedice gli sposi e il popolo dicendo:
 
 
PRIMA FORMULA

Dio, eterno Padre,
vi conservi uniti nel reciproco amore;
la pace di Cristo abiti in voi
e rimanga sempre nella vostra casa.
R. Amen.

Abbiate benedizione nei figli,
conforto dagli amici, vera pace con tutti.
R. Amen.

Siate nel mondo testimoni dell’amore di Dio
perché i poveri e i sofferenti,
che avranno sperimentato la vostra carità,
vi accolgano grati un giorno nella casa del Padre.
R. Amen.

E su voi tutti,
che avete partecipato a questa liturgia nuziale,
scenda la benedizione di Dio onnipotente,
Padre e Figlio + e Spirito Santo.
R. Amen.
 
 
SECONDA FORMULA
 
Dio, Padre onnipotente, vi comunichi la sua gioia
e vi benedica con il dono dei figli.
R. Amen.
 
L’unigenito Figlio di Dio vi sia vicino e vi assista
nell’ora della serenità e nell’ora della prova.
R. Amen.
 
Lo Spirito Santo di Dio
effonda sempre il suo amore nei vostri cuori.
R. Amen.
 
E su voi tutti,
che avete partecipato a questa liturgia nuziale,
scenda la benedizione di Dio onnipotente,
Padre e Figlio + e Spirito Santo.
R. Amen.
  
 
TERZA FORMULA
  
Il Signore Gesù,
che santificò le nozze di Cana,
benedica voi, i vostri parenti e i vostri amici.
R. Amen.
 
Cristo, che ha amato la sua Chiesa sino alla fine,
effonda continuamente nei vostri cuori
il suo stesso amore.
R. Amen.
 
Il Signore conceda a voi,
che testimoniate la fede nella sua risurrezione,
di attendere nella gioia che si compia la beata speranza.
R. Amen.
 
E su voi tutti,
che avete partecipato a questa liturgia nuziale,
scenda la benedizione di Dio onnipotente,
Padre e Figlio + e Spirito Santo.
R. Amen.”

 

 

 

3 – Rito del matrimonio tra una parte cattolica e una parte catecumena o non cristiana,

Riti di conclusione,

numero 168, in:

http://www.liturgia.maranatha.it/Matrimonio/r3/4page.htm

 

“168. Il sacerdote (o il diacono) benedice il popolo, dicendo:

Su voi tutti,
che avete partecipato a questa liturgia nuziale,
scenda la benedizione di Dio onnipotente,
Padre e Figlio + e Spirito Santo.

R. Amen.”

 

 

 

[12] BENEDIZIONE / DEDICAZIONE

Sebbene la lettera del canone 1171 del codice di diritto canonico (“con la dedicazione o la benedizione”) possa far pensare che dedicazione e benedizione siano la stessa cosa, in realtà non è così.

La dedicazione la operano gli esseri umani ed è per gli oggetti, ad esempio: le cose destinate al culto divino.

La benedizione la dà soltanto Dio ed è per gli individui senzienti.

 

 

Codice di diritto canonico,

canoni 1170 e 1171:

 

“Can. 1170 – Le benedizioni, che vanno impartite in primo luogo ai cattolici, possono essere date anche ai catecumeni, anzi, se non vi si oppone una proibizione della Chiesa, persino ai non cattolici.

 

Can. 1171 – Le cose sacre, quelle cioè che sono state destinate al culto divino con la dedicazione o la benedizione, siano trattate con riverenza e non siano adoperate per usi profani o impropri, anche se sono in possesso di privati.”

 

 

 

[13] Nel Rito del matrimonio approvato dalla Conferenza episcopale italiana nel 2004, i riti sono tre:

1 – rito del matrimonio nella celebrazione eucaristica,

2 – rito del matrimonio nella celebrazione della parola,

3 – rito del matrimonio tra una parte cattolica e una parte catecumena o n on cristiana.

 

 

 

[14] Conferenza episcopale italiana,

Rito del matrimonio,

versione italiana dell’Ordo celebrandi matrimonium,

4 ottobre 2004, in:

http://www.liturgia.maranatha.it/Matrimonio/coverpage.htm

 

3 – Rito del matrimonio tra una parte cattolica e una parte catecumena o non cristiana,

Celebrazione del matrimonio,

numeri 153-166, in:

http://www.liturgia.maranatha.it/Matrimonio/r3/3page.htm

 

“INTERROGAZIONI PRIMA DEL CONSENSO

153. Mentre tutti stanno in piedi, compresi gli sposi e i testimoni disposti ai loro lati, il sacerdote (o il diacono) si rivolge agli sposi con queste o simili parole:

Carissimi,
siete qui convenuti
davanti al ministro della Chiesa
e davanti alla comunità
perché la vostra decisione
di unirvi in Matrimonio
sia fortificata dal sigillo del Signore
e il vostro amore, arricchito della sua benedizione,
sia rafforzato nella reciproca e perpetua fedeltà
e nel compimento degli altri doveri del Matrimonio.

Vi chiedo pertanto di esprimere
davanti alla Chiesa le vostre intenzioni.

154. Il sacerdote (o il diacono) interroga gli sposi sulla libertà, sulla fedeltà e sull’accoglienza ed educazione dei figli e ciascuno personalmente risponde.

N. e N.,
siete venuti a celebrare il Matrimonio
senza alcuna costrizione, in piena libertà
e consapevoli del significato della vostra decisione?

Gli sposi rispondono:  Sì.

Siete disposti, seguendo la via del Matrimonio,
ad amarvi e a onorarvi l’un l’altro
per tutta la vita?

Gli sposi rispondono:  Sì.

La domanda che segue si può omettere se le circostanze lo suggeriscono, ad esempio quando gli sposi sono avanzati in età.

Siete disposti ad accogliere con amore i figli
che Dio vorrà donarvi
e a educarli secondo la legge di Cristo e della sua Chiesa?

Gli sposi rispondono:  Sì.

MANIFESTAZIONE DEL CONSENSO
 
155. Il sacerdote (o il diacono) invita gli sposi ad esprimere il consenso.

Se è vostra intenzione di unirvi in Matrimonio,
datevi la mano destra
ed esprimete davanti a Dio e alla sua Chiesa
il vostro consenso.

Gli sposi si danno la mano destra.

156. Lo sposo dice:

Io, N., accolgo te, N., come mia sposa.
Prometto di esserti fedele sempre,
nella gioia e nel dolore,
nella salute e nella malattia,
e di amarti e onorarti
tutti i giorni della mia vita.

La sposa dice:

Io, N., accolgo te, N., come mio sposo.
Prometto di esserti fedele sempre,
nella gioia e nel dolore,
nella salute e nella malattia,
e di amarti e onorarti
tutti i giorni della mia vita.

_____________________________________________________

157. Il sacerdote (o il diacono), se per motivi pastorali lo ritiene più opportuno, può richiedere il consenso in forma di domanda. Per primo interroga lo sposo:

N., vuoi accogliere N. come tua sposa,
promettendo di esserle fedele sempre,
nella gioia e nel dolore,
nella salute e nella malattia,
e di amarla e onorarla
tutti i giorni della tua vita?

Lo sposo risponde: Sì.

Quindi interroga la sposa:

N., vuoi accogliere N. come tuo sposo,
promettendo di essergli fedele sempre,
nella gioia e nel dolore,
nella salute e nella malattia,
e di amarlo e onorarlo
tutti i giorni della tua vita?

La sposa risponde: Sì.
_____________________________________________________

ACCOGLIENZA DEL CONSENSO
 
158. Quindi il sacerdote (o il diacono), ricevendo il consenso, dice agli sposi:

Il Signore onnipotente e misericordioso
confermi il consenso
che avete manifestato davanti alla Chiesa
e vi ricolmi della sua benedizione.
L’uomo non osi separare ciò che Dio unisce.

Tutti: Amen.

Oppure:

Il Dio di Abramo,
il Dio di Isacco,
il Dio di Giacobbe,
il Dio che nel paradiso ha unito Adamo ed Eva,
confermi in Cristo
il consenso che avete manifestato davanti alla Chiesa
e vi sostenga con la sua benedizione.
L’uomo non osi separare ciò che Dio unisce.

BENEDIZIONE E CONSEGNA DEGLI ANELLI
 
159. Quando le circostanze lo richiedono, la benedizione e la consegna degli anelli si possono omettere. Se invece si mantengono, il sacerdote (o il diacono) dice:

Il Signore benedica X questi anelli
che vi donate scambievolmente
in segno di amore e di fedeltà.

Tutti: Amen.
 
Se opportuno, il sacerdote (o il diacono) asperge gli anelli e li consegna agli sposi.

160. Lo sposo mette al dito anulare della sposa l’anello a lei destinato, dicendo, se opportuno:

N., ricevi questo anello,
segno del mio amore e della mia fedeltà.

Se cristiano, può aggiungere:

Nel nome del Padre e del Figlio
e dello Spirito Santo.

Quindi la sposa mette al dito anulare dello sposo l’anello a lui destinato, dicendo, se opportuno:

N., ricevi questo anello,
segno del mio amore e della mia fedeltà.

Se cristiana, può aggiungere:

Nel nome del Padre e del Figlio 
e dello Spirito Santo.

BENEDIZIONE NUZIALE
 
161. Di consueto si pronuncia la benedizione nuziale sugli sposi. Tuttavia, se le circostanze lo consigliano, si può omettere e invece della benedizione si dice la preghiera indicata al n. 163.
Gli sposi, se opportuno, si mettono in ginocchio al loro posto. Quindi il sacerdote (o il diacono), a mani giunte, prosegue:

Invochiamo ora su questi sposi
la benedizione di Dio:
egli sostenga con il suo aiuto
coloro che ha arricchito
con la comunione di vita del Matrimonio.

