Ipotesi sullo stato quantico

INTRODUZIONE

Questo articolo contiene delle ipotesi sulle leggi che governano il comportamento della materia e dell’energia nello stato quantico.

Le ipotesi possono essere formulate da chiunque.[1]

Come è noto, il metodo sperimentale si articola in tre fasi diverse: ipotesi, esperimento, tesi.

Per questa ragione, tutte le ipotesi – comprese quelle esposte in questo articolo – sono destinate a rimanere tali fino a quando la ricerca scientifica non giunge a confermarle o a smentirle.

 

 

PREMESSA

 

Il 22 gennaio 2023, sul canale televisivo Rai Scuola ho visto l’episodio 1 “Che vita sia” della serie televisiva “I segreti della fisica quantistica” presentata dal professor Jim Al-Khalili.[2] 

 

I contenuti erano interessanti, ben strutturati e spiegati in modo avvincente.

 

Nell’episodio in parola vengono ripercorse le tappe della formulazione delle ipotesi per spiegare il comportamento della materia nello stato quantico, si giunge al teorema di John Bell[3] pubblicato nel 1964 e agli esperimenti condotti in base ad esso a partire dal 1972 da John Clauser e Stuart Freedman[4] per affermare che la spiegazione corretta era quella fornita da Niels Bohr e dai suoi collaboratori.

 

La conclusione del professor Al-Khalili  al termine dell’episodio è la seguente: “L’esperimento [quello di Clauser e Freedman del 1972 e le sue ripetizioni successive] conferma solo questo: qualsiasi cosa stia accadendo, noi non la capiamo. Però, non per questo dobbiamo smettere di cercare.”.

 

Il contenuto dell’episodio, dunque, riguarda la descrizione del comportamento della materia nello stato quantico, ma non vi è alcuna spiegazione delle cause di questo comportamento.

In altre parole, la domanda che mi sono posto alla fine è: perché la materia, nello stato quantico, si comporta nel modo descritto da Niels Bohr e dai suoi collaboratori?

 

 

LE LEGGI DELLO STATO QUANTICO DELLA MATERIA E DELL’ENERGIA

 

Ipotizzo che lo stato quantico della materia e dell’energia sia governato da sette leggi.

Esse possono essere formulate come segue.

 

1 – lo spazio 

 

s = (sopra la linea di frazione) 1 (sotto la linea di frazione) d . t 

 

2 – il tempo

 

t = (sopra la linea di frazione) 1 (sotto la linea di frazione) g / s

 

3 – l’attrazione tra cariche elettriche 

 

delta = (sopra la linea di frazione) 1 – s (t . g) (sotto la linea di frazione) k – (sopra la linea di frazione) (1 / d . t) (sotto la linea di frazione) (d . t) al quadrato 

 

4 – la massa

 

m = – (sopra la linea di frazione) g . 1/s (sotto la linea di frazione) s . (d . t)

 

5 – l’attrazione tra masse

 

delta = (sopra la linea di frazione) s . 1/g (sotto la linea di frazione) d . g

 

6 – lo spostamento nello spazio

 

|A-B| = [(sopra la linea di frazione) s . 1/g (sotto la linea di frazione) d . g] . (sopra la linea di frazione) 1 (sotto la linea di frazione) [(sopra la linea di frazione) 1 (sotto la linea di frazione) d . t ]

 

7 – la velocità 

 

v = |A-B|  / t

 

 

IL COMPORTAMENTO DEL NEUTRONE

 

Ipotizzo che il neutrone nello stato quantico si comporti secondo delle leggi che possono essere formulare come segue.

 

1 – il moto del neutrone nello stato quantico 

 

k = 1/2 . (sopra la linea di frazione) (2s . t/2) – (1/s al quadrato) (sotto la linea di frazione) (m . 1/s)

 

2 – la posizione del neutrone nello stato quantico 

 

k/2 – (1/t . s) = 2 – (1/s – t al quadrato)

 

3 – energia del neutrone nello stato quantico 

 

k di t deve essere uguale a 1/2 s . (t – 1/s di m)

 

 

IL COMPORTAMENTO DEL PROTONE

 

Ipotizzo che il protone nello stato quantico si comporti secondo delle leggi che possono essere formulare come segue.

 

1 – il moto del protone nello stato quantico 

 

s . 1/2 t = 2 m/s

 

2 – la posizione del protone nello stato quantico 

 

t = (sopra la linea di frazione) s (sotto la linea di frazione) 2m . t

 

3 – energia del protone nello stato quantico 

 

t/2 . 1/m deve essere uguale a s . 2 m/2

 

 

IL COMPORTAMENTO DELL’ELETTRONE 

 

Ipotizzo che l’elettrone nello stato quantico si comporti secondo delle leggi che possono essere formulare come segue.

 

1 – la posizione dell’elettrone nello stato quantico 

 

(sopra la linea di frazione) s/2 (sotto la linea di frazione) t = (sopra la linea di frazione) 1/2 (sopra la linea di frazione) s – t al quadrato (sotto la linea di frazione) 2m (sotto la linea di frazione) 1 – 1/t

 

2 – energia dell’elettrone nello stato quantico 

 

s – t (1/m . a) deve essere uguale a m . (2s + t/2)

 

 

IL CORRETTIVO DA APPLICARE E LA VERIFICA

 

Ipotizzo che gli esperimenti che verranno condotti per verificare / confutare le ipotesi che ho formulato in questo articolo avranno bisogno di un correttivo utile a leggere correttamente i risultati.

 

Il correttivo in parola può essere formulato come segue:

 

p . (z – f) = 2 . (k . t)

 

(f . d) = s . 2/m

 

La verifica della correttezza dei dati si potrà ottenere con questo passaggio:

 

1/2 (d . t) = m . s 

 

 

CONCLUSIONE

Se uno o più degli esperimenti che verranno effettuati confermeranno la validità di una o più delle ipotesi che ho formulato in questo articolo, sarò felice di avere dato un contributo al progresso della conoscenza.

In caso contrario, sono comunque felice di avere dato il mio contributo alla riflessione e alla ricerca nel campo della fisica quantistica.

 

Vi ringrazio per il vostro tempo e per la vostra attenzione.

 

 

NOTE A PIE’ DI PAGINA

[1] Io lavoro in uno studio legale e il mio interesse per gli argomenti trattati in questo articolo è puramente personale.

 

[2] L’episodio è visionabile in italiano al seguente collegamento internet:

https://www.raiplay.it/video/2017/12/I-segreti-della-fisica-quantistica—Che-vita-sia-73ad2a4d-5a5e-452b-bad2-4f624bb5006f.html

 

L’episodio in parola è andato in onda per la prima volta il 9 dicembre 2014 in Gran Bretagna sul canale televisivo BBC Four.

Informazioni sulla serie televisiva “I segreti della fisica quantistica” presenti su un noto motore di ricerca https://g.co/kgs/PkX8k1

 

[3] Teorema di Bell

https://it.wikipedia.org/wiki/Teorema_di_Bell

 

[4] Esperimenti sulle disuguaglianze di Bell

https://it.wikipedia.org/wiki/Esperimenti_sulle_disuguaglianze_di_Bell

 

John Clauser

https://it.wikipedia.org/wiki/John_Clauser

 

Stuart Freedman

https://it.wikipedia.org/wiki/Stuart_Freedman

 

Le citazioni sono state verificate alla data di pubblicazione di questo articolo sul sito www.giorgiocannella.com

 

https://orcid.org/ 0000-0002-9912-6273

Ipotesi su un elettrone – terza parte

INTRODUZIONE 

Questo articolo contiene delle ipotesi sull’accelerazione di un elettrone e sul modo di studiare le varie parti di esso.

