Ipotesi su Giorgione

PREMESSA

Il 18 febbraio 2023 stavo sorseggiando una tisana in una nota sala da tè inglese a Roma insieme a una mia amica.

Quest’ultima, guida turistica autorizzata della provincia di Roma, mi parlava del suo desiderio di studiare a fondo le opere di Giorgione per scrivere un’opera sull’iconografia del quadro “La tempesta” [1].

Mi ha mostrato sul suo cellulare i quadri “La tempesta” e “I tre filosofi”[2] e mi ha riassunto alcune tesi sulla iconografia in essi presente.

Mi accennava infine al fatto che, dal 2010 a oggi, sono state scritte circa trecento monografie su Giorgione e le sue opere.

 

Scrivo questo articolo senza la presunzione di insegnare alcunché ad alcuno[3], ma al solo fine di condividere con il lettore le opinioni che ho esposto alla mia amica sulla iconografia delle opere ora citate.[4]

 

 

1 – LA TEMPESTA

Credits image:
https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/f/fa/Giorgione%2C_The_tempest.jpg

Ipotizzo che il significato dell’iconografia del quadro “La tempesta” sia la seguente.

Il committente dell’opera è stato influenzato dalla cultura cabalistica ebraica (la struttura con la cupola sullo sfondo che, probabilmente, raffigura il tempio di Gerusalemme), forse al fine di poter prevedere l’esito dei suoi affari.

A causa di questa pratica, il committente stava per incorrere nell’ira di Dio (il fulmine nel cielo).

L’azione salvifica di Cristo (il pellicano[5] sul tetto della casa) lo ha condotto ad abbandonare questa scelta e lo ha fatto risorgere a una nuova vita (la donna quasi nuda con il telo bianco che le cade dalle spalle come Cristo ha lasciato nel sepolcro le bende e il telo nel quale era stato avvolto[6]).

Ora il committente si prende cura degli altri (la donna che allatta al seno il bambino) e non si comporta più come nel passato quando, a causa della sua condotta, due persone a lui care sono morte (le due colonne spezzate in primo piano).

A testimonianza della gloria di Dio che si serve di umili servitori per portare a compimento il suo progetto di salvezza, il cambiamento di vita del committente ha preso avvio dall’incontro con una persona del popolo la cui pratica di vita cristiana lo ha reso saggio (il personaggio in primo piano appoggiato al bastone[7]).

 

 

2 – I TRE FILOSOFI

Credits image:
https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/8/80/Giorgione_029.jpg

Ipotizzo che il significato dell’iconografia del quadro “I tre filosofi” sia la seguente.

L’ebreo (il personaggio sulla destra con il capo coperto e la barba bianca) e il musulmano (il personaggio con il turbante) hanno una sapienza umana (il foglio tenuto dall’ebreo sul quale si vede una falce di Luna e che, probabilmente, allude alla eclissi di Luna del 1507).

A differenza di essi, il cristiano (il personaggio seduto) fa riferimento alla sapienza di Cristo (la luce del Sole proveniente dall’orizzonte verso il quale guarda il personaggio seduto) anche per misurare e comprendere la realtà del mondo (la squadra e il compasso che il personaggio seduto tiene nelle mani).

 

 

CONCLUSIONE

Se le indagini e la critica sulle due opere d’arte che ho citato confermeranno la validità di una o più delle ipotesi che ho formulato in questo articolo, sarò felice di avere dato un contributo al progresso della conoscenza.

In caso contrario, sono comunque felice di avere dato il mio contributo alla riflessione e alla ricerca nel campo della critica d’arte.

 

Vi ringrazio per il vostro tempo e per la vostra attenzione.

 

 

NOTE A PIE’ DI PAGINA

[1] Tempesta (Giorgione)

https://it.wikipedia.org/wiki/Tempesta_(Giorgione)

 

 

[2] Tre filosofi

https://it.wikipedia.org/wiki/Tre_filosofi

 

 

[3] Io lavoro in uno studio legale e il mio interesse per gli argomenti trattati in questo articolo è puramente personale.

 

 

[4] Ricordo con piacere la frase che è scritta sui tovaglioli di carta della sala da tè dove la mia amica e io eravamo:

“Tea time is the most creative time”

“L’ora del tè è l’ora più creativa”

 

 

[5] “Adoro te devote è uno dei cinque inni eucaristici attribuiti a San Tommaso d’Aquino e scritti in occasione dell’introduzione della solennità del Corpus Domini nel 1264 su commissione di papa Urbano IV.