Tutti pregano per breve tempo in silenzio.

162. Poi il sacerdote (o il diacono), con le braccia stese sugli sposi, continua:

Padre santo, creatore dell’universo,
che hai formato l’uomo e la donna a tua immagine
e hai voluto benedire la loro unione,
ti preghiamo umilmente per questi tuoi figli,
che oggi si uniscono con il patto nuziale.

Scenda su questi sposi
la ricchezza delle tue benedizioni
e la forza del tuo Santo Spirito infiammi i loro cuori,
perché, mentre vivono il reciproco dono di amore,
siano esemplari per integrità di vita
[e genitori saldi nella virtù].

Ti lodino, Signore, nella gioia,
ti cerchino nella sofferenza;
godano del tuo sostegno nella fatica
e del tuo conforto nella necessità.

Vivano a lungo nella prosperità e nella pace
e, con tutti gli amici che ora li circondano,
giungano alla felicità del tuo regno.
Per Cristo nostro Signore.

Tutti: Amen.
 
163. Se per le circostanze si omette la benedizione nuziale, si dice sugli sposi.questa preghiera:

Ascolta, Signore,
la nostra preghiera.
Tu, che hai voluto l’uomo e la donna
uniti per la vita e la crescita del genere umano,
conserva e proteggi sempre con il tuo aiuto
il vincolo che tu stesso hai istituito.
Per Cristo nostro Signore.

R. Amen.
 
164. Quindi il sacerdote (o il diacono) invita i presenti a lodare Dio:

Benediciamo il Signore.

Tutti rispondono:

Rendiamo grazie a Dio.

Si può utilizzare anche un’altra acclamazione.

PREGHIERA DEI FEDELI
 
165. Il sacerdote (o il diacono) introduce la preghiera dei fedeli:

Invochiamo Dio, nostro Padre,
sorgente inesauribile dell’amore,
perché sostenga questi sposi
nel cammino che oggi hanno iniziato.

R. Ascoltaci, o Padre.

– Per N. e N.,
ora uniti in matrimonio:
il Signore li sostenga nella donazione reciproca
e renda la loro unione gioiosa e feconda.
Preghiamo.

– Per N. e N.:
la grazia della benedizione del Signore
dia loro conforto nelle difficoltà
e li custodisca nella fedeltà.
Preghiamo.

-Per i giovani e i fidanzati:
riconoscenti per il dono e la bellezza dell’amore,
si preparino a costruire la loro famiglia
secondo la parola del Vangelo.
Preghiamo.

– Per la società civile:
riconosca e sostenga la dignità e i valori della famiglia,
e aiuti gli sposi a svolgere
il loro compito di educatori.
Preghiamo.

– Per gli sposi cristiani qui presenti:
dalla vita sacramentale sappiano attingere
forza e coraggio
per una rinnovata testimonianza cristiana.
Preghiamo.

PREGHIERA DEL SIGNORE
 
166. Dopo le invocazioni, il sacerdote (o il diacono) continua con queste o simili parole:

Dio vuole che tutti i suoi figli
siano concordi nell’amore.
Coloro che credono in Cristo invochino il Padre
con la preghiera della famiglia di Dio,
che il Signore Gesù ci ha insegnato.

Tutti i cristiani continuano:

Padre nostro, che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.

Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male.”

 

 

 

[15] Codice di diritto canonico,

canone 1057:

 

“Can. 1057 – §1. L’atto che costituisce il matrimonio è il consenso delle parti manifestato legittimamente tra persone giuridicamente abili; esso non può essere supplito da nessuna potestà umana.

§2. Il consenso matrimoniale è l’atto della volontà con cui l’uomo e la donna, con patto irrevocabile, dànno e accettano reciprocamente se stessi per costituire il matrimonio.”

 

 

 

Codice dei canoni delle chiese orientali,

canone 837:

 

Can. 837 – § 1. Ad matrimonium valide celebrandum necesse est, ut partes sint praesentes una simul et consensum matrimonialem mutuo exprimant.

§2. Matrimonium per procuratorem valide celebrari non potest, nisi iure particulari propriae Ecclesiae sui iuris aliud statuitur, quo in casu etiam de condicionibus, sub quibus tale matrimonium celebrari potest, providendum est.”

 

Il canone 837 in italiano:

 

Can. 837 – § 1. Per celebrare validamente il matrimonio è necessario che le parti siano presenti simultaneamente ed esprimano il consenso vicendevolmente.

§2. Il matrimonio non si può celebrare validamente per mezzo di un procuratore, a meno che non sia stabilito diversamente dal diritto particolare della propria Chiesa sui iuris, nel qual caso bisogna provvedere anche alle condizioni sotto le quali tale matrimonio si può celebrare.”

 

 

 

Codice dei canoni delle chiese orientali,

canone 817:

 

Can. 817 – § 1. Consensus matrimonialis est actus voluntatis, quo vir et mulier foedere irrevocabili se mutuo tradunt et accipiunt ad constituendum matrimonium.

§2. Consensus matrimonialis nulla humana potestate suppleri potest.”

 

Il canone 817 in italiano:

 

Can. 817 – § 1. Il consenso matrimoniale è l’atto di volontà con cui un uomo e una donna, con patto irrevocabile, si danno e si accettano reciprocamente per costituire il matrimonio.

§2. Il consenso matrimoniale non può essere supplito da nessuna potestà umana.”

 

 

 

Codice di diritto canonico,

canone 1101:

 

“Can. 1101 – §1. Il consenso interno dell’animo si presume conforme alle parole o ai segni adoperati nel celebrare il matrimonio.

§2. Ma se una o entrambe le parti escludono con un positivo atto di volontà il matrimonio stesso, oppure un suo elemento essenziale o una sua proprietà essenziale, contraggono invalidamente.”

 

 

Codice dei canoni delle chiese orientali,

canone 824:

 

Can. 824 – § 1. Internus animi consensus praesumitur conformis verbis vel signis in celebrando matrimonio adhibitis.

§2. Sed si alterutra vel utraque pars positivo voluntatis actu excludit matrimonium ipsum vel matrimonii essentiale aliquod elementum vel essentialem aliquam proprietatem, invalide matrimonium celebrat.”

 

Il canone 824 in italiano:

 

“Can. 824 – § 1. Il consenso interno dell’animo si presume conforme alle parole e ai segni adoperati nel celebrare il matrimonio.

§2. Ma se una delle due parti o entrambe le parti con atto positivo di volontà escludono il matrimonio stesso o qualche elemento essenziale del matrimonio o qualche proprietà essenziale, celebrano invalidamente il matrimonio.”

 

 

 

Rito del matrimonio,

approvato dalla Conferenza episcopale italiana nel 2004,

Premesse generali,

numero 21, in:

http://www.liturgia.maranatha.it/Matrimonio/p1/2page.htm

 

21. Se però, risultato vano ogni sforzo, i fidanzati apertamente ed espressamente affermano di respingere ciò che la Chiesa intende quando si celebra il Matrimonio di battezzati, non è lecito al pastore d’anime ammetterli alla celebrazione. Sebbene a malincuore, deve prendere atto della realtà e spiegare agli interessati che non la Chiesa, ma loro stessi, in tali circostanze, rendono impossibile quella celebrazione che peraltro chiedono.”

 

 

 

[16] Codice di diritto canonico,

canone 1101:

 

“Can. 1101 – §1. Il consenso interno dell’animo si presume conforme alle parole o ai segni adoperati nel celebrare il matrimonio.

§2. Ma se una o entrambe le parti escludono con un positivo atto di volontà il matrimonio stesso, oppure un suo elemento essenziale o una sua proprietà essenziale, contraggono invalidamente.”

 

 

Codice dei canoni delle chiese orientali,

canone 824 in italiano,

(per la versione in latino, si veda la nota precedente)

 

“Can. 824 – § 1. Il consenso interno dell’animo si presume conforme alle parole e ai segni adoperati nel celebrare il matrimonio.

§2. Ma se una delle due parti o entrambe le parti con atto positivo di volontà escludono il matrimonio stesso o qualche elemento essenziale del matrimonio o qualche proprietà essenziale, celebrano invalidamente il matrimonio.”

 

 

 

Per quanto riguarda il consenso dato solo a parole (o, come si dice, per fare scena) non giova invocare il canone 1107 del codice di diritto canonico o il canone 827 del codice dei canoni delle chiese orientali.

Il consenso infatti è un elemento essenziale del matrimonio, non un impedimento o un requisito di forma.

Sulla qualifica del consenso come elemento essenziale del matrimonio si vedano il canone 1057, paragrafo 1, del codice di diritto canonico e il canone 837, paragrafo1, del codice dei canoni delle chiese orientali citati nella nota 15.

 

Il canone 1107 del codice di diritto canonico afferma:

“Can. 1107 – Anche se il matrimonio fu celebrato invalidamente a motivo di un impedimento o per difetto di forma, si presume che il consenso manifestato perseveri finché non consti della sua revoca.”

 

 

Il canone 827 del codice dei canoni delle chiese orientali afferma:

Can. 827 – Etsi matrimonium invalide ratione impedimenti vel defectus formae celebrationis matrimonii iure praescriptae celebratum est, consensus praestitus praesumitur perseverare, donec de eius revocatione constiterit.”,

 

Il canone 827 in italiano:

Can. 827 – Anche se il matrimonio è stato celebrato invalidamente a motivo di un impedimento o per difetto della forma di celebrazione del matrimonio prescritta dal diritto, il consenso dato si presume che perseveri finché non consti della sua revoca.”