 

Le ipotesi possono essere formulate da chiunque.[1]

 

Come è noto, il metodo sperimentale si articola in tre fasi diverse: ipotesi, esperimento, tesi.

 

Per questa ragione, tutte le ipotesi – comprese quelle esposte in questo articolo – sono destinate a rimanere tali fino a quando la ricerca scientifica non giunge a confermarle o a smentirle.

 

1^ PARTE

Si prenda un elettrone e lo si avvii in un tunnel magnetico configurato come segue:

 

m . l . (g/2 + delta v)

 

Quando l’accelerazione impressa all’elettrone raggiunge i 2/3 della velocità della luce, si muti il campo magnetico come segue:

 

m . 2l . (g/2 + delta v)

 

Agendo in questo modo, ipotizzo che la massa dell’elettrone assuma una forma allungata e, se il campo magnetico viene ristretto nel modo seguente

 

xm . 2l . (g/2 + delta v)

 

con x che assume i valori dal 2 fino al 3, ipotizzo che l’elettrone si scomponga in parti che possano essere studiate singolarmente tramite la rilevazione magnetica delle loro proprietà.

 

2^ PARTE

Per evitare di turbare la stabilità del tunnel magnetico che instrada l’elettrone, ipotizzo che la rilevazione magnetica delle proprietà delle parti dell’elettrone possa essere fatta come segue.

 

Si attivino campi magnetici del seguente tipo:

 

r + (s/2 + d)

 

r . xs

con x che assume i valori dall’1 fino al 4

 

r . sopra la linea di frazione (d . r/s) sotto la linea di frazione (d . f)

 

Si attivino due esemplari con polarità inverse di ciascuno dei tre campi ora formalizzati.

 

Si posizioni ciascuna coppia di campi con polarità inverse in modo che il verso del vettore della forza esercitata da ciascun campo di una coppia sia:

  • opposto al verso dell’altro campo della medesima coppia;
  • entrambi i versi giacciano sulla medesima retta;
  • ciascun campo disti dal campo magnetico che instrada l’elettrone la distanza sufficiente a far sì che r dei tre campi magnetici formalizzati poc’anzi non interferisca con 2l del campo magnetico che instrada l’elettrone.

 

Mantenendo i tre criteri di posizionamento ora precisati, si può far ruotare ciascuna coppia di campi in senso orario, oppure in senso antiorario, e vedere lo spostamento di una o più delle parti dell’elettrone che interagiscono con i vettori della forza esercitata da ogni coppia di campi.

 

CONCLUSIONE

Se uno o più degli esperimenti che verranno effettuati confermeranno la validità di una o più delle ipotesi che ho formulato in questo articolo, sarò felice di avere dato un contributo al progresso della conoscenza.

In caso contrario, sono comunque felice di avere dato il mio contributo alla riflessione e alla ricerca nel campo della fisica delle particelle sub atomiche.

 

Vi ringrazio per il vostro tempo e per la vostra attenzione.

 

NOTE A PIE’ DI PAGINA

[1] Io lavoro in uno studio legale e il mio interesse per gli argomenti trattati in questo articolo è puramente personale.

 

https://orcid.org/ 0000-0002-9912-6273

Ipotesi sui quark nell’elettrone

INTRODUZIONE

Questo articolo contiene delle ipotesi sui quark nell’elettrone.

Le ipotesi possono essere formulate da chiunque.[1]

Come è noto, il metodo sperimentale si articola in tre fasi diverse: ipotesi, esperimento, tesi.

Per questa ragione, tutte le ipotesi – comprese quelle esposte in questo articolo – sono destinate a rimanere tali fino a quando la ricerca scientifica non giunge a confermarle o a smentirle.

 

1^ PARTE 

In un mio precedente articolo ho parlato della caduta degli elettroni sul nucleo dell’atomo attorno al quale essi ruotano.[2]

In questo articolo sviluppo questa affermazione e formulo delle ipotesi sul contributo che i quark danno a questo evento.

 

Ipotizzo che nell’elettrone vi siano tre quark.

Tutti e tre hanno al loro interno due zone elettricamente cariche, rispettivamente positiva e negativa, posizionate l’una opposta all’altra.

Due di essi hanno la rimanente parte del quark composta da energia con carica elettrica nulla.[3]

Il terzo dei tre ha la rimanente parte del quark composta da energia con carica elettrica negativa.

 

La posizione delle zone elettricamente cariche si inverte quando l’elettrone cade nel nucleo dell’atomo e torna alla posizione originaria quando l’elettrone ne viene espulso.[4]

 

Più precisamente, quando l’elettrone cade nel nucleo dell’atomo, si posizionano in modo da fronteggiarsi tra loro: 

  • le due zone con carica elettrica negativa appartenenti ai due quark con la restante parte avente carica elettrica nulla 
  • e la zona con carica elettrica negativa appartenente al quark con la restante parte avente carica elettrica negativa.

 

La repulsione elettrica che in questo modo si produce fa sì che il tragitto dell’elettrone nel nucleo dell’atomo non sia rallentato dalle cariche elettriche presenti nei quark.

 

2^ PARTE

L’interazione tra il campo dell’elettrone e quello del nucleo dell’atomo 

 

Domanda

Cosa provoca la descritta opposizione fra loro di zone cariche negativamente quando l’elettrone sta per cadere nel nucleo dell’atomo e cosa provoca il loro tornare alla posizione originaria quando l’elettrone se ne allontana?

 

Risposta

Ipotizzo che il fenomeno ora descritto sia causato dalla interazione del campo dell’elettrone con quello del nucleo dell’atomo.

Mi spiego meglio.

 

Ipotizzo che il campo dei neutroni presenti nel nucleo dell’atomo possa essere formalizzato come segue:

(t . 1/k) + (1/g – sopra la linea di frazione t . s sotto la linea di frazione d)

 

Ipotizzo che il campo dei protoni presenti nel nucleo dell’atomo possa essere formalizzato come segue:

(t . 1/k) + g . (d . k)

 

Ipotizzo che il campo del nucleo dell’atomo possa essere formalizzato come segue:

2 (t . 1/k) + (d . k)/d

 

Ipotizzo che il campo dell’elettrone che ruota attorno al nucleo dell’atomo possa essere formalizzato come segue:

(s + 1/k) + [f – (t + 1/2g)]

 

Infine, ipotizzo che l’interazione tra il campo dell’elettrone e il campo del nucleo dell’atomo possa essere formalizzata nel modo seguente:

1/k . s – [ f + (2g/d)]

 

CONCLUSIONE

Se uno o più degli esperimenti che verranno effettuati confermeranno la validità di una o più delle ipotesi che ho formulato in questo articolo, sarò felice di avere dato un contributo al progresso della conoscenza.

In caso contrario, sono comunque felice di avere dato il mio contributo alla riflessione e alla ricerca nel campo della fisica delle particelle sub atomiche.

