A proposito del prossimo referendum costituzionale del 4 dicembre 2016, mi ha colpito una riflessione che vede nel Presidente del Consiglio dei ministri Matteo Renzi l’autentico anti sistema e incita gli ultra-sessantacinquenni a non astenersi dal voto.
L’ANTI SISTEMA
“E se fosse Renzi il nostro anti sistema?”.
Così cominciava la riflessione che ho ascoltato.
In tutto il mondo occidentale vengono considerati come nuovi eroi i personaggi così detti anti sistema.
Anche le ultime vicende internazionali ci fanno capire che i personaggi sono diversi, ma hanno tutti un comune denominatore: avere contro di sé tutto il così detto sistema (politica, finanza, mezzi di comunicazione, le elite nazionali, etc.).
La riflessione che qui riporto affermava che, in questo panorama, l’attuale situazione italiana ha un’anomalia.
In essa, infatti, il sistema sarebbe incarnato dall’attuale Presidente del Consiglio dei ministri e dai suoi collaboratori.
Al contrario, il blocco anti sistema sarebbe composto da forze politiche tra loro antitetiche: i partiti politici Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lega Nord, Movimento 5 stelle e l’opposizione all’interno del Partito democratico che è l’attuale partito di governo, ad essi vanno aggiunti i quotidiani, gran parte delle opinioni espresse sui social network, gran parte della magistratura, i sindacati e l’Associazione nazionale partigiani d’Italia per espressa affermazione dell’onorevole del Partito democratico Pier Luigi Bersani e infine l’ex Presidente del Consiglio dei ministri Mario Monti.
Tutti i soggetti delle realtà ora citate affermano che, nella loro diversità, sono uniti dal desiderio di proteggere il bene dell’Italia da una riforma costituzionale[1] da essi ritenuta dannosa.
La riflessione che ho ascoltato non si soffermava su chi avesse ragione e chi avesse torto.
Tuttavia, faceva notare che due eminenti costituzionalisti come gli ex Presidenti della Corte costituzionale italiana Gustavo Zagrebelsky e Valerio Onida hanno avuto – come argomenti forti contro il disegno di legge di riforma costituzionale – rispettivamente, il profilo critico della modifica del sistema di elezione del futuro Presidente della Repubblica italiana e l’eterogeneità del quesito referendario del prossimo 4 dicembre 2016.
L’esponente rimarcava che, se vi fossero stati dei difetti macroscopici nel disegno di legge in parola, due costituzionalisti di fama come quelli ora citati li avrebbero sicuramente rilevati.
A questo punto, la riflessione proseguiva chiedendosi se non fosse l’attuale Presidente del Consiglio dei ministri l’anti sistema in Italia perché è intenzionato a infrangere un muro compatto che, o non vuole cambiare alcunché (citava ad esempio, il rifiuto di attuare in un modo nuovo i medesimi diritti acquisiti e valori che abbiamo oggi in Italia), oppure formula delle proposte inattuabili (citava come esempi la proposta di rimandare gli immigrati in massa nei loro Paesi d’origine appena giunti in Italia, la proposta di usare la Marina militare come deterrente contro le partenze dei migranti o, infine, la proposta di alcune forme di Stato sociale le cui coperture finanziarie richiederebbero la riformulazione dei diritti acquisiti).
GLI ULTRA-SESSANTACINQUENNI
Giunta a questo punto, la riflessione della quale do conto in questo articolo si soffermava sugli ultra-sessantacinquenni dicendo “e se fossimo proprio noi quelli che possono fare la differenza?”.
L’esponente in questo caso partiva dalla riflessione di un noto politico italiano che ha parlato degli ultra-sessantacinquenni come di persone molto anziane e non in grado di informarsi adeguatamente.
Preciso che l’autore della riflessione aveva più di sessantacinque anni e ricordava che le persone della sua età sono nate poco prima o immediatamente dopo l’entrata in vigore della Costituzione italiana il 1° gennaio 1948.
Si soffermava in particolare sul fatto che tutti loro erano presenti quando è iniziata la storia dell’Italia repubblicana: gli ideali e i valori degli inizi e i compromessi che si sono verificati in seguito, le contestazioni del 1968, il terrorismo politico, la scuola e il lavoro come erano e come sono ora, l’evoluzione dei concetti di famiglia e di religione.
A proposito di tutti gli eventi che ho ora ricordato, l’esponente diceva “noi c’eravamo” e di seguito rimarcava che gli ultra-sessantacinquenni sanno bene che nei percorsi politici è necessario compiere la scelta giusta al momento giusto.
Affermava anche che la storia finora ha insegnato loro che non bisogna soffermarsi sull’empatia di una persona o sui sogni che i politici dovrebbero realizzare per i cittadini.
I sogni sono materia dei singoli uomini, ai politici va chiesto il possibile.
L’esponente concludeva la sua riflessione, invitando gli ultra-sessantacinquenni a mostrare che l’età porta saggezza e a tenere a mente che i governanti si possono cambiare con le regole democratiche.
Di conseguenza, invitava i suoi pari età a non scegliere l’astensionismo al prossimo referendum del 4 dicembre 2016.
A tale riguardo, citava due esempi nei quali l’astensionismo si è rivelato controproducente per chi l’ha attuato.
I giovani della Gran Bretagna e degli Stati Uniti d’America hanno scelto di non recarsi a votare, rispettivamente, in occasione del referendum sulla Brexit e delle recenti elezioni del Presidente U.S.A.