 

 

 

[17] I CATECUMENI

Codice di diritto canonico,

canoni 204 e 206:

 

“Can. 204 – §1. I fedeli sono coloro che, essendo stati incorporati a Cristo mediante il battesimo, sono costituiti popolo di Dio e perciò, resi partecipi nel modo loro proprio dell’ufficio sacerdotale, profetico e regale di Cristo, sono chiamati ad attuare, secondo la condizione propria di ciascuno, la missione che Dio ha affidato alla Chiesa da compiere nel mondo.

§2. Questa Chiesa, costituita e ordinata nel mondo come società, sussiste nella Chiesa cattolica, governata dal successore di Pietro e dai Vescovi in comunione con lui.

 

Can. 206 – §1. Per un titolo particolare sono legati alla Chiesa i catecumeni, coloro cioè che, mossi dallo Spirito Santo, chiedono con intenzione esplicita di essere incorporati ad essa e di conseguenza, per questo desiderio, come pure per la vita di fede, di speranza e di carità che essi conducono, sono congiunti alla Chiesa, che già ne ha cura come suoi.

§2. La Chiesa dedica una cura particolare ai catecumeni, e mentre li invita a condurre una vita evangelica e li introduce alla celebrazione dei riti sacri, già ad essi elargisce diverse prerogative che sono proprie dei cristiani.”

 

 

 

[18] Rito del matrimonio,

approvato dalla Conferenza episcopale italiana nel 2004,

Premesse generali,

numero 22, in:

http://www.liturgia.maranatha.it/Matrimonio/p1/2page.htm

 

22. Riguardo al Matrimonio, non di rado si danno casi particolari: come il Matrimonio con persona battezzata non cattolica, con persona catecumena, o semplicemente non battezzata, o con persona che esplicitamente abbia rifiutato la fede cattolica.
Coloro che svolgono la cura pastorale abbiano presenti le norme della Chiesa per questi casi e ricorrano, se il caso lo richiede, all’autorità competente.”

 

 

 

[19] Codice di diritto canonico,

canoni 1086, 1125, 1126:

 

“Can. 1086 – §1. È invalido il matrimonio tra due persone, di cui una sia battezzata nella Chiesa cattolica o in essa accolta, e l’altra non battezzata.

§2. Non si dispensi da questo impedimento se non dopo che siano state adempiute le condizioni di cui ai cann. 1125 e 1126.

§3. Se al tempo della celebrazione del matrimonio una parte era ritenuta comunemente battezzata o era dubbio il suo battesimo, si deve presumere a norma del can. 1060la validità del matrimonio finché non sia provato con certezza che una parte era battezzata e l’altra invece non battezzata.

 

Can. 1125 – L’Ordinario del luogo, se vi è una causa giusta e ragionevole, può concedere tale licenza; ma non la conceda se non dopo il compimento delle seguenti condizioni:

1) la parte cattolica si dichiari pronta ad allontanare i pericoli di abbandonare la fede e prometta sinceramente di fare quanto è in suo potere perché tutti i figli siano battezzati ed educati nella Chiesa cattolica;

2) di queste promesse che deve fare la parte cattolica, sia tempestivamente informata l’altra parte, così che consti che questa è realmente consapevole della promessa e dell’obbligo della parte cattolica;

3) entrambe le parti siano istruite sui fini e le proprietà essenziali del matrimonio, che non devono essere escluse da nessuno dei due contraenti.

 

Can. 1126 – Spetta alla conferenza Episcopale sia stabilire il modo in cui devono essere fatte tali dichiarazioni e promesse, sempre necessarie, sia determinare la forma mediante la quale di esse consti nel foro esterno e la parte non cattolica ne sia informata.”

 

 

Codice dei canoni delle chiese orientali,

canone 803 e 814:

 

Can. 803 – § 1. Matrimonium cum non baptizatis valide celebrari non potest.

§2. Si pars tempore celebrati matrimonii tamquam baptizata communiter habebatur aut eius baptismus erat dubius, praesumenda est ad normam can. 779 validitas matrimonii, donec certo probetur alteram partem baptizatam esse, alteram vero non baptizatam.

§3. Circa condiciones dispensandi applicetur can. 814.

 

Can. 814 – Licentiam iusta de causa concedere potest Hierarcha loci; eam vero ne concedat nisi impletis condicionibus, quae sequuntur:

1° pars catholica declaret se paratam esse pericula a fide deficiendi removere atque sinceram promissionem praestet se omnia pro viribus facturam esse, ut omnes filii in Ecclesia catholica baptizentur et educentur;

2° de his promissionibus a parte catholica faciendis altera pars tempestive certior fiat ita, ut constet ipsam vere consciam esse promissionis et obligationis partis catholicae;

3° ambae partes edoceantur de finibus et proprietatibus essentialibus matrimonii a neutro sponso excludendis.”

 

 

I canoni 803 e 814 in italiano:

Can. 803 – § 1. Il matrimonio non può essere celebrato validamente con dei non battezzati.

§2. Se al tempo della celebrazione del matrimonio una parte era ritenuta comunemente come battezzata, oppure se il suo battesimo era dubbio, si deve presumere a norma del can. 779 la validità del matrimonio, finché non si provi con certezza che una parte è battezzata e l’altra invece non battezzata.

§3. Circa le condizioni per dispensare si applichi il can. 814.

 

Can. 814 – Può concedere la licenza per giusta causa il Gerarca del luogo; ma non la conceda se non sono adempiute le condizioni seguenti:

1° la parte cattolica dichiari di essere pronta ad allontanare i pericoli di abbandonare la fede e assicuri con una sincera promessa di fare quanto è in suo potere affinché tutti i figli siano battezzati ed educati nella Chiesa cattolica;

2° di queste promesse che devono essere fatte dalla parte cattolica sia tempestivamente informata l’altra parte in modo che consti che essa è veramente consapevole della promessa e dell’obbligo della parte cattolica;

 3° entrambe le parti siano istruite sui fini e le proprietà essenziali del matrimonio che non devono essere esclusi da nessuno dei due fidanzati.”

 

 

 

[20] Codice di diritto canonico,

canone 1060:

 

“Can. 1060 – Il matrimonio ha il favore del diritto; pertanto nel dubbio si deve ritenere valido il matrimonio fino a che non sia provato il contrario.”

 

 

Codice dei canoni delle chiese orientali,

canone 779:

 

Can. 779 – Matrimonium gaudet favore iuris; quare in dubio standum est pro validitate matrimonii, donec contrarium probetur.”

 

Il canone 779 in italiano:

 

Can. 779 – Il matrimonio ha il favore del diritto; perciò nel dubbio bisogna stare per la validità del matrimonio finché non sia provato il contrario.”

 

 

 

[21] Codice di diritto canonico,

canone 849:

 

“Can. 849 – Il battesimo, porta dei sacramenti, necessario di fatto o almeno nel desiderio per la salvezza, mediante il quale gli uomini vengono liberati dai peccati, sono rigenerati come figli di Dio e, configurati a Cristo con un carattere indelebile, vengono incorporati alla Chiesa, è validamente conferito soltanto mediante il lavacro di acqua vera e con la forma verbale stabilita.”

 

 

 

[22] Codice di diritto canonico,

canone 842:

 

“Can. 842 – §1. Chi non ha ricevuto il battesimo non può essere ammesso validamente agli altri sacramenti.

§2. I sacramenti del battesimo, della confermazione e della santissima Eucaristia sono tra loro talmente congiunti, da essere richiesti per la piena iniziazione cristiana.”

 

 

 

[23] Rito del matrimonio,

approvato dalla Conferenza episcopale italiana nel 2004,

Premesse generali,

numero 18, in:

http://www.liturgia.maranatha.it/Matrimonio/p1/2page.htm

 

18. I cattolici che non hanno ancora ricevuto il sacramento della Confermazione, lo ricevano prima di essere ammessi al Matrimonio, per completare la loro iniziazione cristiana, se è possibile farlo senza grave difficoltà.
Si raccomanda ai fidanzati che, nella preparazione al sacramento del Matrimonio, ricevano, se è necessario, il sacramento della Penitenza e si accostino alla santa comunione, specialmente quando il sacramento è celebrato nell’Eucaristia.”

 

 

 

[24] Codice di diritto canonico,

canone 1158:

 

“Can. 1158 – §1. Se l’impedimento è pubblico, il consenso deve essere rinnovato da entrambe le parti secondo la forma canonica, salvo il disposto del  can. 1127, §2.

§2. Se l’impedimento non può essere provato, è sufficiente che il consenso sia rinnovato privatamente e in segreto, e certamente dalla parte consapevole dell’impedimento, purché l’altra perseveri nel consenso dato, o da entrambe le parti se l’impedimento è noto ad ambedue.”

 

 

 

[25] Codice dei canoni delle chiese orientali,

canone 845:

 

Can. 845 – § 1. Si impedimentum est publicum, consensus ab utraque parte renovandus est forma celebrationis matrimonii iure praescripta.

§2. Si impedimentum est occultum, satis est, ut consensus renovetur privatim et secreto; a parte quidem impedimenti conscia, dummodo altera in consensu praestito perseveret, aut ab utraque parte, si impedimentum est utrique parti notum.”