 

Vi ringrazio per il vostro tempo e per la vostra attenzione.

 

NOTE A PIE’ DI PAGINA

 

[1] Io svolgo la professione di avvocato e il mio interesse per gli argomenti trattati in questo articolo è puramente personale.

 

[2] Cfr. Ipotesi su un elettrone, in:

https://giorgiocannella.com/index.php/2021/07/19/ipotesi-su-un-elettrone/

 

[3] Cfr. Ipotesi sull’energia oscura, in:

https://giorgiocannella.com/index.php/2020/01/15/ipotesi-energia-oscura/

 

 

[4] Cfr. Ipotesi su un elettrone, in:

https://giorgiocannella.com/index.php/2021/07/19/ipotesi-su-un-elettrone/

 

 

Le citazioni sono state verificate alla data di pubblicazione di questo articolo sul sito https://giorgiocannella.com/ 

 

https://orcid.org/0000-0002-9912-6273

Ipotesi sul moto dei quanti

INTRODUZIONE

Questo articolo contiene delle ipotesi sul moto dei quanti.

Le ipotesi possono essere formulate da chiunque.[1]

Come è noto, il metodo sperimentale si articola in tre fasi diverse: ipotesi, esperimento, tesi.

Per questa ragione, tutte le ipotesi – comprese quelle esposte in questo articolo – sono destinate a rimanere tali fino a quando la ricerca scientifica non giunge a confermarle o a smentirle.

 

 

DOMANDE E RISPOSTE

1)

Parto dalla domanda: come si muovono i quanti?

 

Ipotizzo che essi non si muovano per compensare la loro carenza, vale a dire da dove sono in maggior numero a dove sono in minor numero. 

Ipotizzo che il moto dei quanti possa essere formalizzato nel modo seguente:

m = [(sopra la linea di frazione d + s/2 sotto la linea di frazione f . d/t) + 

(g + sopra la linea di frazione d + f funzione   sotto la linea di frazione m + 2t . s)] . 

(s/t + 2g . r)

 

Spiegazione

 

(sopra la linea di frazione d + s/2 sotto la linea di frazione f . d/t) 

è l’origine del moto

 

(g + sopra la linea di frazione d + f funzione   sotto la linea di frazione m + 2t . s) 

è l’espressione del moto 

 

(s/t + 2g . r) 

è la stabilizzazione del moto

 

 

Esperimento proposto

 

Si prenda una fonte di quanti stabili e si verifichi la loro consistenza energetica.

 

Ipotizzo che i quanti stabili possano essere formalizzati nel modo seguente:

d + f . (t . s/2)

Ipotizzo che una fonte di quanti stabili sia costituita dalle emissioni periodiche di una stella di neutroni.

 

Ipotizzo che la verifica della consistenza energetica dei quanti possa essere effettuata tramite un rilevatore della consistenza energetica dei quanti d + f.

Se d ha valori al di sopra dello zero, la consistenza energetica dei quanti è positiva.

Se d ha valori al di sotto dello zero, la consistenza energetica dei quanti è negativa.

 

Ipotizzo che un quanto con consistenza energetica pari a zero non possa esistere nella nostra realtà a tre dimensioni perché – come ho scritto in un precedente articolo[2] – in essa è presente dell’energia che era già presente al momento del così detto Big Bang e che non si è concretizzata nella quarta dimensione della realtà che vediamo perché la quantità di materia non era sufficiente.

Dunque, un quanto con valore energetico pari a zero indicherebbe che l’energia della quale ho appena detto si sia trasformata in materia, ma questo è impossibile perché la materia presente nella nostra realtà a tre dimensioni non è sufficiente per questa trasformazione.

 

 

2)

Mi chiedo cosa faccia in modo che i quanti siano prodotti con una consistenza energetica positiva o negativa.

 

Ipotizzo che questo possa accadere se la fonte dalla quale promanano i quanti abbia una consistenza energetica d + f nella quale d abbia, rispettivamente, valori al di sopra o al di sotto dello zero.

 

 

3)

Mi chiedo se sia possibile cambiare la consistenza energetica dei quanti da negativa a positiva.

 

Ipotizzo che questo possa accadere se la realtà che contiene i quanti negativi, che essa produce e/o che essa riceve, assimili una quantità di d con valore al di sopra dello zero.

 

Questa mutazione può essere formalizzata nel modo seguente:

s/2 + (2t . g) +

f . 1/d con valore energetico negativo –

m + sopra la linea di frazione f + g sotto la linea di frazione 1/t+g 

 

Ipotizzo che la trasformazione della consistenza energetica dei quanti da negativa a positiva non sia possibile perché 

f . 1/d con valore energetico negativo

non può essere invertito.

 

 

4)

Mi chiedo quale sia l’interazione tra la consistenza energetica dei quanti e la materia.

 

Poiché la consistenza energetica dei quanti è d + f, ipotizzo che l’interazione della materia con dei quanti con un valore di d positivo o negativo provochi, rispettivamente, un aumento o una diminuzione del valore di d nello stato quantistico della materia interagente.

 

 

5)

Mi chiedo se un essere senziente possa operare un cambiamento nella consistenza energetica dei quanti da negativa a positiva o viceversa.

 

Ipotizzo che questo cambiamento possa accadere secondo l’interazione descritta nel precedente punto 4.

 

 

6)

In considerazione di quanto ho scritto nel punto 5 che precede, mi domando attraverso quali procedimenti un essere senziente possa generare d con un valore positivo o negativo.

 

Ipotizzo che generare d con un valore positivo richiede l’impiego di energia oscura in potenza[3]

f = 4 t quadro . 3/2 g – d/3g

secondo il procedimento che ho esplicitato nel punto 3 che precede e che qui appresso scrivo nuovamente

s/2 + (2t . g) +

f . 1/d con valore energetico negativo –

m + sopra la linea di frazione f + g sotto la linea di frazione 1/t+g 

 

Dalla mia ipotesi – secondo la quale la trasformazione della consistenza energetica dei quanti da negativa a positiva non è possibile perché 

f . 1/d con valore energetico negativo

non può essere invertito – deriva che non è possibile generare d con un valore energetico negativo attraverso lo stesso procedimento ora descritto con il quale si può generare d con un valore energetico positivo.

 

Ipotizzo quindi che un essere senziente possa generare d con un valore negativo solo se sceglie di consumare la consistenza energetica dei propri quanti tramite il seguente procedimento:

 

f = 1/t

 

In parole semplici, tramite una scelta come quella da ultimo esposta, un essere senziente decide di consumare il proprio assetto energetico.

 

 

CONCLUSIONE

Se uno o più degli esperimenti che verranno effettuati confermeranno la validità di una o più delle ipotesi che ho formulato in questo articolo, sarò felice di avere dato un contributo al progresso della conoscenza.

In caso contrario, sono comunque felice di avere dato il mio contributo alla riflessione e alla ricerca nel campo della fisica quantistica.

 

Vi ringrazio per il vostro tempo e per la vostra attenzione.

 

 

NOTE A PIE’ DI PAGINA

[1] Io svolgo la professione di avvocato e il mio interesse per gli argomenti trattati in questo articolo è puramente personale.