 

Inno latino del 1264

 

Pie pellicáne, Jesu Dómine,
Me immúndum munda tuo sánguine,
Cujus una stilla salvum fácere,
Totum mundum quit ab ómni scélere.

 

Traduzione adattata[5]

 

Oh pio Pellicano, Signore Gesù,
Purifica me, immondo, col tuo sangue,
Del quale una sola goccia può[8] salvare
Il mondo intero da ogni peccato.

 

  1. ^ Dall’annuncio di Gesù Cristo alla celebrazione del Signore (PDF), su docplayer.it, p. 63. URL consultato il 1º marzo 2019 (archiviato il 1º marzo 2019).
  2. ^ Quit (da queo, cioè potere, essere in grado di) è nel verso successivo.”

 

Cito da:

https://it.wikipedia.org/wiki/Adoro_te_devote

 

 

[6] Vangelo secondo Giovanni, capitolo 20, versetti 1-10:

 

“[1] Nel giorno dopo il sabato, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand’era ancora buio, e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro.

 

[2] Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: “Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!”.

 

[3] Uscì allora Simon Pietro insieme all’altro discepolo, e si recarono al sepolcro.

 

[4] Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro.

 

[5] Chinatosi, vide le bende per terra, ma non entrò.

 

[6] Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e vide le bende per terra,

 

[7] e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte.

 

[8] Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette.

 

[9] Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura, che egli cioè doveva risuscitare dai morti.

 

[10] I discepoli intanto se ne tornarono di nuovo a casa.”

 

Cito da:

https://www.vatican.va/archive/ITA0001/__PW4.HTM

(il sottolineato è mio)

 

 

[7] Salmo 119, versetti 96-100:

 

“[96] Di ogni cosa perfetta ho visto il limite,
ma la tua legge non ha confini.

[97] Quanto amo la tua legge, Signore;
tutto il giorno la vado meditando.
[98] Il tuo precetto mi fa più saggio dei miei nemici,
perché sempre mi accompagna.

[99] Sono più saggio di tutti i miei maestri,
perché medito i tuoi insegnamenti.

[100] Ho più senno degli anziani,
perché osservo i tuoi precetti.”

 

Cito da:

https://www.vatican.va/archive/ITA0001/__PIA.HTM

(il sottolineato è mio)

 

Le citazioni sono state verificate alla data di pubblicazione di questo articolo sul sito www.giorgiocannella.com

L’anti sistema e gli ultra-sessantacinquenni

 

A proposito del prossimo referendum costituzionale del 4 dicembre 2016, mi ha colpito una riflessione che vede nel Presidente del Consiglio dei ministri Matteo Renzi l’autentico anti sistema e incita gli ultra-sessantacinquenni a non astenersi dal voto.

 

L’ANTI SISTEMA

“E se fosse Renzi il nostro anti sistema?”.

Così cominciava la riflessione che ho ascoltato.

In tutto il mondo occidentale vengono considerati come nuovi eroi i personaggi così detti anti sistema.

Anche le ultime vicende internazionali ci fanno capire che i personaggi sono diversi, ma hanno tutti un comune denominatore: avere contro di sé tutto il così detto sistema (politica, finanza, mezzi di comunicazione, le elite nazionali, etc.).

La riflessione che qui riporto affermava che, in questo panorama, l’attuale situazione italiana ha un’anomalia.

In essa, infatti, il sistema sarebbe incarnato dall’attuale Presidente del Consiglio dei ministri e dai suoi collaboratori.

Al contrario, il blocco anti sistema sarebbe composto da forze politiche tra loro antitetiche: i partiti politici Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lega Nord, Movimento 5 stelle e l’opposizione all’interno del Partito democratico che è l’attuale partito di governo, ad essi vanno aggiunti i quotidiani, gran parte delle opinioni espresse sui social network, gran parte della magistratura, i sindacati e l’Associazione nazionale partigiani d’Italia per espressa affermazione dell’onorevole del Partito democratico Pier Luigi Bersani e infine l’ex Presidente del Consiglio dei ministri Mario Monti.

Tutti i soggetti delle realtà ora citate affermano che, nella loro diversità, sono uniti dal desiderio di proteggere il bene dell’Italia da una riforma costituzionale[1] da essi ritenuta dannosa.

La riflessione che ho ascoltato non si soffermava su chi avesse ragione e chi avesse torto.

Tuttavia, faceva notare che due eminenti costituzionalisti come gli ex Presidenti della Corte costituzionale italiana Gustavo Zagrebelsky e Valerio Onida hanno avuto – come argomenti forti contro il disegno di legge di riforma costituzionale – rispettivamente, il profilo critico della modifica del sistema di elezione del futuro Presidente della Repubblica italiana e l’eterogeneità del quesito referendario del prossimo 4 dicembre 2016.