 

 

Il canone 845 in italiano:

 

Can. 845 – § 1. Se l’impedimento è pubblico, il consenso dev’essere rinnovato da entrambe le parti nella forma di celebrazione del matrimonio prescritta dal diritto.

§2. Se l’impedimento è occulto, è sufficiente che il consenso sia rinnovato privatamente e in segreto; e precisamente dalla parte consapevole dell’impedimento, purché l’altra parte perseveri nel consenso dato; oppure da entrambe le parti se l’impedimento è noto a entrambe le parti.”

 

 

 

[26] I SACRAMENTI

Codice di diritto canonico,

canone 840:

 

“Can. 840 – I sacramenti del Nuovo Testamento, istituiti da Cristo Signore e affidati alla Chiesa, in quanto azioni di Cristo e della Chiesa, sono segni e mezzi mediante i quali la fede viene espressa e irrobustita, si rende culto a Dio e si compie la santificazione degli uomini, e pertanto concorrono sommamente a iniziare, confermare e manifestare la comunione ecclesiastica; perciò nella loro celebrazione sia i sacri ministri sia gli altri fedeli debbono avere una profonda venerazione e la dovuta diligenza.”

 

 

 

[27] Catechismo della chiesa cattolica,

numero 1623:

 

1623 Secondo la tradizione latina, sono gli sposi, come ministri della grazia di Cristo, a conferirsi mutuamente il sacramento del Matrimonio esprimendo davanti alla Chiesa il loro consenso. Nelle tradizioni delle Chiese Orientali, i sacerdoti – Vescovi o presbiteri – sono testimoni del reciproco consenso scambiato tra gli sposi, 275 ma anche la loro benedizione è necessaria per la validità del sacramento. 276

 

Note presenti nel testo ora citato

 

(275) Cf CCEO [codice dei canoni delle chiese orientali, n.d.a.] canone 817.

(276) Cf CCEO canone 828.”

 

 

Il testo del canone 817 del codice dei canoni delle chiese orientali è nella nota 15.

Il testo del canone 828 del codice dei canoni delle chiese orientali è il seguente:

 

Can. 828 – § 1. Ea tantum matrimonia valida sunt, quae celebrantur ritu sacro coram Hierarcha loci vel parocho loci vel sacerdote, cui ab alterutro collata est facultas matrimonium benedicendi, et duobus saltem testibus secundum tamen praescripta canonum, qui sequuntur, et salvis exceptionibus, de quibus in cann. 832 et 834, § 2.

§2. Sacer hic censetur ritus ipso interventu sacerdotis assistentis et benedicentis”

 

Il canone 828 in italiano:

 

Can. 828 – § 1. Sono validi soltanto i matrimoni che si celebrano con rito sacro alla presenza del Gerarca del luogo o del parroco del luogo o di un sacerdote al quale, dall’uno o dall’altro, è stata conferita la facoltà di benedire il matrimonio, e almeno di due testimoni, secondo tuttavia le prescrizioni dei canoni che seguono, e salve le eccezioni di cui nei cann. 832 e 834, § 2.

§2. Questo rito si ritiene sacro con l’intervento stesso del sacerdote che assiste e benedice.”

 

 

 

[28] Lettera agli efesini, capitolo 5, versetti 21-33:

 

“[21] Siate sottomessi gli uni agli altri nel timore di Cristo.

[22] Le mogli siano sottomesse ai mariti come al Signore;

[23] il marito infatti è capo della moglie, come anche Cristo è capo della Chiesa, lui che è il salvatore del suo corpo.

[24] E come la Chiesa sta sottomessa a Cristo, così anche le mogli siano soggette ai loro mariti in tutto.

[25] E voi, mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei,

[26] per renderla santa, purificandola per mezzo del lavacro dell’acqua accompagnato dalla parola,

[27] al fine di farsi comparire davanti la sua Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata.

[28] Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo, perché chi ama la propria moglie ama se stesso.

[29] Nessuno mai infatti ha preso in odio la propria carne; al contrario la nutre e la cura, come fa Cristo con la Chiesa,

[30] poiché siamo membra del suo corpo.

[31] Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna e i due formeranno una carne sola.
[32] Questo mistero è grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa!

[33] Quindi anche voi, ciascuno da parte sua, ami la propria moglie come se stesso, e la donna sia rispettosa verso il marito.”

 

 

 

[29] Lettera agli ebrei, capitolo 7, versetti 11-28:

 

“[11] Or dunque, se la perfezione fosse stata possibile per mezzo del sacerdozio levitico – sotto di esso il popolo ha ricevuto la legge – che bisogno c’era che sorgesse un altro sacerdote alla maniera di Melchìsedek, e non invece alla maniera di Aronne?

[12] Infatti, mutato il sacerdozio, avviene necessariamente anche un mutamento della legge.

[13] Questo si dice di chi è appartenuto a un’altra tribù, della quale nessuno mai fu addetto all’altare.

[14] È noto infatti che il Signore nostro è germogliato da Giuda e di questa tribù Mosè non disse nulla riguardo al sacerdozio.

[15] Ciò risulta ancor più evidente dal momento che, a somiglianza di Melchìsedek, sorge un altro sacerdote,

[16] che non è diventato tale per ragione di una prescrizione carnale, ma per la potenza di una vita indefettibile.

[17] Gli è resa infatti questa testimonianza:
Tu sei sacerdote in eterno alla maniera di Melchìsedek.
[18] Si ha così l’abrogazione di un ordinamento precedente a causa della sua debolezza e inutilità –

[19] la legge infatti non ha portato nulla alla perfezione – e si ha invece l’introduzione di una speranza migliore, grazie alla quale ci avviciniamo a Dio.

[20] Inoltre ciò non avvenne senza giuramento. Quelli infatti diventavano sacerdoti senza giuramento;

[21] costui al contrario con un giuramento di colui che gli ha detto:
Il Signore ha giurato e non si pentirà:
tu sei sacerdote per sempre.

[22] Per questo, Gesù è diventato garante di un’alleanza migliore.

[23] Inoltre, quelli sono diventati sacerdoti in gran numero, perché la morte impediva loro di durare a lungo;

[24] egli invece, poiché resta per sempre, possiede un sacerdozio che non tramonta.

[25] Perciò può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si accostano a Dio, essendo egli sempre vivo per intercedere a loro favore.

[26] Tale era infatti il sommo sacerdote che ci occorreva: santo, innocente, senza macchia, separato dai peccatori ed elevato sopra i cieli;

[27] egli non ha bisogno ogni giorno, come gli altri sommi sacerdoti, di offrire sacrifici prima per i propri peccati e poi per quelli del popolo, poiché egli ha fatto questo una volta per tutte, offrendo se stesso.

[28] La legge infatti costituisce sommi sacerdoti uomini soggetti all’umana debolezza, ma la parola del giuramento, posteriore alla legge, costituisce il Figlio che è stato reso perfetto in eterno.”

 

 

 

Lettera agli ebrei, capitolo 9, versetti 11-15:

 

“[11] Cristo invece, venuto come sommo sacerdote di beni futuri, attraverso una Tenda più grande e più perfetta, non costruita da mano di uomo, cioè non appartenente a questa creazione,

[12] non con sangue di capri e di vitelli, ma con il proprio sangue entrò una volta per sempre nel santuario, procurandoci così una redenzione eterna.

[13] Infatti, se il sangue dei capri e dei vitelli e la cenere di una giovenca, sparsi su quelli che sono contaminati, li santificano, purificandoli nella carne,

[14] quanto più il sangue di Cristo, che con uno Spirito eterno offrì se stesso senza macchia a Dio, purificherà la nostra coscienza dalla opere morte, per servire il Dio vivente?

[15] Per questo egli è mediatore di una nuova alleanza, perché, essendo ormai intervenuta la sua morte per la rendenzione delle colpe commesse sotto la prima alleanza, coloro che sono stati chiamati ricevano l’eredità eterna che è stata promessa.”

 

 

 

Lettera agli ebrei, capitolo 10, versetti 11-14:

 

“[11] Ogni sacerdote si presenta giorno per giorno a celebrare il culto e ad offrire molte volte gli stessi sacrifici che non possono mai eliminare i peccati.

[12] Egli al contrario, avendo offerto un solo sacrificio per i peccati una volta per sempre si è assiso alla destra di Dio,

[13] aspettando ormai solo che i suoi nemici vengano posti sotto i suoi piedi.

[14] Poiché con un’unica oblazione egli ha reso perfetti per sempre quelli che vengono santificati.”

 

 

 

[30] Codice di diritto canonico,

canone 1101:

 

“Can. 1101 – §1. Il consenso interno dell’animo si presume conforme alle parole o ai segni adoperati nel celebrare il matrimonio.

§2. Ma se una o entrambe le parti escludono con un positivo atto di volontà il matrimonio stesso, oppure un suo elemento essenziale o una sua proprietà essenziale, contraggono invalidamente.”

 

 

Codice dei canoni delle chiese orientali,

canone 824:

 

Can. 824 – § 1. Internus animi consensus praesumitur conformis verbis vel signis in celebrando matrimonio adhibitis.

§2. Sed si alterutra vel utraque pars positivo voluntatis actu excludit matrimonium ipsum vel matrimonii essentiale aliquod elementum vel essentialem aliquam proprietatem, invalide matrimonium celebrat.”

 

Il canone 824 in italiano:

 

Can. 824 – § 1. Il consenso interno dell’animo si presume conforme alle parole e ai segni adoperati nel celebrare il matrimonio.