Il risultato che hanno ottenuto, però, è stato quello di trovare il proprio Paese nella situazione che non volevano.
Anche alla luce di questa ragione l’esponente proponeva agli altri ultra-sessantacinquenni di andare compatti a votare sì al prossimo referendum costituzionale del 4 dicembre 2016 perché lo ritiene l’unico modo per dare una scossa a un’Italia immobile da molto tempo e perché il disegno di legge di riforma costituzionale, in sé, “non è il migliore che si può avere, ma è la scelta giusta al momento giusto”.
Non ho trovato una riflessione come questa sui quotidiani italiani.
Sarei felice di leggere le vostre considerazioni in fondo al testo del mio articolo.
Spero di esservi stato utile e vi ringrazio per il vostro tempo.
NOTE A PIE’ DI PAGINA
[1] Da qui in poi, l’espressione in esame fa riferimento al disegno di legge di riforma costituzionale approvato dalla Camera dei deputati il 12 aprile 2016 e pubblicato sulla Gazzetta ufficiale della Repubblica italiana numero 88 del 15 aprile 2016.
Le citazioni sono state verificate alla data di pubblicazione di questo contributo sul sito www.giorgiocannella.com .
Caro Giorgio come ultrasessantacinquenne mi sento chiamato in causa, ma debbo confessare la mia perplessità nel dovermi esprimere a favore del si o del no nel prossimo referendum
Sostanzialmente ritengo che le riforme sono necessarie, se poi sono producenti o no sarà il tempo a dirlo. Il 4 dicembre rappresenta una strada che di trova a un bivio. Dove andare? Speriamo che la notte porti consiglio. Ti saluto.
Caro Luigi,
ti ringrazio per il tuo commento.
Credo che sia proprio la necessità di procedere con delle riforme a imporci di andare a votare per esprimere il nostro giudizio su di esse.
Un caro saluto.
Votare Sì perché è “l’unico modo per dare una scossa” non mi sembra un motivo sufficiente. La scossa in sé, come qualsiasi cambiamento, può essere positiva o negativa. Per essere utile, deve anche avere affetti positivi e quindi occorrerebbe spiegare perché votando Sì le cose migliorerebbero per questo paese.
Personalmente ritengo che la riduzione di rappresentatività popolare che si avrà mantenendo il Senato ma delegando la scelta di gran parte dei suoi componenti alle maggioranze degli enti locali sia molto negativa. La democrazia si riduce, venendo compressa con il ritorno ad una specie di “nomina regia” per i membri del Senato, dove invece del Re abbiamo quale autorità nominante la classe politica. Inoltre questo meccanismo si presta a dare la copertura dell’immunità parlamentare al peggiore sottobosco regionale e comunale, dove si annidano le maggiori forme di corruzione.
Un altro aspetto di compressione della sovranità popolare che non condivido assolutamente è l’enorme aumento del numero delle firme necessarie per chiedere un referendum. E’ chiaro che la norma toglie uno di pochi poteri rimasti direttamente ai cittadini, trasferendolo ulteriormente a favore della classe politica sempre più libera da vincoli.
Caro Lorenzo,
grazie per il tuo commento.
Rispondo alle tue considerazioni.
La spiegazione degli effetti positivi che il disegno di legge di riforma costituzionale approvato il 12 aprile 2016 potrà realizzare in Italia è oggetto del dibattito politico di questi ultimi mesi.
Comprendi bene che riprodurre qui di seguito tutte le argomentazioni a favore e contro la riforma in parola non solo va al di là delle mie capacità, ma trasformerebbe questa mia risposta in un voluminoso trattato di diritto.
Per quanto riguarda la temuta riduzione della rappresentatività popolare nella composizione del futuro Senato della Repubblica, per motivi di spazio mi riporto al paragrafo 2 del mio primo articolo sul prossimo referendum del 4 dicembre 2016 (http://giorgiocannella.com/index.php/2016/06/03/referendum-costituzionale-italiano-ottobre-2016/).
Per quanto riguarda la critica al fatto che i futuri senatori godranno dell’immunità parlamentare, anche qui per motivi di spazio mi riporto al paragrafo 3 dell’articolo ora citato e al paragrafo 5 del mio secondo articolo sul prossimo referendum del 4 dicembre 2016 (http://giorgiocannella.com/index.php/2016/10/29/referendum-4-dicembre-2016-parte-seconda/).
Per quanto riguarda infine il numero delle firme necessarie per chiedere un referendum, temo che ci sia un equivoco.
“Il nuovo quarto comma dell’art. 75 Cost. mantiene la possibilità per 500.000 elettori (oltre che per 5 Consigli regionali) di richiedere il referendum, lasciando invariato l’attuale quorum di validità, ossia la maggioranza degli aventi diritto al voto.
Al contempo esso prevede, in caso di richiesta da parte di 800.000 elettori, un abbassamento del quorum, portandolo alla maggioranza dei votanti alle ultime elezioni della Camera (ovvero ad un numero di partecipanti alla votazione pari alla maggioranza dei votanti alle ultime elezioni della Camera).” (Cito da: Servizio Studi della Camera dei Deputati, XVII Legislatura, La riforma costituzionale. Testo di legge costituzionale pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 88 del 15 aprile 2016. Schede di lettura, n.216/12, parte prima, maggio 2016, pagina 111, in: http://documenti.camera.it/leg17/dossier/pdf/ac0500p.pdf).
Spero di esserti stato utile.
Ti ringrazio per l’interesse che hai mostrato per il mio articolo.
Un caro saluto.