Ipotesi su un buco nero e l’entropia

INTRODUZIONE

In questo testo proseguo l’esposizione di quanto ho scritto nel paragrafo 5 “Conseguenze: particelle” del mio articolo “Ipotesi su un buco nero”.[1]

Il paragrafo 5 dell’articolo ora citato inizia con le parole:

“La descritta parziale deflagrazione del buco nero massiccio con m = 1 – 0,96 proietta nello spazio anche delle particelle subatomiche.”

Lì mi soffermavo sulle emissioni provenienti dalla parte del buco nero che non è esplosa.

Qui di seguito formulo delle ipotesi sulle particelle subatomiche e sull’energia che la deflagrazione proietta nello spazio.

 

Le ipotesi possono essere formulate da chiunque.[2]

Come è noto, il metodo sperimentale si articola in tre fasi diverse: ipotesi, esperimento, tesi.

Per questa ragione, tutte le ipotesi – comprese quelle esposte in questo articolo – sono destinate a rimanere tali fino a quando la ricerca scientifica non giunge a confermarle o a smentirle.

 

 

BUCO NERO ED ENTROPIA 

Ipotizzo che l’azione di un buco nero sulla materia che esso attrae e assimila per il suo accrescimento possa essere espressa come segue:

 

2/3 . (sopra la linea di frazione) radice quadrata di (m + g/2) -( r . 1/t) (sotto la linea di frazione) s . (m . r)

 

Questa formula implica la riduzione della complessità della materia, da molecole e atomi a particelle subatomiche ed energia.

Alcune di queste particelle subatomiche ed energia sono proiettate nello spazio dalla deflagrazione parziale del buco nero della quale parlo nel paragrafo 5 dell’articolo citato all’inizio di questo testo.

 

Il lettore potrebbe obiettare che quanto ho appena scritto va contro il secondo principio della termo-dinamica.[3]

Infatti, se quanto ho scritto qui sopra è corretto, il buco nero riduce l’entropia della materia che esso attrae e assimila per il suo accrescimento.

Per risolvere la contraddizione tra il secondo principio della termo-dinamica e la riduzione dell’entropia da parte del buco nero, ipotizzo che quest’ultima sia la causa della radiazione di Bekenstein-Hawking.[4]

 

L’effetto che l’azione del buco nero che qui ho ipotizzato può avere sulla espansione e contrazione dell’universo sarà oggetto di un altro articolo.

 

CONCLUSIONE

Se uno o più degli esperimenti che verranno effettuati confermeranno la validità di una o più delle ipotesi che ho formulato in questo articolo, sarò felice di avere dato un contributo al progresso della conoscenza.

In caso contrario, sono comunque felice di avere dato il mio contributo alla riflessione e alla ricerca nel campo della fisica.

 

Vi ringrazio per il vostro tempo e per la vostra attenzione.

 

 

NOTE A PIE’ DI PAGINA

[1] Giorgio Cannella, Ipotesi su un buco nero, in:

https://giorgiocannella.com/index.php/2019/07/23/ipotesi-su-un-buco-nero/

 

[2] Io lavoro in uno studio legale e il mio interesse per gli argomenti trattati in questo articolo è puramente personale.

 

[3] Cito da Carlo Rovelli, L’ordine del tempo, Milano, 2017, prima edizione digitale, in:

http://www.davidemolina.it/pdf/2017-LOrdineDelTempo-Carlo-Rovelli.pdf

pagine 21-24.

Il grassetto è mio.

I numeri dal 13 al 19 sono quelli delle note presenti nel testo.

 

“Calore

 

Tutto è iniziato con un regicidio. Il 16 gennaio del 1793, la

Convention nationale di Parigi vota la messa a morte di Luigi

XVI. Forse una radice profonda della scienza è la ribellione:

non accettare l’ordine delle cose presenti.13 Fra i membri che

dichiarano il voto fatale c’è Lazare Carnot, amico di

Robespierre. Lazare ha una passione per il grande poeta

persiano Sa‘dī di Shiraz, il poeta catturato e reso schiavo dai

crociati ad Acri, il poeta che ha scritto i versi luminosi che

stanno all’entrata del palazzo dell’ONU:

 

Tutti i figli di Adamo formano un solo corpo,

sono della stessa essenza.

Quando il tempo affligge con il dolore

una parte del corpo

le altre parti soffrono.

Se tu non senti la pena degli altri

non meriti di essere chiamato uomo.

 

Forse una radice profonda della scienza è la poesia: saper

vedere al di là del visibile. Da Sa‘dī, Carnot chiama Sadi il suo

primo figlio maschio. Nasce così, dalla ribellione e dalla poesia,

Sadi Carnot.

 

Il giovane si appassiona alle macchine a vapore che nel XIX

secolo stanno cominciando a cambiare il mondo, usando il

fuoco per far girare le cose. Nel 1824 scrive un libretto con un

titolo seducente: Riflessioni sulla potenza motrice del fuoco,

dove cerca di comprendere le basi teoriche del funzionamento

di queste macchine. Il trattatello è pieno di idee sbagliate:

immagina che il calore sia una cosa concreta, una specie di

fluido, che produce energia «cadendo» dalle cose calde alle

cose fredde, come l’acqua di una cascata produce energia

cadendo dall’alto al basso. Ma c’è un’idea chiave: le macchine a

vapore funzionano in ultima analisi perché il calore passa dal

caldo al freddo.