§2. Ma se una delle due parti o entrambe le parti con atto positivo di volontà escludono il matrimonio stesso o qualche elemento essenziale del matrimonio o qualche proprietà essenziale, celebrano invalidamente il matrimonio.”

 

 

 

[31] Codice di diritto canonico,

canone 841:

 

“Can. 841 – Poiché i sacramenti sono gli stessi per tutta la Chiesa e appartengono al divino deposito, è di competenza unicamente della suprema autorità della Chiesa approvare o definire i requisiti per la loro validità e spetta alla medesima autorità o ad altra competente, a norma del  can. 838, §§3 e 4, determinare quegli elementi che riguardano la loro lecita celebrazione, amministrazione e recezione, nonché il rito da osservarsi nella loro celebrazione.”

 

 

 

[32] Codice di diritto canonico,

canone 840:

 

“Can. 840 – I sacramenti del Nuovo Testamento, istituiti da Cristo Signore e affidati alla Chiesa, in quanto azioni di Cristo e della Chiesa, sono segni e mezzi mediante i quali la fede viene espressa e irrobustita, si rende culto a Dio e si compie la santificazione degli uomini, e pertanto concorrono sommamente a iniziare, confermare e manifestare la comunione ecclesiastica; perciò nella loro celebrazione sia i sacri ministri sia gli altri fedeli debbono avere una profonda venerazione e la dovuta diligenza.”

 

 

Codice dei canoni delle chiese orientali,

canone 669:

Can. 669 – Cum sacramenta eadem sint pro universa Ecclesia et ad divinum depositum pertineant, solius supremae Ecclesiae auctoritatis est approbare vel definire, quae ad eorum validitatem sunt requisita.”

 

Il canone 669 in italiano:

Can. 669 – Poiché i sacramenti sono gli stessi per la Chiesa universale e appartengono al divino deposito, spetta solamente alla suprema autorità della Chiesa approvare o definire quali sono i requisiti per la loro validità.”

 

 

 

 

[33] IL MATRIMONIO NELLA BIBBIA

 

Libro della genesi, capitolo 1, versetti 27-28:

 

“[27] Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò;
maschio e femmina li creò.

[28] Dio li benedisse e disse loro:
“Siate fecondi e moltiplicatevi,
riempite la terra
;

soggiogatela e dominate
sui pesci del mare
e sugli uccelli del cielo
e su ogni essere vivente,
che striscia sulla terra”.”

 

 

 

Libro della genesi, capitolo 2, versetto 22-25:

 

“[22] Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo.

[23] Allora l’uomo disse:
“Questa volta essa
è carne dalla mia carne
e osso dalle mie ossa.
perché dall’uomo è stata tolta”.

[24] Per questo l’uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne.

[25] Ora tutti e due erano nudi, l’uomo e sua moglie, ma non ne provavano vergogna.”

 

 

 

Libro della genesi, capitolo 26, versetti 34-35:

 

“[34] Quando Esaù ebbe quarant’anni, prese in moglie Giudit, figlia di Beeri l’Hittita, e Basemat, figlia di Elon l’Hittita.

[35] Esse furono causa d’intima amarezza per Isacco e per Rebecca.”

 

 

 

Libro del levitico, capitolo 18, versetti 1-2.6.18:

 

“[1] Il Signore disse ancora a Mosè:

[2] “Parla agli Israeliti e riferisci loro. Io sono il Signore, vostro Dio.

[6] Nessuno si accosterà a una sua consanguinea, per avere rapporti con lei. Io sono il Signore.

[18] E quanto alla moglie, non prenderai inoltre la sorella di lei, per farne una rivale, mentre tua moglie è in vita.”

 

 

 

Libro del levitico, capitolo 21, versetti 1a.7:

 

“[1] Il Signore disse a Mosè: “Parla ai sacerdoti, figli di Aronne, e riferisci loro: …

[7] Non prenderanno in moglie una prostituta o già disonorata; né una donna ripudiata dal marito, perché sono santi per il loro Dio.”

 

 

 

Libro del deuteronomio, capitolo 21, versetti 10-17:

 

“[10]Se andrai in guerra contro i tuoi nemici e il Signore tuo Dio te li avrà messi nelle mani e tu avrai fatto prigionieri,

[11]se vedrai tra i prigionieri una donna bella d’aspetto e ti sentirai legato a lei tanto da volerla prendere in moglie, te la condurrai a casa.

[12]Essa si raderà il capo, si taglierà le unghie,

[13]si leverà la veste che portava quando fu presa, dimorerà in casa tua e piangerà suo padre e sua madre per un mese intero; dopo, potrai accostarti a lei e comportarti da marito verso di lei e sarà tua moglie.

[14]Se in seguito non ti sentissi più di amarla, la lascerai andare a suo piacere, ma non potrai assolutamente venderla per denaro né trattarla come una schiava, per il fatto che tu l’hai disonorata.

[15]Se un uomo avrà due mogli, l’una amata e l’altra odiosa, e tanto l’amata quanto l’odiosa gli avranno procreato figli, se il primogenito è il figlio dell’odiosa,

[16]quando dividerà tra i suoi figli i beni che possiede, non potrà dare il diritto di primogenito al figlio dell’amata, preferendolo al figlio dell’odiosa, che è il primogenito;

[17]ma riconoscerà come primogenito il figlio dell’odiosa, dandogli il doppio di quello che possiede; poiché egli è la primizia del suo vigore e a lui appartiene il diritto di primogenitura.”

 

 

 

Libro del deuteronomio, capitolo 24, versetti 1-5:

 

“[1]Quando un uomo ha preso una donna e ha vissuto con lei da marito, se poi avviene che essa non trovi grazia ai suoi occhi, perché egli ha trovato in lei qualche cosa di vergognoso, scriva per lei un libello di ripudio e glielo consegni in mano e la mandi via dalla casa.

[2]Se essa, uscita dalla casa di lui, va e diventa moglie di un altro marito

[3]e questi la prende in odio, scrive per lei un libello di ripudio, glielo consegna in mano e la manda via dalla casa o se quest’altro marito, che l’aveva presa per moglie, muore,

[4]il primo marito, che l’aveva rinviata, non potrà riprenderla per moglie, dopo che essa è stata contaminata, perché sarebbe abominio agli occhi del Signore; tu non renderai colpevole di peccato il paese che il Signore tuo Dio sta per darti in eredità.

[5]Quando un uomo si sarà sposato da poco, non andrà in guerra e non gli sarà imposto alcun incarico; sarà libero per un anno di badare alla sua casa e farà lieta la moglie che ha sposata.”

 

 

 

Libro dei giudici, capitolo 8, versetti 30-31:

 

“[30] Gedeone ebbe settanta figli che gli erano nati dalle molte mogli.

[31] Anche la sua concubina che stava a Sichem gli partorì un figlio, che chiamò Abimèlech.”

 

 

 

Libro dei giudici, capitolo 14, versetti 1-3.7-8a.10.19-20:

 

“[1] Sansone scese poi a Timna e a Timna vide una donna tra le figlie dei Filistei.

[2] Tornato a casa, disse al padre e alla madre: “Ho visto a Timna una donna, una figlia dei Filistei; ora prendetemela in moglie“.

[3] Suo padre e sua madre gli dissero: “Non c’è una donna tra le figlie dei tuoi fratelli e in tutto il nostro popolo, perché tu vada a prenderti una moglie tra i Filistei non circoncisi?”. Ma Sansone rispose al padre: “Prendimi quella, perché mi piace“.

 

[7] Scese dunque, parlò alla donna e questa gli piacque.

[8] Dopo qualche tempo tornò per prenderla …

 

[10] Suo padre scese dunque da quella donna e Sansone fece ivi un banchetto, perché così usavano fare i giovani.

[19] Allora lo spirito del Signore lo investì ed egli scese ad Ascalòn; vi uccise trenta uomini, prese le loro spoglie e diede le mute di vesti a quelli che avevano spiegato l’indovinello. Poi acceso d’ira, risalì a casa di suo padre

[20] e la moglie di Sansone fu data al compagno che gli aveva fatto da amico di nozze.”

 

 

 

Libro dei proverbi, capitolo 2, versetti 9.16-17:

 

“[9] Allora comprenderai l’equità e la giustizia,
e la rettitudine con tutte le vie del bene,

[16] per salvarti dalla donna straniera,
dalla forestiera che ha parole seducenti
,

[17] che abbandona il compagno della sua giovinezza
e dimentica l’alleanza con il suo Dio
.”

 

 

 

Libro di Rut, capitolo 1, versetti 8-13:

 

“[8] Noemi disse alle due nuore: “Andate, tornate ciascuna a casa di vostra madre; il Signore usi bontà con voi, come voi avete fatto con quelli che sono morti e con me!

[9] Il Signore conceda a ciascuna di voi di trovare riposo in casa di un marito“. Essa le baciò, ma quelle piansero ad alta voce

[10] e le dissero: “No, noi verremo con te al tuo popolo”.

[11] Noemi rispose: “Tornate indietro, figlie mie! Perché verreste con me? Ho io ancora figli in seno, che possano diventare vostri mariti?

[12] Tornate indietro, figlie mie, andate! Io sono troppo vecchia per avere un marito. Se dicessi: Ne ho speranza, e se anche avessi un marito questa notte e anche partorissi figli,

[13] vorreste voi aspettare che diventino grandi e vi asterreste per questo dal maritarvi? No, figlie mie; io sono troppo infelice per potervi giovare, perché la mano del Signore è stesa contro di me”.”