 

[2] Si veda Ipotesi su un elettrone, in:

https://giorgiocannella.com/index.php/2021/07/19/ipotesi-su-un-elettrone/

 

[3] Si veda Ipotesi sull’energia oscura, in:

https://giorgiocannella.com/index.php/2020/01/15/ipotesi-energia-oscura/

 

Le citazioni sono state verificate alla data di pubblicazione di questo articolo sul sito https://giorgiocannella.com/

 

https://orcid.org/0000-0002-9912-6273

Ipotesi su un elettrone – seconda parte

INTRODUZIONE

Questo articolo contiene delle ipotesi su un elettrone.

Le ipotesi possono essere formulate da chiunque.[1]

Come è noto, il metodo sperimentale si articola in tre fasi diverse: ipotesi, esperimento, tesi.

Per questa ragione, tutte le ipotesi – comprese quelle esposte in questo articolo – sono destinate a rimanere tali fino a quando la ricerca scientifica non giunge a confermarle o a smentirle.

 

 

DOMANDA E RISPOSTA

Parto da questa domanda: perché un elettrone orbita attorno al nucleo di un atomo senza descrivere la traiettoria meno dispendiosa dal punto di vista energetico?[2]

Dopo quanto ho scritto nell’articolo “Ipotesi su un elettrone”[3], per rispondere a questa domanda è sufficiente che io fornisca la formalizzazione delle forze attrattiva e repulsiva che agiscono sull’elettrone.

La forza attrattiva che agisce sull’elettrone può essere formalizzata nel modo seguente:

 

(sopra la linea di frazione) Delta a (sotto la linea di frazione) t . s = Delta (sopra la linea di frazione) -g del nucleo atomico (sotto la linea di frazione c’è un’altra frazione) f di j / e dei protoni presenti nel nucleo dell’atomo 

 

La forza repulsiva può essere formalizzata nel modo seguente[4]:

 

f di e = (sopra la linea di frazione) d . j (sotto la linea di frazione) s . 1 / m . s

 

Ipotizzo, quindi, che la traiettoria dell’elettrone attorno al nucleo dell’atomo è la risultante delle forze che ho ora formalizzato, così come essa è influenzata dalle tensioni che ho esplicitato nell’articolo “Ipotesi su un elettrone”.

 

CONCLUSIONE

Se uno o più degli esperimenti che verranno effettuati confermeranno la validità di una o più delle ipotesi che ho formulato in questo articolo, sarò felice di avere dato un contributo al progresso della conoscenza.

In caso contrario, sono comunque felice di avere dato il mio contributo alla riflessione e alla ricerca nel campo della fisica delle particelle sub atomiche.

 

Vi ringrazio per il vostro tempo e per la vostra attenzione.

 

 

NOTE A PIE’ DI PAGINA

[1] Io svolgo la professione di avvocato e il mio interesse per gli argomenti trattati in questo articolo è puramente personale.

 

[2] Ad esempio, circonferenze concentriche sul medesimo piano.

 

[3] https://giorgiocannella.com/index.php/2021/07/19/ipotesi-su-un-elettrone/

 

[4] Questa è la formalizzazione come forza dell’energia che si trova all’interno dell’elettrone e della quale ho scritto nell’articolo “Ipotesi su un elettrone” (il collegamento internet per poterlo leggere è nella nota 3).

 

Le citazioni sono state verificate alla data di pubblicazione di questo articolo sul sito https://giorgiocannella.com/

 

https://orcid.org/ 0000-0002-9912-6273

Ipotesi su un elettrone

INTRODUZIONE

Questo articolo contiene delle ipotesi su un elettrone.

Le ipotesi possono essere formulate da chiunque[1].

Come è noto, il metodo sperimentale si articola in tre fasi diverse: ipotesi, esperimento, tesi.

Per questa ragione, tutte le ipotesi – comprese quelle esposte in questo articolo – sono destinate a rimanere tali fino a quando la ricerca scientifica non giunge a confermarle o a smentirle.

 

 

Parto da questa domanda: perché un elettrone orbita attorno al nucleo di un atomo a circa duecentomila chilometri al secondo?

 

PARTE I – descrizione dell’elettrone 

 

Ipotizzo che un elettrone in orbita attorno al nucleo di un atomo sia composto nel modo seguente: 

  • due particelle ciascuna con carica elettrica negativa oscillante, 
  • una particella che opera come uno stabilizzatore, 
  • energia 
  • una contrapposizione tra energie.

 

Le due particelle con carica elettrica negativa oscillante possono essere formalizzate nel modo seguente:

h – s . [1/m . (2d + c) + b]

la carica elettrica negativa di ciascuna particella oscilla secondo lo schema: 1/3 – 2/3, 1/2 – 1/2, 2/3 – 1/3.

 

Se l’elettrone viene portato fuori dall’atomo, le due particelle ora descritte non hanno più la carica elettrica negativa oscillante, ma ciascuna ha la carica elettrica negativa stabile di 1/3.

 

 

La particella che opera come uno stabilizzatore può essere formalizzata nel modo seguente:

s + h . sopra la linea di frazione b – c sotto la linea di frazione m . 1/2 d dopo la linea di frazione e / 1/md

 

Se l’elettrone viene portato fuori dall’atomo, la particella ora descritta non opera più come uno stabilizzatore, ma come una carica elettrica positiva stabile di 1/3.

 

 

L’energia che si trova nell’elettrone può essere formalizzata nel modo seguente:

e = d . (sopra la linea di frazione) b + (f al quadrato / g) (sotto la linea di frazione) j . 2n + (1 / g . m)

 

Ipotizzo che l’energia che ho ora descritto sia energia che era già presente al momento del così detto Big Bang e che non si sia concretizzata nella quarta dimensione della realtà che vediamo perché la quantità di materia non era sufficiente.

 

 

Ipotizzo che la contrapposizione tra energie sia in realtà una contrapposizione fra lo spazio a tre dimensioni circostante l’elettrone e l’energia che si trova dentro l’elettrone con la sua potenzialità dimensionale della quale ho detto ora e che non si è concretizzata.

 

Questa contrapposizione tra energie può essere formalizzata nel modo seguente: 

tensione = //

+ s . f [2 t quadro . g . (s/2 – 1/2 t)] (tensione energetica dello spazio a tre dimensioni)

+  j . 2n + (1 / g . m) (tensione energetica dell’energia nell’elettrone)

 

 

PARTE II – l’elettrone nell’atomo

 

Ipotizzo che i protoni e i neutroni che si trovano nel nucleo dell’atomo non siano immobili, ma cambino posizione pur rimanendo coesi tra loro.

 

In questo movimento accade che due o più protoni si vengano a trovare vicini tra loro e con una parte della loro superficie esterna che forma la parte esterna del nucleo dell’atomo.

Quando questo accade, ipotizzo che si generi un’attrazione energetica tra la carica positiva dei protoni e la carica negativa delle due particelle con carica elettrica negativa oscillante che sono nell’elettrone che orbita attorno al nucleo.

 

La conseguenza è la caduta dell’elettrone sul nucleo dell’atomo e la sua quasi immediata espulsione.