 

Il libretto di Sadi finisce nelle mani di un austero professore

prussiano dagli occhi spiritati, Rudolf Clausius. È lui a cogliere

il punto della faccenda, enunciando una legge che diverrà

celebre: se nient’altro intorno cambia,

il calore non può passare

da un corpo freddo a uno caldo.

 

Il punto cruciale è la differenza con le cose che cadono: una

palla può cadere, ma anche tornare su da sola – per esempio in

un rimbalzo. Il calore no.

 

Questa legge enunciata da Clausius è l’unica legge generale

della fisica che distingue il passato dal futuro.

 

Nessuna delle altre lo fa: le leggi del mondo meccanico di

Newton, le equazioni dell’elettricità e del magnetismo di

Maxwell, quelle della gravità relativistica di Einstein, quelle

della meccanica quantistica di Heisenberg, Schrödinger e

Dirac, quelle delle particelle elementari dei fisici del XX

secolo… nessuna di queste equazioni distingue il passato dal

futuro.14 Se una sequenza di eventi è permessa da queste

equazioni, lo è anche la stessa sequenza ribaltata all’indietro

nel tempo.15 Nelle equazioni elementari del mondo,16 la freccia

del tempo appare solo quando c’è il calore.17 Il legame fra

tempo e calore è dunque profondo: ogni volta che si manifesta

una differenza fra passato e futuro, c’è di mezzo del calore. In

tutti i fenomeni che diventano assurdi se proiettati all’indietro,

c’è qualcosa che si scalda.

 

Se guardo un film che mostra una palla che rotola, non so dire

se il film è proiettato giusto o all’indietro. Ma se nel film la

palla rallenta e si ferma, vedo che il film è giusto, perché

proiettato al contrario mostrerebbe avvenimenti implausibili:

una palla che si mette in moto da sola. Il rallentare e fermarsi

della palla sono dovuti all’attrito, che produce calore. Solo dove

c’è calore c’è distinzione fra passato e futuro. I pensieri si

dipanano dal passato al futuro, non viceversa, e infatti pensare

produce calore nella testa…

 

Clausius introduce la quantità che misura questo irreversibile

andare del calore in una direzione sola, e – tedesco colto – le

affibbia un nome preso dal greco, entropia: «Preferisco

prendere il nome di quantità scientifiche importanti dalle

lingue antiche, in modo che possano essere eguali in tutte le

lingue vive. Propongo dunque di chiamare entropia di un corpo

la quantità S, dalla parola greca per trasformazione: ἡ

τρορή».18

 

 

L’entropia di Clausius è una quantità misurabile e calcolabile,19

indicata con la lettera S, che cresce o resta eguale, ma non

diminuisce mai, in un processo isolato. Per indicare che non

diminuisce, si scrive:

 

ΔS ≥ 0

 

Si legge: «Delta S è sempre maggiore o eguale a zero», e

questo si chiama «secondo principio della termodinamica» (il

primo è la conservazione dell’energia). Il suo contenuto è il

fatto che il calore passa da solo dai corpi caldi ai corpi freddi,

mai viceversa.

 

Perdonatemi l’equazione: è l’unica del libro. È l’equazione della

freccia del tempo, non potevo non scriverla, nel mio libro sul

tempo.

 

È l’unica equazione della fisica fondamentale che conosce la

differenza fra passato e futuro. La sola che ci parla del fluire

del tempo. Dentro questa inusuale equazione sta nascosto un

mondo.

 

A svelarlo sarà uno sfortunato e simpatico austriaco, nipote di

un costruttore di orologi, figura tragica e romantica: Ludwig

Boltzmann.”

 

[Note presenti nel testo citato]

 

13. La Rivoluzione francese è uno straordinario momento di

vitalità scientifica, nel quale nascono le basi della chimica,

della biologia, della meccanica analitica e di molto altro. La

rivoluzione sociale è andata mano nella mano con la rivoluzione

scientifica. Il primo sindaco rivoluzionario di Parigi era un

astronomo, Lazare Carnot un matematico, Marat si considerava

innanzitutto un fisico. Lavoisier è attivo in politica. Lagrange è

onorato dai più diversi governi che si succedono in quel

tormentato e splendido momento dell’umanità. Si veda S.

Jones, Revolutionary Science: Transformation and Turmoil in

the Age of the Guillotine, Pegasus, New York, 2017.

 

14. Cambiando quanto opportuno: per esempio il segno del

campo magnetico nelle equazioni di Maxwell, carica e parità

delle particelle elementari eccetera. È l’invarianza per CPT

(Coniugazione di carica, Parità e inversione Temporale) che è

rilevante.