 

 

 

Primo libro dei re, capitolo 11, versetti 1-2:

 

“[1] Ma il re Salomone amò donne straniere, moabite, ammonite, idumee, di Sidòne e hittite,

[2] appartenenti a popoli, di cui aveva detto il Signore agli Israeliti: “Non andate da loro ed essi non vengano da voi: perché certo faranno deviare i vostri cuori dietro i loro dei”. Salomone si legò a loro per amore.”

 

 

 

Cantico dei cantici, capitolo 4, versetto 9:

 

“[9] Tu mi hai rapito il cuore,
sorella mia, sposa,
tu mi hai rapito il cuore
con un solo tuo sguardo
,

con una perla sola della tua collana!”

 

 

 

Libro della sapienza, capitolo 3, versetti 11-13:

 

“[11] Chi disprezza la sapienza e la disciplina è infelice.
Vana la loro speranza e le loro fatiche senza frutto,
inutili le opere loro.

[12] Le loro mogli sono insensate,
cattivi i loro figli,
maledetta la loro progenie
.

È meglio la sterilità che una posterità empia

[13] Beata la sterile non contaminata,
la quale non ha conosciuto un letto peccaminoso;
avrà il suo frutto alla rassegna delle anime.”

 

 

 

Libro del profeta Geremia, capitolo 3, versetto 1:

 

“[1] Se un uomo ripudia la moglie
ed essa, allontanatasi da lui,
si sposa con un altro uomo,
tornerà il primo ancora da lei?

Forse una simile donna non è tutta contaminata?
Tu ti sei disonorata con molti amanti
e osi tornare da me? Oracolo del Signore.”

 

 

 

Libro di Tobi, capitolo 3, versetti 1-17:

 

“[11] In quel momento stese le mani verso la finestra e pregò: “Benedetto sei tu, Dio misericordioso, e benedetto è il tuo nome nei secoli. Ti benedicano tutte le tue opere per sempre.

[12] Ora a te alzo la faccia e gli occhi.

[13] Dì che io sia tolta dalla terra, perché non abbia a sentire più insulti.

[14] Tu sai, Signore, che sono pura da ogni disonestà con uomo

[15] e che non ho disonorato il mio nome, né quello di mio padre nella terra dell’esilio. Io sono l’unica figlia di mio padre. Egli non ha altri figli che possano ereditare, né un fratello vicino, né un parente, per il quale io possa serbarmi come sposa. già sette mariti ho perduto: perché dovrei vivere ancora? Se tu non vuoi che io muoia, guardami con benevolenza: che io non senta più insulti”.

[16] In quel medesimo momento la preghiera di tutti e due fu accolta davanti alla gloria di Dio

[17] e fu mandato Raffaele a guarire i due: a togliere le macchie bianche dagli occhi di Tobi, perché con gli occhi vedesse la luce di Dio; a dare Sara, figlia di Raguele, in sposa a Tobia, figlio di Tobi, e a liberarla dal cattivo demonio Asmodeo. Di diritto, infatti, spettava a Tobia di sposarla, prima che a tutti gli altri pretendenti. Proprio allora Tobi rientrava dal cortile in casa e Sara, figlia di Raguele, stava scendendo dalla camera.”

 

 

 

Libro di Tobi, capitolo 7, versetti 9-17:

 

“[9] Si lavarono, fecero le abluzioni e, quando si furono messi a tavola, Tobia disse a Raffaele: “Fratello Azaria, domanda a Raguele che mi dia in moglie mia cugina Sara“.

[10] Raguele udì queste parole e disse al giovane: “Mangia, bevi e stà allegro per questa sera, poiché nessuno all’infuori di te, mio parente, ha il diritto di prendere mia figlia Sara, come del resto neppure io ho la facoltà di darla ad un altro uomo all’infuori di te, poiché tu sei il mio parente più stretto. Però, figlio, vogliono dirti con franchezza la verità.

[11] L’ho data a sette mariti, scelti tra i nostri fratelli, e tutti sono morti la notte stessa delle nozze. Ora mangia e bevi, figliolo; il Signore provvederà”.

[12] Ma Tobia disse: “Non mangerò affatto né berrò, prima che tu abbia preso una decisione a mio riguardo”. Rispose Raguele: “Lo farò! Essa ti viene data secondo il decreto del libro di Mosè e come dal cielo è stato stabilito che ti sia data. Prendi dunque tua cugina, d’ora in poi tu sei suo fratello e lei tua sorella. Ti viene concessa da oggi per sempre. Il Signore del cielo vi assista questa notte, figlio mio, e vi conceda la sua misericordia e la sua pace“.

[13] Raguele chiamò la figlia Sara e quando essa venne la prese per mano e l’affidò a Tobia con queste parole: “Prendila; secondo la legge e il decreto scritto nel libro di Mosè ti viene concessa in moglie. Tienila e sana e salva conducila da tuo padre. Il Dio del cielo vi assista con la sua pace“.

[14] Chiamò poi la madre di lei e le disse di portare un foglio e stese il documento di matrimonio, secondo il quale concedeva in moglie a Tobia la propria figlia, in base al decreto della legge di Mosè. Dopo di ciò cominciarono a mangiare e a bere.

[15] Poi Raguele chiamò la moglie Edna e le disse: “Sorella mia, prepara l’altra camera e conducila dentro”.

[16] Essa andò a preparare il letto della camera, come le aveva ordinato, e vi condusse la figlia. Pianse per lei, poi si asciugò le lacrime e disse:

[17] “Coraggio, figlia, il Signore del cielo cambi in gioia il tuo dolore. Coraggio, figlia!”. E uscì.”

 

 

 

Libro del profeta Malachia, capitolo 2, versetti 1.11-17:

 

“[1] Ora a voi questo monito, o sacerdoti.

 

 

[11] Giuda è stato sleale e l’abominio è stato commesso in Israele e in Gerusalemme. Giuda infatti ha osato profanare il santuario caro al Signore e ha sposato le figlie d’un dio straniero!

[12] Elimini il Signore chi ha agito così dalle tende di Giacobbe, il testimone e il mallevadore, e colui che offre l’offerta al Signore degli eserciti.

[13] Un’altra cosa fate ancora; voi coprite di lacrime, di pianti e di sospiri l’altare del Signore, perché egli non guarda all’offerta, né la gradisce con benevolenza dalle vostre mani.

[14] E chiedete: Perché? Perché il Signore è testimone fra te e la donna della tua giovinezza, che ora perfidamente tradisci, mentr’essa è la tua consorte, la donna legata a te da un patto.

[15] Non fece egli un essere solo dotato di carne e soffio vitale? Che cosa cerca quest’unico essere, se non prole da parte di Dio? Custodite dunque il vostro soffio vitale e nessuno tradisca la donna della sua giovinezza.

[16] Perché io detesto il ripudio, dice il Signore Dio d’Israele, e chi copre d’iniquità la propria veste, dice il Signore degli eserciti. Custodite la vostra vita dunque e non vogliate agire con perfidia.

[17] Voi avete stancato il Signore con le vostre parole; eppure chiedete: Come lo abbiamo stancato? Quando affermate: Chiunque fa il male è come se fosse buono agli occhi del Signore e in lui si compiace; o quando esclamate: Dov’è il Dio della giustizia?”

 

 

 

Vangelo secondo Marco, capitolo 10, versetti 1-12:

 

“[1] Partito di là, si recò nel territorio della Giudea e oltre il Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli l’ammaestrava, come era solito fare.

 

[2] E avvicinatisi dei farisei, per metterlo alla prova, gli domandarono: “È lecito ad un marito ripudiare la propria moglie?”.

[3] Ma egli rispose loro: “Che cosa vi ha ordinato Mosè?”.

[4] Dissero: “Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di rimandarla“.

[5] Gesù disse loro: “Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma.

[6] Ma all’inizio della creazione Dio li creò maschio e femmina;

[7] per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola.

[8] Sicché non sono più due, ma una sola carne.

[9] L’uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto“.

[10] Rientrati a casa, i discepoli lo interrogarono di nuovo su questo argomento. Ed egli disse:

[11] “Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio contro di lei;

[12] se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio“.”

 

 

 

Vangelo secondo Matteo, capitolo 5, versetti 1-2.27-28.31-32; capitolo 7, versetti 28-29:

 

“[1] Vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli.

[2] Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo:

 

 

[27] Avete inteso che fu detto: Non commettere adulterio;

[28] ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore.

[31] Fu pure detto: Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto di ripudio;

[32] ma io vi dico: chiunque ripudia sua moglie, eccetto il caso di concubinato, la espone all’adulterio e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio.

 

 

[28] Quando Gesù ebbe finito questi discorsi, le folle restarono stupite del suo insegnamento:

[29] egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità e non come i loro scribi.”

 

 

 

Vangelo secondo Matteo, capitolo 19, versetti 3-12:

 

“[3] Allora gli si avvicinarono alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: “È lecito ad un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?”.

[4] Ed egli rispose: “Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse:

[5] Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola?

[6] Così che non sono più due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l’uomo non lo separi“.

[7] Gli obiettarono: “Perché allora Mosè ha ordinato di darle l’atto di ripudio e mandarla via?”.

[8] Rispose loro Gesù: “Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli, ma da principio non fu così.

[9] Perciò io vi dico: Chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di concubinato, e ne sposa un’altra commette adulterio“.

[10] Gli dissero i discepoli: “Se questa è la condizione dell’uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi”.

[11] Egli rispose loro: “Non tutti possono capirlo, ma solo coloro ai quali è stato concesso.