L’esponente rimarcava che, se vi fossero stati dei difetti macroscopici nel disegno di legge in parola, due costituzionalisti di fama come quelli ora citati li avrebbero sicuramente rilevati.

A questo punto, la riflessione proseguiva chiedendosi se non fosse l’attuale Presidente del Consiglio dei ministri l’anti sistema in Italia perché è intenzionato a infrangere un muro compatto che, o non vuole cambiare alcunché (citava ad esempio, il rifiuto di attuare in un modo nuovo i medesimi diritti acquisiti e valori che abbiamo oggi in Italia), oppure formula delle proposte inattuabili (citava come esempi la proposta di rimandare gli immigrati in massa nei loro Paesi d’origine appena giunti in Italia, la proposta di usare la Marina militare come deterrente contro le partenze dei migranti o, infine, la proposta di alcune forme di Stato sociale le cui coperture finanziarie richiederebbero la riformulazione dei diritti acquisiti).

 

GLI ULTRA-SESSANTACINQUENNI

Giunta a questo punto, la riflessione della quale do conto in questo articolo si soffermava sugli ultra-sessantacinquenni dicendo “e se fossimo proprio noi quelli che possono fare la differenza?”.

L’esponente in questo caso partiva dalla riflessione di un noto politico italiano che ha parlato degli ultra-sessantacinquenni come di persone molto anziane e non in grado di informarsi adeguatamente.

Preciso che l’autore della riflessione aveva più di sessantacinque anni e ricordava che le persone della sua età sono nate poco prima o immediatamente dopo l’entrata in vigore della Costituzione italiana il 1° gennaio 1948.

Si soffermava in particolare sul fatto che tutti loro erano presenti quando è iniziata la storia dell’Italia repubblicana: gli ideali e i valori degli inizi e i compromessi che si sono verificati in seguito, le contestazioni del 1968, il terrorismo politico, la scuola e il lavoro come erano e come sono ora, l’evoluzione dei concetti di famiglia e di religione.

A proposito di tutti gli eventi che ho ora ricordato, l’esponente diceva “noi c’eravamo” e di seguito rimarcava che gli ultra-sessantacinquenni sanno bene che nei percorsi politici è necessario compiere la scelta giusta al momento giusto.

Affermava anche che la storia finora ha insegnato loro che non bisogna soffermarsi sull’empatia di una persona o sui sogni che i politici dovrebbero realizzare per i cittadini.

I sogni sono materia dei singoli uomini, ai politici va chiesto il possibile.

L’esponente concludeva la sua riflessione, invitando gli ultra-sessantacinquenni a mostrare che l’età porta saggezza e a tenere a mente che i governanti si possono cambiare con le regole democratiche.

Di conseguenza, invitava i suoi pari età a non scegliere l’astensionismo al prossimo referendum del 4 dicembre 2016.

A tale riguardo, citava due esempi nei quali l’astensionismo si è rivelato controproducente per chi l’ha attuato.

I giovani della Gran Bretagna e degli Stati Uniti d’America hanno scelto di non recarsi a votare, rispettivamente, in occasione del referendum sulla Brexit e delle recenti elezioni del Presidente U.S.A.

Il risultato che hanno ottenuto, però, è stato quello di trovare il proprio Paese nella situazione che non volevano.

Anche alla luce di questa ragione l’esponente proponeva agli altri ultra-sessantacinquenni di andare compatti a votare sì al prossimo referendum costituzionale del 4 dicembre 2016 perché lo ritiene l’unico modo per dare una scossa a un’Italia immobile da molto tempo e perché il disegno di legge di riforma costituzionale, in sé, “non è il migliore che si può avere, ma è la scelta giusta al momento giusto”.

 

Non ho trovato una riflessione come questa sui quotidiani italiani.

Sarei felice di leggere le vostre considerazioni in fondo al testo del mio articolo.

 

Spero di esservi stato utile e vi ringrazio per il vostro tempo.

 

 

NOTE A PIE’ DI PAGINA

[1] Da qui in poi, l’espressione in esame fa riferimento al disegno di legge di riforma costituzionale approvato dalla Camera dei deputati il 12 aprile 2016 e pubblicato sulla Gazzetta ufficiale della Repubblica italiana numero 88 del 15 aprile 2016.

 

Le citazioni sono state verificate alla data di pubblicazione di questo contributo sul sito www.giorgiocannella.com .