 

15. Le equazioni di Newton determinano come accelerano le

cose, e l’accelerazione non cambia se proietto un film

all’indietro. L’accelerazione di un sasso lanciato in alto è la

stessa di un sasso che cade. Se immagino gli anni scorrere

all’indietro, la luna gira attorno alla Terra in senso opposto, ma

appare egualmente attirata dalla Terra.

 

16. La conclusione non cambia aggiungendo la gravità

quantistica. Sugli sforzi per cercare l’origine della direzione del

tempo, si veda per esempio H.D. Zeh, Die Physik der

Zeitrichtung, Springer, Berlin, 1984.

 

17. Strettamente parlando, la freccia del tempo si manifesta

anche in fenomeni non direttamente legati al calore, ma che

condividono con il calore aspetti cruciali. Per esempio nell’uso

dei potenziali ritardati in elettrodinamica. Anche per questi

fenomeni vale quanto segue, e in particolare le conclusioni.

Preferisco non appesantire la discussione spezzandola in tutti i

suoi diversi sottocasi.

 

18. R. Clausius, Über verschiedene für die Anwendung

bequeme Formen der Hauptgleichungen der mechanischen

Wärmetheorie, «Annalen der Physik», 125, 1865, pp. 353-400,

qui p. 390.

 

19. In particolare come quantità di calore che esce dal corpo

divisa per la temperatura. Quando il calore esce da un corpo

caldo ed entra in un corpo freddo, l’entropia totale aumenta

perché la differenza di temperatura fa sì che l’entropia dovuta

al calore che esce è meno di quella dovuta al calore che entra.

Quando tutti i corpi raggiungono la stessa temperatura,

l’entropia ha raggiunto il suo massimo: siamo arrivati

all’equilibrio.”

 

 

[4] “In fisica la radiazione di Hawking, detta anche di Bekenstein-Hawking, è una radiazione termica che si ritiene sia emessa dai buchi neri a causa di effetti quantici.

 

La dimostrazione teorica del fenomeno deriva dall’applicazione dei principi della meccanica quantistica, in particolare dell’energia di punto zero, nei pressi di una zona particolare che circonda il buco nero detta orizzonte degli eventi. Ad oggi non ne esistono evidenze sperimentali.

 

Il nome si deve al fisico Stephen Hawking, che nel 1974 ne ha elaborato la teoria. Anche il fisico Jacob Bekenstein sostiene che i buchi neri abbiano proprietà termiche.”

 

Cito da Radiazione di Hawking, in:

https://it.wikipedia.org/wiki/Radiazione_di_Hawking

 

 

Le citazioni sono state verificate alla data di pubblicazione di questo articolo sul sito www.giorgiocannella.com 

 

https://orcid.org/0000-0002-9912-6273

Ipotesi sui viaggi nei tunnel spazio – temporali

Questo articolo contiene delle ipotesi sui viaggi nei tunnel spazio – temporali.

Le ipotesi possono essere formulate da chiunque.[1]

Come è noto, il metodo sperimentale si articola in tre fasi diverse: ipotesi, esperimento, tesi.

Per questa ragione, tutte le ipotesi – comprese quelle esposte in questo articolo – sono destinate a rimanere tali fino a quando la ricerca scientifica non giunge a confermarle o a smentirle.

 

INTRODUZIONE

L’11 febbraio 2021, ho visto la puntata “Alla ricerca dei buchi bianchi” della serie televisiva “Universo ai raggi X”.[2]

Nella puntata in parola, tra l’altro, si parla della teoria secondo la quale un buco nero e un buco bianco potrebbero essere collegati tramite un tunnel spazio – temporale.[3] [4]

Si afferma, inoltre, che esso potrebbe essere attraversato per giungere in un altro luogo dell’universo e forse anche in un tempo diverso rispetto a quello di partenza.

Riflettendo sul contenuto ora esposto, pensavo che, per poter attraversare un tunnel spazio – temporale, è necessario prima entrarci.

Per entrare dalla parte di un buco nero, è necessario affrontare la disgregazione della materia da esso operata, mentre, per entrare dalla parte di un buco bianco, sarebbe necessario affrontare l’imponente espulsione di materia ed energia che da esso promana.

Quale oggetto – con o senza pilota senziente – potrebbe affrontare con successo queste forze?

 

IPOTESI

Continuando a riflettere su tutto questo mi sono domandato: perché, per viaggiare nell’universo, si dovrebbe andare alla ricerca di un ipotetico tunnel spazio – temporale dentro un buco nero o dentro un buco bianco?, non sarebbe meglio viaggiare nell’universo creando un tunnel spazio – temporale artificiale e stabile?

Per rispondere a questa seconda domanda, ipotizzo di piegare lo spazio – tempo attorno a un vettore in modo che quest’ultimo venga attratto all’interno della piega spazio – temporale così generata come avviene quando si mette in funzione un’aspirapolvere.

Per generare la piega nel tessuto dello spazio – tempo, ipotizzo di usare l’elettro-magnetismo generato da un plasma freddo e confinato.

Mi spiego meglio.

 

Il plasma è gas ionizzato[5], cioè carico elettricamente.