[12] Vi sono infatti eunuchi che sono nati così dal ventre della madre; ve ne sono alcuni che sono stati resi eunuchi dagli uomini, e vi sono altri che si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca”.”

 

 

 

Vangelo secondo Luca, capitolo 14, versetti 25-26:

 

“[25] Siccome molta gente andava con lui, egli si voltò e disse:

[26] “Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.”

 

 

 

Vangelo secondo Luca, capitolo 16, versetti 14-18:

 

“[14] I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si beffavano di lui.

[15] Egli disse: “Voi vi ritenete giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che è esaltato fra gli uomini è cosa detestabile davanti a Dio.

[16] La Legge e i Profeti fino a Giovanni; da allora in poi viene annunziato il regno di Dio e ognuno si sforza per entrarvi.

[17] È più facile che abbiano fine il cielo e la terra, anziché cada un solo trattino della Legge.

[18] Chiunque ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio; chi sposa una donna ripudiata dal marito, commette adulterio.”

 

 

 

Prima lettera ai corinzi, capitolo 7, versetti 1-40:

 

“[1] Quanto poi alle cose di cui mi avete scritto, è cosa buona per l’uomo non toccare donna;

[2] tuttavia, per il pericolo dell’incontinenza, ciascuno abbia la propria moglie e ogni donna il proprio marito.

[3] Il marito compia il suo dovere verso la moglie; ugualmente anche la moglie verso il marito.

[4] La moglie non è arbitra del proprio corpo, ma lo è il marito; allo stesso modo anche il marito non è arbitro del proprio corpo, ma lo è la moglie.

[5] Non astenetevi tra voi se non di comune accordo e temporaneamente, per dedicarvi alla preghiera, e poi ritornate a stare insieme, perché satana non vi tenti nei momenti di passione.

[6] Questo però vi dico per concessione, non per comando.

[7] Vorrei che tutti fossero come me; ma ciascuno ha il proprio dono da Dio, chi in un modo, chi in un altro.

[8] Ai non sposati e alle vedove dico: è cosa buona per loro rimanere come sono io;

[9] ma se non sanno vivere in continenza, si sposino; è meglio sposarsi che ardere.

[10] Agli sposati poi ordino, non io, ma il Signore: la moglie non si separi dal marito

[11] e qualora si separi, rimanga senza sposarsi o si riconcili con il marito – e il marito non ripudi la moglie.

[12] Agli altri dico io, non il Signore: se un nostro fratello ha la moglie non credente e questa consente a rimanere con lui, non la ripudi;

[13] e una donna che abbia il marito non credente, se questi consente a rimanere con lei, non lo ripudi:

[14] perché il marito non credente viene reso santo dalla moglie credente e la moglie non credente viene resa santa dal marito credente; altrimenti i vostri figli sarebbero impuri, mentre invece sono santi.

[15] Ma se il non credente vuol separarsi, si separi; in queste circostanze il fratello o la sorella non sono soggetti a servitù; Dio vi ha chiamati alla pace!

[16] E che sai tu, donna, se salverai il marito? O che ne sai tu, uomo, se salverai la moglie?

 

[17] Fuori di questi casi, ciascuno continui a vivere secondo la condizione che gli ha assegnato il Signore, così come Dio lo ha chiamato; così dispongo in tutte le chiese.

[18] Qualcuno è stato chiamato quando era circonciso? Non lo nasconda! È stato chiamato quando non era ancora circonciso? Non si faccia circoncidere!

[19] La circoncisione non conta nulla, e la non circoncisione non conta nulla; conta invece l’osservanza dei comandamenti di Dio.

[20] Ciascuno rimanga nella condizione in cui era quando fu chiamato.

[21] Sei stato chiamato da schiavo? Non ti preoccupare; ma anche se puoi diventare libero, profitta piuttosto della tua condizione!

[22] Perché lo schiavo che è stato chiamato nel Signore, è un liberto affrancato del Signore! Similmente chi è stato chiamato da libero, è schiavo di Cristo.

[23] Siete stati comprati a caro prezzo: non fatevi schiavi degli uomini!

[24] Ciascuno, fratelli, rimanga davanti a Dio in quella condizione in cui era quando è stato chiamato.

[25] Quanto alle vergini, non ho alcun comando dal Signore, ma do un consiglio, come uno che ha ottenuto misericordia dal Signore e merita fiducia.

[26] Penso dunque che sia bene per l’uomo, a causa della presente necessità, di rimanere così.

[27] Ti trovi legato a una donna? Non cercare di scioglierti. Sei sciolto da donna? Non andare a cercarla.

[28] Però se ti sposi non fai peccato; e se la giovane prende marito, non fa peccato. Tuttavia costoro avranno tribolazioni nella carne, e io vorrei risparmiarvele.

[29] Questo vi dico, fratelli: il tempo ormai si è fatto breve; d’ora innanzi, quelli che hanno moglie, vivano come se non l’avessero;

[30] coloro che piangono, come se non piangessero e quelli che godono come se non godessero; quelli che comprano, come se non possedessero;

[31] quelli che usano del mondo, come se non ne usassero appieno: perché passa la scena di questo mondo!

[32] Io vorrei vedervi senza preoccupazioni: chi non è sposato si preoccupa delle cose del Signore, come possa piacere al Signore;

[33] chi è sposato invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere alla moglie,

[34] e si trova diviso! Così la donna non sposata, come la vergine, si preoccupa delle cose del Signore, per essere santa nel corpo e nello spirito; la donna sposata invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere al marito.

[35] Questo poi lo dico per il vostro bene, non per gettarvi un laccio, ma per indirizzarvi a ciò che è degno e vi tiene uniti al Signore senza distrazioni.

[36] Se però qualcuno ritiene di non regolarsi convenientemente nei riguardi della sua vergine, qualora essa sia oltre il fiore dell’età, e conviene che accada così, faccia ciò che vuole: non pecca. Si sposino pure!

[37] Chi invece è fermamente deciso in cuor suo, non avendo nessuna necessità, ma è arbitro della propria volontà, ed ha deliberato in cuor suo di conservare la sua vergine, fa bene.

[38] In conclusione, colui che sposa la sua vergine fa bene e chi non la sposa fa meglio.

[39] La moglie è vincolata per tutto il tempo in cui vive il marito; ma se il marito muore è libera di sposare chi vuole, purché ciò avvenga nel Signore.

[40] Ma se rimane così, a mio parere è meglio; credo infatti di avere anch’io lo Spirito di Dio.”

 

 

 

Lettera agli efesini, capitolo 5, versetti 21-33:

si veda la nota 28.

 

 

 

Prima lettera a Timoteo, capitolo 3, versetti 1-7:

 

“[1] È degno di fede quanto vi dico: se uno aspira all’episcopato, desidera un nobile lavoro.

[2] Ma bisogna che il vescovo sia irreprensibile, non sposato che una sola volta, sobrio, prudente, dignitoso, ospitale, capace di insegnare,

[3] non dedito al vino, non violento ma benevolo, non litigioso, non attaccato al denaro.

[4] Sappia dirigere bene la propria famiglia e abbia figli sottomessi con ogni dignità,

[5] perché se uno non sa dirigere la propria famiglia, come potrà aver cura della Chiesa di Dio?

[6] Inoltre non sia un neofita, perché non gli accada di montare in superbia e di cadere nella stessa condanna del diavolo.

[7] È necessario che egli goda buona reputazione presso quelli di fuori, per non cadere in discredito e in qualche laccio del diavolo.”

 

 

 

Prima lettera a Timoteo, capitolo 3, versetti 8-13:

 

“[8] Allo stesso modo i diaconi siano dignitosi, non doppi nel parlare, non dediti al molto vino né avidi di guadagno disonesto,

[9] e conservino il mistero della fede in una coscienza pura.

[10] Perciò siano prima sottoposti a una prova e poi, se trovati irreprensibili, siano ammessi al loro servizio.

[11] Allo stesso modo le donne siano dignitose, non pettegole, sobrie, fedeli in tutto.

[12] I diaconi non siano sposati che una sola volta, sappiano dirigere bene i propri figli e le proprie famiglie.

[13] Coloro infatti che avranno ben servito, si acquisteranno un grado onorifico e una grande sicurezza nella fede in Cristo Gesù.”

 

 

 

Prima lettera a Timoteo, capitolo 4, versetti 1-6:

 

“[1] Lo Spirito dichiara apertamente che negli ultimi tempi alcuni si allontaneranno dalla fede, dando retta a spiriti menzogneri e a dottrine diaboliche,

[2] sedotti dall’ipocrisia di impostori, già bollati a fuoco nella loro coscienza.

[3] Costoro vieteranno il matrimonio, imporranno di astenersi da alcuni cibi che Dio ha creato per essere mangiati con rendimento di grazie dai fedeli e da quanti conoscono la verità.

[4] Infatti tutto ciò che è stato creato da Dio è buono e nulla è da scartarsi, quando lo si prende con rendimento di grazie,

[5] perché esso viene santificato dalla parola di Dio e dalla preghiera.

[6] Proponendo queste cose ai fratelli sarai un buon ministro di Cristo Gesù, nutrito come sei dalle parole della fede e della buona dottrina che hai seguito.”

 

 

 

Prima lettera a Timoteo, capitolo 5, versetti 9-15:

 

“[9] Una vedova sia iscritta nel catalogo delle vedove quando abbia non meno di sessant’anni, sia andata sposa una sola volta,

[10] abbia la testimonianza di opere buone: abbia cioè allevato figli, praticato l’ospitalità, lavato i piedi ai santi, sia venuta in soccorso agli afflitti, abbia esercitato ogni opera di bene.