 

Nel nucleo dell’atomo, infatti, l’energia che si trova dentro l’elettrone si contrappone alle energie del protone e del neutrone nel modo seguente:

tensione = //

+ m . d + [2 . (u . s / 1/2m)] (tensione energetica del protone)

+ m . d + [2 m . (s . h/2)] (tensione energetica del neutrone)

+  j . 2n + (1 /  g . m) (tensione energetica dell’energia nell’elettrone)

 

La contrapposizione tra energie della quale ho detto ora espelle l’elettrone dal nucleo dell’atomo imprimendogli la velocità di circa duecentomila chilometri al secondo.

 

 

CONCLUSIONE

Se uno o più degli esperimenti che verranno effettuati confermeranno la validità di una o più delle ipotesi che ho formulato in questo articolo, sarò felice di avere dato un contributo al progresso della conoscenza.

In caso contrario, sono comunque felice di avere dato il mio contributo alla riflessione e alla ricerca nel campo della fisica delle particelle sub atomiche.

 

Vi ringrazio per il vostro tempo e per la vostra attenzione.

 

 

NOTE A PIE’ DI PAGINA

[1] Io svolgo la professione di avvocato e il mio interesse per gli argomenti trattati in questo articolo è puramente personale.

 

https://orcid.org/ 0000-0002-9912-6273 

Ipotesi sull’origine della forza di gravità

In questo articolo formulo delle ipotesi sull’origine della forza di gravità.

Le ipotesi possono essere formulate da chiunque[1].

Come è noto, il metodo sperimentale si articola in tre fasi diverse: ipotesi, esperimento, tesi.

Per questa ragione, tutte le ipotesi – comprese quelle esposte in questo articolo – sono destinate a rimanere tali fino a quando la ricerca scientifica non giunge a confermarle o a smentirle.

 

 

La realtà dalla quale parto è quella del plasma altamente concentrato in un ordine di grandezza di 10 alla 23.

Questa realtà di partenza può essere formalizzata nel modo seguente[2]:

funzione di e 10 alla 23 = 2 . 

(s – 3 s/t) 

+ (t . 2/3m) . (s – 1/t) 

+ e . {m . 1/3 s – [d . 4/3 (1/g . 2 (m al quadrato))] . (s . r/2) . (m . 1/t)}

 

Nel contesto ora descritto la gravità non opera a causa di una mancanza di interazione fra energia del plasma e spazio.

Pertanto, e . (s . r/2) imprime al plasma un verso vettoriale esterno rispetto a (s – 1/t).

Quando questo accade, (s – 3 s/t) inizia ad avere una estensione tale da attivare la relazione tra energia del plasma e spazio e, di conseguenza, la gravità inizia ad operare.

 

La gravità non porta la materia a collassare su se stessa perché l’intensità di (1/g . 2 (m al quadrato)) non glielo consente.

Questo accadrà solo a partire dal momento in cui l’estensione di (s – 3 s/t) consentirà a 1/g di avere una intensità pari a quella di 2 (m al quadrato).

A quel punto, però, l’estensione raggiunta da (s – 3 s/t) sarà tale da consentire alla gravità di far collassare su se stessa solo delle porzioni di materia e non tutta la materia.

 

Si badi bene che, durante la mancanza di operatività della gravità, il tempo continua a scorrere.

Infatti, (t . 2/3m) non viene inficiato da (1/g . 2 (m al quadrato)).

 

CONCLUSIONE

Se uno o più degli esperimenti che verranno effettuati confermeranno la validità di una o più delle ipotesi che ho formulato in questo articolo, sarò felice di avere dato un contributo al progresso della conoscenza.

In caso contrario, sono comunque felice di avere dato il mio contributo alla riflessione e alla ricerca nel campo della fisica delle alte energie.

 

 

Vi ringrazio per il vostro tempo e per la vostra attenzione.

 

 

NOTE A PIE’ DI PAGINA

[1] Io svolgo la professione di avvocato e il mio interesse per gli argomenti trattati in questo articolo è puramente personale.

 

[2] Attenzione: le equazioni che seguono sono pensate per descrivere la materia fluida allo stato di energia. Non devono quindi essere lette secondo i parametri della fisica meccanica classica, né con quelli della fisica meccanica quantistica, ma solo con i parametri della fisica delle alte energie.

 

https://orcid.org/ 0000-0002-9912-6273 

Ipotesi sui viaggi nei tunnel spazio – temporali

Questo articolo contiene delle ipotesi sui viaggi nei tunnel spazio – temporali.

Le ipotesi possono essere formulate da chiunque.[1]

Come è noto, il metodo sperimentale si articola in tre fasi diverse: ipotesi, esperimento, tesi.

Per questa ragione, tutte le ipotesi – comprese quelle esposte in questo articolo – sono destinate a rimanere tali fino a quando la ricerca scientifica non giunge a confermarle o a smentirle.

 

INTRODUZIONE

L’11 febbraio 2021, ho visto la puntata “Alla ricerca dei buchi bianchi” della serie televisiva “Universo ai raggi X”.[2]

Nella puntata in parola, tra l’altro, si parla della teoria secondo la quale un buco nero e un buco bianco potrebbero essere collegati tramite un tunnel spazio – temporale.[3] [4]

Si afferma, inoltre, che esso potrebbe essere attraversato per giungere in un altro luogo dell’universo e forse anche in un tempo diverso rispetto a quello di partenza.

Riflettendo sul contenuto ora esposto, pensavo che, per poter attraversare un tunnel spazio – temporale, è necessario prima entrarci.

Per entrare dalla parte di un buco nero, è necessario affrontare la disgregazione della materia da esso operata, mentre, per entrare dalla parte di un buco bianco, sarebbe necessario affrontare l’imponente espulsione di materia ed energia che da esso promana.

Quale oggetto – con o senza pilota senziente – potrebbe affrontare con successo queste forze?

 

IPOTESI

Continuando a riflettere su tutto questo mi sono domandato: perché, per viaggiare nell’universo, si dovrebbe andare alla ricerca di un ipotetico tunnel spazio – temporale dentro un buco nero o dentro un buco bianco?, non sarebbe meglio viaggiare nell’universo creando un tunnel spazio – temporale artificiale e stabile?

Per rispondere a questa seconda domanda, ipotizzo di piegare lo spazio – tempo attorno a un vettore in modo che quest’ultimo venga attratto all’interno della piega spazio – temporale così generata come avviene quando si mette in funzione un’aspirapolvere.

Per generare la piega nel tessuto dello spazio – tempo, ipotizzo di usare l’elettro-magnetismo generato da un plasma freddo e confinato.

Mi spiego meglio.

 

Il plasma è gas ionizzato[5], cioè carico elettricamente.

Uno dei progetti più noti, oggi in fase di studio, si prefigge di usare il plasma per generare energia elettrica tramite la fusione nucleare.[6]

In questo caso, l’ostacolo da superare è la gestione delle radiazioni prodotte e delle temperature assai elevate che il plasma deve raggiungere e mantenere perché si abbia una reazione di fusione nucleare stabile e prolungata nel tempo.[7]

 

Per generare la piega nel tessuto dello spazio – tempo evitando questi problemi, ipotizzo di usare un campo magnetico per sottrarre un elettrone dal livello più esterno di uno dei gas nobili[8]: l’argon.[9]

Se nel campo magnetico vengono fatti rimanere gli elettroni sottratti, ipotizzo che il campo magnetico sia il seguente:

½ d al quadrato . [2a . (3 b/k)] = 2m . a + [(a / b al quadrato) . (3/2 m k)]

Se gli elettroni sottratti non vengono fatti rimanere nel campo magnetico, ipotizzo che quest’ultimo sia il seguente:

2 d al quadrato . (sopra la linea di frazione 2a . 3b sotto la linea di frazione k) = 2 (m . a) al quadrato + (a/b . 3 m k) al quadrato

Il primo dei due è più stabile e richiede una minore quantità di energia.