Uno dei progetti più noti, oggi in fase di studio, si prefigge di usare il plasma per generare energia elettrica tramite la fusione nucleare.[6]

In questo caso, l’ostacolo da superare è la gestione delle radiazioni prodotte e delle temperature assai elevate che il plasma deve raggiungere e mantenere perché si abbia una reazione di fusione nucleare stabile e prolungata nel tempo.[7]

 

Per generare la piega nel tessuto dello spazio – tempo evitando questi problemi, ipotizzo di usare un campo magnetico per sottrarre un elettrone dal livello più esterno di uno dei gas nobili[8]: l’argon.[9]

Se nel campo magnetico vengono fatti rimanere gli elettroni sottratti, ipotizzo che il campo magnetico sia il seguente:

½ d al quadrato . [2a . (3 b/k)] = 2m . a + [(a / b al quadrato) . (3/2 m k)]

Se gli elettroni sottratti non vengono fatti rimanere nel campo magnetico, ipotizzo che quest’ultimo sia il seguente:

2 d al quadrato . (sopra la linea di frazione 2a . 3b sotto la linea di frazione k) = 2 (m . a) al quadrato + (a/b . 3 m k) al quadrato

Il primo dei due è più stabile e richiede una minore quantità di energia.

Per riportare il gas al suo stato inerte, è sufficiente immettere nuovamente in esso gli elettroni in precedenza sottratti.

 

Ipotizzo che l’argon così ionizzato generi un campo magnetico confinato di questo tipo:

a . k al quadrato – [(sopra la linea di frazione 2 n/b sotto la linea di frazione a al quadrato) + (2 b/2 . k al quadrato)] . (a/2) . b al quadrato

Tramite la conduzione magnetica del campo verso l’esterno del vettore, ipotizzo che lo spazio – tempo intorno a quest’ultimo possa essere curvato.

Ipotizzo che la diffusione del campo vada limitata a pochi centimetri dalla superficie esterna del vettore tramite la magnetizzazione capillare di quest’ultima con un elemento a polarizzazione opposta rispetto a quella del campo.[10]

 

Ipotizzo che la piega dello spazio – tempo attorno al vettore sia direttamente proporzionale alla intensità nel campo generato e che il vettore, attratto nella piega in parola, sia in grado di viaggiare nello spazio.

 

TESI

Se uno o più degli esperimenti che verranno effettuati confermeranno la validità di una o più delle ipotesi che ho formulato in questo articolo, sarò felice di avere dato un contributo al progresso della conoscenza.

In caso contrario, sono comunque felice di avere dato il mio contributo alla riflessione e alla ricerca nel campo della fisica.

 

Vi ringrazio per il vostro tempo e per la vostra attenzione.

 

NOTE A PIE’ DI PAGINA

[1] Io svolgo la professione di avvocato e il mio interesse per gli argomenti trattati in questo articolo è puramente personale.

 

[2] Titolo originale “Strip the Cosmos” stagione 4, episodio 2: “Hunting White Holes”.

In inglese: https://trakt.tv/shows/strip-the-cosmos/seasons/4/episodes/2

In italiano: https://www.mediasetplay.mediaset.it/video/universoairaggix4/alla-ricerca-dei-buchi-bianchi_F310519401000204

 

[3] “Un ponte di Einstein-Rosen o cunicolo spazio-temporale, detto anche wormhole (in italiano letteralmente “buco di verme”), è un’ipotetica caratteristica topologica dello spaziotempo.”

Cito da: https://it.wikipedia.org/wiki/Ponte_di_Einstein-Rosen

 

[4] Nota 2, filmato in italiano, da 34’ 35’’ a 38’ 12’’.

 

[5] https://it.wikipedia.org/wiki/Plasma_(fisica)

 

[6] “A differenza del progetto ITER, che ha lo scopo di dimostrare la possibilità di ottenere plasma in grado di sostenere la reazione di fusione nucleare per un tempo abbastanza lungo (1000 s), lo scopo principale del progetto DEMO è quello di dimostrare esplicitamente la possibilità di generare energia elettrica tramite reazioni di fusione nucleare.

Lo scopo di DEMO è di dimostrare la possibilità di produrre energia elettrica dalla reazione di fusione nucleare, mentre dimostrare l’economicità di questa forma di produzione di energia è lasciato a successive filiere di reattori.”.

Cito da: https://it.wikipedia.org/wiki/DEMO

 

[7] “The materials nuclear design requirements and the effects of radiation damage are briefly analysed with emphasis on a pulsed ‘low extrapolation’ system, which is being used for the initial design integration studies, based as far as possible on mature technologies and reliable regimes of operation (to be extrapolated from the ITER experience), and on the use of materials suitable for the expected level of neutron fluence. The main technical issues arising from the plasma and nuclear loads and the effects of radiation damage particularly on the structural and heat sink materials of the vessel and in-vessel components are critically discussed. The need to establish realistic target performance and a development schedule for near-term electricity production tends to favour more conservative technology choices. The readiness of the technical (physics and technology) assumptions that are being made is expected to be an important factor for the selection of the technical features of the device.”