[11] Le vedove più giovani non accettarle perché, non appena vengono prese da desideri indegni di Cristo, vogliono sposarsi di nuovo

[12] e si attirano così un giudizio di condanna per aver trascurato la loro prima fede.

[13] Inoltre, trovandosi senza far niente, imparano a girare qua e là per le case e sono non soltanto oziose, ma pettegole e curiose, parlando di ciò che non conviene.

[14] Desidero quindi che le più giovani si risposino, abbiano figli, governino la loro casa, per non dare all’avversario nessun motivo di biasimo.

[15] Gia alcune purtroppo si sono sviate dietro a satana.”

 

 

 

Lettera a Tito, capitolo 2, versetti 1-5:

 

“[1] Tu però insegna ciò che è secondo la sana dottrina:

[2] i vecchi siano sobri, dignitosi, assennati, saldi nella fede, nell’amore e nella pazienza.

[3] Ugualmente le donne anziane si comportino in maniera degna dei credenti; non siano maldicenti né schiave di molto vino; sappiano piuttosto insegnare il bene,

[4] per formare le giovani all’amore del marito e dei figli,

[5] ad essere prudenti, caste, dedite alla famiglia, buone, sottomesse ai propri mariti, perché la parola di Dio non debba diventare oggetto di biasimo.”

 

 

 

Prima lettera di Pietro, capitolo 3, versetti 1-7:

 

“[1] Ugualmente voi, mogli, state sottomesse ai vostri mariti perché, anche se alcuni si rifiutano di credere alla parola, vengano dalla condotta delle mogli, senza bisogno di parole, conquistati

[2] considerando la vostra condotta casta e rispettosa.

[3] Il vostro ornamento non sia quello esteriore – capelli intrecciati, collane d’oro, sfoggio di vestiti -;

[4] cercate piuttosto di adornare l’interno del vostro cuore con un’anima incorruttibile piena di mitezza e di pace: ecco ciò che è prezioso davanti a Dio.

[5] Così una volta si ornavano le sante donne che speravano in Dio; esse stavano sottomesse ai loro mariti,

[6] come Sara che obbediva ad Abramo, chiamandolo signore. Di essa siete diventate figlie, se operate il bene e non vi lasciate sgomentare da alcuna minaccia.

[7] E ugualmente voi, mariti, trattate con riguardo le vostre mogli, perché il loro corpo è più debole, e rendete loro onore perché partecipano con voi della grazia della vita: così non saranno impedite le vostre preghiere.”

 

 

 

[34] Libro della genesi, capitolo 1, versetti 27-31:

 

“[27] Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò;
maschio e femmina li creò
.

[28] Dio li benedisse e disse loro:
“Siate fecondi e moltiplicatevi,
riempite la terra
;

soggiogatela e dominate
sui pesci del mare
e sugli uccelli del cielo
e su ogni essere vivente,
che striscia sulla terra”.

[29] Poi Dio disse: “Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra e ogni albero in cui è il frutto, che produce seme: saranno il vostro cibo.

[30] A tutte le bestie selvatiche, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde”. E così avvenne.

[31] Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona. E fu sera e fu mattina: sesto giorno.”

 

 

 

[35] Libro della genesi, capitolo 2, versetti 21-25:

 

“[21] Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo posto.

[22] Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo.

[23] Allora l’uomo disse:
“Questa volta essa
è carne dalla mia carne
e osso dalle mie ossa.
perché dall’uomo è stata tolta”.

[24] Per questo l’uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne.

[25] Ora tutti e due erano nudi, l’uomo e sua moglie, ma non ne provavano vergogna.”

 

 

 

[36] Vangelo secondo Marco, capitolo 10, versetti 1-12:

 

“[1] Partito di là, si recò nel territorio della Giudea e oltre il Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli l’ammaestrava, come era solito fare.

 

[2] E avvicinatisi dei farisei, per metterlo alla prova, gli domandarono: “È lecito ad un marito ripudiare la propria moglie?”.

[3] Ma egli rispose loro: “Che cosa vi ha ordinato Mosè?”.

[4] Dissero: “Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di rimandarla”.

[5] Gesù disse loro: “Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma.

[6] Ma all’inizio della creazione Dio li creò maschio e femmina;

[7] per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola.

[8] Sicché non sono più due, ma una sola carne.

[9] L’uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto”.

[10] Rientrati a casa, i discepoli lo interrogarono di nuovo su questo argomento. Ed egli disse:

[11] “Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio contro di lei;

[12] se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio”.”

 

 

 

Vangelo secondo Matteo, capitolo 19, versetti 1-12:

 

“[1] Terminati questi discorsi, Gesù partì dalla Galilea e andò nel territorio della Giudea, al di là del Giordano.

[2] E lo seguì molta folla e colà egli guarì i malati.

[3] Allora gli si avvicinarono alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: “È lecito ad un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?”.

[4] Ed egli rispose: “Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse:

[5] Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola?

[6] Così che non sono più due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l’uomo non lo separi”.

[7] Gli obiettarono: “Perché allora Mosè ha ordinato di darle l’atto di ripudio e mandarla via?”.

[8] Rispose loro Gesù: “Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli, ma da principio non fu così.

[9] Perciò io vi dico: Chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di concubinato, e ne sposa un’altra commette adulterio”.

[10] Gli dissero i discepoli: “Se questa è la condizione dell’uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi”.

[11] Egli rispose loro: “Non tutti possono capirlo, ma solo coloro ai quali è stato concesso.

[12] Vi sono infatti eunuchi che sono nati così dal ventre della madre; ve ne sono alcuni che sono stati resi eunuchi dagli uomini, e vi sono altri che si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca”.”

 

 

 

[37] Vangelo secondo Matteo, capitolo 5, versetto 17:

 

“[17] Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento.”

 

 

 

Vangelo secondo Matteo, capitolo 3, versetti 13-15:

 

“[13] In quel tempo Gesù dalla Galilea andò al Giordano da Giovanni per farsi battezzare da lui.

[14] Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: “Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?”.

[15] Ma Gesù gli disse: “Lascia fare per ora, poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia“. Allora Giovanni acconsentì.”

 

 

 

Lettera ai romani, capitolo 3, versetti 27-31:

 

“[27] Dove sta dunque il vanto? Esso è stato escluso! Da quale legge? Da quella delle opere? No, ma dalla legge della fede.

[28] Noi riteniamo infatti che l’uomo è giustificato per la fede indipendentemente dalle opere della legge.

[29] Forse Dio è Dio soltanto dei Giudei? Non lo è anche dei pagani? Certo, anche dei pagani!

[30] Poiché non c’è che un solo Dio, il quale giustificherà per la fede i circoncisi, e per mezzo della fede anche i non circoncisi.

[31] Togliamo dunque ogni valore alla legge mediante la fede? Nient’affatto, anzi confermiamo la legge.”

 

 

 

[38] Il testo del canone 817 del codice dei canoni delle chiese orientali è citato nella nota 15.

 

 

 

[39] Il testo del canone 828 del codice dei canoni delle chiese orientali è citato nella nota 27.

 

 

 

[40] Codice di diritto canonico,

canone 1059:

 

“Can. 1059 – Il matrimonio dei cattolici, anche quando sia cattolica una sola delle parti, è retto non soltanto dal diritto divino, ma anche da quello canonico, salva la competenza dell’autorità civile circa gli effetti puramente civili del matrimonio stesso.”

 

 

 

[41] Codice dei canoni delle chiese orientali,

canone 780:

 

Can. 780 – § 1. Matrimonium catholicorum, etsi una tantum pars est catholica, regitur iure non solum divino, sed etiam canonico salva competentia auctoritatis civilis circa effectus mere civiles matrimonii.

§2. Matrimonium inter partem catholicam et partem baptizatam acatholicam salvo iure divino regitur etiam:

1° iure proprio Ecclesiae vel Communitatis ecclesialis, ad quam pars acatholica pertinet, si haec Communitas ius matrimoniale proprium habet;

2° iure, quo pars acatholica tenetur, si Communitas ecclesialis, ad quam pertinet, iure matrimoniali proprio caret.”

 

Il canone 780 in italiano:

 

Can. 780 – § 1. Il matrimonio di cattolici, anche se una sola parte è cattolica, è regolato non solo dal diritto divino, ma anche da quello canonico, salva restando la competenza dell’autorità civile circa gli effetti puramente civili del matrimonio.

§2. Il matrimonio tra una parte cattolica e una parte battezzata acattolica, salvo restando il diritto divino, è regolato anche:

1° dal diritto proprio della Chiesa o della Comunità ecclesiale alla quale la parte acattolica appartiene, se questa Comunità ha un proprio diritto matrimoniale;

 2° dal diritto al quale è tenuta la parte acattolica, se la Comunità ecclesiale alla quale appartiene è priva di un diritto matrimoniale proprio.”

 

 

 

[42] Codice di diritto canonico,

canone 1058:

 

“Can. 1058 – Tutti possono contrarre il matrimonio, se non ne hanno la proibizione dal diritto.”

 

 

 

[43] Codice dei canoni delle chiese orientali,

canone 778:

 

Can. 778 – Omnes possunt matrimonium inire, qui iure non prohibentur.”

 

Il canone 778 in italiano:

 

Can. 778 – Possono celebrare il matrimonio tutti coloro ai quali non è proibito dal diritto.”

 

 

Le citazioni sono state verificate alla data di pubblicazione di questo articolo sul sito www.giorgiocannella.com