Per riportare il gas al suo stato inerte, è sufficiente immettere nuovamente in esso gli elettroni in precedenza sottratti.

 

Ipotizzo che l’argon così ionizzato generi un campo magnetico confinato di questo tipo:

a . k al quadrato – [(sopra la linea di frazione 2 n/b sotto la linea di frazione a al quadrato) + (2 b/2 . k al quadrato)] . (a/2) . b al quadrato

Tramite la conduzione magnetica del campo verso l’esterno del vettore, ipotizzo che lo spazio – tempo intorno a quest’ultimo possa essere curvato.

Ipotizzo che la diffusione del campo vada limitata a pochi centimetri dalla superficie esterna del vettore tramite la magnetizzazione capillare di quest’ultima con un elemento a polarizzazione opposta rispetto a quella del campo.[10]

 

Ipotizzo che la piega dello spazio – tempo attorno al vettore sia direttamente proporzionale alla intensità nel campo generato e che il vettore, attratto nella piega in parola, sia in grado di viaggiare nello spazio.

 

TESI

Se uno o più degli esperimenti che verranno effettuati confermeranno la validità di una o più delle ipotesi che ho formulato in questo articolo, sarò felice di avere dato un contributo al progresso della conoscenza.

In caso contrario, sono comunque felice di avere dato il mio contributo alla riflessione e alla ricerca nel campo della fisica.

 

Vi ringrazio per il vostro tempo e per la vostra attenzione.

 

NOTE A PIE’ DI PAGINA

[1] Io svolgo la professione di avvocato e il mio interesse per gli argomenti trattati in questo articolo è puramente personale.

 

[2] Titolo originale “Strip the Cosmos” stagione 4, episodio 2: “Hunting White Holes”.

In inglese: https://trakt.tv/shows/strip-the-cosmos/seasons/4/episodes/2

In italiano: https://www.mediasetplay.mediaset.it/video/universoairaggix4/alla-ricerca-dei-buchi-bianchi_F310519401000204

 

[3] “Un ponte di Einstein-Rosen o cunicolo spazio-temporale, detto anche wormhole (in italiano letteralmente “buco di verme”), è un’ipotetica caratteristica topologica dello spaziotempo.”

Cito da: https://it.wikipedia.org/wiki/Ponte_di_Einstein-Rosen

 

[4] Nota 2, filmato in italiano, da 34’ 35’’ a 38’ 12’’.

 

[5] https://it.wikipedia.org/wiki/Plasma_(fisica)

 

[6] “A differenza del progetto ITER, che ha lo scopo di dimostrare la possibilità di ottenere plasma in grado di sostenere la reazione di fusione nucleare per un tempo abbastanza lungo (1000 s), lo scopo principale del progetto DEMO è quello di dimostrare esplicitamente la possibilità di generare energia elettrica tramite reazioni di fusione nucleare.

Lo scopo di DEMO è di dimostrare la possibilità di produrre energia elettrica dalla reazione di fusione nucleare, mentre dimostrare l’economicità di questa forma di produzione di energia è lasciato a successive filiere di reattori.”.

Cito da: https://it.wikipedia.org/wiki/DEMO

 

[7] “The materials nuclear design requirements and the effects of radiation damage are briefly analysed with emphasis on a pulsed ‘low extrapolation’ system, which is being used for the initial design integration studies, based as far as possible on mature technologies and reliable regimes of operation (to be extrapolated from the ITER experience), and on the use of materials suitable for the expected level of neutron fluence. The main technical issues arising from the plasma and nuclear loads and the effects of radiation damage particularly on the structural and heat sink materials of the vessel and in-vessel components are critically discussed. The need to establish realistic target performance and a development schedule for near-term electricity production tends to favour more conservative technology choices. The readiness of the technical (physics and technology) assumptions that are being made is expected to be an important factor for the selection of the technical features of the device.”

Cito da: European DEMO design strategy and consequences for materials, G. Federici et al 2017 Nucl. Fusion 57 092002.

 

View the article online for updates and enhancements on:

Visualizzate l’articolo online per aggiornamenti e miglioramenti su:

https://iopscience.iop.org/article/10.1088/1741-4326/57/9/092002#back-to-top-target

 

[8] https://it.wikipedia.org/wiki/Gas_nobili

 

[9] https://it.wikipedia.org/wiki/Argon

 

[10] Per impedire che la partenza del vettore porti alla disgregazione dei suoi occupanti, è necessario che all’interno del vettore venga diffuso un campo magnetico biologicamente inerte, con una polarizzazione uguale a quella del campo magnetico esterno al vettore.

Sulla preconizzazione dello smorzatore inerziale nella serie televisiva di fanta-scienza Star Trek si veda: https://it.wikipedia.org/wiki/Smorzatore_inerziale 

 

Le citazioni sono state verificate alla data di pubblicazione di questo articolo sul sito https://giorgiocannella.com/

 

https://orcid.org/ 0000-0002-9912-6273 

Ipotesi sulla crescita dell’universo

Questo articolo ipotizza perché l’universo e i funghi mucillaginosi sulla Terra crescono secondo percorsi analoghi.

Le ipotesi possono essere formulate da chiunque.[1]

Come è noto, il metodo sperimentale si articola in tre fasi diverse: ipotesi, esperimento, tesi.

Per questa ragione, tutte le ipotesi – comprese quelle esposte in questo articolo – sono destinate a rimanere tali fino a quando la ricerca scientifica non giunge a confermarle o a smentirle.

 

IPOTESI

Il 21 gennaio 2021, ho visto la puntata “Dentro la grande muraglia dello spazio” della serie televisiva “Universo ai raggi X”.[2]

Nella puntata in parola viene descritto un super ammasso di galassie[3] osservato a sei miliardi di anni luce di distanza dalla Terra.

Tra l’altro, viene fatto un parallelo tra la struttura delle galassie che lo compongono e la struttura di un fungo mucillaginoso unicellulare presente sulla Terra e ci si chiede perché l’universo e i funghi mucillaginosi sulla Terra crescono secondo percorsi analoghi.[4]

Ipotizzo che la risposta possa essere formalizzata come segue:

½ . 2 k . (linea di frazione base) (sopra c’è un’altra linea di frazione) (sopra quest’ultima) 1 / k . a (sotto quest’ultima) 2 b al quadrato / ½ k (sotto la linea di frazione base c’è (3 / 2 b) . (sopra la linea di frazione) 9 a . 2 b al quadrato (sotto la linea di frazione) (k – a) . 3/2 b al quadrato

 

ESPERIMENTO

Per la verifica sperimentale dell’ipotesi che ho ora formulato, propongo di effettuare il seguente esperimento.

Dopo avere trovato e verificato l’algoritmo con il quale cresce il fungo mucillaginoso sulla Terra e l’algoritmo con il quale cresce l’universo, si metta un fungo mucillaginoso in coltura sia sulla Terra sia in un ambiente quanto più possibile simile allo spazio interstellare.