Cito da: European DEMO design strategy and consequences for materials, G. Federici et al 2017 Nucl. Fusion 57 092002.

 

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Visualizzate l’articolo online per aggiornamenti e miglioramenti su:

https://iopscience.iop.org/article/10.1088/1741-4326/57/9/092002#back-to-top-target

 

[8] https://it.wikipedia.org/wiki/Gas_nobili

 

[9] https://it.wikipedia.org/wiki/Argon

 

[10] Per impedire che la partenza del vettore porti alla disgregazione dei suoi occupanti, è necessario che all’interno del vettore venga diffuso un campo magnetico biologicamente inerte, con una polarizzazione uguale a quella del campo magnetico esterno al vettore.

Sulla preconizzazione dello smorzatore inerziale nella serie televisiva di fanta-scienza Star Trek si veda: https://it.wikipedia.org/wiki/Smorzatore_inerziale 

 

Le citazioni sono state verificate alla data di pubblicazione di questo articolo sul sito https://giorgiocannella.com/

 

https://orcid.org/0000-0002-9912-6273

Ipotesi su materia ed energia

Questo articolo contiene delle ipotesi sulla trasformazione della materia in energia all’interno di un buco nero.

Le ipotesi possono essere formulate da chiunque.[1]

Come è noto, il metodo sperimentale si articola in tre fasi diverse: ipotesi, esperimento, tesi.

Per questa ragione, tutte le ipotesi – comprese quelle esposte in questo articolo – sono destinate a rimanere tali fino a quando la ricerca scientifica non giunge a confermarle o a smentirle.

 

SVOLGIMENTO

PARTE I – La materia

 

Ipotizzo che, nella parte interna di un buco nero, la forza di gravità e la pressione esercitata dalla materia siano di intensità tale da ridurre la distanza tra il nucleo degli atomi e le orbite degli elettroni che gli girano attorno al punto che il valore di m sia pari a zero.[2]

Ipotizzo che, in queste condizioni, le particelle subatomiche si dissolvano nel modo che ora descrivo.

 

I neutroni

 

I primi a dissolversi sono i neutroni.

Questo perché la loro coesione interna non beneficia della tensione elettrica che coadiuva la coesione interna dei protoni e degli elettroni.

 

La coesione interna dei neutroni può essere formalizzata come segue:

c = (sopra la linea di frazione) m . s (sotto la linea di frazione) 1/4 . (sopra la linea di frazione) 2 . 1/2 c/ (4/3 l . d) (sotto la linea di frazione) t – 1/3 . (2/3 l . s)

 

La forza di gravità e la pressione esercitata dalla materia del buco nero infrangono il legame 

t – 1/3 . (2/3 l . s)

 

Di conseguenza, il neutrone si dissolve in:

e = s – (sopra la linea di frazione) m . (sopra la linea di frazione) 2 s/[3 . (t . 2 m/s)] (sotto la linea di frazione) 2 . (-1/3 g al quadrato + 3 l . s) (sotto la linea di frazione primaria) 3/2 l + (- 4g + 2l) – (t al quadrato – 2 s)   [3]

 

Per comodità, chiamo questa energia e-neutrone.

 

I protoni

 

La coesione interna dei protoni può essere formalizzata come segue:

c = (sopra la linea di frazione) m . s + 2 l/g (sotto la linea di frazione) 1/4 . (sopra la linea di frazione) 2 . 1/2 c/ [2/3 l – g/(alfa/2) . d + 2 s/t] (sotto la linea di frazione) t – 1/3 . (2/3 l . s)   [4]

 

La forza di gravità e la pressione esercitata dalla materia del buco nero infrangono il legame 

g/(alfa/2)

perché la tensione esercitata dalla carica elettrica positiva del protone non è in grado di contrastarle.

 

Di conseguenza, il protone si dissolve in:

e = s – (sopra la linea di frazione) m . (sopra la linea di frazione) 2 s/[3 . (2 g – s/t al quadrato)] (sotto la linea di frazione) 2 . (-1/3 g al quadrato) (sotto la linea di frazione primaria) 3/2 l – (t al quadrato – 2 s)   [5]

 

Per comodità, chiamo questa energia e-protone.

 

Gli elettroni

 

La coesione interna degli elettroni può essere formalizzata come segue:

c = (sopra la linea di frazione) m . -s + 2 l/g (sotto la linea di frazione) 1/4 . (sopra la linea di frazione) 2 . 1/2 c/ [2/3 l – g/(alfa/2) . d + 2 s/t] (sotto la linea di frazione) t – 1/3 . (2/3 l . s)   [6]

 

La forza di gravità e la pressione esercitata dalla materia del buco nero infrangono il legame 

g/(alfa/2)

perché la tensione esercitata dalla carica elettrica negativa dell’elettrone non è in grado di contrastarle.

 

Di conseguenza, l’elettrone si dissolve in:

e = s – (sopra la linea di frazione) m . (sopra la linea di frazione) 2 s/[3 . (2 g – s/t al quadrato)] (sotto la linea di frazione) 2 . (-1/3 g al quadrato) (sotto la linea di frazione primaria) – 3/2 l – 1/(t al quadrato – 2 s)   [7]

 

Per comodità, chiamo questa energia e-elettrone.

 

PARTE II – L’energia

 

Ipotizzo che e-neutrone sia la base sulla quale si innestano e-protone ed e-elettrone.

 

Nel dettaglio, i potenziali di e-neutrone costituiti da

2 . (-1/3 g al quadrato + 3 l . s)

e da

3/2 l + (- 4g + 2l) – (t al quadrato – 2 s)

fanno da base per la combinazione con esso del potenziale di e-protone costituito da

3/2 l – (t al quadrato – 2 s)

e di quello di e-elettrone costituito da

2 . (-1/3 g al quadrato)

 

Questa energia così composta – che per comodità chiamo e-composta – interagisce con la materia che le sta attorno all’interno del buco nero.

 

Nel dettaglio, il potenziale costituito da – 3/2 l – 1/(t al quadrato – 2 s) dissolve la coesione interna di neutroni, protoni ed elettroni e li trasforma nelle forme di energia descritte poc’anzi.[8]

 

Esse si combinano tra loro e accrescono la quantità di e-composta all’interno del buco nero.

 

La dissoluzione della materia in parola procede seguendo le linee dei campi magnetici interni al buco nero.

 

Raggiunta la superficie esterna del buco nero, e-composta viene espulsa con violenza all’esterno del buco nero.

 

Infatti, come ho specificato al termine delle formule di e-neutrone, e-protone ed e-elettrone, “s” è stabile a causa della gravità e della pressione esercitata dalla materia del buco nero.

 

E-composta dissolve la materia che incontra lungo il suo percorso all’esterno del buco nero.

Tuttavia, non essendo più soggetta alle linee dei campi magnetici interni al buco nero, il suo moto si arresta quando il potenziale costituito da – 3/2 l – 1/(t al quadrato – 2 s) si esaurisce.

 

CONCLUSIONE

Se uno o più degli esperimenti che verranno effettuati confermeranno la validità di una o più delle ipotesi che ho formulato in questo articolo, sarò felice di avere dato un contributo al progresso della conoscenza.

In caso contrario, sono comunque felice di avere dato il mio contributo alla riflessione e alla ricerca nel campo della fisica cosmologica.

 

Vi ringrazio per il vostro tempo e per la vostra attenzione.

 

 

NOTE A PIE’ DI PAGINA

[1] Io svolgo la professione di avvocato e il mio interesse per gli argomenti trattati in questo articolo è puramente personale.

 

[2] Chiamo “m” la distanza media tra il nucleo di un atomo e le orbite dei suoi elettroni in condizioni di 1G.

 

[3] L’ultimo valore di “s” è stabile a causa della gravità e della pressione esercitata dalla materia del buco nero.

 

[4] Qui “alfa” indica la tensione esercitata dalla carica elettrica positiva del protone.

 

[5] Anche qui l’ultimo valore di “s” è stabile a causa della gravità e della pressione esercitata dalla materia del buco nero.

 

[6] Qui “alfa” indica la tensione esercitata dalla carica elettrica negativa dell’elettrone.

 

[7] Anche qui l’ultimo valore di “s” è stabile a causa della gravità e della pressione esercitata dalla materia del buco nero.

 

[8] e-neutrone, e-protone ed e-elettrone.

 

https://orcid.org/0000-0002-9912-6273

Ipotesi sulla divisione di un buco nero

Questo articolo contiene delle ipotesi su un fenomeno raro: la divisione di un buco nero per alcuni secondi in due semisfere.

Le ipotesi possono essere formulate da chiunque.[1]

Come è noto, il metodo sperimentale si articola in tre fasi diverse: ipotesi, esperimento, tesi.

Per questa ragione, tutte le ipotesi – comprese quelle esposte in questo articolo – sono destinate a rimanere tali fino a quando la ricerca scientifica non giunge a confermarle o a smentirle.

 

SVOLGIMENTO

 

Ipotizzo che, nella parte interna di un buco nero, la forza di gravità e la pressione esercitata dalla materia soprastante siano di intensità tale da ridurre la distanza tra il nucleo degli atomi e le orbite degli elettroni che gli girano attorno oltre il valore m = 1 – 0,96.[2]

 

La materia interessata da questo fenomeno si destabilizza ed esercita una forza repulsiva con verso opposto rispetto alla gravità e alla pressione che operano all’interno del buco nero.

 

Se la forza repulsiva in parola è più forte della gravità e della pressione citate, il buco nero deflagra.

Se la forza repulsiva in parola è prossima alla somma della gravità e della pressione citate con uno scarto dello 0,02%, il buco nero si divide per alcuni secondi in due semi sfere.

 

Tra queste due semi sfere continua ad agire la forza di gravità, mentre le loro parti interne si riespandono.

Quando, a causa della riespansione in parola, il valore di m torna a essere più basso di 1 – 0,96 [3], le due semi sfere si ricongiungono e il buco nero si riassesta contraendosi.