Si usi la formalizzazione matematica espressa poc’anzi nel paragrafo “IPOTESI” per fare il raffronto tra l’algoritmo di crescita dell’universo e quello di crescita del fungo mucillaginoso in ciascuno dei due ambienti.

Ipotizzo che le discrepanze rilevate possano essere utili per la misurazione delle variabili di sistema (gravità, temperatura, pressione, etc.).

 

TESI

Se uno o più degli esperimenti che verranno effettuati confermeranno la validità di una o più delle ipotesi che ho formulato in questo articolo, sarò felice di avere dato un contributo al progresso della conoscenza.

In caso contrario, sono comunque felice di avere dato il mio contributo alla riflessione e alla ricerca nel campo dell’astrofisica.

 

Vi ringrazio per il vostro tempo e per la vostra attenzione.

 

NOTE A PIE’ DI PAGINA

[1] Io svolgo la professione di avvocato e il mio interesse per gli argomenti trattati in questo articolo è puramente personale.

 

[2] Titolo originale “Strip the Cosmos” stagione 4, episodio 6: “Inside Space’s Great Wall”.

In inglese: https://trakt.tv/shows/strip-the-cosmos/seasons/4/episodes/6

In italiano: https://www.mediasetplay.mediaset.it/video/universoairaggix4/dentro-la-grande-muraglia-dello-spazio_F310519401000604

 

[3] Denominato “Grande Muraglia BOSS” https://it.wikipedia.org/wiki/BOSS_Great_Wall

 

[4] Nota 2, filmato in italiano, da 29’ 10’’ a 34’ 20’’.

 

Le citazioni sono state verificate alla data di pubblicazione di questo articolo sul sito www.giorgiocannella.com

 

https://orcid.org/0000-0002-9912-6273

Il vicolo cieco

È possibile che la fisica entri in un vicolo cieco?

In caso affermativo, come può uscirne?

Approfondisco qui di seguito le criticità e la possibile soluzione delle quali ho parlato nell’articolo “La nuova fisica”.[1]

 

 

I PROBLEMI ANCORA IRRISOLTI

 

Sebbene siano passati quasi quattro anni dalla pubblicazione di “La nuova fisica”, le criticità lì messe in luce non hanno ancora una soluzione.

 

Il primo grave problema è nella fisica cosmologica.

Infatti, a oggi non sono ancora a conoscenza di una spiegazione di come funzioni tecnicamente la forza di gravità.[2]

Questa mancata spiegazione è particolarmente grave perché la forza di gravità viene usata per elaborare il modello di universo oggi più accreditato.[3]

Come è possibile usare la forza di gravità per elaborare un modello di universo, se non si conosce come funziona tecnicamente la forza di gravità?

 

Un altro grave problema è nella fisica delle particelle sub-atomiche.

Il modello così detto standard comprende le interazioni forte, elettromagnetica e debole, ma non l’interazione gravitazionale.[4]

Se la fisica è la scienza che studia il comportamento della materia e l’interazione gravitazionale è un dato di fatto del comportamento della materia – acquisito anche nel sapere dei non fisici -, come si può accogliere un modello delle particelle sub-atomiche e delle interazioni fondamentali che escluda l’interazione gravitazionale?

 

Il terzo grave problema riguarda la fisica fondamentale.

Non sono a conoscenza di una spiegazione del perché il campo del bosone di Higgs, nel vuoto – cioè in stato di non eccitazione –, abbia un valore di 250 GeV.[5] [6]

Questa mancata spiegazione è assai rilevante se si pensa che il bosone di Higgs dovrebbe essere la particella sub-atomica che conferisce la massa alle particelle elementari, ovvero, dà consistenza alla materia.[7]

Come si può sostenere che il bosone di Higgs sia la particella sub-atomica che conferisce la massa alle particelle elementari se non si conoscono la natura fisica e il funzionamento tecnico del bosone di Higgs?

 

Il quarto grave problema è nella coerenza tra le affermazioni della fisica in due campi diversi.

Il citato valore del campo del bosone di Higgs è un ostacolo alla elaborazione di un modello fisico-matematico che possa descrivere la gravità in maniera compatibile con la meccanica quantistica.

Il problema che emerge da questi dati può essere spiegato nei termini seguenti: è come comparare un elefante (la gravità) con una cellula umana (la fisica quantistica).

Per tenerli in equilibrio ci vorrebbe una leva nella quale il fulcro disti dall’elefante quanto una cellula umana e la cellula umana disti dal fulcro quanto la distanza che c’è tra il Sole e Plutone.[8]

 

 

LA GRAVITA’ DEL PROBLEMA

 

Attenzione, non sto dicendo che è sbagliato formulare delle teorie che spieghino più eventi della fisica.

Sto dicendo che è sbagliato farlo senza avere prima consolidato scientificamente le basi sulle quali quelle teorie poggiano.

 

Agendo in questo modo infatti, anche se si giunge a fare nuove scoperte, vi sono due problemi.

Primo, si è portati a leggere le nuove scoperte nel modo utile a confermare l’ipotesi.

La mancanza di una base scientificamente consolidata impedisce di confutare questa lettura.

Secondo, non si possono fare delle affermazioni tra loro congruenti.

La mancanza di una base scientificamente consolidata fa in modo che le nuove affermazioni contrastino con quello che già si conosce al punto che esse non sono un progresso nel sapere, ma delle affermazioni paradossali.

 

È il caso dei problemi che ho poc’anzi esposto.

Prendiamo il primo problema.

Chi può confutare un modello di universo basato sull’interazione gravitazionale se nessuno conosce il funzionamento tecnico dell’interazione gravitazionale?

Prendiamo il secondo problema.

Come ho detto poc’anzi, come si può accogliere un modello delle particelle sub-atomiche e delle interazioni fondamentali che escluda l’interazione gravitazionale?

 

 

LA RADICE DELL’ERRORE

 

Salvo errori od omissioni da parte mia, i problemi che ho ora esposto sono di una gravità tale da meritare una pausa di riflessione da parte di tutti gli addetti ai lavori.

 

Non ritengo possibile che studenti, laureati, dottorandi, ricercatori, professori e premi Nobel nel campo della fisica non si rendano conto che i problemi che ho ora esposto minano la congruenza delle affermazioni della fisica.

 

La mia opinione è che i soggetti ora elencati siano vittime della loro stessa passione per la fisica.

Mi spiego meglio.

 

Un essere umano non è una macchina.

La possibile conquista di nuovo sapere con la notorietà che essa comporta provoca nel cervello umano uno stato eccitazione che dà un senso di grande benessere.

Questo stato si alimenta di se stesso.

Si rimane eccitati se si continua a svolgere l’attività eccitante.

Al contrario, consolidare scientificamente il terreno sul quale le teorie si poggiano è un’attività necessaria, ma non è un’attività eccitante.

 

È possibile che il desiderio di conoscere e di scoprire – molla del progresso del sapere in tutti i campi – abbia eccitato gli addetti ai lavori nella fisica al punto tale da portarli a compiere il passo più lungo della gamba: fare delle affermazioni senza avere prima consolidato con metodo scientifico le basi sulle quali quelle affermazioni poggiano.