 

Se il superamento del valore m = 1 – 0,96 avviene in modo repentino, il buco nero deflagra.

Se questo superamento avviene in modo graduale, il buco nero si divide in due semi sfere.

 

 

CONCLUSIONE

Se uno o più degli esperimenti che verranno effettuati confermeranno la validità delle ipotesi che ho formulato in questo articolo, sarò felice di avere dato un contributo al progresso della conoscenza.

In caso contrario, sono comunque felice di avere dato il mio contributo alla riflessione e alla ricerca nel campo della fisica dell’universo.

 

Vi ringrazio per il vostro tempo e per la vostra attenzione.

 

 

NOTE A PIE’ DI PAGINA

[1] Io svolgo la professione di avvocato e il mio interesse per gli argomenti trattati in questo articolo è puramente personale.

 

[2] Chiamo “m” la distanza media tra il nucleo di un atomo e le orbite dei suoi elettroni in condizioni di 1G.

 

[3] A titolo meramente esemplificativo: 1 – 0,92.

 

https://orcid.org/0000-0002-9912-6273

Ipotesi su un buco nero

INTRODUZIONE

Questo articolo contiene delle ipotesi su un buco nero.

Le ipotesi possono essere formulate da chiunque.[1]

Come è noto, il metodo sperimentale si articola in tre fasi diverse: ipotesi, esperimento, tesi.

Per questa ragione, tutte le ipotesi – comprese quelle esposte in questo articolo – sono destinate a rimanere tali fino a quando la ricerca scientifica non giunge a confermarle o a smentirle.

 

Dato un buco nero massiccio – tale per cui nel suo centro m = 1 – 0,82 e sulla sua superficie m = 1 – 0,78 – ipotizzo quanto segue.[2]

1 – ESAME STRUTTURALE
Esamino un protone del nucleo di uno degli atomi che compongono la materia del buco nero.
Nel protone in esame vi sono due quark up e un gluone.
Un quark up mantiene una relazione elettro-magnetica con un quark up di un altro protone.
L’insieme di tutte queste relazioni elettro-magnetiche viene chiamato attrazione gravitazionale.

L’altro quark up non mantiene la relazione elettro-magnetica del primo, ma l’integrità strutturale del protone.
Infatti, nelle condizioni specificate all’inizio, il campo elettrico generato da ogni elettrone esercita una pressione su ogni protone che si trova nella parte esterna del nucleo dell’atomo.
La pressione in parola genera un avvallamento sulla superficie del protone come quello che si osserva esercitando una pressione su una palla in parte sgonfia.
Il fatto che gli elettroni ruotino attorno al nucleo fa sì che gli avvallamenti sulla superficie del protone si spostino secondo il moto seguito dall’elettrone lungo la sua orbita.
Dunque, il secondo quark up mantiene l’integrità del protone nonostante le descritte pressioni esercitate sulla superficie di quest’ultimo.

Il gluone tiene assieme i due quark up e contiene i parametri il cui superamento comporta, o un diverso comportamento fisico di uno o entrambi i quark up, o la deflagrazione del protone.

Poiché ogni neutrone presente nel nucleo in esame è contraddistinto dalla formula:
l . s quadro . r = – sopra la linea di frazione (4t . a – b) sotto la linea di frazione (2r quadro)
esso non partecipa alla relazione elettro-magnetica tra i quark up e non subisce la pressione generata dal campo elettrico degli elettroni che orbitano attorno al nucleo.

2 – DEFLAGRAZIONE
Se la distanza tra il nucleo dell’atomo e le orbite dei suoi elettroni diminuisce ancora divenendo m = 1 – 0,96, il protone sulla superficie esterna del nucleo dell’atomo deflagra.
Se la perdita di uno o più protoni per questa causa è sufficiente a destabilizzare l’atomo, l’atomo deflagra.
Se l’energia prodotta dalla deflagrazione di uno o più atomi è maggiore dell’attrazione gravitazionale che li tiene uniti, la parte della materia del buco nero interessata da questo fenomeno deflagra.

3 – CONSEGUENZE: ONDE
La deflagrazione del buco nero in esame produce, tra l’altro, due onde:
⁃ una generata dalla deflagrazione del campo gluonico che teneva assieme i quark up nei protoni che sono esplosi;
⁃ una composta di energia oscura.

La prima onda disgrega la materia che incontra sul suo percorso fino a quando la sua quantità di moto e di energia è maggiore della coesione tra gli atomi della materia che incontra.

La seconda onda trasforma la materia che incontra sul suo percorso da materia a tre dimensioni a materia con più di tre dimensioni.
L’aumento delle dimensioni da tre a più di tre dipende dalla quantità di energia e di moto che l’onda di energia oscura ha al momento di ogni impatto con la materia che incontra.

L’equazione della prima onda è:
sopra la linea di frazione (1 + r quadro + t) 
sotto la linea di frazione [- sopra la linea di frazione (r quadro . s) sotto la linea di frazione (1/3 – sopra la linea di frazione (2 . s quadro) sotto la linea di frazione (radice quadrata di 2 . t – r quadro))]

L’equazione della seconda onda è:
alfa = sotto la linea di frazione (3g . (9r . a)) sopra la linea di frazione, vi è una frazione con al denominatore (f . g quadro – 2 . t) e al numeratore un’altra frazione. Quest’ultima frazione ha al denominatore (4 . f – 2/3 g quadro) e al numeratore [ – 2/5 g . s (7 t – 6 f . g) + (4 . 2/5 g)]
(alfa qui indica il coefficiente di aumento delle dimensioni della materia).

Fin tanto che l’onda di materia oscura ha energia sufficiente a far sì che (4 . 2/5 g) abbia un valore positivo, essa lascia dietro di sé una quantità di materia con più di tre dimensioni.
Quando (4 . 2/5 g) non ha più un valore positivo, l’onda di materia oscura diventa energia con la seguente formula:
9 g quadro – 2/3 f . a/s
Quando a/s non ha più un valore positivo, l’energia in parola diventa un’onda radio con un’oscillazione degradante dal valore iniziale 2/3 f . a/s

4 – CONSEGUENZE: DIMENSIONI
Ipotizzo che la descritta parziale deflagrazione di un buco nero massiccio con m = 1 – 0,96 generi un’onda di materia oscura tale da far aumentare le dimensioni della materia che incontra da tre a sette.
A mano a mano che l’energia e la quantità di moto dell’onda di energia oscura diminuiscono, diminuisce anche l’aumento delle dimensioni che l’onda in esame induce nella materia che incontra.

Ipotizzo che la materia le cui dimensioni sono state aumentate da tre a più di tre – all’esito del procedimento che ho ora tratteggiato – non possa rimanere nel nostro universo a tre dimensioni.
Per questo motivo, ipotizzo che ciascuna porzione di materia con lo stesso numero di dimensioni superiore a tre venga attratta da un universo diverso dal nostro che ha lo stesso numero di dimensioni della porzione di materia in esame e che eserciti l’attrazione elettro-magnetica più intensa nel punto in cui la porzione di materia in esame si trova nel nostro universo.

Comprendo che le ultime due ipotesi che ho formulato sono talmente avanzate da poter apparire fantasiose.
Per questo, vi offro il seguente spunto di riflessione.
Nel mio precedente articolo[3] ipotizzavo, tra l’altro, le formule del gluone in ambienti diversi (in un buco nero, nel nucleo esterno della Terra, nel nucleo interno della Terra, nel mantello del Sole, nel nucleo esterno del Sole, nel nucleo interno del Sole).
Ebbene, cosa fa sì che il gluone mantenga la sua coerenza funzionale in questi ambiti così diversi?

5 – CONSEGUENZE: PARTICELLE
La descritta parziale deflagrazione del buco nero massiccio con m = 1 – 0,96 proietta nello spazio anche delle particelle subatomiche.
A causa della deflagrazione in parola, dalla superficie della parte di materia del buco nero che non è esplosa fuoriescono dei pennacchi di materia ed energia.
In questi pennacchi vi sono anche dei neutrini.
I neutrini, tuttavia, sono assenti nella materia ed energia proiettate dal lato del buco nero dove c’era la materia che è esplosa.
Questo perché, nel fenomeno qui in esame, opera la seguente equazione:
alfa = sopra la linea di frazione (-r quadro . 1 / s quadro) sotto la linea di frazione (2t . s – s/r)
(alfa qui indica la massa dei neutrini al quadrato)

6 – RITORNO ALLA SFERICITÀ 
A causa della rotazione del buco nero, la parte di materia che non è esplosa assume nuovamente una forma sferica.
Ottenutala, la descritta attrazione elettro-magnetica tra quark up all’interno dei protoni congrega la materia verso il centro del buco nero riducendone il volume.
L’equazione che descrive il vettore di questa attrazione (si badi bene, il vettore e non l’attrazione) è:
sopra la linea di frazione (d quadro – f / t quadro) sotto la linea di frazione (g quadro – 2 . r . t)

 

CONCLUSIONE

Se uno o più degli esperimenti che verranno effettuati confermeranno la validità delle ipotesi che ho formulato in questo articolo, sarò felice di avere dato un contributo al progresso della conoscenza.

In caso contrario, sono comunque felice di avere dato il mio contributo alla riflessione e alla ricerca nel campo della fisica delle particelle subatomiche.

 

Vi ringrazio per il vostro tempo e per la vostra attenzione.

 

NOTE A PIE’ DI PAGINA

[1] Io svolgo la professione di avvocato e il mio interesse per gli argomenti trattati in questo articolo è puramente personale.

 

[2] Per le nozioni di “campo gluonico”, “t”, ed “m” rinvio al mio articolo: https://giorgiocannella.com/index.php/2019/06/14/ipotesi-fusione-due-buchi-neri/ 

 

[3] Giorgio Cannella, Ipotesi sulla fusione di due buchi neri, in:

https://giorgiocannella.com/index.php/2019/06/14/ipotesi-fusione-due-buchi-neri/

 

https://orcid.org/0000-0002-9912-6273