 

È umano essere appassionati del proprio campo del sapere al punto tale da non vedere dove si mettono i piedi.

È utile in questo caso avere qualcuno che riporti l’attenzione di tutti sul pavimento prima di inciampare e cadere.

 

 

UNA POSSIBILE SOLUZIONE

 

Come gestire la situazione data, ad esempio, dal primo problema?

Si rinuncia a formulare un’ipotesi sul modello di universo?

No, perché la formulazione di ipotesi è il primo passo del metodo scientifico: ipotesi, esperimento, tesi.

Si costruisce un modello di universo prescindendo dalla interazione gravitazionale?

No, perché essa è un dato di fatto del comportamento della materia nell’universo che conosciamo.

E allora?

Come si esce da questo vicolo cieco?

 

Nell’unico modo possibile: tornando indietro.

Prima ci si dedica a consolidare scientificamente la base – il funzionamento tecnico dell’interazione gravitazionale – e poi si formulano una o più ipotesi che poggiano su quella base.

 

Chiarito questo mi domando: quando si è passati dalla fisica condotta un passo dopo l’altro alla fisica condotta facendo il passo più lungo della gamba?

 

Penso che questa fuga in avanti sia iniziata con la formulazione delle teorie che comprendono molte delle nozioni di fisica fondamentale fino ad allora possedute, senza avere prima consolidato scientificamente le basi sulle quali queste teorie poggiano.

 

 

TESI

 

È necessario quindi che la fisica riprenda il cammino dagli anni 60 del ventesimo secolo e proceda al consolidamento, con metodo scientifico, delle basi sulle quali ogni affermazione si poggia.

 

Solo in questo modo la fisica uscirà dal vicolo cieco nel quale ora si trova e del quale sono espressione i problemi che ho elencato all’inizio di questo articolo.

 

Vi ringrazio per il vostro tempo e per la vostra attenzione.

 

 

NOTE A PIE’ DI PAGINA

[1] Nell’articolo “La nuova fisica” – pubblicato il 10 dicembre 2016 all’indirizzo https://giorgiocannella.com/index.php/2016/12/10/la-nuova-fisica/ – ho descritto come è nato il mio interesse a formulare delle ipotesi nel campo della fisica e ho offerto altresì una possibile via da percorrere.

 

Io svolgo la professione di avvocato e il mio interesse per gli argomenti trattati in questo articolo è puramente personale.

 

[2] Si badi bene: ho scritto “come funzioni tecnicamente” e non “come possa essere calcolata”.

Su questo argomento rinvio al già citato articolo “La nuova fisica” – pubblicato il 10 dicembre 2016 all’indirizzo https://giorgiocannella.com/index.php/2016/12/10/la-nuova-fisica/ .

 

[3] “La teoria più moderna dell’Universo oscillante, basata sulla cosmologia quantistica, sostiene che questo processo si ripeterà, attraverso il meccanismo del Grande Rimbalzo (Big Bounce), ma solo se la forza di gravità supererà l’energia oscura (o se l’energia oscura non esistesse). Molti esperti di gravità quantistica concordano col Big Bounce.”.

Cito da: https://it.wikipedia.org/wiki/Universo_oscillante .

 

Big Bounce (in inglese “Grande Rimbalzo”), è una teoria cosmologica elaborata dal fisico tedesco Martin Bojowald, esperto di gravità e cosmologia quantistiche, e dal suo team della Pennsylvania State University, e pubblicata nel luglio 2007 su Nature Phisics online.”.

Cito da: https://it.wikipedia.org/wiki/Big_Bounce .

 

[4]Il Modello standard (MS) è la teoria fisica che descrive tre delle quattro interazioni fondamentali note: le interazioni forte, elettromagnetica e debole (le ultime due unificate nell’interazione elettrodebole) e tutte le particelle elementari ad esse collegate.

 

Basato sulla teoria quantistica dei campi, matematicamente è una teoria di gauge non abeliana (teoria di Yang-Mills), rinormalizzabile e coerente con la relatività ristretta.

 

Le sue previsioni sono state in larga parte verificate sperimentalmente con un’ottima precisione ed esso rappresenta l’attuale modello teorico di riferimento delle forze fondamentali. Tuttavia presenta vari aspetti di incompletezza; in particolare, non comprendendo l’interazione gravitazionale, per la quale non esiste ad oggi una teoria quantistica coerente, non costituisce quella teoria del tutto obiettivo del sapere fisico.

Cito da: https://it.wikipedia.org/wiki/Modello_standard

 

[5] Notte europea dei ricercatori 2016,

Università degli studi Roma Tre,

Dipartimento di matematica e fisica,

lezione pubblica “LHC – Dal bosone di Higgs alla Nuova Fisica: cosa ci sta svelando lo strumento scientifico più potente al mondo”,

tenuta dal ricercatore dottor Biagio Di Micco nei locali dell’Università in Roma, Largo San Leonardo Murialdo, n. 1, dalle 22.00 alle 23.00 del 30 settembre 2016.

Il dottor Di Micco citava misurazioni effettuate nei laboratori del CERN di Ginevra.

 

Ringrazio la Commissione dell’Unione Europea, l’Università Roma Tre, il Dipartimento di matematica e fisica dell’Università Roma Tre, il dottor Biagio Di Micco e tutti coloro che rendono possibile offrire degli eventi di divulgazione scientifica chiari e interessanti al pubblico dei non addetti ai lavori come me.

 

[6]In fisica l’elettronvolt (simbolo eV) è un’unità di misura dell’energia, molto usata in ambito atomico e subatomico. Viene definito come l’energia guadagnata (o persa) dalla carica elettrica di un singolo elettrone, quando viene mosso nel vuoto tra due punti di una regione in cui ha sede un potenziale elettrostatico, tra i quali vi è una differenza di 1 volt.”.

 

Il gigaelettronvolt (simbolo GeV) è un multiplo dell’elettronvolt (1 GeV = 109 eV).

Cito da: https://it.wikipedia.org/wiki/Elettronvolt .

 

[7] “Il bosone di Higgs è un bosone elementare, massivo e scalare associato al campo di Higgs, che svolge un ruolo fondamentale nel Modello standard conferendo la massa alle particelle elementari. Inoltre il bosone di Higgs garantisce la consistenza della teoria, che senza di esso porterebbe a un calcolo di probabilità maggiore di uno per alcuni processi fisici.

 

Fu teorizzato nel 1964 e rilevato per la prima volta nel 2012 negli esperimenti ATLAS e CMS, condotti con l’acceleratore LHC del CERN[1]. Nel 2013 Peter Higgs e François Englert sono stati insigniti del premio Nobel per la fisica per la sua scoperta.” (il sottolineato è mio)

 

Nota 1

^ ATLAS – Observation of a New Particle in the Search for the Standard Model Higgs Boson with the ATLAS Detector at the LHC (PDF), su arxiv.org. URL consultato il 09-03-2013.

Cito da: https://it.wikipedia.org/wiki/Bosone_di_Higgs

 

[8] L’esempio che riporto è stato esposto dal dottor Biagio Di Micco durante la lezione che ho citato nella nota 5 di questo articolo.

 

Le citazioni sono state verificate alla data di pubblicazione di questo articolo sul sito www.giorgiocannella.com

https://orcid.org/0000-0002-9912-6273